Educare alla diversità (Adamus)
L'arma più efficace della società industriale è l'omologazione. Il sistema ha bisogno di consumatori tutti uguali, per fare prodotti tutti uguali, in confezioni tutte uguali. Il consumo è solo la parte finale e visibile del processo di omologazione, ma perchè si sviluppi, il sistema richiede che anche i bisogni, i pensieri, le aspirazioni, i valori siano omologati. La condizione per comportamenti uguali è che esistano anime uguali. Il sistema punta a omologare le anime.

I mass media e le legislazioni lavorano in sintonia per omologare, equalizzare, smussare, levigare i corpi, i comportamenti e le anime.

Il primo passo che ci ha portato al mondo che viviamo è stato il depotenziamento della famiglia e la prevalenza della scuola pubblica. In nome del "benessere" dei figli e delle donne, lo Stato ha reso la famiglia un mera entità di mantenimento, sottraendole la funzione di trasmissione culturale che ha avuto per secoli. In nome della "diffusione" dell'istruzione, lo Stato ha sottratto alla famiglia il primato dell'educazione.

Il secondo passo è stato l'azzeramento delle comunità e delle entità intermedie. Il sistema ha spianato le differenze locali, i dialetti, le tradizioni culinarie; ma ha anche portato vicino all'estinzione le appartenenze a entità intermedie come i partiti, le associazioni culturali, le attività ricreative non organizzate. In nome della unità e della coesione nazionale. Non ci sono più cittadini e comunità, ma solo sudditi, consumatori omologati e Stato.

Le differenze vengono tollerate solo se si presentano come "normali", solo se hanno un legame col consumo e solo se non rimandano a valori "alternativi".

L'omologazione inizia presto. Ai bambini delle elementari compriamo il cellulare per "sicurezza" e perchè "ce l'hanno tutti". Se i pargoli fanno una qualche attività sportiva non bastano un calzoncino e una canottiera: ci vuole una divisa completa, possibilmente firmata, come quella che hanno tutti. D'altronde anche i vestitini di ogni giorno devono essere di qualità, altrimenti i piccoli si sentono emarginati dalla classe e dagli amici. Un tempo l'omologazione era a basso costo: un grembiulino e un fiocco. Oggi l'uniformità deve essere "alla moda". Tutti vestiti uguali con jeans, t-shirt, sneakers e piumino ma "di marca".
Si continua con le costosissime "gite scolastiche" che tutti sanno essere inutili (a volte dannose), ma cui non si può mancare "per non sentirsi diversi". Intanto la qualità e il prezzo del cellulare aumentano con l'età, perchè nessun adolescente può avere un telefono che sia solo un telefono. Allo stesso modo, con l'età aumenta il costo del conformismo vestiario: tutti in jeans, t-shirt, sneakers e piumino, ma di grandi firme. L'omologazione arriva al punto di trasformare minori e adolescenti in promotori delle grandi aziende, ma a spese dei genitori.
Naturalmente, dalla nascita alla maturità (che arriva per tutti a 36 anni) l'integrazione sociale richiede almeno 4 ore al giorno di tv demenziale, almeno 4 ore al giorno di Internet (dai social networks ai porno) e almeno un pasto di cibo-spazzatura, con almeno tre bevande-schifezza. Ogni adolescente che passa i pomeriggi in biblioteca, mangia vegetariano e beve solo acqua, viene considerato un ebete o un pericoloso cripto-terrorista. I genitori che educano i figli ad evitare tv, discoteca e alimenti "schifosi" vengono additati come autoritari, schiavisti e creatori di disadattati, perchè cercano di impedire loro "di vivere un'infazia e un'adolescenza come gli altri".

L'imperativo è "ascoltare" le inclinazioni e i desideri dei figli, il che significa ascoltare le inclinazioni e desideri che i mass media impongono loro. Quando poi i figli chiedono a gran voce di fumare marjuana, ubriacarsi, fare sesso non protetto e smettere di studiare, i genitori devono saper imporre la loro autorevolezza e guidarli (coi successi che tutti possiamo osservare).

Anche le feste sono un'occasione ghiotta per il processo di omologazione. "Tutti" i bambini devono festeggiare Halloween, perchè col solo Natale i negozi non sopravvivono. "Tutti" i bambini devono festeggiare il Carnevale ma con un abito super-confezionato: basta col cappello del nonno, i baffi dipinti col carbocino e la vecchia gonna rosa della mamma da lei trasformata in mantello. Le corporazioni commerciali hanno inventato le "feste" della mamma e del papà, che devono pagare per ricevere il canonico regalo "come fanno tutti". Poi la festa di San Valentino, per sostenere i produttori di cioccolatini e di bigiotteria. Ed anche la festa della donna, che stimola l'impresa vivaistica, quella degli spogliarellisti maschili e quella degli alcolici. Dall'adolescenza alla maturità è un obbligo divertirsi nei campi di concentramento della trasgressione, chiamati discoteche. Usare la vecchia cantina di casa per le festine studentesche è gravemente illegale.

Nessuno parla dell'ipotesi di educare i figli al fatto di essere originali, diversi, unici. Nessuno sottilinea che perchè una cosa la "fanno tutti" non necessariamente è intelligente. Nessuno ricorda che la Scuola Media dell'Obbligo deve per legge favorire lo "spirito critico". Nessuno avvisa i giovani che nazismo, fascismo e stalinismo sono attecchiti proprio grazie al conformismo. Nessuno segnala che anche la guerra, è un crimine che compiono "tutti".

Poi arriva il matrimonio, e ormai il lavorìo del sistema per omologare è completo. La durata brevissima dei matrimoni corrisponde allo sfarzo dei consumi correlati. Ci sono interi canali televisivi dedicati alla scelta dell'abito bianco per il "giorno più importante della vita". Il virginale abito bianco è d'obbligo anche per le donne che fanno il terzo matrimonio ed hanno già due figli (immancabilmente travestiti da "paggetti"). Come fanno tutti, il matrimonio deve essere preceduto dalla richiesta formale (meglio con l'uomo inginocchiato), l'anello di fidanzamento e l'obbrobrio della serata di addio al celibato/nubilato.

Nel corso della vita vediamo centinia di films, il cui succo è "diventare come tutti gli altri". Dalla modella superpagata che vuole vivere "normalmente", alla regina che lotta per "essere come tutti", fino al supereroe che si definisce "uguale a tutti". Ogni giorno la tv spaccia campioni miliardari, potenti gerarchi politici, e imprenditori d'assalto come "persone comuni", e le presenta nel loro "lato umano". Gli omosessuali, invece di far valere la loro diversità come un diritto e una ricchezza, si affannano a definirsi "come tutti gli altri", e a convivere e sposarsi "come fanno tutti". L'industria della moda rende "comune" qualunque spazzatura, e, come fanno tutti, la maggioranza si adegua. Accettiamo come normali le labbra a canotto, i jeans strappati, le scarpe da clown, gli ombelichi al vento e i capelli verdi, ma inorridiamo per la diversità di un velo monacale sulle testa delle donne musulmane. Giriamo il mondo, ma scegliamo villaggi uguali ai nostri giardinetti, cibi uguali a quelli della mamma, e guide/animatori che parlano la nostra lingua. Soprrattutto, evitiamo ogni comunicazione con gli aborigeni.

Quando qualcuno parla di educazione alla diversità intende un'educazione che accetti il diverso, non un'educazione per essere diversi. Il sistema dell'omologazione rende tutti intercambiabili e tutti sostituibili (specie dalle macchine). "Nessuno è indispensabile" è una dichiarazione umiliante di insignificanza individuale, e un inno all'omologazione.

Invece tutti abbiamo il diritto di "fare la differenza", irrompere nel mondo cambiandolo e andarcene da esso, dopo averlo cambiato. Perchè ognuno di noi è unico, originale, diverso e dovrebbe esserne orgoglioso.