La famiglia è in grande trasformazione. Non solo per l'avanzata
di famiglie allargate, omosessuali, o di fatto, cioè famglie
composte o regolate in modo molto diverso da quello tradizionale.
Ci sono anche mutazioni in itinere. Famiglie che nascono in modo tradizionale,
ma in seguito registrano cambi di sesso dei figli o dei genitori;
madri o padri che realizzano la loro omosessualità.
Questo mutamento riguarda minoranze, anche se testimonia di una maggiore
libertà e tolleranza generalizzate.
Il cambiamento più vistoso ha raggiunto i ruoli e il loro immaginario
di tutte le famiglie, tradizionali o meno. Il problema non riguarda
più solo minoranze, ma tocca la maggioranza e quindi registra
una mutazione della società.
1. Dal padre padrone al padre amico o bancomat
Migliaia di libri e decine di films hanno denunciato negli anni sessanta,
la figura tradizionale del "padre padrone". Una figura che
affonda le radici nella notte dei tempi e prosegue indiscussa fino
al 1960, in Occidente. In altre culture (Asia, Africa, Medio-Oriente)
prosegue ancora oggi senza problemi.
Il termine "padrone" non è solo simbolico. Per secoli
ha significa il potere assoluto del padre, su tutti i consangunei,
fino al potere di vita o di morte. La donna di casa è totalmente
sottomessa (salvo che nelle questioni casalinghe), i figli sono merce
di scambio o forza-lavoro gratuita. Abramo trova dolorosa ma legittima,
la richiesta di uccidere il figlio Isacco. E' uno dei suoi diritti
farlo. Tutte le case nobiliari europee, per circa 1000 anni, hanno
costruito le loro fortune vendendo i loro figli, per strategìe
politiche o ereditarie. Appena in grado di camminare, i figli sono
stati considerati forza lavoro gratuita. Nei ceti nobili, i figli
maschi venivano usati come manodopera bellica. Unico dovere del padre-padrone
era il sostentamento, la difesa e la crescita di potere e ricchezza
della famiglia.
In termini psicologici il Padre era l'incarnazione della legge e del
dovere; il Super-io, l'autorità introiettata; il simbolo della
costruzione e della generazione.
Il mito di Edipo è un vecchissimo tema drammaturgico, e come
tale catartico. Il padre si ammazza a teatro, giammai nella vita reale.
Nel 1970, per i tipi di Feltrinelli, lo psicoanalista Alexander Mitscherlich
pubblica "Verso una società senza padre",
una interpretazione dei movimenti del decennio precedente, contro
ogni autorità, prima fra tutte quella paterna. .
La prima risposta delle autorità messe in discussione è
stata la fuga. I padri hanno approfittato della legge Fortuna-Baslini,
proprio del 1970, e si sono buttati sulla separazione e il divorzio.
Se non contiamo più niente, ce ne andiamo. Le altre autorità
" come i dirigenti scolastici, i capi-ufficio, i vescovi hanno
iniziato un'abdicazione al ruolo che dura fino ad oggi (dopo mezzo
secolo).
La seconda è stata la trasmutazione verso il ruolo di "amico".
Il padre non deve più dare regole, ma ascoltare, giocare e
trasgredire, come un amico dei figli. Allora via con le ore di gioco
condivise, i figli trascinati in tutte le attività paterne
(dai viaggi ai concerti), le canne consumate in comune.
La terza mutazione è quella del "mammo", il
risultato della combinazione morte del padre e liberazione della donna.
La madre lavora e il padre cambia i pannolini, va ai giardinetti,
cucina e accompagna a scuola i figli.
Il quarto cambiamento (molto diffuso nei giorni nostri) è quello
del "bancomat". Morta la paghetta elargita dal padre-padrone,
arriva l'imperativo di fornire ai figli oggetti di moda, strumenti
informatici, viaggi, mezzi di locomozione, studi costosi e mantenimento
fino ai 35 anni e passa.
Ovviamente di pari passo con la morte del ruolo paterno, è
stato messo in crisi anche il ruolo di maschio. La crisi del maschio
non ha certo sopito la crisi del padre.
Dal maschio "che non deve chiedere mai", si è arrivati
al maschio zerbino, colpevolizzato, demonizzato, spesso considerato
decorativo. Il che certo non facilita la riappropriazione di un ruolo
paterno.
La domanda è: a chi è affidato
oggi il ruolo di autorità introiettata ? Ovviamente, ai mass
media, allo star system e ai Social Networks.
2. Dalla madre Vestale alla madre valkiria o vampiro
La madre-terra, prolifica, benevola, calda, nutritiva e protettiva
è un mito millenario. Per secoli la madre ha avuto un ruolo
doppio: schiava del marito, sovrana degli affetti. Estia o Vesta era
la dea del focolare domestico, venerata privatamente in ogni casa
e il cui culto pubblico consisteva principalmente nel mantenere acceso
il fuoco sacro nel tempio cittadino: le famose vestali, avevano proprio
il compito di custodire il fuoco sacro alla dea, facendo sì
che non si spegnesse mai.
Il fuoco era il simbolo dell'amore, del calore, della nutrizione (per
la cottura), della protezione contro il buio e le fiere.
La Madonna, vergine e madre, sottomessa al figlio e al marito,
ma sola a piangere sotto la croce, per quasi duemila anni è
stata il simbolo di tutte le madri della storia e il soggetto più
immortalato dalla pittura.
Molti fanno risalire la liberazione della donna al Rinascimento, ma
il movimento ha preso forza nell'Ottocento ed è esploso verso
la metà del Novecento. Nel 1963 arrivò "La mistica
della femminilità" di Betty Friedan e divenne la voce
per il malcontento e il disorientamento che le donne sentivano per
essere state accantonate in posizioni di occupazioni casalinghe e
familiari dopo esser riuscite ad ottenere almeno un diploma. Da lì
è stata una ininterrotta processione di cambiamenti. La pillola
anticoncezionale è stata approvata negli Stati Uniti d'America
nel 1960. Nel 1978 è arrivata la legge sull'aborto, in Italia.
Queste due innovazioni hanno sancito l'idea di maternità come
opzione invece che come destino. I nidi e le scuole materne, hanno
liberato (parzialmente) il ruolo della donna come accuditrice degli
infanti. I cibi pronti e gli elettrodomestici intanto la hanno sollevata
dalle catene della cucina. Ogni lavoro è diventato usuale per
tutte le donne e le madri. La maternità ha superato il concetto
tradizionale di madre, attraverso le pratiche dell'inseminazione artificiale
e della maternità surrogata.
Oggi la donna che si concentra sul lavoro è una guerriera,
una valkiria pronta a decidere chi vive e chi muore. Riesce bene
anche nel ruolo materno, ma con pesanti costi fisici e psichici, e
distribuendo mansioni materne al padre, ai nonni, ai servizi, alle
tate con un senso di colpa permanente. Quando arriva nell'arena politica,
funziona benissimo ma al prezzo di imitare i peggiori vezzi del maschio.
Così nessuno distingue la Thatcher, la Merkel, la Clinton dai
loro corrispettivi maschili.
E la donna che per scelta o per destino non lavora fuori di casa?
Aiutata da cibi pronti ed elettrodomestici, si concentra nevroticamente
sui figli. Li protegge, li coccola, li nutre e li veste tramutandosi
in un vampiro che con l'affetto e la dedizione toglie loro
ogni vera autonomia. Edipo ha ucciso il padre, ma non fa l'amore con
la madre: la usa solo come cameriera.
La domanda è: a chi è affidato
oggi il ruolo di protezione, amore e calore affettivo? Ovviamente,
ai mass media, allo star system e ai Social Networks.
3. Dai figli schiavi ai figli tiranni, e per sempre
Per secoli, i figli sono stati carne da macello, investimento sul
futuro, merce di scambio. Al lavoro nei campi o nelle botteghe appena
raggiunta la posizione eretta. Soggetti abituali di punizioni corporali
e di omicidi da parte di madre o padre. Abbandonati nelle ruote dei
monasteri, venduti in matrimoni di interesse famigliare o a conventi,
mandati a combattere per anni e morire. Fanciullezza e adolescenza
sono invenzioni ottocentesche. Per oltre tremila anni sono esistiti
i bambini fino ai 12 anni, e le spose o gli adulti dai 12 in poi.
L'idea che ha guidato la famiglie per secoli è che i figli
sono una benedizione perchè non costano niente, ma possono
offrire ricchezze alla madre e soprattutto al padre. Possiamo dire
che i figli sono stati gli schiavi della famiglia per secoli. Ancora
nel XX secolo si parlava dei figli come "bastoni della vecchiaia"
per i genitori. Oltre allo sfruttamento durante la vita dei genitori,
i figli sono stati i garanti dell'eredità e delle tradizioni
familiari, del prolungamento del padre (di cui ancora oggi portano
il cognome) nel futuro, della memoria storica. Normale era che i figli
(maschi) continuassero lo stesso lavoro paterno.
In qualche modo, i figli, anche attraverso gli obbligatori nipoti,
garantivano una sorta di immortalità alla famiglia.
Gli anni sessanta sono stati gli anni del riscatto. I figli hanno
ottenuto il diritto all'istruzione, che ha cessato di essere un privilegio.
La scuola dell'Obbligo fino alla terza media arriva in Italia nel
1962. I figli hanno visto riconosciuto il loro diritto all'infanzia
e all'adolescenza. La Convenzione ONU sui diritti del minore è
del 1989. Il diritto all'autonomia, alle libere scelte esistenziali,
al non scegliere matrimonio e famiglia, alla scelta dello studio e
del lavoro, sono arrivati quasi subito. I diritti si sono moltiplicati,
i doveri sono spariti. Oggi i figli, non hanno nessun dovere fino
alla maggiore età, ma hanno diritto al mantenimeto fino alla
morte dei genitori. E prima della maggiore età hanno diritto
al telefonino, a rientrare a casa all 4 del mattino, a vestirsi alla
moda, al motorino, ed alla scelta del loro futuro. Tutti i bisogni
indotti da circa 1 milione di messaggi pubblicitari, che ci bombardano
fino ai 18 anni, sono diventati un diritto.
I minori e i giovani non hanno l'obbligo di studiare (se evadono le
elementari sono multati i genitori) o di lavorare: d'altronde anche
se volessero, non è facile trovare un'occupazione legale. La
leva militare è stata eliminata. Il vecchio comandamento "Onora
il padre e la madre" è stato messo in soffitta. L'eredità
è un diritto, ma la memoria non è più un dovere.
Le radici sono state tagliate e i giovani tiranni, dotati della maggiore
autonomia della storia galleggiano con un "Io minimo" dentro
una "folla solitaria".
La domanda è: a chi è affidato
oggi il ruolo di eredità, futuro e memoria? Ovviamente, a nessuno.
Il futuro è stato ucciso da tempo.
|