APPUNTI SUL DOPOGUERRA IRACHENO
Se
c'e' una cosa che dimostra l'inutilita' della guerra
in Iraq, questa e' proprio il dopoguerra
di
SBANCOR (v.anche
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agosto 2003 - Incastrati nella giungla
metropolitana irakena, gli Stati Uniti contano almeno
un morto al giorno. Per non dire nulla di quel maledetto
imbroglio sulle cosiddette "armi di distruzione di massa"
che costera' il posto a Blair e che fa scottare anche
la poltrona di Cheney.
La
domanda pero' che circola fra gli analisti di scenari
finanziari e': cosa accadra' ancora in questo devastato
pianeta divenuto ostaggio di un ex alcolista pentito?
La dirigenza americana manterra' le "promesse"
di distruggere gli altri "assi del male", Iran,
Corea del Nord, forse Siria...? Non e' un problema da
poco. E non e' solo un problema etico o morale. Etica
e morale sono merci che nella comunita' finanziaria internazionale
hanno valore intorno allo zero assoluto.
No,
qui si tratta di fare previsioni per "l'asset management",
cioe' i migliaia di miliardi di dollari del risparmio
mondiale. Quali aree sono sicure? Quali sono a Rischio?
La Finanza odia l'incertezza. Specie se a provocare le
crisi non e' direttamente Lei.
Compulso
distrattamente le fonti americane. Non i giornali. Prima
le fonti vere, come per esempio il Council On Foreign
Relations (C.F.R.).
Ed
ecco che il dopoguerra torna ad avere scenari da incubo.
I
compassati "Wasp" (White Anglosaxon Protestant)
che formano quella istituzione segreta che ha guidato,
come dice Carrol Quigley , attraverso un "International
Anglophile Network" la politica americana del secondo
dopoguerra.
Di
questo Network facevano, e fanno parte, oltre ai famigli
della Casa Morgan, Owen Youg, che tratto' le Riparazioni
tedesche, Allen Foster Dulls (CIA) i Withney, Douglas
Dillon, Lamont, Lazard Brothers per non parlare degli
Harriman, quelli delle ferrovie (nonché soci in una impresa
bancaria con Prescott Bush, il nonno, che rischio' la
tragicommedia avendo ben due nazisti nel Consiglio di
Amministrazione, dopo l'entrata in Guerra dell'America).
La Banca venne chiusa d'ufficio da Franklin Delano Roosvelt
per "intesa con il nemico".
Partecipava
alla filiera anche Rockfeller, quello della Standard Oil.
Cosa legava questo drappello di venali gentiluomini di
ventura? Oltre l'eugenetica Wasp tutti loro seguivano
il sogno di Cecil Rhodes, il fondatore del Sudafrica,
nonché proprietario delle miniere De Beers e, last but
non least, ispiratore della rivista "The Round Table"
del "Royal Institute of International Affairs"
e del Council on Foreign Relations. Sogno che puo' sintetizzarsi
in un Nuovo Ordine Mondiale costruito da chi parla la
lingua anglosassone, e quindi oltre all'Inghilterra, l'America,
l'Australia, il Canada, la Nuova Zelanda. Insomma, per
capirci, tutti gli appartenenti al Progetto "Echelon",
il grande fratello dello spionaggio elettronico.
Orbene,
non e' difficile accorgersi che, sempre con i modi sorridenti
propri dell'establishment Wasp, Bush il giovane non e'
piu' esente da critiche. Anzi, c'e' qualcuno che ne parla
come di un vero deficiente. Qualcosa di piu', quindi,
di un aristocratico arricciamento di naso, certo, ma non
ancora un uppercut sotto il mento.
Cosa
rimproverano questi circoli a Bush?
Occorre
leggere fra le righe di documenti anche troppo "politically
correct".
Prendiamo
ad esempio una testimonianza del Dr. Rachel Bronson, del
9 luglio 2003. Bronson e' Direttore degli studi sul Medio
Oriente del Council On Foreign Relations. Presso la "National
Commission on Terrorist Attacks Upon the United States"
(la sidetta "9/11 commission")
A
proposito del "clash of civilization" egli sostiene
che gli USA stanno adottando una "self fullfilling
prophecy", cioe' una profezia autoavverantesi. E
cita dati inoppugnabili. Dopo l'11 settembre quasi tutto
il mondo era solidale con gli Stati Uniti. Ora in Indonesia
i sondaggi indicano che dal 61% di solidarieta' agli Stati
Uniti, registratosi immediatamente dopo l'attacco, si
e' passati a un tiepido 15%. In Turchia, il 71% della
popolazione e' preoccupata che prima o poi la Turchia
diventi un possibile "target" per un attacco
"USA". L'antiamericanismo, secondo Bronson,
sta allargandosi a paesi tradizionalmente alleati degli
USA, come la Germania e l'Arabia Saudita. E rimpiange
il "sentiment" dell'allora principe Faisal che
nel 1962 dichiarava a Kennedy che solo dopo Allah i sauditi
credevano all'America. Bronson rimanda l'origine della
situazione attuale alla leggerezza con cui negli anni
'80 gli Stati Uniti cedettero alle parole di Zbigniew
Brzezinsky che autorevolmente sproloquiava su "cosa
fosse piu' importante nella visione storica: la fine dell'Unione
Sovietica o i Talebani". Bronson amaramente commenta
che se i dirigenti politici di allora avessero saputo
che il costo sarebbe stato di 3.000 morti nelle due Torri,
di un attacco al Pentagono, piu' i bombardamenti delle
Ambasciate in Africa e l'attacco all'incrociatore Cole,
oltre alla creazione di movimenti radicali antiamericani
in tutto il mondo, difficilmente avrebbero dato il loro
consenso.
Attaccando
senza mezzi termini la recente politica estera americana
nel Medio Oriente, in Iraq, In Afghanistan e in Pakistan,
Bronson conclude che l'unica via d'uscita e' un impegno
serio degli Stati Uniti nel sostegno economico dell'area,
nella formazione, nella ricostruzione. L'idea di Bronson
e' quella di una specie di Piano Marshall verso il mondo
islamico. Al primo punto, pero', c'e' la soluzione del
conflitto in Palestina. Come dire che l'avvenire degli
USA in quest'area e' legato alle bizze di Sharon e Arafat...
Auguri!
Ancora
piu' secco e' un corposo documento di circa 60 pagine
intitolato "Risposta alle Emergenze: Drasticamente
Sottostimate e Pericolosamente Impreparati". Anche
questo uno studio di una indipendente task force, sponsorizzata
dal C.F.R.
Dopo
aver esaminato al microscopio l'impreparazione delle forze
in caso di nuovi attacchi, (dai pompieri, alla Guardia
Nazionale, alle Agenzie di intelligence, ecc) il documento
sostiene che, mentre il budget della sicurezza e' di "solo"
27 miliardi a partire dal 2004 per cinque anni, le reali
esigenze di sicurezza ammontano a 25,1 miliardi di dollari
l'anno contro i 5,4 miliardi che si spendono ora.
Ma
oltre che i soldi, mancano anche gli uomini. Rosemary
Hollis del Royal Institute of Foreign Affairs (casa madre
inglese del C.F.R.) sostiene che in Iraq ormai l'intervento
dell'ONU e' diventato non un'opzione ma un'impellente
necessita. Anche se si muovesse tutta la Nato, gli uomini
a disposizione sarebbero "solo" 80.000 di cui
37.000 dislocati in Afghanistan, nei Balcani, in Sierra
Leone e altrove. Occorre dunque tornare, con la coda fra
le gambe, alle Nazioni Unite. Cosa che il Royal Institute
aveva sostenuto dall'inizio.
Ma
non e' solo l'Iraq a far condensare le critiche sull'Amministrazione
Bush. Anche sull'altro Asse del Male, la Corea del Sud,
i circoli anglofili criticano il Presidente. Awrence Korb,
vice presidente del C.F.R. ha detto in un'intervista alla
radio Wtop, che copre la regione di Washington, che "la
politica USA verso la Corea del Nord e' mal concepita
ed autolesionista. La Corea del Nord afferma ripetutamente
di disporre di armi nucleari, ma non abbiamo modo di sapere
se questo sia vero. Ma cio' che conta di piu' e' che con
la nostra politica siamo riusciti a convincerli a dire
che ce le hanno o addirittura a fargliele costruire; perché
siamo riusciti a convincere Pyongyang del fatto che a
meno che essi non dispongano di armi nucleari cercheremo
di distruggerli con la forza, come abbiamo fatto in Iraq".
William
Perry l'ex Ministro della Difesa del Governo Clinton,
oggi inviato speciale di Clinton in Corea, ha dichiarato
al Washington Post il 15 luglio: "ritengo che in
Corea stiamo perdendo il controllo... Una soluzione c'era
fino a sei mesi fa se avessimo fatto le cose giuste. Purtroppo
non le abbiamo fatte"... e ora "il programma
nucleare della Corea del Nord pone il pericolo immediato
della detonazione di armi nucleari nelle citta' americane".
In
effetti, era opinione comune degli analisti che la Corea
del Nord avrebbe fatto la fine della Germania Est. Il
Sud Corea stava lavorando sull'unificazione a tempi stretti.
Ma l'arrivo di Bush alla presidenza ha bloccato tutto.
E ora, siamo di fronte all'agghiacciante ipotesi che un
popolo, ridotto a scheletro umano dalla carestia, disponga
dell'arma nucleare.
Infine
il plurimiliardario Soros attacca frontalmente Bush, a
pagamento sui giornali. Ora Soros non conta, ne' mai ha
contato in quanto tale. Soros contava e conta perché e'
un uomo dei Rotschild. Prima gli dirigeva gli Hedge Funds
ad alto rendimento e altrettanto alto rischio. Oggi e'
diventato un uomo da relazioni esterne.
Perché
dunque i Rotschild si schierano contro Bush II? E' uno
dei misteri di questa storia e comunque, nella storia,
i Rotschild furono l'unica famiglia ebraica non discriminata
dall'ideologia Wasp...
Certo
e' che nel Partito Democratico Americano, si sentono voci
di critica feroce al presidente. E il Senatore Lieberman
che ha guidato il fronte democratico dei fautori della
Guerra all'Iraq, cede per il momento il posto all'ala
sinistra del partito: il Senatore Edward Kennedy ha praticamente
messo sotto accusa, il 15 luglio, in un discorso alla
John Hopkins University, l'intera politica di Bush verso
l'Iraq.
Ma
torniamo agli scenari finanziari. Qui Greenspan sembra
un moscone impazzito che passa a smentire ogni sua dichiarazione
con nuove dichiarazioni. Fino a giugno ha parlato di minaccia
di deflazione e della disponibilita' della FED a fare
acquisti nella parte alta della curva dei rendimenti,
in caso di crisi del mercato. Deflazione, per chi non
e' un esperto di economia, e' la peggiore patologia di
un sistema economico. Vuol dire calo generalizzato dei
prezzi. Vuol dire che il risparmio fugge dagli investimenti,
generando la cosiddetta trappola della liquidita', una
trappola dove non valgono piu' nemmeno le piu' drastiche
politiche monetarie, anche a tassi zero o negativi infatti
non ripartono ne' i consumi, ne' gli investimenti, come
accadde nel 1929 e, piu' recentemente, in Giappone.
Ovviamente,
uno scenario di prossima deflazione spinge gli investitori
a comprare oggi obbligazioni (Bonds) il cui valore salira'
quando i tassi diminuiranno. Si e' creata in questo modo
dopo la "bolla dei mercati azionari", e dopo
la "bolla dei mercati immobiliari", anche una
"bolla obbligazionaria".
Il
15 giugno Greenspan cambia idea. Di fronte agli stupiti
membri del Congresso non parla piu' di minacce deflattive.
Rincuora sulle sorti dell'economia USA e della sua moneta,
profetizza riprese prossime e sicure. E con cio' provoca
il "massacro" del mercato obbligazionario Quindi,
hanno cominciato a ragionare gli investitori, Greenspan
ci ha fatto fessi due volte. Prima spingendoci a comprare
assicurandoci che sarebbe intervenuto con mezzi "non
convenzionali", per poi smentire tutto e far crollare
il mercato dei "bonds". Cosa che puntualmente
accade. Fino a oggi "il massacro sui Bonds"
non si e' fermato. Ormai, secondo la Merryl Linch, primaria
banca d'affari americana, il pubblico ha perso la sua
fiducia nella Federal Reserve e in Greenspan.
Un
giorno, infatti, Greenspan sostiene che l'economia va
bene per rinforzare il dollaro e le quotazioni di Borsa
e, inevitabilmente, fa crollare il mercato obbligazionario.
Un'altra volta sostiene l'esatto opposto, che l'economia
e' a rischio deflazione, e crollano i prezzi di Borsa.
Tutto
questo parlare a mio avviso ha un solo senso. L'economia
americana per il momento e' ferma.
E
pochi sono gli strumenti utilizzabili dalla Federal Reserve,
la quale si trova di fronte a un vero rebus: finanziare
il crescente disavanzo delle casse federali, dovuto alle
spese di guerra, sostenere il dollaro e insieme tentare
di rilanciare l'export americano che a gran voce richiede
un dollaro piu' debole, evitare di rialzare bruscamente
i tassi per scongiurare l'esplodere della "bolla
immobiliare", e insieme sostenere la ripresa, ma
evitando qualsiasi tensione sui prezzi.
E'
evidente che di fronte a tale incastro il mondo finanziario
guardi con sempre minor favore l'attuale establishment
repubblicano.
Fra
le tante e confuse dichiarazioni di Greenspan una merita
attenzione e preoccupazione: l'attacco di Greenspan alla
Cina.
Il
saldo import-export delle merci cinesi verso gli Stati
Uniti - ha notato il Governatore - e' passato da 28,2
miliardi di dollari del 2001 a 43,3 miliardi nel 2002.
I cinesi, inoltre, spendono circa 600 milioni di dollari/giorno
per tener su la loro valuta, il remimbi, contro il dollaro.
Ricordiamo che fu solo grazie all'interventismo dalla
Banca Centrale che si evito' l'allargarsi della crisi
"asiatica" del 1998 alla Cina. La Cina, insieme
all'India, sono i due soli mercati mondiali in rialzo
da oltre cinque anni. Quest'anno, pero', la Sars determinera'
una crescita del PIL Cinese del 6,5%, contro l'8% previsto...
e allora... Beh allora la Cina e' uno strano mercato.
Lo sapete che l'1% della popolazione cinese e' pari a
oltre due volte e mezzo la popolazione italiana? E se
la disoccupazione cresce dell'1% gli eventuali disordini
sociali riguardano piu' di 150 milioni di persone? E se
si ferma anche la Cina... qui gli scenari si confondono...
fra questi c'e' anche una guerra commerciale fra USA e
Cina... e le guerre commerciali a volte si trasformano
in guerre vere... C'e' la volonta' espressa da Bush di
mettere in riga l'America Latina... in Colombia sono anni
che prima le squadre speciali e poi i marines stanno combattendo...
ancora, la Corea del Nord potrebbe essere la Danzica degli
anni 2000. L'Iran quasi certamente dispone di armi nucleari,
il Pakistan ne e' pieno... tutto e' ancora piu' confuso...
la III° guerra mondiale dovra' essere certamente una guerra
nucleare atomica... Piu' in la' tutto e' troppo confuso
per essere... Piu' in la forse non c'e' piu' nulla...
Forse
anche qualcuno nelle alte sfere ha cominciato a pensare
cosi'... forse c'e' qualcuno nell'attuale Ordine Mondiale
che vede solo confusione, sangue, distruzioni e morte...
O piu' semplicemente c'e' qualcuno che ha scoperto che
il "clan Bush" e' solamente concentrato a difendere
una ristretta cerchia di petrolieri, di industrie d'armi.
E che la guerra infinita e' solo un modo per farsi gli
affari propri. Qualcuno i cui interessi non coincidono
piu' con quelli del "clan Bush".
E'
troppo presto per dire chi, come e quando. Una cosa e'
certa: il movimento della pace dovrebbe iniziare a pensare
qui ed ora se c'e' davvero un altro mondo possibile. Perché
per quello attuale non vedo molte vie d'uscita.
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