L'intolleranza come reazione alle
frustrazioni e strumento di controllo (M.Meti)
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Basta vedere quanti chiamano i vigili urbani
per fare multare le auto in sosta vietata. Non perche' diano fastidio o ingombrino un passaggio, ma per il solo fatto di essere in sosta vietata, e dunque "fuorilegge". Oppure quanti insistono per fare multare chi fuma in luogo pubblico. Non si tratta di un forte senso della legalità, perche' l'Italia è un Paese fondato sulla illegalità e nessuno può dichiararsi nel pieno rispetto delle leggi su nessuna questione. E' un problema psicologico di delazione e denuncia come rivalsa, rivincita, vendetta per le infinite frustrazioni cui il Cittadino medio è sottoposto. Queste frustrazioni creano un accumulo di aggressività che non viene rivolto verso la fonte, la causa prima, il punto d'origine, bensi' verso soggetti momentaneamente più vulnerabili. Questa "ossessione giustizialista" si nota anche in settori insospettabili. Le assemblee di condominio dovrebbero essere il luogo della solidarietà di vicinato, mentre creano regolamenti di ispirazione nazista. Bambini, cani, estetica privata sono il diavolo e i regolamenti condominiali mostrano una severità inspiegabile se non come esito dell'accumulo di frustrazioni. Per questo processo non è la norma a venire introiettata, il che creerebbe un popolo noioso ma legale, bensì la punizione. Il meccanismo è ancora più visibile con bambini dai 6 a 12 anni. Qualsiasi insegnante che ha tentato l'esperienza di creare il "decalogo" della classe ha dovuto con orrore rinunciare perchè la tendenza generale è quella di una normativa ossessiva accompagnata da un insieme di sanzioni sadiche. Lo sfruttamento della pervasiva intolleranza avviene anche ad opera dello Stato. Da una parte con continui appelli a "denunciare" i comportamenti illegali dei vicini di casa che usano software non registrato, che vendono o comprano prodotti contraffatti, che non si comportano in genere da "buoni cittadini". Fin qui nulla di nuovo rispetto a quello che hanno sempre fatto i regimi totalitari: creare una "gestapo" di vicinato. Ma i regimi "democratici" fanno di più. Con le norme a tutela di singoli, corporazioni o minoranze consentono la proliferazione delle querele, talche' non esiste più questione sulla quale sia possibile esprimersi negativamente senza richiare un processo. L'intolleranza viene dunque legalizzata. In nome del "rispetto" vengono aboliti 3 secoli di Illuminismo. L'intolleranza è ormai così radicata da venire giustificata con alibi in nome dell'ordine, della salute, della protezione dei minori, dell'estetica, e viene sostenuta con affermazioni relative alla sua ragion d'essere. Si dimentica in tal modo il principio fondante della tolleranza, che è quello di accettare e valorizzare i comportamenti che non condividiamo, considerandoli disordinati, dannosi, pericolosi o anti-estetici. La tolleranza verso i valori ed i comportamenti che condividiamo, è ovvia e si chiama omologazione. Ma oggi la tolleranza è vista come pericolosa debolezza, e l'intolleranza non è più dunque qualcosa di cui vergognarsi, ma qualcosa di cui andare fieri! |
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