Stimolo Autunno 2007 |
Del Pedagogista e dellUniversità italiana di Franco Blezza |
Alle origini di un complesso di errori Si capisce, quindi, che una simile complessa e pesantissima processualità, caricata su spalle gracili, non potesse andare senza conseguenze negative e strascichi prolungati nel tempo, né priva di errori anche gravi e fondamentali. Riguardo a questi secondi, fummo facili profeti al tempo nel qual eravamo semplici Ricercatori, ma non trovammo orecchie attente; quanti avrebbero potuto ascoltarci in quegli anni sono ormai largamente fuori dallUniversità, o non sono più tra noi, quindi ne parliamo con rispetto, avendo ben chiaro il precetto di distinguere lerrore dallerrante. Un primo errore di fondo
Daltra parte, un simile arroccamento non poteva
funzionare come non ha funzionato per due diversi ordini di ragioni:
per ragioni pratiche, come sono quelle legate alla stragrande maggioranza
dei nostri allievi che non hanno realistiche prospettive scolastiche,
ma la cui opera sarebbe necessaria altrove; e per ragioni generali
(che qualcuno chiamerebbe impropriamente teoretiche) che
stanno nella considerazione, peraltro di unevidenza solare,
che la formazione delluomo di scuola di qualunque ordine e grado,
dal nido di infanzia agli specialismi di scuola secondaria superiore
ed oltre, costituisce un caso particolare della formazione di professionisti
intellettuali delleducazione e della formazione, tanto da non
poter avere neppure una positiva posizione (nonché soluzione)
al di fuori di questo contesto più ampio. La
reiterazione di questo errore, come si sta ben vedendo, non conduce
da nessuna parte. Comunque sia, è di tutta evidenza come la costruzione e il riconoscimento sociale e culturale, prima che non legale, delle professioni intellettuali superiori vadano perseguiti centrando lazione sul livello più elevato, oggi potremmo chiamarlo apicale. Così fecero gli Psicologi, così ci insegna che avviene in Medicina; così hanno fatto più di recente gli Ingegneri e gli Architetti, così stanno facendo tutti coloro che si sono decisi a cogliere perlomeno ciò che di positivo può offrire il 3 + 2, consentendo di individuare la figura professionale intermedia là dove esisteva già (e rimarchiamo questo punto: esisteva già) la figura professionale apicale. Occorreva puntare, prima di tutto, alla formazione e al riconoscimento sociale, professionale e legale del Pedagogista; questo poteva specificarsi in tanti modi, come lIngegnere si specifica facilmente in Civile, Elettronico, Elettrotecnico, Meccanico, Chimico, Informatico, Gestionale e via elencando a piacere; ma nondimeno costituiva una professione da considerarsi unitariamente, come nessuno mette in dubbio che si debba fare per gli Ingegneri apicali, od anche per i Commercialisti apicali, o per i Medici Chirurghi. Il riconoscimento delle mostre figure intermedie, che potevano anche chiamarsi educatore con qualche aggettivazione o specificazione perifrastica in più, sarebbe seguito logicamente e temporalmente. La via che si è presa, e non è servito a nulla ammonire i responsabili di questa operazione al tempo della sua evidente inconsistenza, è stata quella assolutamente rovesciata: partire da un riconoscimento della figura intermedia, chiamata Educatore con qualche specificazione ulteriore, e poi semmai di ipotizzare, senza neppure troppo impegno né convincimento, che potesse esistere un Educatore laureato, un Educatore laureato specializzato, un Educatore laureato specializzato con Master e via elencando. Un po come se si volesse arrivare allIngegnere partendo dal Perito e costruendo una serie di figure in scala; o se si volesse arrivare al Medico partendo dallInfermiere o da qualche altro professionista della sanità non medico con una formazione iniziale di durata inferiore. Historia magistra vitae Qui siamo di fronte ad un passato assai prossimo, e il richiamo alla storia è concettuale e metaforico: ma ugualmente la sua considerazione è necessaria, innanzitutto, per comprendere un presente sconfortante. Il Pedagogista non esiste come figura professionale riconosciuta, anche se vi sono migliaia di laureati che in essa si riconoscerebbero. Ma nemmeno lEducatore professionale si è realizzato secondo gli impropri e mal fondati progetti dei riformatori degli anni 90 in quanto, come è ben noto oggi, dalla legge 43/2006, questa qualifica spetta in esclusiva ai laureati della Sanità della classe SNT/2, i quali attendono come tutti i professionisti della sanità che hanno una formazione iniziale con laurea o laurea specialistica non a ciclo unico, listituzione di Ordini ed Albi professionali come quella legge esplicitamente prevede. Ma soprattutto, da tutti questi (ed altri) errori di ordine generale e di ordine pratico dobbiamo trarre delle ben precise indicazioni per lagire futuro: non solo perché perseverare diabolicum, ma soprattutto perché né noi, né le nostre decine di migliaia di laureati sottoccupati, né la società priva di Pedagogia possono permettersi di attendere altri decenni inutilmente. Occorre investire nella figura apicale del Pedagogista: innanzitutto come strutture universitarie a cominciare dalle Facoltà di Scienze della Formazione (o Facoltà vicine o istituzioni collaterali là dove queste Facoltà non vi fossero) e dai Dipartimenti di Scienze dellEducazione e simili nella ricerca di base e applicativa, nella strutturazione di corsi di studio di tutti i livelli, insieme con lassociazionismo del settore nellimpegno per il riconoscimento di questa figura e, conseguentemente, anche delle figure intermedie. A scorrere le variegate e non di rado barocche declaratorie dei corsi di laurea attivati nellunica classe di laurea e nelle tre classi di lauree specialistiche di cultura pedagogica previste dal dai DD.MM. 4/8 e 28/11/2000, non trarremmo indicazioni molto confortanti. Dal considerare lassociazionismo accademico e le sue attività convegnistiche sembra che la tentazione di un disperato arroccamento ad oltranza attorno al caso specifico della formazione degli insegnanti rimanga una tentazione troppo forte e fin irresistibile, o che si preferisca indulgere ad essa per quanto la si riconosca invece resistibile. Tuttavia, siamo chiamati ad una nuova ristrutturazione: e lo siamo da tempo, perché la nuova normativa quadro risale ormai a tre anni fa (D.M. 270 del 22/10/2004). In questo, una proposta ben precisa e chiara deve provenire dallassociazionismo di settore e dalle decine di migliaia di laureati in attesa di novità sostanziali che corrispondano allimpegno profuso negli studi pedagogici: siano istituiti in tutte le regioni corsi di laurea magistrali in Pedagogia, che non sarebbe necessario ma si potrebbe aggettivare come Pedagogia sociale, professionale, clinica e simili, seguiti da Master di II livello che prendano il luogo delle specializzazioni evidentemente necessarie allinterno di questa declaratoria che individua una professione unitaria e ben precisa. Le scelte da operarsi a livello di lauree (triennali) saranno conseguenze, e non più premesse. Lo vedremo anche da come si risponderà alla richiesta di Pedagogia da parte dei Corsi di Laurea di altre Facoltà, come si è premesso: se cioè saremo in grado di tenervi dei corsi specificamente adatti alle esigenze formative diverse da quelle di una Facoltà di Scienze della Formazione. Si pensi ai corsi non a ciclo unico di Medicina (non cè solo Educazione professionale, ci sono tutti i corsi sia di I che di II livello), di Psicologia, di Scienze politiche, sociali, economiche e commerciali, ma in prospettiva anche di altre. Altrimenti, alle necessità pedagogiche della società intera, che si fanno sempre più evidenti e pressanti, si generalizzerà la supplenza già ora esistente da parte di altri professionisti che, pur dotati di molte competenze, non possiedono quelle pedagogiche. E a chi volesse iscriversi ai nostri corsi di laurea sarà il caso di dire chiaramente in sede di orientamento che le prospettive professionali sono, nellordine, la sottoccupazione, il lavoro a-specifico, la disoccupazione intellettuale, il tutto guardando impotenti a quanto si deteriori il nostro tessuto sociale e culturale anche a causa di una necessità di Pedagogia non soddisfatta in via essenziale. |
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