Solidarietà pelosa e commercio delle armi (M.Meti)

Non passa giorno senza che in tv siano lanciati appelli di solidarietà per bambini, donne, disabili dei Paesi africani, sudamericani, asiatici. Appelli che invitano ad aiutare persone in difficoltà e fanno leva sui buoni sentimenti degli spettatori.
Nel periodo dagli anni sessanta agli anni novanta la "solidarietà" internazionale era riservata a casi specialissimi, come inondazioni, terremoti, disastri naturali con un gran numero di vittime. La solidarietà verso le persone era sostituita da ideologie politiche che invitavano a lottare per cambiare le politiche degli Stati. Al regalare pesci si preferiva insegnare a pescare. E' anche grazie a queste ideologie che il Terzo Mondo si è affrancato dall'odioso dominio coloniale.
Oggi preferiamo lasciare che gli Stati affamino e uccidano i loro sudditi, purchè siano disposti a svendere materie prime e comprare armi dal glorioso occidente ex-coloniale. In cambio, facciamo grandi campagne di "solidarietà", chiedendo ai cittadini di aiutare i bisognosi perchè gli Stati arretrati continuino la loro sudditanza.

Diciotto miliardi di dollari all'anno vengono spesi in Africa per uccidere migliaia e migliaia di persone già morte di fame. Su 500 milioni di armi piccole e leggere circolanti nel mondo, ben 100 milioni vengono usate clandestinamente in tutto il continente africano.....Le spese militari dell'Africa sono andate crescendo costantemente dal 1990 a oggi. Risulta che l'acquisto di armi nel continente sia passato, in termini reali, dai 17,9 miliardi di dollari ai 42,7 del 2013......L'Italia, tra i primi 10 esportatori di armi al mondo, ... è stata in grado di sviluppare un florido commercio di armi con i paesi del Nord Africa i quali, poi, hanno fatto circolare le nostre armi per l'intero continente, facendo sì che oggi ne esportiamo anche in Sud Africa.

L'Italia vende armi per 54 miliardi di euro e sistemi armati per 36 miliardi di euro, in tutto quasi 100 miliardi di euro, in 123 paesi del mondo. Le nostre esportazioni di armi convenzionali verso l’Arabia Saudita e gli emirati arabi erano pari a zero una decina di anni fa, adesso siamo a oltre 300 milioni di euro ufficiali. Altrettanto spendono per rifornirsi da noi il Qatar e la Turchia. Secondo l’organizzazione non governativa Small Arms Survey, l’Isis ha un arsenale di armi molto ben organizzato e in espansione, grazie ai rifornimenti che arrivano dall’Arabia Saudita e dal Qatar. I paesi comprano le armi dall’Italia e poi le girano ai signori del terrore, violando così in modo palese la legge approvata 25 anni fa. Ai numeri ufficiali poi bisogna aggiungere il giro d’affari legato al mercato nero, floridissimo specie per le armi leggere, facilmente trasportabili. Non a caso, tra il 2004 e il 2014, ovvero in appena dieci anni, l’Arabia Saudita ha aumentato la sua spesa militare del 156 per cento.

Le spese militari nel mondo nel 2015 hanno raggiunto i 1676 miliardi di dollari. Le spese dei "poveri" centro e sudamerica sono in dininuzione ma veleggiano intorno ai 70 miliardi di dollari. Ammonta a 25 miliardi di euro la spesa militare italiana per il 2018, l’1,4 per cento del Pil, con un aumento del 4 per cento rispetto al 2017.
Nel 2016 l'Italia ha promosso vendite verso Angola, Congo, Kenya, Sud Africa, Algeria e Marocco,ma anche verso Ciad, Mali, Namibia ed Etiopia. I contratti già firmati, secondo notizie diffuse dalle stesse industrie di armi, potrebbero aver già superato i 200 milioni complessivi.

Se obbligassimo i Paesi del mondo, anche mediante odiose sanzioni, a investire 18 miliardi di dollari l'anno spesi in armamenti (200 milioni all'Italia) nel benessere dei cittadini bisognosi, avremmo meno guerre , meno terrorismo e meno campagne di "solidarietà" sul pianeta.

Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.