Le ultime tavolate: il tramonto della convivialità di Guglielmo Colombi

Tutti ricordiamo le tavolate pantagrueliche, colorate e affollate delle feste. Quattro nonni, due genitori con relativi sorelle e cognati, sette o otto giovani figli di entrambi i sessi, tre dei quali coi fidanzati, una decina di bambini e un paio di lontani parenti. Tutti intorno alla tavola intenti a lanciare battute, raccontarsi gli episodi di vita capitati dall'ultima festa insieme, e mangiare i manicaretti preparati dalle donne la sera prima. Un emblema di convivialità familiare, un simbolo del noi "nonostante tutto".
Molte di queste tavolate sono appena state fatte in tutto il Paese, ma pochi si sono resi conto che si tratta degli ultimi sprazzi di una convivialità al tramonto. Non solo perchè i soldi diminuiranno progressivamente e non solo perchè le "cuoche di famiglia" sono in via di estinzione. Il motivo principale di questo tramonto risiede nel fenomeno della differenziazione individuale accompagnata dalla perdita della compiacenza.
Le tavolate si basano sulla sottomissione dell'io al noi e sull'esercizio della compiacenza. Ogni membro della tavolata accetta di sospendere per qualche ora la centratura su di sè a favore dell'ascolto, dell'interesse, della benevolenza verso tutti gli altri convitati. Per questa sospensione tutti accettano la tombola con un sorriso, e tutti fingono di gustare l'arrosto bruciacchiato o l'insopportabile torta di mele che sembra stata fatta per le feste dell'anno precedente. Tutti svuotano i piatti per ringraziare le cuoche e per non guastare il clima generale di fusione affettiva.

Oggi, le cose stanno prendendo una piega diversa. Uno dei nonni ha il diabete per cui non mangia dolci. Il fidanzato musulmano della secondogenita non mangia carne di maiale nè beve alcolici. I tre ventenni passano tutto il tempo al telefonino. Quattro degli adulti, fra un piatto e l'altro, sono sul terrazzo a fumare. Uno dei bambini è allergico al prezzemolo. La figlia più giovane è vegetariana e non mangia niente che derivi dagli animali. Uno dei generi odia il pesce e due delle nuore non tollerano il piccante. Due o tre giovani rifiutano la pasta "perchè ingrassa", uno soffre di celiachia.. Qualcuno si astiene dallo zampone perchè "è troppo pesante". Poi ci sono i "gourmet virtuali". Quelli che non hanno mai preso in mano una pentola ma suggeriscono che le lenticchie vanno cotte meno, i ravioli vanno conditi col pecorino e non col grana, e gli involtini di salsiccia e ananas erano meglio con le patate invece che con l'ananas. Per finire, il panettone: qualcuno vuole solo la crosta; qualcun altro odia i canditi e l'uvetta che toglie con la perizia di un intagliatore, passandoli poi a un altro che del panettone sopporta solo canditi e uvetta. Sul vino e gli alcolici arrivano i raffinati che partecipano a tutte le sagre vitivinicole del circondario. Mediocre questo rosso: era meglio quello servito alla festa di Paolo. Il bianco non è alla temperatura giusta. La grappa è poco invecchiata.

L'io prevale e la compiacenza è un ricordo. Nessuno ha qualche colpa, tutti hanno ragioni buonissime per differenziarsi...ma la convivialità è al tramonto.