I TRE CERCHI di Acarus

Identità, azione, comportamenti, atteggiamenti sono influenzati da tre fattori che, come cerchi concentrici, giungono sino all'interiorità delle singole persone. Ambiti, relazionali e sociali, che possono sincronizzarsi, lavorare in parallelo oppure dischiudersi come stadi temporali di un processo unificante.

Le influenze storiche e politiche rappresentano il cerchio più esterno. Le ideologie preparano il terreno all'azione dei singoli. I singoli legittimano e sostengono la violenza dello stato. Vengono creati appositi organismi statali e parastatali per perseguire i fini desiderati. Con sforzi immani e con tutti i mezzi possibili, i regimi politici cercano di modellare la socialità secondo i propri principi e valori. La propaganda, oggi, lavora affinchè gli individui interiorizzino l'immagine di un nemico odioso e minaccioso.

Così all'occorrenza "loro" possono premere più facilmente il grilletto. Trovando nel contempo un'adeguata giustificazione per le atrocità inflitte a persone indifese: recluse snza saperne il perché. La cultura della crudeltà agisce in profondità. Confidando in una massa obbediente.

Nel cerchio intermedio possiamo collocare l'influenza esercitata dalle strutture socio-organizzative. La burocratizzazione delle relazioni, la divisione dei compiti, l'irrigidimento dei ruoli, la routine, i training di formazione, sono tutti potenti sedativi per la coscienza. Ne discende un set mentale che impedisce agli individui di riconoscere i discorsi che stanno modellando la loro soggettività.

Perché offre acriticamente e meccanicamente il senso di ciò che accade e le aspettative normative relative alla posizione che ogni singolo deve occupare all'interno dell'organizzazione.

Infine a ridosso dell'azione si colloca il terzo cerchio. Dove nel corpo a corpo di individui contro altri individui, nei rapporti diretti con l'autorità, si consumano diversi processi psicosociali: la cieca obbedienza, la disumanizzazione della vittima, la neutralizzazione della responsabilità, la desensibilizzazione emotiva, il disimpegno morale. Fenomeni che producono effetti psicologici e fisici nefasti sui perseguitati ma capaci di lasciare segni negativi anche nella psiche dei perpetratori.

Dopo "ground zero" abbiamo assistito al diffondersi di una cultura (ideologia e prassi) dell'autoritarismo. Le parole e i gesti dei leader guidano pensieri e azioni collettive verso una realtà sociale connotata da rigidità identitarie. L'estraneo transita dalla condizione di alterità a quella di mostruosità. E in questa condizione di assolutezza anche i "cittadini" cessano di avere diritti accompagnando il lavoro di appositi apparati finalizzati alla neutralizzazione del pericolo.

Sostegno o indifferenza, non importa: tutti siamo all'interno di un processo che plasma credenze e influenza comportamenti.

Il ritorno dei confini risponde all'onda lunga della decadenza democratica.

La socializzazione della paura addomestica l'indignazione.

Così per il Potere i benefici sono più convenienti dei costi. 

(Novembre 2004)

 

 

Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per difendersi.