Le politiche dell'immigrazione, ovvero l'inclusione che esclude (M.Meti)

Lettera al direttore

Caro direttore,

sono una studentessa di 21 anni e dal liceo (cioè da quando avevo 15 anni) faccio parte di una compagnia di 8-10 amici, uno dei quali è il mio "ragazzo". Sia io che il mio lui, proveniamo da famiglie modeste, mentre tutti gli altri sono figli di genitori abbienti. Questa disparità di disponibilità economiche ci ha sempre creato parecchi problemi, che abbiamo cercato di fronteggiare senza lamentarci. Ogni gita fuori porta, ogni uscita serale, ogni vacanza hanno costi per noi proibitivi. Spesso inventiamo scuse per non partecipare. A volte dobbiamo risparmiare per un mese solo per poter stare con gli amici una sola sera.

Al ritorno dalle ultime vacanze al mare, che ci hanno visto assenti per mancanza di soldi, abbiamo appreso che la "compagnia" si è allargata a cinque studenti stranieri (2 ragazzi e 3 ragazze). Siccome i nuovi arrivati sono in Italia senza le famiglie, hanno scarse disponibilità economiche. Nel corso della nostra ultima uscita serale, il leader del gruppo ha deciso che i "nuovi" fossero nostri ospiti ed ha suddiviso fra tutti noi "vecchi" il loro conto spese. Io e il mio ragazzo abbiamo dovuto "abbozzare", sia perchè presi alla sprovvista sia perchè i nuovi erano anche simpatici, e ci siamo accollati un conto quasi raddoppiato.

Ora però stiamo pensando di inventare una scusa e andarcene dalla compagnia. Siamo abbastanza offesi sia perchè nessuno ha chiesto il nostro parere sull'inserimento nel gruppo di 5 nuovi giovani, sia perchè in tanti anni nessuno ha mai mostrato la minima sensibilità per i nostri problemi economici. Ma soprattutto pensiamo di andarcene perchè non riusciremmo a far fronte ad un'altra serata a "tariffa doppia".

Cosa ne pensa?
Grazie per la risposta, una Sua lettrice affezionata