La prossima crisi sarà bancaria By Sbancor
(v.anche
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La prossima crisi sarà bancaria. E poi non dite che non ve l'ho detto. La difficoltà nelle previsione delle crisi bancarie è che il giono prima chi ne parla è un mascalzone. Il giorno dopo uno dei tanti che "l'avevano detto". Eppure i dati sono allarmanti. Per quest'anno le banche italiane brucieranno valore. Cioè andranno in molti casi in perdita. Perdite finanziarie, come quei geni dell'area finanza di una banca romana che in 6 mesi sono riusciti a perdere 50 miliardi di euro sul proprio trading. Ma anche perditi su Crediti.

Cragnotti, Cecchi Gori, e forse la Fiat. Ma l'Italia è ancora un paese dalle perdite modeste. In Giappone i cosidetti Non Performing Loans (NPL's) cioè i crediti da cui non si vede indietro una lira, o uno yen o un $ a seconda dei casi, sono arrivati a cifre trilionarie di yen. "La Financial Service Agency, autorità competente in materia di vigilanza del sistema finanziario, pubblica la propria stima dell'ammontare dello stock di sofferenze del sistema finanziario alla fine di ogni anno fiscale. Secondo la "Financial Reconstruction Law", l'ammontare delle sofferenze per tutto il sistema bancario ammontava a 43,2 mila miliardi di yen alla fine di marzo 2002, in netto aumento rispetto allo stock calcolato alla fine del marzo 2001 (pari a 33,6 mila miliardi di yen). Lo stock di NPLs rappresenterebbe secondo queste stime l'8-10% circa del PIL. I dubbi che circondano, però, l'attendibilità delle stime ufficiali sono molteplici e la stessa "dimensione" del problema, in realtà, potrebbe collocarsi su ordini di grandezza ben superiori (e ben più drammatici): in un recente studio, la Ernst & Young ha stimato l'ammontare delle sofferenze in Giappone a poco più di 1200 miliardi di dollari, pari circa a 145 - 150 mila miliardi di yen (ossia quasi il 30% di PIL)." (da Focus Giappone - Capitalia) .

In America crescono le fusioni, diminuisce il numero di banche e aumentano i cosidetti "crediti problematici" . A partire dal 1985 il sistema bancario degli U.S.A. ha conosciuto un forte processo di concentrazione. Alla fine del 1984 vi erano 14.496 banche. Nel secondo trimestre del 2002 erano 7.996. Praticamente in diciassette anni erano scomparse per fusioni ed acquisizioni, ma anche per fallimenti 6.473 banche, il 45% del sistema. Quasi una banca al giorno. I fallimenti hanno riguardato 1.322 fra il 1995 e il 2001. Le fusioni ed acquisizioni hanno riguardato 8.092 banche, nello stesso periodo. E ciò porta a preoccupanti rischi di concentrazione delle possibili perdite. Specie sui "derivati". Nel sistema bancario americano i derivati sono concentrati in poche banche. J.P.Morgan - Chase detiene il 49,6% del mercato, Bank of America il 19,8%, Citygroup il 17,8% le altre prime dieci banche l'11,6% ed il resto del sistema l'1,2%

A fine settembre J.P.Morgan- Chase, la seconda grande banca d'investimento del mondo ha subito un downrating del proprio debito. La causa è soprattutto il crollo delle attività di intermediazione che a luglio ed agosto hanno fatto registrare entrate per soli 1000 milioni di dollari, contro 1,1 miliardi dei tre mesi precedenti. Enron, Worldcom e gli altri grandi investimenti di J.P. Morgan Chase nel settore delle telecomunicazione, più la crisi argentina hanno lasciato il segno.

Anche Morgan Stanley - Dean Witter riporta un calo degli utili del 17%, registrando l'utile più basso dal 1997, anno della fusiuone fra Morgan Stanley e Dean Witter.. Se lo scenario delle banche americane desta qualche preoccupazione, per la crescita dei "Classified Loans Committments", i cosidetti crediti problematici passati da 22 miliardi di dollari del 1997 a 157 miliardi di dollari nel 2002, con un incidenza sulla totalità degli impieghi che passa da 2,9% a 12,6% , anche la situazione tedesca non è confortante. Il 10 ottobre del 2002 Otmar Issing, capo economista della B.C.E. parlando a "Bloomberg" disse "Sarebbe esagerato parlare di una crisi bancaria, ma la situazione può certo essere definita drammatica". Edgar Meister, membro del direttivo della Bundesbank ha detto che il sistema è solido, precisando però che: "Finora i casi di insolvenza sono rimasti isolati (…) non possiamo però escludere che vi siano altri fallimenti se la debolezza dell'economia dovesse proseguire." I fallimenti recenti di Gontard & Metallbank e di Schmidtbank lo dimostrano.

Se la crisi finanziaria del 2001-2002 si trasferisce nel 2003 alle banche, ragazzi abbiamo chiuso davvero. L'Argentina diventerà un modello di stabilità bancaria!

Consiglio del mese: i soldi metteteli sotto il materasso! Così provochiamo una bella "trappola della liquidità", per la gioia dei Banchieri Centrali. Tanto i soldi può perderli solo chi ce li ha. Un trascurato economista tedesco diceva il proletariato non aver che da perdere le proprie catene. Ora, a meno che non si riferisse alle Catene di S.Antonio, andrebbe forse preso sul serio.

Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.