I primi interventi sulla Bacheca di AKKADEMIA torna a Indice

F.Bellizzi il 4/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
Concordo ma....
Il tuo entusiasmo e' davvero ammiravole, ma credo che prima di occuparci della Comunità in senso lato (Psicopolis) potremmo piu' facilmente cercare di far diventare comunità l'Akkademia. Il tuo(nostro compito) non e' facile e richiede pazienza e tempi lunghi. Forse mandare una mail con proposte agli Akkademici distratti...

Mirco Marchetti il 3/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
Per un approccio sistemico
Psicopolis è una comunità. Prendiamo la parola comunità e proviamo a chiederci, "comunità di cosa?", forse gli intenti ci accomunano? Ma quali intenti? Ricordate l'esperimento classico con i due scimpanzè chiusi ognuno nella sua gabbia, nella quale, all'interno, ognuno aveva un bastone. Fuori delle gabbie erano poste delle banane, ma ad una distanza tale che, gli scimpanzé con i propri arti non riuscissero a raggiungerle. Per un certo periodo di tempo gli scimpanzè giocarono col bastone fin ché non sopraggiunse la fame. Ogni scimpanzé cercò di prendere le banane, ma non vi riusci, fino a che uno dei due pensò che quel bastone con cui fino ad allora aveva giocato, poteva essere un "mezzo" per soddisfare i suoi bisogni. Taluni hanno definito gli odierni mezzi di comunicazione di massa, internet compreso ovviamente, una sorta del prolungamento dei nostri arti. Come lo scimpanzé che ha intuito che quel mezzo messogli a disposizione dal suo ambiente poteva essere adoperato per soddisfare i suoi bisogni, pure questo mezzo, questa comunità, questo forum, potrebbero essere "anche" usati per soddisfare i nostri bisogni. Ora, è solo per una serie di ragioni fortuite che mi sono ritrovato a coordinare akkademia, non certo per avere dei meriti a qualche proposito, è anche vero che cerco di interpretare il mio casuale ruolo in maniera seria, seppur non disdegni il gioco a volte. Il compito di akkademia è quindi promuovere eventi culturali, ricerche e formazione. Un impegno che mi sono preso è ad esempio quello di ridonare agli operatori, educatori, formatori, animatori una certa "autorevolezza". Non vedo perchè ad esempio, questi professionisti non siano quasi mai convocati in fase progettuale. A mio parere infatti, l'operatore "deve" entrare di diritto con le sue competenze, con la sua professionalità "sensibile", con la sua propositività, sin dall'inizio di ogni fase progettuale per caratterizzarne l'aspetto qualitativo. Solo cosi egli sarà chiamato in causa per assumersi le sue proprie responsabilità. Occorre dunque un preciso progetto politico. In loco invece occorre che ogni istanza di psicopolis, nel suo caratterizzarsi per specificità, possa dare un contributo. Synaptyca tiene i contatti anche con l'esterno, il Senato da un contributo di saggezza, i contenziosi vengono affrontati da artificia una volta evidenziati e sottoposti, ma urge un coordinamento più ampio, e non parlo solo per il mio caso. In questi termini parlo di approccio sistemico, che si esplica su di un piano orizzontale. Vorrei quindi usare questo "mezzo" in maniera intelligente ed intelleggibile...vorrei il vostro aiuto. Ciao,Mirco

leda il 29/11/2002, alle ore 22 ha scritto:
Proposta
Parlare con la collega?

Ganesh il 29/11/2002, alle ore 0 ha scritto:
Non è molto chiaro...
Non ho ben capito di cosa stiamo parlando, comunque vi racconto in breve un mio episodio professionale. Lavoro per un Progetto Legge 23 -Lombardia- come animatore. In sistesi, cerchiamo di fare integrazione scolastica con tecniche animative (espressive e socializzanti). L'altro giorno una mia collega ha scrollato, strizzato e scappellottato un bambino di 9 anni a suo dire indisciplinato. Io no ero lì, ho sentito urlare, sono entrato ma la cosa era già finita. Ho saputo dell'episodio dal racconto del bambino, poi confermato dalla stessa collega. Domanda: cosa devo fare? Avvisare il coordinatore del progetto? il preside? niente, e solidarizzare con la collega? Grazie

Mirco Marchetti il 28/11/2002, alle ore 19 ha scritto:
errata/corrige
Visto che il forum non coglie il virgolettato, ripeto l'ultima frase.... "Spero NOI si riesca a fare....", tra virgolette c'era il "NOI", ecco quanto..... mirco

Mirco Marchetti il 28/11/2002, alle ore 19 ha scritto:
La speranza è l'ultima a...soccombere!?
Cara Marlene, credo tu sia perfettamente in tema, anche perchè non è mia intenzione parlare di Case di Riposo. Il discorso che si è fatto per le CdR, potrebbe benissimo essere rigirato, paro paro, sulla scuola, ma anche sugli ospedali. Ho voluto mettere sul piatto una esperienza, la mia, per iniziare un discorso che dovrebbe permetterci di arrivare ad un convegno "nazionale", che per il momento è molto simile ad un j'accuse, ma purtroppo non è ancora ben chiaro, per lo meno a me, chi sono i nostri interlocutori. Credo che ogni esperienza possa dare un segno verso la manifestazione di un cambiamento da operare. Seppure da ambiti differenti, mi pare di aver capito che, un nemico sia ravvedibile nella eccessiva burocratizzazione sistemica, anzi togliamo sistemica che con burocratizzazione è un termine ossimorico, se posso dire. Per coordinare questo "movimento", mi pare infatti che il mio ruolo sia quello di coordinatore, ho bisogno di quanti più apporti, anche sotto il profilo esperienziale, ci è possibile. Per quanto riguarda la scuola ad esempio, penso che questa scuola serva a sfornare impiegati, mentre io mi auspico una scuola che possa formare "menti e cuori" per il futuro. Ma per poter cogliere un comune denominatore che leghi differenti approcci qualitativi, ho bisogno dell'aiuto di tutti. Ci serve autocritica, che non è un mezzo di trasporto, ma un esercizio pesante che tutti facciamo controvoglia. Solo dopo questa presa di coscienza potremmo dirigere accuse ai nostri interlocutori, che potremmo riconoscere in una classe dirigente lassista e burocratica, in una società civile ipocrita e pressapochista, e via discorrendo. Mi sarebbe piaciuto, cara Marlene tu avessi detto, "Spero <> si riesca a fare..". Da solo potrò ben poco, quindi, conto su di te? ..un abbraccio, Mirco

Marlene il 19/11/2002, alle ore 23 ha scritto:
Chissà
Complimenti, Mirco, per le tue proposte. Spero che tu riesca a fare ciò che ti proponi. Per conto mio, non so se vado fuori tema, ma vorrei parlarvi di insegnanti e di scuola. Sento dire da loro cose strane: c'è qualcuno che ne sottolinea la fatica e la professionalità sacrificata da condizioni di insegnamento vergognose; ci sono altri che parlano di allievi che cambiano modalità di comportamento e atteggiamenti ogni lustro; altri che testimoniano un'assenza di relazioni interpersonali e, di conseguenza, approcci educativi diversi; altri ancora che osservano malesseri -dai più superficiali ai più gravi- che influenzano grandemente l'equilibrio psicologico.... E' possibile in queste condizioni garantire un corretto processo di apprendimento?

Mirco Marchetti il 18/11/2002, alle ore 12 ha scritto:
..ho letto....
Ho letto e devo dire di condividerne in toto i contenuti. Pure io ho dei dubbi sulla effettiva partecipazione di operatori ad una seria discussione atta a trovare, anche per via politica, dei risvolti risolutivi. Eppure non demordo, credo che occorrano degli "stimoli" adeguati, sta a noi trovare degli input che ridestino dal torpore, non solo gli operatori, ma tutte quelle coscienze civili che, a parole, si dicono sensibili. Jack, ha dato un suo contributo che potrebbe arricchire ulteriormente la discussione. Penso che in questa fase iniziale sia doveroso raccogliere quanti più contributi c'è possibile, poi passarli al vaglio e raggrupparli per tematiche specifiche, quindi creare dei gruppi di lavoro che apportino un contributo sistemico. Mi spegherò meglio sul significato che io do alla parola "sistemico", in un post specifico. Per adesso non ci resta che attendere e....riflettere. Per quanto riguarda la tua, seppur sconsolata disponibilità, ti prendo in parola e ti chiedo di collaborare nella direzione auspicata. Cerchiamo di offrire un'alternativa al sonno, un'alternativa stimolante, coinvolgente. Cerchiamo in parole povere di "osare", guardiamo oltre, sfuggiamo all'omologazione sonnolenta, rompiamo gli indugi, fatti non siamo a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza. Ciao, Mirco

F.Bellizzi il 17/11/2002, alle ore 11 ha scritto:
Conta su di me
Caro Mirco, conta su di me....e basta! Condivido la lettura di Ivan Dobre, secondo il quale la situazione non è compromessa solo a causa dei "cattivi": il fatto e' che i "buoni" sono in sonno! Non ho alcuna fiducia che ci sia gente disposta a impegnarsi in alcunche'di seriamente politico. Hai letto il riassunto di Firenze di C@C@O col commento in PSIPOL?

Mirco Marchetti il 17/11/2002, alle ore 11 ha scritto:
Bene...!
Sono contento, caro Bellizzi. Per un attimo, per una sorta di fraintendimenti, mi era parso che, seppur avessimo in linea di massima le stesse perplessità sulla considerazione degli operatori, sulla valenza del loro operare, mi era parso che tu avessi intenzione di gettare la spugna. Il nostro confronto, le nostre connessioni intellettuali, segnano l'intento di mettere in luce le contraddizioni, di cui noi stessi siamo vittime, magari in forma inconsapevole. Diceva "uno" che la tolleranza emerge all'ombra del conflitto, ed io sono per il conflitto (non per la guerra), Ginio Strada docet! eh, eh, eh. Attraverso il conflitto possiamo rompere gli equilibri, spiazzare, creare, come tu dici, disagio. Ma quanti operatori conosci disposti a mettersi in discussione? La battaglia è sicuramente politica, nel senso che non può condursi in angusti anfratti in cui, solo gli addetti ai lavori sono autorizzati alla discussione. Credo che il confronto lo si debba allargare alla polis intera, alla città in tutte le sue sfumature ed associazioni. Allora, anche se avrei voluto avanzare la proposta un po più in la nel tempo, nella speranza che altri abbiano in animo altre considerazioni, allo scopo di mettere in luce le contraddizioni di cui dicevamo, però intanto lancio una "proposta". Sarebbe interessante avviare dei lavori, affinché noi si possa costruire un Forum, un Agenda, nel reale intendo, in cui assieme ai cittadini, alle parti sociali e politiche, si possa porre all'evidenza il "disagio" ambientale in cui l'operatore si trova ad operare, tenendo sempre fermo il concetto che di questo disagio certo non si avvantaggia l'utente a cui l'operatore si rivolge. Il forum di akkademia potrebbe essere il "laboratorio" di pianificazione dei lavori, avviato per altro già dal nostro confronto che comincia a porre in luce le necessarie contraddizioni e soprattutto i punti di unione. Si potrebbero, ad esempio, individuare dei gruppi di lavoro, scelti per affinità tematiche e/o propositive da mettere in agenda. Ogni gruppo, dovrebbe tentare di cercare soluzioni, dopo aver inquadrato una problematica, ed individuare gli interlocutori privilegiati a cui sottoporle, ad esempio, politici, sindacalisti, amministratori, cittadini, etc... Se sapremo lavorare bene, in primavera si potrebbe arrivare ad un convegno che mi auguro possa offrire, secondo un'ottica sistemica e interdisciplinare, soluzioni percorribili a queste nostre problematiche. Questo contradditorio mi piace, come ritengo sia utile allo sviluppo di una dialettica "sostenibile" (oramai la parola sostenibile la mettono dappertutto!! che cribbio significa poi...!), dobbiamo però saper offrire soluzioni, ed io sono sicuro, se ci si impegna, se ci si mette in gioco con il confronto, sapremo dare una svolta costruttiva. L'unione fa la forza..... Cosa ne pensi? Cosa ne pensate? Un abbraccio, Mirco

F.Bellizzi il 17/11/2002, alle ore 2 ha scritto:
Battersi da operatore?
Credo che batersi da operatore non abbia più alcun senso. Semmai la battaglia è politica, nel senso di cultura politica e politica culturale. Criticare, mettere in luce le contraddizioni, le manipolazioni, lo sfruttamento. Creare scandalo, mettere a disagio, rompere gli equilibri, spiazzare, indurre crisi e squilibri, fare denunce: queste mi sembrano oggi le uniche cose possibili (mentre per vivere continuiamo a fare i secondini).

Mirco Marchetti il 16/11/2002, alle ore 15 ha scritto:
Operatori et operazioni
E' certo che la sintesi si addice poco a questo tipo di dibattito. Quante volte mi sono sentito dire, "..che bravo, lei è un volontario?" - ed io, "..no signora sono un professionista!". Lavorare "senza scopo di lucro", che bello, non riesco ad immaginare un idraulico che mi viene ad aggiustare lo scaldabagno, senza scopo di lucro, ovvero, mi potrei aspettare il bagno allagato il giorno dopo. Ho una partita IVA, conto le ore, l'utente paga. Quando però ha appurato che la sua saccoccia è più sgonfia, critica e controlla. Ecco, questi sono i miei unici e più ostici controllori, verificatori del mio operare. Io a loro rispondo, e devo provare loro con dei risultati la bontà del mio operare. Nella prima fase che era di "studio" e conoscenza dei bisogni dell'utente, mi resi conto che, il più delle volte, era perfettamente inutile ri-orientare certe persone alla realtà circostante. Capii subito che esse non volevano essere ri-orientate, ma il più delle volte ripercorrevano la loro vita a ritroso cercando di risolvere conflitti mai risolti ed a cui avevano girato le spalle. Loro erano "la", non "qui", e volevano essere aiutati in questo. Fu successivamente che mi imbattei nel "Metodo Validation" di Naomi Feil, e ne condivisi gli intenti e capii che la Feil aveva una gran conoscenza dell'anziano. Il padre era, assieme alla madre, psicologo in una CdR, fin da bambina visse con gli anziani. Dopo la laurea, prosegui gli studi del padre. Il Metodo in questione però, presuppone una certa predisposizione all'ascolto empatico, una certa integrità dell'operatore, e quindi affronta il fatto autoriale. Non tutti possono quindi essere in grado di adottare questo metodo. Diciamo che un vantaggio immediato è dovuto al fatto che, non si chiede all'operatore il difficile traguardo di ri-orientare l'anziano ad un mondo che, vuoi per la perdita della funzionalità di organi di senso, vuoi per un bisogno di completare dei compiti mai portati a termine, esso rifiuta. Pratica che tra l'altro induce nello sforzo, l'operatore al burn-aut. Qui si assecondano i reali bisogni dell'anziano. Ma, secondo me, l'operatore deve e può fare di più. Ad esempio ho chiesto che, in visione anche della L.328, l'operatore si adoperi al mettere in atto a monte, ed assieme magari agli architetti o i politici, un "progetto qualità", e che pure le strutture abbiano chiara e visibile l'impronta creativa e conoscitiva dell'operatore. Il personale di base, dovrà per forza essere discriminato a monte in base all'affintà che ha nei riguardi del progetto in questione. Non tutti possono fare le AdB agli anziani. L'operatore però, deve avere un riconoscimento anche sul piano giuridico, che gli conferisca, autorevolezza, professionalità, e dignità. Muoversi ad esempio sul piano sindacale mi parrebbe un buon punto di partenza. Ma oltre le critiche, non capisco quali sono le tue soluzioni, in pratica verso quali direzioni ti batti da operatore? Ciao, Mirco

F.Bellizzi il 16/11/2002, alle ore 12 ha scritto:
La vita e' bella
Caro Mirco, la tua lettera mi ricorda "La vita e' bella" di Benigni. Dovendo stare in un lager, tanto vale cercare di renderlo un gioco immaginario.Umanamente nobile e commovente. Oppure Gino Strada (essendoci la guerra...)o Teresa di Calcutta (essendoci la povertà....). Sul piano umano si tratta di cose ammirevoli, che meritano ed avranno un posto in Paradiso. Ma non è questo il dibattito: nessuno puo' sostenere che far sorridere gli anziani, operare i feriti, dar da mangiare ai poveri sia cosa sconveniente. Il dibattito cambia se si sposta sul piano della "professione": retribuzione, obiettivi, risultati misurabili, verifica, replicabilità. Il primo e l'ultimo concetto danno una sterzata al dibattito. La retribuzione intanto definisce un rapporto mercenario, come sono tutti i rapporti professionali: c'è differenza fra amore e prostituzione!La replicabilità è l'altro tema cruciale: se quello che un Mirco fa non è replicabile, è professionalmente insignificante, anche se umanamente benemerito.

Mirco Marchetti il 15/11/2002, alle ore 20 ha scritto:
jack, ti capisco....
Cara/o jack ti capisco, in fondo è il rischio che si corre. Sai, forse mi ritengo un fortunato tutto sommato in quanto da noi, sanno ancora poco sugli "animatori" o sugli educatori. Quindi se dall'inizio vi è stata la tentazione di imporre cose a me, poi, dopo sei mesi di lavoro, e tanto per chiarire, ho mandato la mia relazione di 20 pagine alla giunta del comune, in cui esordivo con un j'accuse alle pubbliche amministrazioni che, senza avere cognizioni di causa, avevano la tentazione di interferire nel mio lavoro. Ci fu un dibattito in consiglio ed ebbi carta bianca. Oggi manco il direttore si sogna di interferire, se non in maniera consapevole e costruttiva nell'ambito delle sue competenze. Ma è col personale assistente di base che non mi riesco a far capire. Hho fatto loro pure delle serate di formazione, ma poco hanno capito. L'ultima cosa che a loro preme, come diceva Bellizzi è, il benessere dell'ospite che, "se rompe i coglioni", passami il termine, con l'aiuto anche dei familiari e di medici impreparati ed incompetenti, viene sedato. Questo succede pure a casa, magari con conseguenze meno catastrofiche e con una "badante" che annoiata ed impreparata lo "bada" allo stesso modo in cui un pastore bada le sue bestie. Il Geriatra quello.....ti dico parafrasando Hallen W. ...non solo Dio non esiste ma provate a cercare un geriatra. Ciao, Mirco

Mirco Marchetti il 15/11/2002, alle ore 19 ha scritto:
...le strade che portano all'inferno....
Caro Bellizzi, io non mi arrabbio, ed un punto d'incontro lo possiamo trovare, ma..... Devo dire che io non ho fatto alcun corso da "animatore", sono uno psicologo sociale, ed il mio lavoro non consiste solo nel portare avanti la polemos, tantomeno in strutture come le CdR. Sostengo le tue tesi riguardo il modo di operare in certe strutture, le sostengo da tempo, se vai su, ad esempio www.animanziani.it, troverai un forum nel quale da tempo scrivo le cose che tu dici, però vi sono persone, trattate da "non persone", chiuse in strutture inadeguate, che hanno bisogno di chi sappia predisporsi all'ascolto empatico dell'anziano. Io da un lato svolgo questa mansione, cerco di restituire dignità a queste persone, dall'altro polemizzo su queste strutture. Ho sempre sostenuto che, l'animazione per gli anziani parte da una carezza, ed è su questa linea che mi muovo, introdurre in un istituto l'elemento affettivo affinchè abbia a sembrare una casa. Il problema però è culturale, prima che politico o burocratico, e mi pare di capire che noi si sia in un periodo di transizione. Ma se le cose si vuole cambiarle è secondo me necessario operare un cambiamento "dal di dentro", quindi si deve essere in grado di offrire soluzioni che abbiano in animo il recupero sotto il profilo della dignità di queste persone. Io mi muovo verso questo obiettivo, ho 40 (oggi li chiamano clienti, tanto per ridonare visibilità alla mercificazione dei rapporti) utenti, forse i familiari sbagliano a metterli li dentro, forse l'amministrazione pubblica non è in grado di operare un cambiamento creativo, ma non per questo io, seguendo la tua metafora abbandono la barca, e lascio quelle povere e sfortunate persone sole al loro triste destino. Io combatto li con loro, per loro, non sono un burocrate, ma al contempo combatto le rigide istituzioni perse nel mare delle burocratizzazioni. Un giorno forse avrò ciò che chiedo. Un giorno forse faranno scegliere all'operatore il personale AdB, in base alla predisposizione che hanno nel darsi all'anziano e prefigurargli un futuro dignitoso. Per adesso loro mi attendono li tutti i giorni. Adotto pochissimo la ROT, non faccio terapia occupazionale, solo Validation e valuto caso per caso le strategie individuali. Non sono un intrattenitore, sono un professionista al quale, contrariamente alla mia utenza, un altro professionista sta dicendo che non servo a nulla, ma non mi da alcuna soluzione. No non sono arrabbiato, sono sconsolato dal constatare che ci si da per vinti, e la partita è appena cominciata. Ciao, Mirco

Jack il 15/11/2002, alle ore 2 ha scritto:
Voilà 3 casi che ho vissuto
caso 1) animatrice che faceva il lavoro di Mirco, ma in un ospedale dei tumori per bambini: il primario arriva nella stanza e strappa i disegni, perche'"deturpanoil candore del muro".(Milano) caso2) educatori che fanno la stessa cosa ma con anziani disabili mentali; Grande tela-collage sulla Primavera prodotta collettivamente da un gruppo di pazienti in una settimana (Lodi): il primario strappa il lavoro appeso sul muro all'ingresso, perche'"senza autorizzazione" cao3) un'agenzia di animazione turistica è stata incaricata da un'associazione non profit di fare al suo posto un Corso finanziato per animatori turistici (la cosa è già illegale a questo punto); siccome la suddetta non trova che 2 partecipanti e rischia il finanziamento, si rivolge ad un'associazione che conosco e le chiede (illegalità al quadrato)di procurare almeno altri 6 studenti in cambio di x ore di docenza. L'associazione è incerta fra il rifiutare e il cercare un po' di partecipanti "comparsa" che accettano di aderire in cambio della promessa di un ingaggio estivo. Quiz1: come finirà? quiz2: è così che si crea la qualità professionale degli operatori di cui parlate?

F.Bellizzi il 15/11/2002, alle ore 2 ha scritto:
Le intenzioni sono buone, ma
Caro Mirco non ti arrabbiare. Tu sei molto discorsivo, io sono sintetico. ma non e' detto che non possiamo capirci. Sono sicuro ce fai del tuo meglio. Ma mi ricordi quello che in barca, durante un tifone in pieno oceano, puliva l'argenteria. Il lavoro in sè è buono: è il contesto che non lo è. Elenco breve: 1) decine di anziani che voi trattate come ebeti,perche' spesso lo diventano, sarebbero autonomi se stessero fuori da lì; 2) gli anziani in CdR non hanno alcuna voce in capitolo su tutta la loro vita: orari, stili di vita, medicinali, relazioni interpersonali, uscite, modi d'uso del tempo; a volte perche' non sono autonomi e quindi devono dipendere dagli operatori, a volte perche' gli e' semplicemente impedito; 3) tu sei un animatore preparato e coscienzioso: sai quanti idioti disoccupati sono a chiamati a svolgere il tuo stesso ruolo in decine di CdR italiane? 4)la pratica centrale dell'animazione nelle CdR è la tombola, la lettura del giornale e ogni tanto la festa con le stelle filanti....Basta così mi sembra. Com so queste cose? Per avere fatto (da psicologo) formazione e supervisione a centinaia di enimatori-educatori-psicologi impiegati nelle strutture per anziani (non solo CdR). Lo standard della regione Lombardia per le CdR è 1 animatore ogni 100 ospiti (prima era 60: ti sembra la spia della volontà di "emancipare" o solo assistere con dignità? Ho visto processi ad anziani che volevano stare svegli la notte, e non per la loro salute ma per motivi di turni; che volevano vedere un film alla tv che la suora non condivideva; che erano beccati a fumarsi una sigaretta....Eccetera, eccetera, eccetera Ho visto anziani tenuti sedati coi farmaci perche' non erano adattati; imboccati in 4 minuti esatti, perche' l'operatore doveva uscire dalla sala.....ecetera, eccetera! Tu sei un bravo operatore, sono sicuro, ma operi nei lager e favorisci la società che questi lager gestisce perche' non ha tempo e voglia d occuparsi degli esseri umani.

Mirco Marchetti il 14/11/2002, alle ore 20 ha scritto:
...non capisco forse bene....
Forse sarò un po tardo, ma spesso non colgo appieno il senso di alcune risposte. Mi piacerebbero interventi un tantino più articolati. Ora, da molti interventi rinvenuti su questi luoghi, ho compreso che, secondo molti, gli operatori sarebbero dei "guardiani", magari generici, ma dei guardiani. Alcuni poi gli appioppano vicino parole, ma poco approfonditamente. Ad esempio, e mi si scusi se il tono abbia da sembrare polemico, ma che significa, "guardiani dell'emarginazione?". Capisco invece chi pensa che l'operatore rischi di divenire un "guardiano del consenso". Faccio un ulteriore esempio, anche perchè, se comunico con qualcuno ho sempre in animo la chiarezza. Quando anni fa mi si chiese di occuparmi di certe problematiche, di certo non lo feci a cuor leggero. Adottai, quale metodo di osservazione, un metodo adottato spesso dagli etnografi, e dagli etnometodologi, "l'osservazione partecipante". Quindi, con un procedere verso tentativi ed errori, arrivai ad alcune conclusioni, e mi cominciai a rendere conto di quali in realtà fossero i bisogni efettivi di quel tipo di utenza. Quando poi, mi si chiese di fare l'Animatore in una Casa di Riposo, avevo già in mente verso quale direzione muovermi, ed avevo in mente che, nulla nel fare animativo può essere statico e che bisognava essere capaci di mettersi di continuo in discussione. Ho imparato molto da loro. Poi arrivò il politico, il quale mi chiese di fare una mostra, magari di loro dipinti, io mi arrabbiai per la richiesta, anche perchè, chi ha detto che quegli anziani avrebbero avuto veramente voglia di dipingere, ma mi resi anche conto che, gli amministratori non avevano chiaro in mente che cosa dovesse fare un operatore. Quindi mi arrogai il diritto di pretendere che mi venisse riconosciuta una certa autorevolezza nell'analizzare gli effettivi bisogni di quel particolare tipo di utenza. Mi imposi a nome di quegli anziani, e riuscii a non farmi diventare lo strumento politico del consenso di quegli amministratori. Oggi alcuni dipingono, anzi direi con altre parole che nel caso, "rimangono in ascolto del colore", ed osservano con sguardo rinnovato, ma non tutti e non vi deve essere forzatura, tantomeno politica, ci mancherebbe. Fondamentale comunque rimane la programmazione e la verifica. Mirco Marchetti

Mirco Marchetti il 14/11/2002, alle ore 13 ha scritto:
..di un'esperienza....
Devo dire che, la lettera che avevo mandato, invero era ben più lunga ed articolata. Purtroppo per stare entro le 3000 parola ho dovuto apportare dei tagli sostanziali qua e la. Occupandomi di strategie e sistemi di comunicazione con l'anziano, mi pare ovvio che quello del "far" dipingere non è l'unico modo adottato di comunicazione. Il metodo che ho appena espresso deriva dalla "terapia artistica" di Rudolf Steiner. Esso mi pare adatto al mettere in comune la mia persona con quel singolo individuo. Ciò mi ha consentito di arrivare a dei risultati con questa persona. La linea guida, nel metodo comunicativo, mi viene invece dalla "Validation therapy" della psicologa americana Naomi Feil. Ritengo il metodo basilare, come ritengo basilare il fatto che, la filosofia che caratterizza il metodo in questione venga conosciuta pure dai politici, e dagli amministratori locali. Allo scopo, alcuni mesi fa, assieme alla responsabile europea del metodo in questione, si è tenuto un convegno significativo, nel quale ho oppotunamente specificato che, l'operatore deve essere consultato sin dalla fase di realizzazione di un qualsivoglia progetto che abbia mire qualitative. Ad iniziare dal concepimento della struttura, fino alla valutazione di un organico, sempre sotto il profilo qualitativo, e in linea con lo scopo "qualità" e che sia ben conscio dei bisogni a cui il progetto si rivolge. Devo dire, con mio sommo orgoglio, che i burocrati locali mi stanno concedendo quell'autorevolezza che, da operatore, io vado pretendendo. Putroppo in zona ho delle difficoltà a trovare altri operatori che abbiano in animo di operare quel cambiamento sotto il profilo "qualitativo". Sai cosa ho chiesto appena una settimana fa ad alcuni amministratori locali? Ho chiesto di essere verificato nel mio lavoro. Ed ho aggiunto che fin d'ora sono stati i familiari degli "ospiti" ad avermi verificato e...pure a loro piaccio. Purtroppo non conosco operatori che escano allo scoperto e facciano assieme a me questa battaglia. Sarà perchè io sono un libero professionista? A me piace ciò che faccio, mi ritengo bravo, ma purtroppo non vi è nessuno che venga a dirmi il contrario. Rischio cosi l'atrofizzazione. L'unico ambito di confronto è qui..in rete...ed io mi espongo, non ho mica paura di dire come imposto il lavoro! Ciao, Mirco

F.Bellizzi il 14/11/2002, alle ore 10 ha scritto:
Autoconsolatorio?
Scusa Mirco, ma non e' troppo autoconsolatorio? Chi lavora in Casa di Riposo fa il "guardiano dell'emarginazione", e far dipingere non e' che un modo (peraltro fin troppo semplice) per far ingoiare condizioni di vita spesso disumane. Oggi, se gli operatori sociali non prendono coscienza del loro ruolo, rischiano la totale superfluità.

Mirco Marchetti il 12/11/2002, alle ore 19 ha scritto:
Una esperienza
Innanzi tutto, io mi occupo di anziani e, nella fattispecie di "strategie e sistemi di comunicazione con l'anziano disorientato". Passo ora ad un racconto di una giornata trascorsa con un anziano, dis-orientato al secondo stadio, "confusione spazio/temporale", e leggermente afasico. La signora V. è una donna di 87 anni, è vedova, ha una figlia sposata, ed un figlio che mori in giovane età in un incidente stradale. La sig.ra V. ha una cultura "superiore", ha fatto le magistrali, e suo marito era un noto ed importante professionista, molto stimato nel paese. Economicamente benestante. E' in questo momento in una Casa di Riposo. La sua postura eretta, lo sguardo fisso ma severo, le gambe accavallate, lasciano trasparire una forte personalità. Se sollecitata, la signora V. canta con piacere, e..vista la posizione sociale elevata, disdegna le canzoni popolari, mentre è proiettata verso l'Opera o la musica classica. Oggi ho deciso di farle provare il piacere del colore. Mi avvicino alla signora e, dolcemente le chiedo se vuole provare a dare espressione ai propri sentimenti. Lei, dopo alcune piccole perplessità decide di accettare. Quindi la avvicino ad un tavolo precedentemente inumidito con una spugna, poi prendo un foglio da disegno ed inumidisco pure il foglio, quindi le avvicino i colori ad acquerello. Ora domando alla signora se vi fossero dei colori che, senza tenere conto della forma, potessero dare sostanza ad i suoi sentimenti, ed essa mi risponde..."credo di si!". Quindi incalzo, "quali sono signora i sentimenti che vuole esprimere?" e lei mi risponde, "la rabbia e la giustizia". Ed io domando, "Quale colore sceglie signora per la rabbia?", e lei mi guarda un po stupita e mi dice, "il giallo no!". Allora accompagno la mano tremolante della signora verso il colore giallo, quindi lei appoggia il pennello sul foglio che, grazie al fatto di averlo precedentemente inumidito, fa prendere delle strane sfumature al giallo, che prontamente la signora va ad interpretare. Quindi le chiedo che colore per la "giustizia", e qui la signora diviene un po meno sicura e, dopo aver pensato un po mi risponde, "...io direi il blu, ma potrei sbagliare", ed io la incoraggio dicendole che sbagliare è umano. Quindi con la stessa tecnica la signora pennella di blu il foglio, con le relative sfumature. Dopo circa dieci minuti, forse un quarto d'ora, la signora si dice esausta e che vuole smettere. Io allora le chiedo se ritiene il suo disegno terminato, e lei mi dice, "credo di no", - "quindi signora riprenderemo un altro giorno?"-dico io- e lei...magari. Prendo allora il foglio e lo mostro alla signora da lontano, quindi lo mostro pure ad altri anziani. Domani riprenderemo, forse e se "loro" avranno voglia di proseguire..... Ecco, anche se la forma non è ben curata, io intendo che si possa parlare di questo tipo di esperienze. Ciao, Mirco Marchetti

jack il 10/11/2002, alle ore 18 ha scritto:
Mah
Caro Mirco, tutto è possibile ma un libro cartaceo mi sembra richiedere un finanziamento che non abbiamo. Oltre a cio' mi sembra più coerente con PSICOPOLIS fare semmai un "libro" elettronico. Raccogliere i messaggi non è un problema: il problema è riceverne! Comunque conta pure su ARTIFICIA. (postato anche in Bacheca Artificia)

amatt il 10/11/2002, alle ore 18 ha scritto:
Ecco un caso
Per seguire l'invito, ecco un caso cocreto. Un'agenzia di formazione informatica ottiene diversi Corsi dalla Regione Lombardia. Mi contatta per affidare al mio studio la parte psicosociale (un po' in aula e unpo' via web). Arrivata il primo giorno, mi viene detto che posso stare a casa (regolarmente retribuita) perche' in realtà i corsisti sono gli stessi lavoratori dell'agenzia che risultano come partecipanti mentre svolgono il loro lavoro regolare. Rifiuto e avviso la Regione: credete sia successo qualcosa? L'unica conseguenza è che ho perso le giornate affidatemi.

Mirco Marchetti il 9/11/2002, alle ore 16 ha scritto:
Bene!
Cara Eva, devo ringraziarti per le parole di conforto ed incoraggiamento, servono sempre in certi frangenti, e speriamo che se gli operatori dell'immateriale non sono tecnofili, speriamo comunque non siano tecnofobi. Come più "vecchio" primo ti do il benvenuto e mi inchino al cospetto della tua saggezza. Speriamo che, almeno qui, i "più vecchi" vengano valutati sotto il profilo esperienziale, e non secondo una logica di profitto e produzione ;-) come invece pare succedere nella nostra società ipercomplessa e capitalista ad oltranza. Il suggerimento di Guglielmo C. mi pare più che pertinente, va infatti nella direzione da me auspicata. Postare pubblicamente cose che ci toccano da vicino, scendere nel particolare, mettersi in gioco in prima persona, significa..a mio parere...cercare quello che invece noi si tenta spesso di vedere in cose più lontane. Cercare i piccoli padrini nel nostro quotidiano, le piccole mafie burocratizzate nelle piccole azioni che ci sfiorano tutti i giorni, per poi salire ed ampliare il discorso rapportandolo a scenari più ampi, ma anche più distanti, credo sia l'inverso degli atteggiamenti che spesso assumiamo nel momento in cui discutiamo di alta politica, o di politica internazionale, senza sentire il bisogno di scovare attorno a noi, altrettante piccole mancanze ma che ci toccano più da vicino. E' bellissimo parlare delle nostre esperienze che giornalmente compiamo, io ad esempio assieme agli anziani, altri racconteranno di altre cose, di altre esperienze, di altre sensazioni....dei sentimenti... Cecilia propone un tema che può e deve essere sviluppato, magari potrebbe raccontarci una sua esperienza vissuta in tal senso.... Per fare questo ho bisogno del vostro aiuto, delle vostre idee, ho bisogno di voi. Questa comunità tra l'altro, è composta da un'istanza, gli "Artificieri", che potrebbero aiutarci, dal punto di vista tecnico, nel perseguire l'obiettivo, o gli obiettivi, che io ho inteso realizzare nel messaggio di saluto iniziale. Sono convinto che, affinchè un sistema plurale possa produrre senso, abbisogni di connessioni efficaci, e...nel cercarle, chiedo l'aiuto di tutti. Se alcuni ritengono di poter dire cose che possano aiutare la crescita di akkademia, se alcuni sono disposti ad aiutarmi, anche con delle critiche ci mancherebbe!, scrivano anche privatamente all'indirizzo: omxtma@tin.it Come detto, sarei felice pure che alcuni si candidassero ad aiutarmi nel compiere una selezione, se mai fosse necessaria, dei post ritenuti più interessanti. Potrebbe essere ad esempio necessario suddividere le tematiche in insiemi coerenti, ...oppure..non so'...vedremo gli sviluppi. Intanto inoltro la richiesta agli artificieri. Un saluto, Mirco Marchetti

Cecilia il 7/11/2002, alle ore 12 ha scritto:
Qualche punizione ci vuole
Di fronte alla scoperta che piu' della meta' delle scuole italiane sono inagibili, mi chiedo perche' non si sente parlare di punizioni. Presidi, Provveditori, Assessori, burocrati del Ministero, tecnici ASL stanno tutti li' solo a farsi mantenere dallo Stato e a punire i Cittadini, mentre quasi tutti i Servizi pubblici evadono le leggi dello Stato?

Guglielmo C: il 6/11/2002, alle ore 23 ha scritto:
Sollecitare i diari
Fra tutti i conCittadini di Akkademia, perche' non sollecitare l'invio di diari, rapporti, relazioni riguardanti il lavoro sociale nel quale sono impegnati?

Eva Zenith il 15/10/2002, alle ore 18 ha scritto:
benvenuto e abbi pazienza
Come piu' vecchio Primo di Psicopolis ti do il benvenuto. Sono certa che tu e tutti i Cittadini apprezzeranno la novità delle bacheche interne al sito (come questa)che ci sollevano dala lentezza e dalla pubblicita' dei servizi come il pur ottimo Bravenet. Le tue idee sono molto interessanti. Non c'e' bisogno di chiedere alcuna autorizzazione. Finora io ho solo inviato il materiale che volevo pubblicare e lo e' stato senza alcuna variazione. Consiglio solo la pazienza: PSICOPOLIS è qualcosa che cresce lentamente perche' gli Operatori dell'Immateriale non sono tecnofili. Comunque buon lavoro dalla Corte di Equità