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Dott. Alessandro Mereu (tratto da psico-pratika - Numero 11 Anno 2004)



Negli ultimi anni, all'interno di quell'ampio settore d'indagine che e' la Psicologia Sociale, sta prendendo sempre piu' piede e si sta sviluppando una nuova e importante branca definita Psicologia del Turismo o, con un'espressione a mio avviso ancor piu' azzeccata, Psicologia Turistica.

Ma cos'e' la Psicologia Turistica? Di cosa si occupa? Cosa studia?
La risposta piu' scontata e' senz'altro questa: la Psicologia Turistica studia l'uomo-turista.
Questa definizione da un certo punto di vista puo' anche essere corretta ma, senza dubbio, e' alquanto limitativa. Certo, la Psicologia del Turismo studia l'uomo in quanto turista, ma non solo. Il discorso e' di sicuro piu' ampio ed articolato.


Forse non tutti sanno che, al giorno d'oggi, il turismo rappresenta la principale attivita' economica del mondo. Un'attivita' che muove oltre 5 miliardi di persone ogni anno e che da' lavoro a milioni di individui.

L'attivita' turistica e' cresciuta costantemente nel tempo e sembra destinata ad una ulteriore crescita nell'immediato futuro, favorita parecchio dallo sviluppo moderno dei trasporti e delle comunicazioni.
Oltre a cio', il turismo riveste una fondamentale importanza come fattore di benessere economico e di sviluppo sociale per molte zone depresse della terra, prive di altre risorse di sviluppo e di sostentamento. Di conseguenza, si puo' affermare che l'attivita' turistica e' oggi il fattore piu' decisivo fra gli agenti di cambiamento sull'ambiente dell'uomo. Un fattore che influenza non soltanto gli aspetti fisici del territorio, ma anche quelli sociali, psicologici e culturali. A tutto cio' bisogna aggiungere che, mentre nei secoli passati il viaggiare era un'attivita' tipica soprattutto delle classi piu' agiate, attualmente il turismo coinvolge milioni di persone di ogni livello sociale ed economico.

Anche in Italia il turismo rappresenta oramai la piu' importante risorsa economica del Paese e, insieme ad importanti benefici economici, porta con se' tutta una serie di altri fattori, sia individuali che sociali, che possono essere emotivi, cognitivi, culturali, geografici e chi piu' ne ha piu' ne metta. Come si puo' notare, ci si avvicina sempre piu' al campo di nostro interesse, la Psicologia. A tutto cio' si associa il fatto che raramente il "fenomeno del turismo" e' stato studiato approfonditamente all'infuori di quella che e' la prospettiva puramente economica.
Chi si occupa di turismo (operatori turistici, imprenditori, enti, comuni, ecc...) tende, solitamente, a considerare questa attivita' principalmente da un punto di vista geografico-economico, ignorando (volutamente o no) gli aspetti teste' considerati, che sono invece da prendere in seria considerazione laddove si voglia coniugare ed integrare il fare turismo con gli innumerevoli fattori che su questa attivita' incidono in vario modo. Pensiamo, solo per fare alcuni efficaci esempi, alla soddisfazione (o insoddisfazione) del turista per la vacanza, ai comportamento nella localita' di vacanza, alle intenzioni e alle motivazioni che spingono gli individui a viaggiare, alle interazioni fra turisti e locali, ai processi decisionali che portano alla scelta di andare o no in vacanza.
Da tutto cio', deriva quindi che il turismo deve (o dovrebbe) essere inteso non soltanto come fatto economico ed organizzativo, ma anche come difesa della salute psicologica dell'individuo nel momento in cui decide di evadere dai ritmi frenetici della troppo stressante vita quotidiana.
Ma, oltre a questi, ci sono tanti altri aspetti da considerare e che possono rientrare tutti in quel nuovo ambito di studi che e' stato definito, a ragion veduta, Psicologia Turistica.


I fattori psicologici sono stati, fra quelli che concorrono a delimitare l'ambito turistico, senza dubbio fra quelli meno studiati nel corso del tempo e, conseguentemente, il rapporto tra la psicologia ed il turismo solo recentemente si e' andato consolidando ed coordinando.
Cio' appare un po' paradossale se si considera quanto detto in precedenza, cioe' che l'attivita' turistica rappresenta attualmente la piu' importante risorsa del mondo, e considerando il fatto che la psicologia pervade oramai ogni ambiente della conoscenza e del comportamento umano.
Eppure, nonostante cio', raramente scienza psicologica e attivita' turistica si sono ritrovate ad interagire e a comunicare proficuamente.
Di sicuro, a prima vista e ad occhi inesperti, questi due settori d'indagine possono sembrare appartenenti a campi completamente lontani e a prospettive differenti.
In primo luogo perche', come gia' affermato, chi fa turismo gestisce la propria attivita' prevalentemente in una prospettiva economica, di guadagno immediato; in secondo luogo perche' chi fa psicologia di solito vuole soprattutto essere d'aiuto a persone che si trovano in particolari stati e situazioni, di malattia, e non si occupa di turismo.
O almeno questa e' l'idea che possiede la maggior parte della gente comune.
Ma e', senza alcun dubbio e in base a quanto fin qui detto, una visione piuttosto limitata.
La cosa certa, e' che la psicologia italiana ha cominciato a rispondere solo recentemente a domande del tipo:
  • Chi e' il turista? Cos'e' il turismo?
  • Da cosa e' motivato il turista?
  • Quali sono le peculiarita' dei processi di scelta del turista?
In particolare, la domanda "Chi e' il turista?" puo' apparire semplice e di immediata risposta laddove si identifica, in modo piuttosto approssimativo e sbrigativo, il turista come il viaggiatore che si reca a visitare luoghi nei quali non vive abitualmente ed il turismo come, appunto, l'arte di viaggiare per visitare questi luoghi.

In realta', le risposte non sono cosi' scontate e superficiali.
Ad un esame appena piu' approfondito, infatti, si nota subito come il turismo sia, come peraltro ho gia' scritto ma ribadisco, un'attivita' sulla quale influiscono numerosi e vari aspetti che rientrano a pieno titolo anche nell'ambito di studi della psicologia; basti pensare ai molteplici fattori emotivi, sociali, cognitivi, motivazionali, sempre e comunque presenti in ogni soggetto e che possono combinarsi coi fattori piu' propriamente legati all'ambito turistico classico quali, ad esempio, quelli economici, culturali e geografici.
A livello internazionale, la definizione piu' diffusa del "turista" lo identifica come quella persona che si trova fuori dalla sua abituale sede di residenza per un tempo minimo (in genere da uno a quattro giorni), in pratica chi si ritrova a dormire fuori casa per qualche giorno.
Altre definizioni aggiungono un ulteriore elemento e parlano di turista come chi spende il proprio reddito in un luogo differente da quello in cui lo produce.
Queste definizioni appaiono subito poco convincenti.
Infatti, possiamo inserire fra gli individui che rientrano in queste categorie anche soggetti che chiaramente non sono turisti, ad esempio militari che dormono nella caserma di un paese di cui non sono residenti, ricoverati che sono costretti a stare all'ospedale, lavoratori che spendono soldi nel luogo di lavoro che puo' non essere quello in cui abitano.

Proprio per questi motivi, a questi due elementi della definizione, "il dormire fuori" e "lo spendere denaro in una sede lontana", se ne aggiunge solitamente un terzo, un fattore psicologico appunto, cioe' la motivazione, lo stato d'animo col quale il soggetto affronta sia il viaggio che le spese. Cosi', la scelta del soggetto di viaggiare e spendere lontano da casa deve essere una scelta libera, volontaria.
Il turismo viene allora definito sia come uno spostamento prolungato che come una spesa, messi in atto dall'individuo volutamente e per motivi di piacere.
Soprattutto la ricerca scientifica, ma anche il senso comune, tende a considerare il turismo come una situazione esclusivamente legata al tempo libero, con caratteristiche particolari che la contraddistinguono. In particolare, la ricerca psicologica si e' occupata soprattutto del viaggio "voluto", quindi volontario.
Di fatto, come scrive Marcello Cesa-Bianchi nella presentazione del libro "Psicologia del turismo. Turismo, salute, cultura." curato da Roberto Virdi e Angelo Traini del 1990:
"Ogni scelta turistica e' indice certamente di una personale e sociale gestione del tempo libero, ma e' anche motivata da soggettive esigenze, che vanno ricercate dallo psicologo. Ogni momento turistico e' investito di una personale forte valenza emotiva, sociale, economica. E' giusto, dunque che psicologi, tour operators, amministratori di diverse regioni, dirigenti di diverse aziende di turismo e termali, si confrontino sui temi della formazione e della informazione turistica, a favore di una piena fruizione delle risorse ambientali e turistiche".

Il rapporto che intercorre tra turismo e spostamento in generale puo', quindi, essere rappresentato in sintesi, dal punto di vista psicologico, proprio in base alle motivazioni al muoversi. Questo e', dunque, solo un breve ma efficace esempio di come il Turismo rientri pienamente nell'ambito di studi della Psicologia.

Ma cosa fa esattamente lo "Psicologo del Turismo"?
Alcuni accenni pratici sono senz'altro utili per inquadrare meglio l'argomento.
Lo Psicologo del Turismo innanzitutto applica gli aspetti tipici della Psicologia all'ambito turistico. Si occupa quindi dell' "uomo in quanto turista", con tutte quelle problematiche e quelle dinamiche solitamente evidenziate in altri campi e settori differenti nei quali la Psicologia ha gia' preso piede da tempo. Studia queste dinamiche e, se necessario, cerca di offrire il suo aiuto, il suo contributo per un miglioramento a livello reale, pratico, attraverso interventi, piani di sviluppo, studi, ricerche.


Alcuni domande per esplicare degli esempi concreti:
  • Il cliente-turista e' soddisfatto del servizio offerto?
  • Gli operatori turistici hanno una formazione adeguata?
  • Cosa spinge un turista a scegliere una particolare destinazione rispetto ad altre?
  • Posso influenzare le sue scelte? Se si', in che modo?

Queste sono solo alcune delle tante domande che si puo' e deve porre uno "Psicologo del Turismo".
Egli puo', a livello pratico, intervenire nelle aziende di settore e nelle attivita' imprenditoriali turistiche per coadiuvarle e migliorarle. Ma puo' altresi' lavorare per conto di enti turistici, comuni, aziende di turismo e soggiorno, ecc..., per sviluppare efficaci piani di sviluppo turistico. Puo' quindi inserirsi sia in ambito pubblico che privato.

Le ricerche di mercato sono ancora poche. Tuttavia i corsi universitari e post-universitari dedicati alla Psicologia del Turismo si stanno ultimamente moltiplicando in tutte le universita' italiane.
Certo, bisogna ammettere che attualmente sono poche le realta' turistiche che si avvalgono della consulenza di uno Psicologo del Turismo, ma questo rimane comunque un settore in notevole progresso che potra' certamente offrire nuovi sbocchi professionali e occupazionali.
Occuparsi di Psicologia del Turismo vuol dire, percio', allontanarsi da una prospettiva esclusivamente geografica o economica per dedicarsi ad altri aspetti del turismo che lo interpretano anche come scelta psicologica e come comportamento dell'individuo sul quale incidono differenti e vari fattori (emotivi, cognitivi, sociali, ecc...) che si combinano e si influenzano vicendevolmente.
Per questi ed altri motivi e' dunque utile fornire un'immagine piu' precisa e, per certi versi, nuova di questo settore di studi di cosi' recente sviluppo, la Psicologia Turistica appunto.


BREVE BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO SULL'ARGOMENTO
BATTILANI P. – 2001 Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L'evoluzione del turismo europeo. Il Mulino, Bologna.
GULOTTA G. – 1997Psicologia turistica, Giuffre' Editore, Milano.
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MEREU A. – 2003Aspetti psicologici del turismo. Una ricerca nella zona di Sant'Antioco, Tesi di laurea, Universita' di Cagliari.
PECCI S. – 1995In vacanza con lo psicologo: temi di psicologia del turismo, CLUEP, Padova.
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TRAINI A. (a cura di) – 1986Psicologia e Turismo, Ed. Bolis, Bergamo.
VILLAMIRA M.A. (a cura di) – 2001Psicologia del viaggio e del turismo, UTET Libreria, Torino.
VIRDI R., TRAINI A. (a cura di) – 1990Psicologia del turismo. Turismo, salute, cultura, presentazione di Marcello Cesa-Bianchi, Armando Editore, Roma.