Genova: prova tecnica di dominio.

La prima domanda che occorre porre a proposito di quello che è accaduto a Genova è: perché i leaders dei più ricchi e potenti stati del mondo hanno scelto di tenere le loro contestate riunioni non in un luogo isolato - un castello o una dimora in piena campagna come non è certo difficile trovare in Europa - ma in una popolosa e antica città, dove i problemi di ordine e di sicurezza erano tali, da richiedere uno spiegamento di mezzi e di forze, che avrebbero necessariamente compromesso la pace degli abitanti e implicato rischi di ogni genere? Perché mettere inutilmente in stato d'assedio una grande città? Perché questo spreco di energie umane e di denaro? Perché, infine, creare le condizioni in cui anche delle vite umane avrebbero rischiato di essere sacrificate? Non vedo altra riposta possibile che questa: si trattava di mettere alla prova le nuove forme del dominio mondiale, i nuovi dispositivi che stanno trasformando radicalmente sotto i nostri occhi ciò che abbiamo finora chiamato politica e democrazia. La posta in gioco in questo "esperimento del potere" era tanto più vitale, in quanto non si trattava soltanto di mettere alla prova nuove regole, quanto di articolare il nuovo modello di spazio urbano e sociale in cui essi dovevano essere fatti valere. Si trattava cioè, di trasformare ciò che sembra più difficilmente controllabile - il tessuto urbano di un'antica città europea (e Genova coi suoi carruggi e il suo centro storico non era stata scelta a caso) - in una zona di controllo assoluto, secondo un modello che non è tanto quello giuridico dello stato di assedio, quanto quello di una città medievale appestata, divisa in zone di sicurezza graduata, alcune delle quali sono abbandonate al contagio e in cui il controllo è minimo, e altre sempre più isolate e protette. L'analogia fra organizzazione dello spazio geopolitico esterno e articolazione dello spazio sociale interno è assoluta. Così come il mondo è stato diviso dagli strateghi del potere in fasce di turbolenza graduata, in cui a zone di sicurezza assoluta, in cui non sono possibili guerre di nessun tipo, seguono zone-cuscinetto in cui il disordine può spingersi fino a un certo limite e poi terre di nessuno in cui tutto può avvenire, così ora anche le antiche città d'Europa come le metropoli americane sono divise in fasce di diversi colori e di diverso controllo, che riproducono nella loro struttura la nuova articolazione del potere mondiale. A Genova si è visto come possono essere innalzate griglie e cancelli che trasformano il vivo tessuto urbano in uno spazio morto che ricorda quello di una città appestata o di un campo di concentramento. "Ecco le città, ecco il mondo in cui vi faremo vivere, in cui, anzi, senza accorgervene già vivete": questo è il messaggio che a Genova il potere ha lanciato all'umanità.    

SubColonnello Albert One, Nord EST Pianeta Terra, ottobre 2001

 

 

 

 

 

 

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Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.