Akkademia di Psicopolis

 

LIBERI DI NON POTER FUGGIRE (Antonella Mattiucci)
Cronaca di un viaggio in barca a vela attraverso il mar Tirreno

Il più delle volte niente
né navi, né aeroplani
Niente
Terre nè confini
Niente
Solo un'unica distesa di cielo e mare
che a volte si confondono in un'unica conca blu.

Salpiamo da Porto Rosa, Messina, il 31/07 per toccare Ustica il 2 agosto, Cagliari il 4, Porto Scuso il 6 agosto. Dopo il rifornimento affrontiamo la traversata per le Baleari. Approdiamo a Maiorca il 9 agosto, tocchiamo Minorca il 10 e Formentera l’11 agosto. Qui ci riposiamo per una settimana. Il 19/08 inizia il viaggio di rientro: tocchiamo Ibiza il 20, Cagliari il 23, Ustica il 26, le Eolie (Salina, Vulcano) il 27. Il 28 agosto approdiamo a Porto Rosa. Durata ininterrotta di navigazione 102 ore.

Il luogo – ovvero il mezzo di navigazione

A volte mentre stai viaggiando
l’istinto di buttarti in mare è forte.
Sono così fragili i confini:
dentro o fuori
fuori o dentro.
In un suo romanzo Milan Kundera dice che
Chi muore in acqua è perché ha perso se stesso
A volte ti capita.
Lontano da te stesso.

La barca noleggiata è un Voyage 12.50, anno 1989, tre cabine, 6+2 posti. Alcuni accessori: è fornita di "pilota automatico", lo stereo e il VHF , il gennaker, boiler, dinghy, segnalatore di profondità. E’ abbastanza confortevole, dispone di strutture in ordine e curate nella manutenzione.

La struttura…affettiva

Sulla barca questo è il copione rappresentato: una coppia fissa, una coppia precaria, una terza persona che si adatta creando più un alleanza di tipo duale, che a tre; un’altra che "come una trottola" va dove meglio sta ed infine un personaggio che appare ma subito dopo scompare, non rispettando i tempi di permanenza concordati. Per alcuni quindi la relazione è impossibile (la barriera tra i due è così forte da ostacolare la relazione), per altri paradossale (nell’accezione di eccentrico), per altri possibile (la coppia stabile). Il conflitto è latente per tutta la durata del viaggio. Non viene mai agito, se non sotto forma di aggressività, ovviamente non canalizzata: fughe, ancora fughe, e fughe. Nulla viene messo in discussione, mai una vera crisi, nonostante si manifestino comportamenti esplicitamente contraddittori (si dice una cosa e se ne fa un’altra). Nonostante si manifestino divergenze cognitive, oltreché valoriali e culturali, sembra che tutto faccia parte del sistema, ma in realtà non è né apprezzato né condiviso. Prevale un atteggiamento di superiorità di alcuni verso altri. Questo consente al gruppo di raggiungere il suo obiettivo psicologico: la non rottura dell’equilibrio, affinché si mantenga il senso di sicurezza e della fiducia in ognuno dei partecipanti. Che cosa sarebbe successo in ciascuno di noi, se questo fosse capitato a miglia dalla costa?

….chi comunica con chi

"messa in comune" solo in situazioni di emergenza, o in particolari momenti di criticità dovute a fattori esterni al gruppo (condizioni meteorologiche, del mare, ecc.) A volte, soprattutto nel viaggio di ritorno, le condizioni di calma del mare e del vento, corrispondono alla "calma" presente sulla barca. Per ore silenzio: solo la musica in sottofondo che riempie gli spazi. Lo stesso cd musicale gira per ore, poiché nessuno intende alzarsi per cambiarlo. Il silenzio viene rotto da una forte risata che proviene il più delle volte dalla stessa direzione: sul ponte accanto alla randa. La coppia fissa, che tende a passare gran parte del tempo insieme, a volte è quella che smuove la "situazione" anche solo per pochi secondi. Le interazioni sono quindi pressoché definibili poiché una coppia è stabile, mentre le relazioni tra le altre persone poco intense e definite. Talune nemmeno approntate nonostante lo spazio così ristretto. La comunicazione frequentemente è a catena, parte da un individuo, arriva all’ultimo senza ritorno e questa è l’espressione più frequente ("si dice che si ceni alle 8.00"), oppure a "ruota" quando è coordinato dallo skipper, ovvero il leader formale. Il processo di comunicazione quindi avvenendo tra "ruoli" sociali, (il cuoco, lo skipper, il pescatore, ecc.) manifesta all’interno del gruppo le stesse posizioni stereotipate che interagiscono nella struttura fin dall’inizio del viaggio, definendo la relazione intragruppo "fissa", immobile, stabile. Tale tipologia è e rimane strumentale per il mantenimento della stessa. Sia la scelta del posto che l’abbigliamento definiscono i "movimenti" all’interno del gruppo: chi sta vicino a chi (in genere la coppia è quasi sempre unita), e come. A volte il desidero di due partecipanti di approfondire la conoscenza è espresso occupando posti vicini, o, dove lo spazio non lo consenta (si ricorda che la barca è lunga 12 metri) occupando lo stesso posto su di un unico asciugamano. Altri invece tendono a stare da soli, mantenendo il posto fisso (sempre a prua, o sempre a poppa). Altri preferiscono cambiare: un membro, in particolare, non ha mai occupato lo stesso posto per più di una volta. Anche la postura del corpo serve a distinguere la funzione comunicativa dalla funzione meta-comunicativa, indicativa ed espressiva, (la scelta del rispetto del posto occupato dagli altri) oltre all’abbigliamento. Un semplice costume (per la maggior parte), la decisione di sfoggiare un "topless" (una sola), oppure di fare il nudista! (il maschio della coppia precaria, la femmina della coppia fissa).

…chi è

Mag Giuire
Il barista
Il gigante buono
La cuoca
Psico
Lo skipper
L’uomo dai nervi di acciaio
Il belloccio

I ruoli assunti dai protagonisti sono connessi alle attività che vengono svolte quotidianamente sulla e per la barca. Sono quindi funzionali al gruppo ed evidenziano solo una capacità dei protagonisti. Per uno la forza fisica, per un altro la precisione, per l’altro ancora la capacità di cucinare, ecc. Si sono così cristallizzate precise posizioni che producono comportamenti costanti che in quanto tali non deludono mai le aspettative.

…come

Si può mangiare da soli quando si vuole, si dorme quando si crede più opportuno. Il processo di costruzione si è manifestato nel decidere che non ci sono norme. Le norme del gruppo sono legate agli scopi comuni (arrivare a Formentera). Le regole vengono rispettate, anche in questo caso, solo per necessità estrema. Un improvviso cambio di direzione del vento raggruppa i partecipanti: in questo caso le regole servono per organizzarsi, evitando di disperdere energie per rispondere al bisogno in tempo. Altre rappresentano valori di un singolo individuo e tale regola viene istituzionalizzata: tutte le sere si beve rhum. Non ci sono divieti, mentre ci sono raccomandazioni che non vengono rispettate (la puntualità è un optional). Allora in relazione ai ruoli stereotipati assegnati sin dalla partenza tutti sanno "chi deve fare che cosa" e, se succede che non venga rispettato, come da aspettativa, è "nella norma" lasciare correre fino a quando l’esigenza o la necessità non richiede che si "compia il dovere". Essendo i ruoli anche regole, sono stati un ulteriore elemento di ostacolo per il cambiamento evolutivo del gruppo.

…cosa

"Un gruppo non può vivere senza decidere": in questo caso il gruppo ha deciso di non decidere con criteri oggettivi, quanto legati alle alleanze formate (di coppia), all’attrazione personale (chi piace a chi), all’influenza sociale (noi siamo stati, noi abbiamo fatto). La decisione quindi non è un momento per manifestare i propri bisogni o i propri disagi, quanto un modo per evitare tutto questo. Il più delle volte il cambiamento di programma è dovuto a fenomeni esterni, quindi ancora una volta il gruppo, per sopravvivere, si adatta a quanto succede fuori dal gruppo. Ci si ferma perché manca l’acqua, oppure perché manca il gasolio. E’ raro che ci si fermi perché uno dei partecipanti esprima un suo bisogno.

…quando

La traversata è valsa solo per questo spettacolo:
i colori del cielo vanno dal rosso-violaceo all’arancione
al giallo. Al rosso.
Sembra immobile.
Ma in maniera impercettibile tutto cambia.
Le sfumature aumentano, i colori si intensificano.
Più si ispessiscono più cala la notte
E la luna diventa sempre più alta e più chiara.
Il tempo di un respiro per godere
lo spettacolo naturale, e
lo scenario è già cambiato.
Mutato.
Lui scompare.
Lei sale.

Le "emozioni" sono condivise dal gruppo nello stesso momento: "pensate siamo qui in mezzo al mare con questo tramonto mentre a casa…..", noi sì che mangiamo pesce fresco appena pescato, non quelli che vanno in pescheria a Milano", ecc. L’apoteosi viene raggiunta facilmente all’alba o al tramonto: lo spettacolo naturale toglie il più delle volte il respiro. Non ci sono parole se non manifestazioni o espressioni di stupore per commentare tanta bellezza. Il conflitto, come già sottolineato, non viene gestito: essendo questo considerato come un’emozione collettiva tende a dare origine a schieramenti contrapposti, facilitando il ritorno alla coppia. La difesa di alcuni si concretizza in una alleanza di coppia. Si formano due coppie: la prima esibisce lo stesso codice, agisce i medesimi ruoli, manifesta le stesse ansie e le stesse paure. La relazione è pressoché costante: sempre insieme durante il giorno, insieme durante la notte, (tanto è vero che rinunciano al posto assegnato in cabina per dormire sul ponte insieme); dividono il ruolo in cucina, nell’organizzazione della spesa. La seconda ha un legame debole: i ruoli agiti sono simili, parte del codice è analogo, così come le paure sono paragonabili. Essendo l’accoppiamento abbastanza precario, tende facilmente a rompersi nei primi dieci giorni, definitivamente durante la seconda settimana, e si ricostituisce alla fine della terza. Nel momento di separazione, ognuno va alla ricerca di un modo per sopravvivere. Le fughe sono rivolte verso il "riposo", la lettura, l’ascolto della musica con il walkman. In questo momento quindi la maggior parte dei membri vive "isolata": lontano da tutti, condividendo lo stesso spazio, per interi giorni ed intere notti. Senza una fuga fisica. Le relazioni vengono poco, direi quasi per nulla, approfondite, a scanso quindi di un vero e proprio processo di socializzazione. L’umorismo serve al gruppo come mezzo di fuga dalla situazione che ti permette di "non poter fuggire". Un fenomeno che segna un passaggio, se pur per breve tempo, da un modello a due a un modello di gruppo è il passaggio dall’invidia alla gelosia. Intendendo per invidia la "tendenza ad essere l’altro", mentre per gelosia la tendenza ad "avere l’altro". Nel primo caso il modello è a due, mentre nel secondo caso il modello e a tre poiché nella gelosia si "vuole avere l’altro" rispetto ad un terzo. In questo senso la gelosia è più gruppale mentre l’invidia è tipica della mentalità di coppia. Questo fenomeno si è manifestato a partire dalla seconda settimana: la voglia di approfondire la conoscenza da parte di uno dei partecipanti muove ansie e paure di quella che pensa di "possederlo". Anche in questo caso l’espressione di sentimenti da parte di tutti i protagonisti viene mascherata, a tal punto che, inizio della quarta settimana, tutto torna allo stadio di partenza.

Il gruppo…quale modello

Alcune definizioni: il gruppo, in sociologia, viene definito "come una pluralità di individui aventi uno scopo in comune", (arrivare a Formentera) mentre rispetto ad alcuni paradigmi psicologici, il gruppo viene definito anche "come una pluralità di individui con un sentimento di appartenenza, che può anche prescindere dallo scopo comune". Per Tajfel il senso di appartenenza al gruppo nasce dal confronto con gli altri. Durante la traversata il gruppo non ha mai incrociato altre imbarcazioni, mentre durante la permanenza a Formentera il gruppo ha incontrato una seconda compagnia di amici che frequenta saltuariamente durante l’inverno nella località sciistica. Quest'ultimo gruppo si è recato in automobile in Spagna e traghettando a Minorca ha noleggiato una barca a vela per due settimane. Il suo percorso in barca quindi è minore rispetto a quello del primo gruppo poiché da Minorca si reca a Formentera per rientrare nel porto di partenza dopo due settimane. Insieme hanno trannorso alcuni momenti (cena, incontri per il caffè, ecc.). Allora il confronto è d’obbligo: "noi siamo, noi facciamo, noi abbiamo fatto", poche e rare occasioni in cui Noi rappresenta il GRUPPO. Altre, nella maggior parte, il Noi gruppale è un Noi-Duale, di coppia. Rispetto ai modelli, per Bion in ogni gruppo sono presenti comportamenti di "dipendenza" dal leader del gruppo, il quale è considerato l’unico in grado di dare protezione. Se però non soddisfa le esigenze dei singoli si genera ostilità e sentimento di frustrazione. Ancor prima della partenza tutta la fiducia era riposta nello skipper. Insieme a questo assunto di base Bion ne identifica altri due: uno di attacco e fuga, ovvero fuga dal compito e lotta interna, e un altro di accoppiamento. Rispetto al primo, il gruppo ha solo un compito: quello di raggiungere la meta, e fortunatamente nessuno boicotta. Rispetto al secondo lo ritroviamo all’interno della coppia stabile: la relazione diviene salvatrice rispetto alla situazione problematica del gruppo. Un altro modello può essere quello che focalizza l’attenzione sulla relazione: nonostante le condizioni e il periodo di permanenza, non aumenta in maniera significativa lo spazio, rispetto alla finestra di Johari, dell’area nascosta (conosciuto a sé/non conosciuto agli altri), sconosciuta (non conosciuta a sé/non conosciuta agli altri), il che facilita la grandezza dell’area aperta (conosciuto a sé/conosciuto agli altri), e dell’area cieca (non conosciuta a me/sconosciuta agli altri). Alla fine della vacanza le informazioni quantitative rispetto agli altri partecipanti sono aumentate, ma non scambiate, e tantomeno condivise. Slater consente di considerare questo gruppo come un concentrato del mondo: infatti rispetto ai ruoli presenti, ogni figura "base" è presente: figli, amanti, professionisti, ecc. Ancora, rispetto a colui che è considerato il padre dei gruppi, Lewin, questo gruppo può venire letto come un’entità autonoma. Il gruppo è quindi "un campo di forze attrattive e repulsive" (la vacanza in gruppo, il soggiorno da soli). La configurazione del gruppo risulta dallo scontro delle forze in campo (in questo caso le due coppie più i singoli), il campo di forze comprende sia le forze soggettive (il piacere per il gusto di una bevanda, il piacere per una brano musicale) sia da forze oggettive (le regole della navigazione, ecc.), oltre alle forze presenti in un preciso e dato momento definendo che il comportamento individuale dipende dalla personalità e dal campo delle forze (non lavare i piatti perché non mi hai scambiato un favore). Inoltre "l’intero è diverso dalla somma delle parti" (singolarmente gli individui sono incapaci di portare la barca) oltre alle proprietà strutturali del campo che sono caratterizzate dai rapporti tra le parti piuttosto che dalla loro natura. Rispetto al concetto di dinamica, termine lewiniano, il potere all’interno di questo gruppo è concentrato in poche "mani". In termini di "conoscenza" allo skipper, di seduzione e di dominio per un elemento della coppia fissa, di narcisismo per pochi altri. Essendo assente il conflitto l’energia è poca ed è questo ciò che ostacola la "crescita" del gruppo: in termini di gestione dei ruoli (che sono stereotipati, non valorizzando le risorse del gruppo), di comunicazione, di presa di decisione, di gestione del potere, ecc.
Se, come sostiene Mills (1967) l’esperienza del gruppo è conflitto, c’è stata esperienza per questo gruppo? E ancora, se il conflitto è una risposta ad una realtà in cui manca ciò di cui le persone hanno bisogno e che vorrebbero, essendo desiderio unico quello di raggiungere un luogo in barca, perché ci doveva essere il conflitto?
Eppure così come è stato descritto nell’analisi delle dinamiche, il conflitto è presente ma non agito: è stato un aspetto positivo o negativo per i partecipanti di questo gruppo? Certo è che l’obiettivo è stato raggiunto, ma quanto si è perso in un mese rispetto alla conoscenza del se’ e dell’altro? Essendo l’investimento controllato, da parte del gruppo, questo ha precluso ogni possibilità di sviluppo delle relazioni intragruppali. La difesa quindi rappresenta il modo adottato per non "scoprirsi", il che ha portato a non valorizzarsi (si tenga conto che a distanza di mesi il gruppo non si è più riunito, neppure per lo scambio di fotografie.) Definizione di questo gruppo è l’insieme di alcune persone che hanno trascorso insieme una vacanza attraversando il mar Tirreno in barca a vela. E ci sono riusciti… Ne è valsa la pena di fare un viaggio in gruppo? Soprattutto, lo stesso gruppo ripeterebbe l’esperienza?

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Bion, T., (1998), "Lavorare con Bion". Edizioni Borla.
Contessa, G., (1999), "Psicologia di gruppo". La Scuola.
Freud, S., (1921), "Psicologia delle masse e analisi dell’Io". "Il disagio della civiltà e altri saggi". Bollati Boringhieri.
Luft, J., (1997), "Dinamiche di gruppo". Città Studi Edizioni
Taijfel, H., (1981), "Gruppi umani e categorie sociali". Il Mulino.
Kundera, M., (1973), "La vita è altrove". Gli Adelphi.
Spaltro, E., (1999), " Il gruppo". Edizioni Pendragon.