Il lavoro di comunità, nella società post-civile
(sintesi Conferenza di Guido Contessa / ARIPS / presso SERT MN 2002)

RISPOSTE BREVI ALLE DOMANDE POSTE

* Quali sono i loro modelli di riferimento per il lavoro di comunità e come sono cambiati da 30 anni a questa parte?
Il modello di riferimento mio e del gruppo ARIPS col quale ho per 20 anni realizzato interventi di Comunità, si basa sulle Teorie di K.Lewin, ma si può definire sincretico: prendiamo dai vari modelli e dalle diverse discipline quello che ci serve, e quello che non c'è nel mondo, lo inventiamo noi.
* Che rapporto c'è tra lavoro di comunità e cambiamento? (e soprattutto quale è il "cambiamento" atteso?)
Il lavoro di comunità è come tutti i lavori di intervento sociale, finalizzato al cambiamento. Anzi il cambiamento è l'unico obiettivo che legittima una pratica sociale. Il cambiamento atteso è la costruzione di comunità consapevoli e competenti, o meglio, la nascita di sistemi che abbiano una dimensione comunitaria. Specie oggi, non si tratta di sviluppare o promuovere le comunità, ma di farle nascere, sui detriti lasciati sul delta della Modernità. Nascita che non può ispirarsi a odelli esistenti ma che deve essere progettata creativamente.
* Che rapporto c'è tra lavoro di comunità ed intervento politico?
Il lavoro di comunità riguarda la consapevolezza e le competenze, il lavoro politico dovrebbe attenere alla rappresentanza e al consenso. Purtroppo, oggi, consapevolezza e competenze sono considerati fattori eversivi rispetto alla politica delle oligarchìe dominanti e disturbanti per il quieto vivere della maggioranza.
* Esiste ancora uno spazio (culturale, politico, relazionale, psicologico) per il lavoro di comunità?

Teoricamente enorme, praticamente nessuno. Per l'Impero "liquido" le comunità devono restare morte e se si creano devono essere inconsapevoli e incompetenti.

* Quali sono le strategie per sviluppare comunità? Quali i partners? Quali gli ostacoli?

Le fasi dello sviluppo sono quelle di sempre, e riguardano ogni organismo dall'individuo alla società: autoriflessione, consapevolezza, competenza, progettazione, cambiamento. I partners siamo noi consulenti: l'attore dovrebbe essere la comunità nel suo insieme e nei suoi elementi (individui, gruppi, organizzazion, istituzioni). Gli ostacoli sono enormi: dai soprasistemi che vogliono dominare le comunità, alle comunità che non vogliono nascere, ai sottosistemi che si difendono in modo strenuamente corporativo.

RISPOSTA ARTICOLATA

Scenario

  1. Lavoro della Comunità, sulla Comunità, con la Comunità
  2. Modernità vs. Comunità: la Comunità come ostacolo e come sogno
  3. Corporazioni vs Comunità: la Comunità come bottino
  4. Desovranizzazione delle Comunità Locali: dall’alto l’Impero, dal dentro le corporazioni
  5. Il lavoro di Comunità come manipolazione della Comunità e controllo degli operatori
  6. La Comunità come business: più si lavora, meno c’è Comunità

Microfisica del dominio

  1. Legalità come soggettività del potere (le leggi per gli interessi corporativi)
  2. Eugenetica dell’inclusione (la corsa ad ostacoli delle garanzie: come fare appalti e clientele in modo legale)
  3. Ceti intermediari e parassitari (sicurezza, certificazione, accreditamento, rendicontazione)
  4. Illusionismo del Welfare (l’utente è un mezzo per l’operatore che è un mezzo per il potere; no profit= pol profit)

La Comunità fra nevrosi e psicosi

  1. Jena Plissken tra rovine, ruderi, rottami e relitti travolti da una società "liquida"
  2. Somatizzazione, elusioni e fobìe, stereotipie, rituali (contro il contagio e l’iinsicurezza)
  3. Sintomi schizo-paranoidi (apparenza e sostanza non hanno contatti; il male è ovunque ma fuori: bisogna eliminarlo)
  4. Depressione (autodistruzione, inibizione, sterilità, ostilità verso il futuro e i giovani)

Tassonomia delle Comunità postmoderne

  1. Cloniformi (omologazione: corporazioni e new towns)
  2. Apparenti (retoriche del dichiarato vs.effettivo; rianimazione del patriottismo)
  3. Artificiali  (talk shows, fan club, non luoghi)
  4. Transitorie (eventuali-tifo, obscene-spettacolari, parallele-loisir)
  5. Mistiche (settarie, tecnofile, mitogenetiche)
  6. Virtuali (immaginario vs. corpi)

La Comunità del lavoro di Comunità: frattale o virus?

  1. Ipergarantismo vs. precariato perpetuo
  2. Tutti in guerra contro tutti: la competizione brutale
  3. Più potere che capitale
  4. Asserviti al potere, prepotenti coi deboli
  5. Da servi e secondini a  ideatari: leader dell’Evo Immateriale?

L’Intervento di Comunità migliore è quello che non abbiamo ancora fatto (e non ci lasceranno mai fare)

  1. La comunità non esiste e dunque nessun Ente ha i titoli per rappresentarla (tanto meno il Comune)
  2. Nessun Ente è in grado di esprimere una effettiva delega o rappresentanza
    • quindi il governo dell’intervento dovrebbe essere nelle mani di cittadini che si assumono la responsabilità a titolo personale
  3. La frantumazione è anche assenza di patto sociale
    • quindi  ogni cittadino  disponibile, dovrà discutere e sottoscrivere un “patto di sviluppo comunitario”
  4. Lo sviluppo della Comunità deve prendere il posto della vecchia costruzione di cattedrali:
    • quindi le Enti e le organizzazioni comunitarie dovrebbero sospendere ogni attività straordinaria
  5. Il finanziamento dell’intervento deve essere sottratto a poteri extra-comunitari
    • quindi  il finanziamento dovrebbe essere gratuito (da parte di ente esterno) o autogeno, tramite auto-tassazione
    • l’unico controllo è quello dei cittadini che partecipano al progetto
  6. L’intervento di Comunità deve avere come oggetto l’insieme e le connessioni fra le parti
    • quindi l’intervento dovrà toccare ogni comparto materiale e immateriale, pubblico e privato
  7. L’intervento vedrà la presenza dello stesso  team di consulenti per 5 anni,
    • integrato con risorse tecniche locali in stage di apprendimento
  8. Tutti i soggetti della comunità disponibili, dovranno partecipare ad azioni formative integrate e strategiche
  9. Ogni aspetto significativo della comunità deve essere monitorato a stretti intervalli
  10. Particolare attenzione deve essere data sia alle forme di comunicazione comunitaria, sia alla comunicazione verso e da i soprasistemi