Il
Community Empowerment sulle comunità locali a vocazione turistica
Carmen Pernicola
(tratto da psico-pratika
- Numero
17)
Negli
ultimi anni il turismo è stato protagonista di una rilevante
evoluzione fino a trasformarsi in un fenomeno sociale ed economico
molto complesso, capace di avere positivi effetti sullo sviluppo socio-economico
di un territorio ma anche conseguenze deleterie per quel che riguarda
il rispetto delle identità locali e del territorio.
Abbiamo assistito per lungo tempo a uno sviluppo rapido e incontrollato
delle diverse destinazioni turistiche, fino all'emergere di una nuova,
più moderna idea di sviluppo turistico, che si integra con
il processo di sviluppo della comunità locale ospitante e si
radica sul concetto di comunità locale come soggetto attivo
di sviluppo.
Questa nuova concezione dello sviluppo turistico, che assume chiare
connotazioni etiche e di sostenibilità, è il motore
di un movimento importante che oggi si può osservare nella
direzione di un turismo di qualità e che ha le sue origini
nell'osservazione della natura ambivalente del fenomeno turistico
che, da una parte, può essere fonte di conoscenza e di arricchimento
personale per chi viaggia, dall'altra parte può produrre, se
non gestito in maniera adeguata, effetti disastrosi
sull'ambiente naturale, sull'economia locale e sulle caratteristiche
sociali e culturali delle comunità ospitanti.
Nel 2002, secondo dati dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, gli
arrivi nelle destinazioni turistiche hanno superato la soglia dei
700 milioni. Le previsioni, inoltre, indicano un vertiginoso aumento
degli arrivi internazionali di turisti tra oggi e il 2020, periodo
in cui i viaggi dovrebbero passare dagli attuali 702 milioni ai futuri
1600 milioni.
Occorre tener presente, però, che tali movimenti turistici
internazionali riguardano, nella misura dell'80%, gli abitanti dei
venti paesi più ricchi del mondo.
Anche nel turismo, come in ogni altra azione politica ed economica,
diventa oggi sempre più urgente e indispensabile riuscire a
ponderare accuratamente gli effetti delle azioni, perché tali
effetti possono portare a esiti rovinosi su dimensioni globali: azioni
individuali, che richiamano alla responsabilità individuale
del turista, ma anche azioni sociali ed economiche, che mettono in
gioco la responsabilità delle istituzioni sociali e delle imprese
economiche.
Stiamo cominciando a raccogliere i frutti di una importante riflessione
etica sul turismo e assistiamo a una sempre crescente attenzione verso
la gestione e la pianificazione di un turismo capace di coniugarsi
con la tutela dei diritti umani e lo sviluppo armonico del territorio.
Sempre più cresce, infatti, l'attenzione verso una forma di
turismo che oggi è definito, con parola moderna, sostenibile.
E l'Organizzazione Mondiale del Turismo ci dà una indicazione
precisa su quel che si intende per turismo sostenibile, affermando
che è sostenibile un turismo "(...) in grado di soddisfare
le esigenze dei turisti attuali e delle regioni ospitanti prevedendo
e accrescendo le opportunità per il futuro".
Lo sviluppo
sostenibile è un processo guidato che prevede una gestione
globale delle risorse per garantirne la redditività salvaguardando
nello stesso tempo il capitale natura e culturale. La sostenibilità
del turismo richiede, perciò, il rispetto dell'equilibrio fragile
tra natura, cultura e popolazione ospitante e che si rivela particolarmente
fragile in aree ambientali a rischio e nelle isole di piccole dimensioni.
Così diventa chiaro che fare un turismo sostenibile significa
pesare sempre l'impatto dei flussi turistici sulle comunità
ospitanti e calibrare i movimenti turistici sulle possibili conseguenze
che esse possono produrre sul territorio e sulle popolazioni ospitanti.
Diventa sempre più evidente, allora, che il turismo per essere
etico deve determinare alcuni criteri basilari, che definiscono gli
effetti delle azioni che ovunque e comunque non devono essere prodotti.
Questi criteri possono essere limpidamente rappresentati dai diritti
umani, il rispetto dei quali costituisce il fondamento dell'etica
della responsabilità. Viaggiare sempre facendo in modo che
le proprie azioni non violino i diritti umani delle popolazioni locali
significa assumere come guida del proprio viaggio il rispetto della
vita, della salute, della libertà dell'altro, attraverso il
rispetto della cultura e delle risorse naturali del territorio della
comunità locale ospitante e delle sue capacità di assorbire
l'impatto dei flussi turistici.
Purché tale rispetto dei diritti umani delle popolazioni ospitanti
non diventi una mera adesione a principi etici astratti, ma si cali
sempre e ovunque nella realtà quotidiana dell'esperienza del
viaggio e diventi principio guida in tutte le scelte turistiche.
Un turismo etico non può esaurirsi, infatti, nell'adesione
personale a teoriche astrazioni etiche, ma deve trasformarsi in pratica
di vita quotidiana nel corso del viaggio. Solo così l'etica
della responsabilità può diventare un'etica che trova
il suo valore nello spazio dell'esperienza individuale del viaggio
e guidare le azioni quotidiane nel rispetto reale, continuo e solido,
dei diritti umani delle popolazioni ospitanti.
Una tale innovativa prospettiva esige che gli attori chiave del settore
turistico siano radicati nella struttura sociale e culturale della
comunità locale e siano in grado di interagire con le differenti
professionalità turistiche presenti sul territorio, così
da poter garantire alla comunità locale a vocazione turistica
il raggiungimento di importanti finalità di sviluppo e allo
stesso tempo il rispetto della loro cultura e dei loro diritti fondamentali.
La psicologia può offrire un importante contributo all'analisi
della dimensione sociale della sostenibilità del turismo, nei
termini di impatto dei flussi turistici sui sistemi sociali delle
comunità locali ospitanti, e assume un ruolo chiave nella progettazione
di interventi di sviluppo turistico, caratterizzati da obiettivi reali
di autosviluppo delle comunità locali e centrati attorno al
concetto di "potenziamento della comunità" (Community
Empowerment).
L'analisi della dimensione sociale della sostenibilità del
turismo e la misurazione della sostenibilità dei flussi turistici
è strettamente legata al desiderio delle aziende e degli enti
locali di misurare le proprie prestazioni economiche, ambientali,
sociali attraverso rapporti periodici rivolti ai diversi portatori
di interesse (azionisti, clienti, pubblico).
E' sempre
più evidente, infatti, il ruolo importante che la psicologia
può giocare nelle strategie mirate a favorire uno sviluppo
del turismo in senso etico, fondato sullo sviluppo delle potenzialità
delle comunità locali e sulla stimolazione della progettualità
degli attori locali. Una psicologia che lavora per un turismo etico,
oggi, è allora una psicologia che contribuisce con le proprie
moderne conoscenze scientifiche e i propri strumenti professionali
alla realizzazione di un turismo, inteso come fenomeno generale, capace
di caratterizzarsi per il rispetto dell'identità
culturale delle comunità locali ospitanti e il miglioramento
della qualità della vita delle popolazioni locali ospitanti.
L'analisi socio-psicologica della comunità locale può
consentire di comprenderne le cause strutturali e i processi trasformativi
del fenomeno turistico all'interno della comunità e può
favorire lo sviluppo di un turismo sostenibile e responsabile, vantaggioso
dal punto di vista economico, ma allo stessotempo etico e socialmente
equo verso le comunità locali ospitanti. I movimenti turistici
se da una parte sono in grado di contribuire alla crescita socio-economica
delle comunità locali ospitanti, dall'altra, se non adeguatamente
gestiti, possono interferire con la conservazione dell'identità
culturale della popolazione locale ospitante e generare pressioni
sociali
legati all'utilizzo delle risorse del territorio, in particolare di
acqua e di energia e allo sfruttamento del suolo.
Alcuni tra i processi negativi dal punto di vista sociale che il turismo
può produrre nelle comunità locali sono rappresentati,
ad esempio, dalla cosiddetta "commodification", la trasformazione
di riti religiosi o etnici in prodotti turistici o dall'abbandono
delle attività artigianali tradizionali in favore della soddisfazione
di una domanda di souvenir.
Inoltre, se viene superata la capacità di carico sociale e
culturale della comunità ospitante, l'incontro tra turisti
e popolazione locale può provocare anche conflitti culturali,
legati, ad esempio alla conservazione degli usi locali, al confronto
tra differenti livelli di benessere, all'aumento dei prezzi.
Il turismo, spesso, tra l'altro, può essere causa dell'aumento
della micro-criminalità, del lavoro minorile, della prostituzione
all'interno della comunità ospitante.
Nell'affrontare problemi di questo tipo, a carattere specificamente
socio-culturale mi sembra molto utile riferirsi al modello concettuale
di approccio della "competenza", che consente di spostare
l'attenzione dagli individui e dalle dimensioni intrapsichiche al
contesto, alla comunità, fondandosi sulla convinzione che sono
le esperienze e le opportunità formative che la struttura sociale
della comunità rende possibili che determinano le capacità
con cui i singoli individui si pongono di fronte ai problemi e li
risolvono.
Ogni comunità locale, infatti, ha una sua logica di funzionamento
e un livello diverso di complessità che deve essere svelato
e capito prima che trasformato. I migliori esperti nella raccolta
e interpretazione dei dati sono proprio le popolazioni locali, ricche
di una profonda conoscenza della propria cultura e del proprio passato.
Diventa, allora, sempre più urgente una collaborazione tra
scienze naturali, economiche ed umane per poter arrivare a produrre
cambiamenti nei valori e nei comportamenti dei turisti e in quanti
sono impegnati nella ormai imponente macchina organizzativa del turismo
e, più in generale, per ridisegnare
in maniera sostenibile il nostro rapporto con l'ambiente naturale,
ma anche con le identità culturali e con le peculiarità
territoriali.
La psicologia può offrire un contributo rilevante alla realizzazione
di uno sviluppo del turismo che intenda fondarsi sulla gestione locale
dei servizi turistici, sul pieno coinvolgimento dell'imprenditoria
e della comunità locale nel processo di pianificazione e gestione
dell'offerta turistica e sul ruolo attivo del turista nella tutela
dell'ambiente e della cultura della comunità ospitante.
Il prodotto e l'offerta turistica di una comunità locale coinvolgono
necessariamente pressoché tutti gli operatori (imprese, enti
pubblici, organizzazioni non profit, ecc.) del sistema locale. La
qualità dell'offerta turistica, quindi, è legata invariabilmente
alla qualità di tutte le sue parti e dall'efficienza di tutti
gli attori coinvolti, compresi tra questi i turisti stessi. Se, da
una parte, infatti, è indispensabile che quanti sono impegnati
nelle imprese e nelle organizzazioni turistiche sviluppino la cultura
dell'accoglienza, dall'altro non può essere ignorato il ruolo
chiave del turista, che con il suo comportamento e l'orientamento
delle sue scelte incide profondamente sulla predisposizione dell'offerta
turistica e che deve essere al centro di una seria e competente attività
di informazione e di educazione.
Così diventa evidente che la psicologia applicata al turismo
può svolgere una funzione attiva nello sviluppo della comunità
locale competente a vocazione turistica e che tale funzione va a interessare
principalmente:
- L'individuazione
dei modi con cui la comunità ospitante esprime e rende concreta
l'offerta turistica,
- l'analisi
delle competenze presenti nella comunità ospitante per quel
che riguarda la cultura dell'accoglienza,
- la
definizione di unità formative sulla qualità dell'accoglienza
turistica nella comunità, rivolte alle imprese turistiche,
- la
realizzazione di interventi formativi rivolti a persone che occupano
ruoli chiave nel settore turistico e volti all'acquisizione di capacità
metodologiche di analisi dei bisogni.
Il contributo
della psicologia e di tutte le scienze sociali è diventato oggi
indispensabile per la realizzazione di politiche di sviluppo capaci
di prevedere e prevenire gli impatti negativi del turismo sulla cultura
e sul territorio delle popolazioni ospitanti, e per la diffusione dei
valori e delle linee guida bene espresse da documenti autorevoli prodotti
negli anni come, tra gli altri, la Carta di Lanzarote
(27/28 aprile 1995), l'Agenda 21 dell'ONU, (14/6/1992), il Tourism Bill
of Rights and Tourist Code (OMT, 1985), la Manila Declaration on the
Social Impact of Tourism (OMT, maggio 1997).
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