Akkademia di Psicopolis
Le Relazioni nei gruppi virtuali (Luca Bacchetta)

Estratto dal numero Golden 10-11 del 2000 della rivista Gruppi, Organizzazioni, Comunità

Abstract

Questo breve saggio ha lo scopo di illustrare alcuni degli aspetti più rilevanti dei processi di sviluppo delle relazioni nei gruppi virtuali.

Ciò viene effettuato prevalentemente attraverso il report di un esperimento sullo sviluppo delle relazioni online effettuato da ARIPS nel novembre ‘98, utilizzando una struttura simile ad un T-Group.

Gli esiti dell’esperimento mostrano come i processi di sviluppo delle relazioni nei gruppi online sono simili a quelli riscontrati nei t-group "reali" e come il laboratorio "online" possa essere uno strumento utile ad evidenziare alcuni fenomeni (come la pluriappartenenza, la fondazione intersoggettiva della realtà, la funzione delle "protesi" o maschere nelle relazioni, ecc.).

L’autore, che ha fatto parte del gruppo di ricerca ARIPS che ha realizzato l’esperimento denominato "Virtual T-group" è allievo della Scuola Specializzazione Formatori di ARIPS e si interessa particolarmente dell’utilizzo della teledidattica in contesti di formazione psicologica.

Le Relazioni nei gruppi virtuali

La Comunicazione Mediata dal Computer (CMC).

Con il termine CMC si intende la "Comunicazione Mediata dal Computer".Nell’ultimo decennio, con la diffusione dei sistemi di comunicazione attraverso il computer (prima attraverso le BBS e le reti amatoriali come FIDONET, adesso quasi esclusivamente attraverso la rete INTERNET e le INTRANET aziendali), è cresciuta l’attenzione nei confronti dei fenomeni socio-psicologici che questa modalità di comunicazione-relazione determina.

La CMC può assumere forme diverse a seconda che preveda la possibilità di trasmettere immagini video (ferme, in videolento o a velocità normale), audio o testo scritto.

La modalità testuale è storicamente la più diffusa, soprattutto per questioni di tipo tecnologico (legate alla differenza tra la quantità di informazioni/secondo da trasmettere ed elaborare se si inviano caratteri o una sequenza integrata di immagini e suoni).

La comunicazione testuale può svolgersi secondo due modalità fondamentali: in modo sincrono (on-line) o asincrono (off-line).

La modalità asincrona è tuttora quella più diffusa, consiste nell’inviare messaggi scritti

  • direttamente nella casella postale del/degli interlocutore/i
  • ad un computer che li smista (attraverso un programma) nelle caselle postali degli interessati
  • ad un computer (server) che li ospita in modo da renderli disponibili alla consultazione di chi voglia farlo in un secondo momento. E’ il caso tipico della rete di newsgroup USENET.

In tempo di "internet" questi messaggi sono detti E-mail (posta E-lettronica) o anche semplicemente "messaggi" (se il contesto in cui si scambiano è il terzo).

La modalità sincrona prevede che le persone che interagiscono siano contemporaneamente collegate nello stesso momento.

Questo tipo di relazione avviene solitamente attraverso tre tipi di strumenti:

CONFERENCE
Strumenti come ad es. Netmeeting, permettono il collegamento tra più utenti, si determina una situazione simile a quella di un "dibattito" virtuale
IRC (Internet-Related.Chat)
Questi sono programmi per chat, per "chiacchierare". Prevedono un server (un computer ospite), cui le persone si collegano. Di solito sono previste diverse "stanze" tematiche, dove le persone interessate possono conversare tra loro.
MUD, MOO*,
Questi sono "ambienti" testuali, in cui diversi partecipanti si trovano ad interagire. Spesso sono di ambientazione fantasy, sono molto utilizzati in ambito educativo
In linea di massima la comunicazione, in questi ambienti avviene principalmente in forma testuale (anche se alcuni ambienti integrano il supporto vocale o video o altri, es. Palace, utilizzano dei simulacri visivi (detti AVATAR): immagini, variamente agghindate che rappresentano il partecipante, che quindi può anche interagire con lo spazio).

 

Gruppi virtuali e ricerca psicosociale

C’è spesso un atteggiamento scettico, soprattutto tra gli operatori "psico-sociali quando si parla di relazioni nei gruppi virtuali. Chi sostenendo che "in quanto virtuali" non si può parlare di gruppi, chi sostenendo che, per la stessa motivazione, non si può parlare di "relazioni". Sperando, in questo modo, di sottrarsi al disagio di confrontarsi con una delle frontiere dell’umano, la zona di confine tra uomo e macchina.

A mio parere, sostenere, come alcuni fanno, che non si ha a che fare con gruppi "perché non ci si vede" o "perché mancano i corpi" è conseguenza di almeno due assunti erronei che, per un verso, consistono nella riduzione del concetto di gruppo a quello di "gruppo faccia a faccia e per l’altro comportano la rimozione di una parte rilevante degli studi di psicologia sociale degli anni ‘50 (si pensi agli esperimenti condotti sulla struttura della comunicazione da Leavitt proprio utilizzando una macchina che non permetteva la comunicazione diretta tra i partecipanti)(Brown, 1990, pp.105-106)

Se ripercorriamo, invece, le definizioni più ricorrenti del termine "gruppo" (Brown, 1990, pp.) non è possibile negare che i "gruppi virtuali" siano tali, quando presentino alcune caratteristiche minimali: i partecipanti si riconoscano come membri dello stesso gruppo e questa caratteristica sia riconosciuta da un terzo "esterno".

Gli studi sulle caratteristiche dei "gruppi virtuali" e delle comunicazioni e relazioni che in essi avvengono, sono divenuti sempre più numerosi a partire dalla metà degli anni ‘80 nel momento in cui la comunicazione a distanza, sia in ambito educativo che produttivo diventa sempre più importante.

Mantovani (1995) riporta le tesi di Sproull e Kiesler che hanno argomentato circa la povertà di informazioni riguardo le situazioni relazionali interpersonali presente nella CMC e ne critica la concezione "che identifica il contesto sociale con l’insieme delle relazioni interpersonali " confrontandola con le elaborazioni successive, in particolare di Spearls e Lea, per sostenere che il sociale non è nelle relazioni ma nei processi di simbolizzazione (di sé, dell’altro, della situazione, ecc.). I riferimenti espliciti cui questa lettura si richiama sono la teoria dell’identità sociale di Tajfel e quella della categorizzazione del sé di Turner.

I due filoni sopracitati (rappresentati da un lato da Sproul e Kiesler, dall’altro da Spearls e Lea) costituiscono i poli principali nel dibattito sulle caratteristiche della CMC; di fatto riproducono la storica differenziazione nella lettura dei fenomeni di gruppo tra le letture interazioniste e quelle "gruppali" di derivazione lewiniana.

Da allora si sono moltiplicate le analisi e la ricerca sulle caratteristiche dei "gruppi virtuali"; analisi che hanno preso in considerazione la struttura della comunicazione, l’influenza dei ruoli e dello status, il processo decisionale. Indagati sono stati, in particolare, aspetti come le strategie di approccio, le identità multiple, il cambiamento di genere, le relazioni sentimentali, l’anonimato, la leadership, la partecipazione, la differenza di genere, la deindividualizzazione, ecc. I principali autori di riferimento sono ancora quelli che si sono occupati negli anni 50-70 di gruppi e comunità.

Le metodologie utilizzate fanno riferimento prevalentemente ad approcci di tipo sociologico ed antropologico, con una netta prevalenza dell’ osservazione" più o meno partecipante.

E’ rimasta in secondo piano, probabilmente per il minor interesse (o la maggiore difficoltà), la ricerca sullo sviluppo dei processi affettivi nei gruppi virtuali.

Virtual T-Group 15 novembre 1998

Le premesse

Ai fenomeni psicologici legati all’interazione con o attraverso il computer ARIPS dedica attenzione e ricerca da anni. Personalmente ricordo ancora (anche perché fu una delle mie prime esperienze con un Pc) una sessione di "Giocare per imparare il 10 novembre 1990, dedicata alle componenti educative e psicologiche dei giochi con il computer.

I.Drudi e M.V.Sardella presentarono tra gli altri Elisa (un programma che simulava un colloquio), L’astronave condannata e L’anello di Lucrezia Borgia, due giochi di avventura in cui l’ambiente era solo testuale.

Questa forma di comunicazione, fondata solo sul testo, anche se verrà probabilmente col tempo soppiantata da altre che permetteranno di sostituire la parola scritta con la voce e con le immagini degli interlocutori, si presta e si è prestata ad interessanti ed affascinanti ipotesi di ricerca sui temi della comunicazione, dell’identità, della corporeità, della sensitività.

A partire da questa fascinazione, ARIPS ha deciso nel marzo ‘97 di dar vita ad un progetto di ricerca sulle relazioni in un "gruppo virtuale costituendo un gruppo di lavoro di cui ho fatto parte.

I principali motivi di interesse, a mio parere, erano i seguenti:

  • la possibilità di esplorare, per una organizzazione che da più di venti anni si occupa dello sviluppo di relazioni in gruppi e comunità, cosa succede quando alle relazioni si "tolgono i corpi": che sensi si sviluppano, che strategie relazionali si utilizzano, come si sentono e cosa sentono le persone che in quel momento interagiscono;
  • l’interesse nei confronti di una tecnologia (la comunicazione a distanza) che può essere utile per rispondere ad alcuni problemi che si pongono in ambito formativo, come quello dell’applicazione delle tecniche formative su scala di massa o delle potenzialità e limiti dell’auto-formazione,
  • la speranza di riuscire ad utilizzare la comunicazione elettronica per aumentare la quantità e l’efficienza delle comunicazioni con organizzazioni e persone sparse in sedi diverse;

I principali motivi di perplessità (pure presenti), oltre ad avere alcune radici ideologiche (relative al rapporto necessario tra gruppalità e corporeità), a mio parere costituivano (e costituiscono) prevalentemente una forma di difesa nei confronti delle mirabolanti promesse degli ideologi della "comunicazione virtuale" che sembrano riproporre (sperando in un maggior successo) convinzioni che hanno caratterizzato alcuni approcci "manageriali" agli interventi nelle organizzazioni:

  • l’enfasi che viene posta sui cambiamenti che l’utilizzo di queste tecnologie può portare nelle relazioni interpersonali ("si può comunicare con tutti"), ripropone la convinzione che le relazioni interpersonali si possano migliorare attraverso "protesi": proponendo soluzioni tecnologiche a problematiche "psicologiche";
  • l’enfasi che viene posta sulle ruolo che le tecnologie e la strutturazione dell’ambiente possono avere per facilitare processi psicologici (che si ritrova in particolare nella letteratura sul CSCW e sui GDSS), ripropone la convinzione che i problemi di relazione siano risolvibili reingegnerizzando gli scambi comunicativi e definendo procedure rigorose da seguire nell’interazione e nel processo decisionale
  • la convinzione che l’ "anonimato" possa essere un fattore facilitante lo sviluppo di un gruppo, (per la riduzione della pressione sociale legata ai ruoli ed allo status) rimanda all’idea che le idee si affermino quasi per forza propria, scorporate da chi le sostiene.
  • la riduzione della relazione a scrittura, mediata dal computer, contrasta con la necessità (avvertita soprattutto dalla componente femminile del gruppo di ricerca) di utilizzare canali corporei (olfattivi, tattili, visivi, uditivi) per veicolare e "sentire" l’affettività. Il mezzo tecnologico, ad alcuni di noi, sembra più adatto a trasmettere informazioni che a costruire relazioni e sviluppare affetti ed investimenti.

Pure, nonostante i dubbi, relazioni in rete si costruiscono e si mantengono. Strumenti per il lavoro di gruppo mediato dal computer si diffondono nelle aziende e nella formazione. Strumenti per la chiacchiera o il gioco di gruppo mediato dal computer si diffondono nel tempo libero.

Come si costruisce un gruppo "virtuale"? Come fanno le persone ad entrare in contatto, a costruire relazioni, a definire una struttura? Attraverso quali processi si definiscono i ruoli, la leadership, si sviluppano conflitti e regole? Che stabilità, durata, capacità di contenimento ha un gruppo "virtuale"? Queste sono alcune delle domande che ci siamo posti.

Precisamente questi aspetti, con l’esperimento condotto da ARIPS, nel novembre ‘98 si è voluto andare a verificare: osservare le modalità di sviluppo relazionale in gruppo autocentrato (mentre quasi tutte le ricerche sinora si sono svolte su gruppi eterocentrati) e confrontarle con le tradizionali fasi evolutive di un gruppo che si osservano durante un T-Group.

L’esperimento

L’esperimento, detto "virtual (o cyber) t-group" si è svolto domenica 15 novembre 1998.

La sua struttura organizzativa era la seguente:

Promo: sulla rete internet attraverso newsgroups e mailing list italiane e straniere di area psicologica, sociale e didattica; pagina web su sito Egeo web, notiziario interno, marketing personale.

Struttura temporale e durata: 5 unità da 90 minuti per complessive ore 7.30. Ogni unità era intervallata da una pausa di 30’ che i partecipanti potevano utilizzare per riposarsi e compilare i questionari

Staff e ruoli: dott.ssa MV Sardella (trainer), dott.ssa C.Bertazzoni (co-trainer), L.Bacchetta (osservatore), dott.I. Drudi (resp. ricerca). I primi tre erano online durante tutta la durata dell’esperimento e potevano interagire tra loro e con i partecipanti.

Partecipanti: n. iscritti 5; n. partecipanti 3

Strumenti e modalità di valutazione: sono stati costruiti due questionari per la misurazione dello sviluppo delle relazioni e del "clima" del gruppo che sono stati somministrati dall’osservatore al termine di ogni sessione di lavoro.

Strumenti e modalità di collegamento: il collegamento si è realizzato tra computer collocati in diverse città italiane, collegati tra loro mediante la rete Internet e l’utilizzo del software Netmeeting di Microsoft

Nella giornata del 21 novembre ‘98 a Molinetto si è tenuta una giornata di studio, nel corso della quale si è discusso dell’esperimento e dei suoi risultati.

Come si sviluppano la relazioni nei gruppi "virtuali".

Le modalità di sviluppo dei processi di socializzazione negli esperimenti di comunicazione in rete cui ho partecipato, sono state molto simili nelle diverse situazioni, anche in presenza di rilevanti mutamenti di contesto (collocazione distribuita vs.aula, virtual t-group vs. chat). Modalità molto simili anche alle fasi di sviluppo dei processi di socializzazione nei gruppi faccia a faccia. Nelle pagine seguenti utilizzeremo brani tratti dal "virtual T-group", per illustrarle.

Le fasi iniziali sono caratterizzate da:

  • l’ingresso dei partecipanti
  • la loro presentazione
  • i primi approcci.

Concordemente con quanto affermato da Byrne [1994], il nome diventa nella comunicazione elettronica il primo oggetto su cui si sviluppano le fantasie dei partecipanti. Viene scelto da loro e poi sarà l’unico elemento stabile a rappresentarli.

A partire dal nome cominciano le interazioni;

15/11/98 9.32.56"Tomm ."Forse è arrivata Sofia, ciao Sofia"

"15/11/98 9.33.13"Sofia Filo"grazie. Ho usato uno pesudonimo, problemi ?""

15/11/98 9.33.31"Cristina -cotrainer ."Buongiorno Sofia"

"15/11/98 9.33.42"Tomm ."No affatto, ma mi chiedevo il perché di quello"

"15/11/98 9.34.23"Vittoria trainer"Dalle informazioni che ho manca Antonella Pippo, ma sembra collegata ad una discussione"

"15/11/98 9.35.04"Tomm ."Prima si era collegata, ma poi non so"

Certo chiamarsi Antonella Pippo non ha la stessa capacità evocativa che chiamarsi Sofia Filo. Che il nome costituisca l’essenza della paersona (della maschera, dell’avatar) è evidenziato subito dallo scambio di battute successivo:

"15/11/98 9.35.37"Sofia Filo"è il primo che mi è venuto in mente, e si collega a un libro che ho letto che mi è piaciuto molto"

"15/11/98 9.35.49"Sofia Filo"Antonella forse ha delle difficoltà"

"15/11/98 9.35.56"Tomm ."Il mondo di Sofia?"

"15/11/98 9.36.08"Sofia Filo"ESATTO! era troppo facile "

"15/11/98 9.36.29"Tomm ."l''ho letto anch''io, molto bello davvero"

"15/11/98 9.37.18"Sofia Filo"alcuni passaggi sono un po'', come dire ostici, soprattutto per una che non ha studi classici, però affascinante. ti viene la voglia di approfondire"

"15/11/98 9.37.35"Tomm ."hai letto altro dello stesso autore?"

 

"15/11/98 9.46.34"Sofia Filo"bello Sofia, non trovi?"

"15/11/98 9.47.20"Tomm ."Antonella, perché pippo?"

"15/11/98 9.47.35"Antonella pippo"perché pippo è il mio secondo nome"

"15/11/98 9.47.43"Tomm ."giura"

"15/11/98 9.47.52"Sofia Filo"me ne ricorderò"

"15/11/98 9.47.53"Antonella pippo"perché dovrei mentire"

"15/11/98 9.48.11"Sofia Filo"raccontala giusta!"

"15/11/98 9.48.14"Tomm ."no ti credo è che mi sembra strano"

"15/11/98 9.48.21"Antonella pippo"perché dovrai ricordartene, Sofia"

"15/11/98 9.48.35"Sofia Filo"così...."

"15/11/98 9.48.40"Antonella pippo"strano che cosa"

"15/11/98 9.48.40"Tomm ."perché non gli hai risposto"

"15/11/98 9.48.55"Tomm ."strano pippo come secondo nome"

"15/11/98 9.48.59"Antonella pippo"così perché"

"15/11/98 9.49.15"Tomm ."perché non gli hai risposto"

"15/11/98 9.49.22"Antonella pippo"il vostro secondo nome a cosa corrisponde"

Cosa succede qui: Sofia tenta di attirare l’attenzione (di Tomm?) sul suo pseudonimo. Questi invece si incuriosisce per la bizzarria dello pseudonimo di Antonella.

Antonella Pippo sostiene che Pippo è il suo secondo nome.

Ha un conflitto con Sofia che non crede sia vero e promette di ricordarsene in futuro.

Tomm. si limita a dire che è strano. Non insiste per cercare di capire l’identità sessuale del suo interlocutore. "Antonella Pippo" invita gli altri a dirsi qual e’ il proprio secondo nome.

"15/11/98 9.49.31"Sofia Filo"cambiamo argomento, altrimenti sembra un discorso tra pazzi!"

"15/11/98 9.49.42"Tomm ."Alberto"

"15/11/98 9.49.48"Sofia Filo"ah, scusa non ho visto la domanda"

"15/11/98 9.49.55"Tomm ."non fa niente"

"15/11/98 9.49.59"Sofia Filo"prova a leggere prima il cognome e poi il nome ..."

"15/11/98 9.50.28"Tomm ."Bellissimo : - )"

"15/11/98 9.50.28"Sofia Filo"Aberto cosa ?"

"15/11/98 9.50.33"Antonella pippo"molto interessante"

"15/11/98 9.50.43"Tomm ."Alberto è il mio secondo nome"

"15/11/98 9.50.59"Sofia Filo"uno vale un altro. Il bello della rete è proprio questo no ?"

Sofia Filo interviene prima scusandosi per non aver visto la richiesta di Antonella Pippo, ma senza rispondere (9.49.48) e subito dopo (9.49.59) dicendo (ad uno degli interlocutori)"prova a leggere prima il cognome e poi il nome".

Sofia sta tentando di riportare l’attenzione su di sé, ancora una volta offrendo ciò che lo pseudonimo evoca come possibile oggetto d’interesse.

Tomm. risponde, "Bellissimo

:-)

Sofia, prima gli chiede cosa fosse "Alberto" e , appreso che si tratta della risposta alla richiesta di Antonella, dichiara: "uno vale un altro seguito da "Il bello della rete è proprio questo, no?"

Sono trascorsi solo circa 20 minuti, i primi 20 di interazione e pure sono subito evidenti alcuni dei temi principali che caratterizzeranno l’intera giornata:

1) la funzione del nome come rappresentazione di sé; rappresentazione che è al contempo gravida di significato :"si collega ad un libro... che mi è piaciuto moltissimo", "prova a leggere prima il cognome e poi il nome" (15’ dopo) ed un vuoto simulacro: "il primo che mi è venuto in mente ", "uno vale l’altro";

2) il processo per la definizione dei ruoli.

3) l’interazione a livello di superficie. "Uno vale l’altro. Il bello della rete è proprio questo, no?"

Nel corso della giornata, il dibattito sul nome, anche se condizionerà la prima parte di esplorazione reciproca, non durerà ancora a lungo, ci si sposterà presto sugli interessi (veri o presunti) dei partecipanti.

Altri aspetti delle evoluzione del "gruppo virtuale", hanno richiamato immediatamente alla memoria le dinamiche che si manifestano in un t-group "reale": il manifestarsi di buona parte delle difese di gruppo, o l’emergere (per dirla con Bion) dei principali assunti di base (prevalentemente "accoppiamento" e "attacco-fuga")

Consideriamo ad esempio queste interazioni:

"15/11/98 10.11.03"Cristina -cotrainer ."PIU'' CHE UNA RETE E'' UNA GABBIA"

"15/11/98 10.11.20"Antonella pippo"dipende"

"15/11/98 10.11.22"Tomm ."in che senso una gabbia?"

Cristina fa un intervento provocatorio;

Antonella si colloca a metà (dipende)

ed ecco che parte l’area del dissenso:

chi in termini svalutativi: apparentemente richiedendo un chiarimento,

"15/11/98 10.12.43"Tomm ."per restare in tema Sofia cosa stai mangiando?"

ma subito dopo passando ad altro argomento;

"15/11/98 10.12.53"Sofia Filo"Ah, ecco lo sapevo che qualcuno doveva essere negativo! Come al solito si confonde. L''automobile è un pericolo mortale per quelli che si ammazzano il sabato sera e un mezzo strepitoso se hai bisogno di un''ambulanza! Non è il mezzo che condiziona ma l''uso che se fa."

"15/11/98 10.13.11"Tomm ."concordo"

Chi trasformando l’intervento in un "delitto di lesa rete" che permette una invettiva contro i suoi nemici.

Tomm risponde "concordo"...

 

 

"15/11/98 10.14.08"Sofia Filo"Anto, che dici della gabbia?"

"15/11/98 10.14.09"Tomm ."ma l''uso che se ne fa dipende solo da noi? dalla nostra volontà?"

"15/11/98 10.14.57"Sofia Filo"dipende da quanto è forte la tua volontà"

"15/11/98 10.15.33"Antonella pippo"infatti sono ancora ferma al concetto di gabbia, qui è tutto così veloce"

"15/11/98 10.15.53"Sofia Filo"se ti fai condizionare o no. Tutti ci facciamo condizionare, certo, ma possiamo anche dire stop. Ecco secondo me la forza di volontà si misura in QUANDO sei capace di dire stop"

"15/11/98 10.16.19"Tomm ."quindi le volontà deboli possono essere influenzate dal mezzo"

"15/11/98 10.16.44"Sofia Filo"in un certo senso sì. ma ogni caso fa a sé"

"15/11/98 10.17.04"Antonella pippo"dipende da cosa intendi per debole"

"15/11/98 10.17.18"Antonella pippo"pensa al concetto di persuasione"

E Sofia passa a verificare la posizione di Antonella

Prima che questa risponda, ecco che Tomm. sposta la discussione su un piano "teorico-filosofico"

Abbiamo assistito in questi cinque minuti ad una serie di movimenti:

  • una coalizione contro il co-trainer
  • il tentativo di Sofia di guidare la rivolta
  • la sua richiesta di adesione ad Antonella (dopo aver acquisito il consenso di tomm.)
  • il tentativo di Tomm di riprendere una leadership fondata sulla intellettualizzazione e la riflessione culturale, come modalità che permette la fuga dalla relazione (modalità che viene immediatamente accolta);
  • il non definirsi di Antonella, ne rispetto il conflitto gruppo/trainers, né rispetto il conflitto Tomm./Sofia

L’interazione seguente sembra confermare quanto abbiamo appena visto.

"15/11/98 10.17.35"Vittoria trainer"VA BENE CHE SIAMO "VIRTUALI" MA...SCENDETE PER TERRA!"

"15/11/98 10.17.42"Sofia Filo"???????????"

"15/11/98 10.17.46"Antonella pippo"risata"

"15/11/98 10.18.06"Tomm ."Vittoria c''è un motivo per cui voi URLATE?"

"15/11/98 10.18.14"Tomm ."tu e Cristina"

 

"15/11/98 10.18.24"Sofia Filo"mi sembrava molto concreto come discorso..tra un biscotto e un osrso di tè ci stava alla grande..."

"15/11/98 10.18.42"Tomm ."buono l''orso di te :- )"

 

"15/11/98 10.18.48"Sofia Filo"è per sottolineare il POTERE"

"15/11/98 10.19.01"Antonella pippo"che parolona"

"15/11/98 10.19.05"Tomm ."ribelliamoci!"

"15/11/98 10.19.15"Sofia Filo"POTERE ALLE CHAT!!"

Attacco....

"15/11/98 10.19.56"Antonella pippo"Filo, cos''è una chat"

"15/11/98 10.20.01"Sofia Filo"oh,scherzavo...vi siete offesi?"

Fuga...

"15/11/98 10.21.11"Sofia Filo"Dicasi Chat Line un collegamento aperto al momdo in cui è possibile intervenire e dire il proprio pensiero su tutto quello che ti viene in mente"

"15/11/98 10.21.35"Tomm ."non è proprio vero"

"15/11/98 10.21.50"Tomm ."non puoi dire tutto quello che ti viene in mente"

 

 

"15/11/98 11.21.21"Sofia Filo"cosa succede in questo momento intorno a voi ?"

"15/11/98 11.21.44"Tomm ."Niente a parte un po'' di musica"

"15/11/98 11.22.36"Sofia Filo"sì, anch''io la musica: mio figlio e un suo amico stanno provando una canzone di natale con il pianoforte e il flauto :-("

"15/11/98 11.22.37"Tomm ."e cosa succede attorno a te?"

"15/11/98 11.23.21"Sofia Filo"Anto tu sarai ranquilla, forse anche troppo eh ?"

"15/11/98 11.23.23"Antonella pippo"io sento voci uscire dalla portineria, la musica in ufficio, e le auto in strada che sfrecciano"

 

"15/11/98 11.23.34"Vittoria trainer"E IN Voi che cosa succede?"

"15/11/98 11.23.34"Sofia Filo"bello !"

"15/11/98 11.23.44"Antonella pippo"tu cosa dici"

"15/11/98 11.24.16"Tomm ."sonno, principalmente (non per colpa vostra è che sono andato a letto tardi)"

"15/11/98 11.24.22"Antonella pippo"tu cosa dici era riferito a Sofia, in me..........curiosità"

"15/11/98 11.24.45"Sofia Filo"non ho capito"

"15/11/98 11.25.22"Antonella pippo"cosa"

"15/11/98 11.26.17"Sofia Filo"se volete sapere IN me non succede niente: sto bene, sono rilassata e positiva, mi sto divertendo. mi piacerebbe trovare un argomento interessante per tutti"

Qui vediamo gli esiti ad un altro intervento del trainer, con cui tenta di spostare l’attenzione del gruppo dall’esterno "cosa succede attorno a voi" all’interno "in voi cosa succede".

Come si può notare, questo intervento è seguito da un florilegio, di comportamenti elusivi, di difese, di inviti (agli altri) a scoprirsi, ecc.

"15/11/98 11.26.42"Tomm ."ok, suggerimenti?"

"15/11/98 11.27.12"Vittoria trainer"l''argomento c''è. Siamo NOI"

 

"15/11/98 11.27.32"Sofia Filo"tanti, ma magari interesano solo a me. Come faccio a sapere di cosa volete chiaccherare se non vi conosco (a pare un poco anto)?"

"15/11/98 11.27.43"Antonella pippo"perché dici che in te non succede niente: stai bene, sei rilassata, sei positiva e ti stai divertendo, altro?"

"15/11/98 11.27.52"Sofia Filo"Ah, così sul personale intimo ?"

 

"15/11/98 11.28.11"Sofia Filo"mi domando cosa ci diremo fino a stasera"

"15/11/98 11.28.30"Tomm ."molte cose interessantissime"

"15/11/98 11.28.43"Sofia Filo"sì, ma nessuno si vuole scoprire mi pare"

 

"15/11/98 11.28.50"Antonella pippo"sono d''accordo, come vedi non di sono spazi vuoti"

"15/11/98 11.29.30"Sofia Filo"a cosa ti riferivi?"

"15/11/98 11.29.32"Tomm ."cosa intendi per spazi vuoti?"

"15/11/98 11.29.35"Antonella pippo"su questo non sono d''accordo, hai appena scritto che mi conosci, un po''"

"15/11/98 11.29.45"Antonella pippo"silenzi virtuali"

 

"15/11/98 11.29.49"Sofia Filo"sì, appunto, troppo poco"

"15/11/98 11.30.06"Antonella pippo"prova a scoprire di più"

 

"15/11/98 11.30.33"Tomm ."perdono, mi sto perdendo, non capisco di cosa parlate"

"15/11/98 11.30.42"Sofia Filo"mi sembra di essere invadente, fatti avanti tu "

"15/11/98 11.30.54"Tomm ."tu chi?"

"15/11/98 11.30.57"Sofia Filo"anto"

"15/11/98 11.31.09"Antonella pippo"fino a quando no provi....... come fai a sapere"

"15/11/98 11.31.49"Cristina -cotrainer ."Allora prova"

"15/11/98 11.32.17"Tomm ."prova"

"15/11/98 11.32.22"Tomm ."cosa?"

 

"15/11/98 11.32.27"Sofia Filo"beh, io mi rtattengo perché il mio più groso difetto è che paro volentieri di me e di quello che sta intorno a me: Ho sempre voglia di raccontare quello ce faccio e che mi succede a tutti e penso che magari a gli altri non importa un fico secco, quindi non trascinatemi su questo terreno se no non vi salvate +"

"15/11/98 11.33.01"Tomm ."tanto di tempo ne abbiamo parecchio"

"15/11/98 11.33.37"Sofia Filo"sì, ma non è dettop che dobbiate impiegarlo ad ascolatrmi !"

"15/11/98 11.33.55"Sofia Filo"e poi il discorso dovrebbe essere a 3!"

"15/11/98 11.34.14"Tomm ."uff non ti far pregare, se ci stufiamo tra due ore ti interrompiamo"

 

"15/11/98 11.58.07"Vittoria trainer"Antonella pippo ha quasi rischiato scrivendo "anche in questo caso stai sostenendo un ruolo" ma poi non ha detto quale. Quello sarebbe stato un rischio."

Altro tentativo di riportare il gruppo a parlare di ciò che sta avvenendo lì.

"15/11/98 11.58.47"Sofia Filo"ok, anto vai avanti, così capisco"

Intervento di Sofia che cerca di "sbolognare" ad Antonella la "patata bollente"

"15/11/98 11.59.51"Vittoria trainer"Prova Tu, Sofia, che ruolo state sostenendo Anto, Tom e anche Tu?"

Il trainer interviene, tentando di interrompere "il gioco del cerino" e di far definire Sofia

"15/11/98 11.59.53"Antonella pippo"secondo te, qual''è i ltuo ruolo in questo momento"

"15/11/98 12.00.00"Antonella pippo"all''nterno di questo piccolo gruppo"

Antonella interviene due secondi dopo, tentando di utilizzare a suo vantaggio l’intervento del trainer;

"15/11/98 12.00.44"Sofia Filo"scusate io sarò un tarda, ma non ci arrivo, e quando non ci arrivo mi arrabbio! Io non sto sostennendo nessun ruolo sono io e basta"

Sofia reagisce rispolverando la tecnica dell' "urlo", che le avevamo già visto usare prima.

"15/11/98 12.01.05"Tomm ."concordo, al massimo il ruolo di parlante"

Tomm., (come aveva già fatto quasi due ore prima) interviene dicendo "concordo" ed autoattribuendosi il ruolo di "parlante" (in questo modo contemporaneamente appoggia Sofia e dà una pseudo-risposta al quesito posto

"15/11/98 12.01.07"Antonella pippo"sofio, non puoi cavartela"

Antonella continua il pressing

"15/11/98 12.01.12"Sofia Filo"se mi conosceste lo spareste"

"15/11/98 12.01.21"Sofia Filo"saperste= sapreste"

"15/11/98 12.01.23"Antonella pippo"non accetto la tua risposta"

"15/11/98 12.01.34"Sofia Filo"uffa, allora dimmi cosa vuoi"

"15/11/98 12.02.01"Antonella pippo"rispondi alla domanda"

"15/11/98 12.02.11"Sofia Filo"quale?"

Sofia si difende.

"15/11/98 12.02.34"Antonella pippo"non capisco, e qui sono lenta"

"15/11/98 12.02.50"Sofia Filo"ok prendi tempo aspetto"

"15/11/98 12.02.58"Tomm ."io pure"

Ribaltone.

Approfittando della dichiarazione momentanea difficoltà di Antonella, Sofia è riuscita a liberarsi dell’impiccio.

Si conferma l’alleanza Sofia-Tomm.

"15/11/98 12.03.56"Antonella pippo"il fatto stesso che stiamo comunicando dalle h 11.20 vuol dire che qualcosa sta succedendo"

"15/11/98 12.04.12"Antonella pippo"chi apre la comunicaizone"

"15/11/98 12.04.17"Sofia Filo"sì, ma non abbiamo proroddo niente"

Antonella tenta di fare alcuni esempi (senza però definirsi) sui contenuti dei ruoli (potere della competenza? mah, lo fa con un tono così down...)

"15/11/98 12.04.21"Cristina -cotrainer ."Comunicando o parlando?"

Intervento provocatorio del co-trainer

"15/11/98 12.04.23"Antonella pippo"chi cambia argomento"

"15/11/98 12.04.33"Antonella pippo"bella domanda"

Antonella, apparentemente, pare colpita dall’intervento ma...

"15/11/98 12.04.53"Tomm ."parlare è un modo di comunicare"

quando Tomm. la ributta sull’intellettuale...

"15/11/98 12.05.02"Antonella pippo"parlare posso circoscriverlo alla voce, quindi 1 canale"

"15/11/98 12.05.12"Antonella pippo"comunicare più canali"

"15/11/98 12.05.16"Antonella pippo"no"

prontamente lo segue...

"15/11/98 12.05.28"Cristina -cotrainer ."COMUNICARE=METTERE IN COMUNE"

Altro tentativo del co-trainer per stimolare alla riflessione sulla interazione

"15/11/98 12.05.51"Antonella pippo"ok"

Altro commento positivo di Antonella...

"15/11/98 12.05.57"Tomm ."questa l''ho già sentita, ma non mi convince del tutto"

"15/11/98 12.06.08"Tomm ."come la mettiamo con le comunicazioni conflittuali"

"15/11/98 12.06.10"Tomm ."?"

Altro spostamento sul dibattito intellettuale di Tomm...

"15/11/98 12.06.11"Sofia Filo"scusate, abbiamo messo in comune qualcosa?"

Intervento polemico di Sofia (ce l'ha con il co-trainer o con gli altri partecipanti? Mah!)

"15/11/98 12.06.12"Antonella pippo"che cosa tom non ti convince"

"15/11/98 12.06.36"Antonella pippo"il tempo che abbiamo trascorso e che trascorreremo"

"15/11/98 12.06.44"Tomm ."non penso che la comunicazione sia sempre un modo di mettere qualcosa in comune"

"15/11/98 12.06.55"Antonella pippo"se tu non avessi deciso di partecipare non avresti messo nulla in-comune"

"15/11/98 12.07.19"Sofia Filo"vero, non ci avevo pensato, però potremmo passare anche il tempo insieme dormendo e non avremmo scambiato nulla"

Antonella si barcamena tra Tomm e Sofia…

"15/11/98 12.07.23"Antonella pippo"quindi, tom, che cos''è per te la comunicazione"

"15/11/98 12.07.47"Tomm ."un rituale"

"15/11/98 12.07.59"Antonella pippo"la comunicazione è un rituale"

Quando si passa dalla filosofia alla comunicazione si può tentare un duello di "cervelli" ... e magari una relazione...

"15/11/98 12.08.12"Tomm ."un microrituale di tipo goffmaniano"

"15/11/98 12.08.26"Sofia Filo"avvisatemi quando avete finito"

Ma qualcuno non gradisce l’esclusione...

"15/11/98 12.08.27"Antonella pippo"aiuto"

"15/11/98 12.09.04"Antonella pippo"tom continua"

"15/11/98 12.09.09"Tomm ."un rituale il cui scopo è condividere una visione della realtà ed una sua categorizzazione"

"15/11/98 12.09.25"Antonella pippo"condivisione"

Così si continua sull’ "intellettuale"

"15/11/98 12.09.26"Tomm ."Se mi date due minuti mi spiego meglio ok?"

"15/11/98 12.09.30"Antonella pippo"mettere in comune"

"15/11/98 12.09.36"Antonella pippo"scusa"

 

"15/11/98 12.10.22"Tomm ."Allora certamente la comunicazione è un modo di mettere qualcosa in comune, ma solo in un senso molto generale"

"15/11/98 12.10.57"Antonella pippo"io sono più pragmatica"

"15/11/98 12.11.00"Tomm ."nel senso di condividere un quadro di rifewrimento"

"15/11/98 12.11.03"Antonella pippo"spiegati meglio"

 

 

"15/11/98 12.11.15"Vittoria trainer"Perché non avete risposto alla mia DOMANDA?"

Attenzione!

"15/11/98 12.11.35"Tomm ."io penso che la realtà sia un continuum una specie di flusso indistinto"

"15/11/98 12.11.51"Tomm ."per poterci orientare abbiamo bisogno di misurarla"

"15/11/98 12.11.57"Tomm ."un modo è la scienza"

"15/11/98 12.12.09"Tomm ."un altro è la comunicazione (conversazione)"

 

"15/11/98 12.12.12"Sofia Filo"la parola chat, vuol dire chiacchere disimpegnate, vi ricordate? la gente usa le chat per conoscere altra gente (solo in modo virtuale), e passare il tempo.....così mi annoio"

"15/11/98 12.12.33"Tomm ."ok scusa, ma è una cosa che mi appassiona"

"15/11/98 12.12.54"Sofia Filo"mi rendo conto, ma è troppo tecnica per me"

"15/11/98 12.13.15"Tomm ."ok ri-scusa"

"15/11/98 12.13.34"Antonella pippo"perché le stai chiedendo scusa"

"15/11/98 12.13.51"Tomm ."perché l''ho annoiata e non mi sembra bello"

 

"15/11/98 12.14.12"Antonella pippo"io devo ancora capire "gorfmann""

"15/11/98 12.14.13"Sofia Filo"noi abbiamo una differenza rispetto alla e chat. Nelle chat normali la gente sta un tempo che lei stessa stabilisce, qui noi abbiamo dei tempi obbligati e quindi ci sentiamo in obbligo di riempirli con chiacchere sensate"

 

"15/11/98 12.14.38"Vittoria trainer"Perché non avete risposto alla mia DOMANDA?"

Nuovo tentativo. Il primo era stato assolutamente ignorato

"15/11/9812.14.47"Sofia Filo"QUALEEEEEEEE????????????????????"

Attenzione alla risposta:

Sofia fa almeno due operazioni:

a) nega di averla vista; b) urla, mettendosi in competizione col trainer

"15/11/98 12.14.51"Tomm ."Goffman è il mio sociologo preferito"

"15/11/98 12.15.13"Tomm ."Goffman ha applicato la teoria del rituale religioso alla vita quotidiana"

"15/11/98 12.15.19"Tomm ."molto bello"

Passa quasi un minuto in cui Tomm. continua ad occuparsi d’altro, prima di affrontare il conflitto appena esploso.

"15/11/98 12.15.34"Tomm ."Vittoria quale domanda?"

"15/11/98 12.16.02"Sofia Filo"ah, non sono la sola, cominciavo a sentirmi stupida"

"15/11/98 12.16.25"Tomm ."secondo te ci risponde?"

"15/11/98 12.16.29"Antonella pippo"altro esempio di difesa"

"15/11/98 12.16.49"Sofia Filo"ochio e croce direi di no"

"15/11/98 12.17.07"Tomm ."Vittoriaaaa rispondiciiii"

"15/11/98 12.17.21"Sofia Filo"uffa, che palle con questa difesa, non c''è nessuna difesa ho soo chiesto di ripetere la domanda. Chiedo troppo ?"

"15/11/98 12.17.51"Tomm ."secondo me no"

"15/11/98 12.18.26"Antonella pippo"se non ti risopnde"

Nelle situazioni di conflitto con il "potere", rappresentato dai trainers, il gruppo sembra assumere sempre la stessa configurazione:

Sofia all’attacco, Tomm. a sostegno, Antonella sulla soglia che tenta di appoggiarsi agli interventi del trainer per guadagnare spazio

"15/11/98 12.18.39"Sofia Filo"Se lo scopo del gruppo è quello di misurare l''incazatura della gente rispetto al grado di impotenza derivato dal fatto di non poter obbligare una persona e rispondere, beh, ci state riuscendo"

Il problema di Sofia pare essere quello di non poter obbligare il trainer a risponderle;

"15/11/98 12.18.40"Antonella pippo"potresti far scivolare il cursore e cercare la domanda"

Questa sequenza dimostra che si trattava davvero di un problema di "potere" e non di comprensione:

tutti i partecipanti avrebbero potuto, se l’avessero dimenticata, recuperare la domanda semplicemente facendo scorrere il loro cursore lungo la finestra di lettura (recuperando così quanto si era detto)

"15/11/98 12.19.13"Tomm ."mi ricordo la domanda, ma vorrei che la precisasse"

"15/11/98 12.19.25"Tomm ."parlava dei ruoli (credo)"

Tomm: lo riconosce, ma tenta un salvataggio in extremis "vorrei la precisasse"

"15/11/98 12.20.17"Tomm ."non capisco cosa intende"

"15/11/98 12.20.34"Antonella pippo"un esperto di Gofmann"

"Non capisco" dice.

Commento ironico di Antonella che lo "pizzica" sul suo sociologo preferito

"15/11/98 12.21.43"Tomm ."i ruoli sono dettati dalle istituzioni, ma qui non essendoci istituzioni non ci sono ruoli"

"15/11/98 12.22.05"Tomm ."a parte quelli ovvi di parlante-ascoltatore"

"15/11/98 12.22.25"Vittoria trainer"e...Zaratustra!"

Negazione

"15/11/98 12.22.47"Antonella pippo"anche il ruolo dell''amante è dettato dalle istituzioni?"

"15/11/98 12.22.58"Tomm ."certo"

Antonella ritenta con la "stimolazione intellettuale"

"15/11/98 12.23.11"Sofia Filo"io credevo si dovessero fare 4 chiacchere, se ci sentiamo in obbligo di fare dotte citazioni, o ci triceramo dierti frasi sibilline, allora sì che non c''è comunicazione! Noi siamo associati da questo mezzo ma potremo avere gusti diversissimi e niente in comune"

Sofia ribadisce che questo tipo di interazione non le garba

"15/11/98 12.23.15"Antonella pippo"spiegamelo"

"15/11/98 12.23.26"Tomm ."il ruolo dell''amante è descritto dai libri, dal cinema, dai libri"

"15/11/98 12.23.50"Tomm ."l''ultimo dai libri voleva essere un dalla televisione""

15/11/98 12.24.00"Antonella pippo"e quindi"

"15/11/98 12.24.23"Tomm ."i ruoli sociali, proprio in quanto tali devono essere codificati"

"15/11/98 12.24.46"Tomm ."e le istituzioni sono ciò che li codifica"

Antonella invita Tomm. a proseguire

e lui lo fa....

"15/11/98 12.25.03"Tomm ."ma io non vogli annoiare Sofia"

ma con un occhio rivolto a Sofia...

"15/11/98 12.25.15"Tomm ."non voglio il ruolo dell''annoiatore"

"15/11/98 12.25.37"Antonella pippo"forse quello del filosofo"

Cominciamo a parlare di ruoli?

"15/11/98 12.25.40"Tomm ."Sofia, parliamo di gusti?"

"15/11/98 12.25.59"Sofia Filo"se non vi fa schifo tornare tra i mortali...."

"15/11/98 12.26.08"Tomm ."nemmeno quello del filosofo, siete voi che mi provocate"

...no cambiamo argomento...torniamo a Sofia

"15/11/98 12.26.22"Tomm ."Ok a me piace molto il jazz"

"15/11/98 12.26.27"Antonella pippo"la provocazione è partita da me"

"15/11/98 12.26.37"Antonella pippo"anzi"

"15/11/98 12.26.42"Antonella pippo"ne sono partite ben due"

e ad un terreno più saldo...

Ma come, io ti provoco...e tu cosa fai? Preferisci parlare d’altro con Sofia?

Antonella protesta per il repentino abbandono di Tomm che mostra di preferire cambiare argomento e riportare Sofia al centro dell’interazione.

Dalle interazioni che abbiamo riportato sopra emergono in modo abbastanza chiaro, come dicevamo, ruoli, modalità relazionali, e difese.

Le modalità con cui si sviluppano le relazioni, ripercorrono la successione di fasi prevista dalle teorie citate da Byrne (1994): la Social Penetration Theory di Altman e Taylor e la Attraction Theory di Levinger e Snoek

Corrispondono anche alle tappe con cui si sviluppa un gruppo faccia a faccia: primo contatto, esplorazione, orientamento...

Se dovessimo tentare di definire lo stadio di sviluppo raggiunto dalle relazioni al termine della giornata, potremmo collocare il gruppo nella fase di "scambio affettivo esplorativo" (secondo Altman e Taylor) o di "contatto superficiale" (secondo Levinger e Snoek). Oppure ancora nella Fase 1-sottofase1 (Dipendenza-sottomissione) secondo la sequenza di fasi di sviluppo di gruppo elaborata da Bennis e Shepard, riportata da Luft (1973)

L’aspetto più caratteristico di questa esperienza però, a mio parere, sta nel fatto che permette di far esplodere, in tutta la sua evidenza una modalità relazionale che ho prima definito "interazione a livello di superficie".

Questo fenomeno, che le caratteristiche dell’ambiente fanno "esplodere" (l’assenza di fisicità, l’anonimato, l’intangibilità delle emozioni dichiarate, la distanza fisica), è pure presente nelle relazioni interpersonali "reali".

"Considerare le persone a livello dell’interfaccia" astenersi dall’andare in profondità, dall’apertura personale, elevare la chiacchera ("chat") a modello di relazione. Sono tutti fenomeni che sperimentiamo nella vita quotidiana, che vediamo materializzarsi nei gruppi di formazione, che nel t-group "virtuale" hanno però assunto una evidenza abbagliante.

Non sappiamo (non avendolo provato) se una durata prolungata dell’esperimento avrebbe portato alla condivisione di vissuti personali intensi (è però quanto è avvenuto nell’e-mail training group cui avevo partecipato nel ‘97) e se (come è probabile) il mantenimento delle relazioni su un livello superficiale sia funzione della durata dell’esperimento (c’è bisogno di più tempo per fidarsi?).

La mia convinzione è che, per le sue caratteristiche strutturali, il contesto della CMC favorisca, comunque, questa modalità di relazione.

Consideriamo due strutture:

Cosa le differenzia:

  • nella prima la cornice esterna, è ben definita e contiene le forme, le aree interne hanno un’ampia superficie di contatto tra loro e la loro forma e dimensione è determinata da sé e dalle relazioni con le forme attigue; il processo conflittuale che porta alla modifica di forme e dimensioni coinvolge tutta la superficie di contatto;
  • nella seconda la cornice è meno definita, delimita meno il confine tra interno ed esterno, non "contiene" le forma interne; la "distanza" tra le forme aumenta: non è più la relazione con le altre forme che determina l’identità, ma la propria capacità di esistere di per sé (e automantenersi preservandosi dalla scomparsa); la superficie di contatto con l’altro di riduce ad un collegamento, precario ed instabile. Collegamento, d’altra parte vitale, perché garante dell’esistenza. Svolgendosi la relazione solo attraverso quel ponte (e non più distribuendosi lungo la superficie di contatto) l’energia che si sviluppa in un eventuale conflitto è fortemente concentrata, il conflitto esplode improvvisamente, mettendo a rischio i collegamenti. Si determina, però, una strana situazione in cui le relazioni, meno estese, più precarie, diventano ancora più importanti per garantire l'esistenza. Si esiste finché si è in contatto, anche solo formalmente. L'isolamento è la morte. Quindi, se si ritiene opportuno mantenere, con l’identità, le relazioni, questo si realizza "anestetizzando" i conflitti, riducendo la quantità di energia (di traffico) lungo i ponti. Anche perché, essendo in gran parte utilizzata per automantenere il sistema (non contribuendo più allo scopo le forme attigue), l’energia disponibile per le relazioni è decisamente inferiore.

Se la prima figura può, in qualche modo, rappresentare la situazione che si verifica in un T-Group (e la cornice esterna può rappresentare la situazione di contemporanea presenza in una stanza, in un contesto "neutro" ma condiviso e la forza strutturante della presenza fisica e psicologica dei partecipanti), la figura a destra può rappresentare il contesto del t-group virtuale dove la cornice esterna è data da alcuni scarsi elementi del setting (la lavagna con gli orari, la definizione dei ruoli dello staff, le modalità di collegamento, ecc.) e soprattutto dall’idea di star condividendo una esperienza (anche se nessuno poteva ad esempio sapere se in realtà il trainer fosse sempre fisicamente presente o meno); non è condiviso lo spazio fisico, che è invece individuale (ognuno stava da solo) e appartenente all’esterno del gruppo (la casa, l’ufficio) con eventualmente la presenza di terzi (marito, figli, genitori, ecc.).

E’ impressionante come la configurazione che viene promossa da questo ambiente di rete, permetta l’esplorazione di alcuni dei fenomeni (individuali e di gruppo) più interessanti e attuali.

  • la pluriappartenenza: con persone che si trovano contemporaneamente insieme e separate, contemporaneamente coinvolte sul compito comune e contemporaneamente viventi esistenze separate in contesti diversi. Il gruppo esiste in un "campo" che è solo psicologico, separato dall’ambiente fisico in cui nel frattempo la persona vive (magari coinvolta da altre relazioni). Ambiente fisico che, a differenza di quanto avviene nei t-group o nei gruppi faccia a faccia, non è manipolabile dagli altri partecipanti;
  • la funzione delle "protesi" all’interno delle relazioni; cosa vuol dire comunicare attraverso simulacri, avvicinarsi restando lontani, avere relazioni senza toccarsi;
  • il rapporto tra oggettivo e soggettivo nella lettura di ciò che sta accadendo nel gruppo;
  • il ruolo della simulazione nella costruzione della realtà.

Alcune considerazioni conclusive

Il gruppo osservato: la temporalità come motore emozionale

Nella comunicazione testuale mediata dal computer, tutta l’interazione si svolge solo a portata di sguardo. Tutto ciò che accade, prende la forma di caratteri, parole, frasi che si compongono sul mio monitor. Cosa c’era di meglio per un'analisi, ed un'osservazione, "oggettiva(nte)"?

Eppure, per me non è stato possibile. Un altro fattore entrava in gioco: IL TEMPO, LO SCORRERE DEL TEMPO. Penso si tratti di questo, perché non ho rivissuto le stesse emozioni quando, in seguito, ho letto i listati che riportavano tutte le parole scritte dai partecipanti con segnato accanto il momento in cui quell’evento si era realizzato.

Dal vivo, mentre il processo si sviluppava, le frasi si succedevano, le parole si animavano, si trasformavano in immagini. Quelli che erano solo nomi scritti sul monitor, prendevano vita propria, assumevano un'identità. Era un intero teatro che dal monitor - attraverso i miei occhi - si trasferiva nella mente.

Non è come leggere un libro. Quando leggo un libro decido io i tempi, il ritmo, gli stop, se tornare indietro, quando saltare le pagine. Online le parole, le frasi, si imprimono nei miei occhi, nella mia mente con moto proprio, con forza propria o...non arrivano....

Il silenzio è assenza

Soprattutto nell’esperienza del V-Tgroup, forse per la forza strutturante del sistema simbolico (la definizione, la struttura temporale, i ruoli organizzativi), ho sperimentato il peso dell’ "assenza"; mi sono trovato a fremere, desiderando veder materializzarsi un intervento, una risposta, una domanda. A posteriori mi sono reso conto che, in realtà, gli intervalli tra un intervento ed un altro erano al massimo di pochi secondi. Niente a che vedere con le decine di minuti sperimentati nei T-Group "tradizionali". Il tempo vuoto, l’assenza di scrittura, la durata del silenzio, "pesano" in modo diverso nella comunicazione online.

La psiche fonda la realtà (La socialità è nella psiche)

Ciò che appare evidente, soprattutto nella comunicazione "virtuale è il ruolo della nostra interpretazione, nel "costruire" ciò che "avviene". Dovendosi - la realtà -fondare solo

sul testo che scorre sul monitor

sulle interazioni tra gli Avatar dei partecipanti

e sulle emozioni che esse provocano in chi legge

ciò che succede è ciò che noi sentiamo avvenire, confermato (o disconfermato) dalle azioni degli altri partecipanti.

In questo processo di comunicazione non ci si scambiano semplicemente informazioni, ma "visioni del mondo" che, condivise, costituiscono il contesto sociale.

La psichicità è sociale

Ecco così ri-confermato un altro assunto delle psicologie e delle sociologie di derivazione gestaltica.

"il contesto sociale non è qualcosa che sta al di fuori, o al di sopra, delle persone e delle organizzazioni, ma sta dentro di esse, come elemento costitutivo della loro identità" (Mantovani, p.471).

In modo simile a quanto avvenuto per S.Turkle, con la filosofia post-strutturalista di Deleuze e Guattarí, il passaggio per l’interazione attraverso il computer mi ha permesso di sperimentare questi ultimi due assunti con un'evidenza decisamente superiore a quella sperimentata nelle mie interazioni faccia a faccia.

Ciò che per me prima era soprattutto una convinzione (filosofica, ideologica) si è trasformata, grazie ad una serie di esperienze "virtuali" in una evidenza corporea.

Appendice 1: il ruolo dell’osservatore in un t-group-virtuale

L’osservatore ed il gruppo virtuale

Il termine osservare indica una modalità di esplorazione effettuata (prevalentemente) con lo sguardo in cui il "guardato" è oggettivato, analizzato, ricomposto in schemi cognitivi razionali, significativi per l’osservatore.

Osservare sembra quindi una modalità "oggettiva scientifica, razionale di usare lo sguardo.

L’utilizzo della figura dell’osservatore è diffusissima nelle scienze umane e nelle pratiche socio-psicologiche. Dovrebbe essere la figura che, meno coinvolta emotivamente e praticamente del trainer (dello psicoterapeuta, dell’educatore, del docente), riesce più facilmente a cogliere i processi in corso.

L’osservatore nei T-Group è una persona che si affianca al trainer e "sta" nel gruppo "osservando" l’andamento dei comportamenti, delle interazioni, ecc. E’ una presenza silente, immota, il più possibile inespressiva . Dovrebbe funzionare da alter-ego, da "specchio oscuro" del trainer e dei partecipanti. Dovrebbe, come un convitato di pietra, far convergere su di sé parte delle fantasie più oscure del gruppo, aiutandolo in questo modo a rivelarle ed elaborarle. Catalizza di solito le fantasie paranoiche, i vissuti di controllo. Semplicemente, a volte, viene ignorato.

Nella comunicazione virtuale, l’osservatore "sparisce".

In un mondo in cui si esiste solo in quanto presenti sul video con la parola scritta, chi non interviene non esiste. Sparisce dal campo psicologico dei partecipanti. O almeno questa è stata la mia sensazione. Ad un certo punto dell’esperimento abbiamo anche introdotto l’escamotage di far apparire a video, ogni tanto, un segnale che manifestasse la persistenza di questa presenza nel gruppo, per vedere se poteva catalizzare un qualche interesse, ma ciò non è praticamente mai avvenuto. Ritengo quindi che l’osservatore online non svolga alcuna utile funzione nei confronti del gruppo. Può essere d’aiuto allo staff ? Penso che sia utile, nel corso di una esperienza così intensa avere qualcuno con cui discutere le diverse percezioni circa i fenomeni in atto ed i possibili interventi. Probabilmente escluderei dalla sua funzione (in quanto è impropria anche nei t-group "normali", anche se utilizzata) le attività di assistenza tecnica e somministrazione dei questionari, in modo da massimizzarne la "trasparenza" ai partecipanti.

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