GRANDI GRUPPI: LORO CARATTERISTICHE
E MODALITA' DI UTILIZZO (M.
Sberna)
"Il grande gruppo è definito
semplicemente come quello in cui non sono piùpossibili relazioni
faccia a faccia. E' composto da individui e da piccoli gruppi, che possono
o no essere organizzati formalmente." (A.K. Rice 1974) Ciò
accade perchè il grande gruppo ha una dimensione numerica superiore
alle 10-12 unita. Questo numero non indica un limite in termini assoluti;
puòinfatti accadere di incontrare gruppi composti da 15-20 persone
in cui, per vari motivi, esistono rapporti "face to face"
fra i vari membri. Ma in genere al di sopra delle 12 unità si
hanno seri problemi ad instaurare relazioni strette fra i membri di
un gruppo e perchè questo avvenga si ricorre spesso alla divisione
del gruppo in piccoli sottogruppi.Il numero dei partecipanti ad un gruppo
è dunque di fondamentale importanza e da tale fattore derivano
una serie di conseguenze che influiscono su tutta la vita del gruppo
fino a modificarne la gestalt in modo sensibile allorquando si passa da
una situazione "micro" ad una "macro".
1- COESIONE & SODDISFAZIONE
Studi recenti e passati, se non bastasse la nostra esperienza spicciola
personale, ci dicono che più il gruppo è piccolo più
è coeso e unito. Spesso le persone si aggregano spontaneamente
sulla base di una omogeneità fra i loro interessi, valori, bisogni,
e tutto questo costituisce di per sé stesso un elemento importante
di coesione. Anche in caso di aggregazioni fatte con altri criteri, poche
persone hanno maggiori possibilità di prendere decisioni rispettando
gli interessi ed i bisogni di tutti ed in cui tutti possono abbastanza
facilmente riconoscersi. Inoltre esse possono connotarsi con maggiore
precisione, conoscersi meglio e quindi possono identificarsi piùfacilmente
con gli altri membri del gruppo in quanto individui. Ciò
gli consente di vivere sentimenti di appartenenza al gruppo e di
considerare questa dimensione come un punto di riferimento della loro
vita.E' diverso per i grandi gruppi dove spesso confluiscono piu entità
connotate con precisione o ancora allo stato nascente. Tali "sottogruppi"
del grande gruppo nella situazione magmatica e indefinita caratteristica
dei grandi agglomerati umani, diventano un punto di sicurezza per l'individuo
che tende quindi a far riferimento ad essi accentuando le diversita
interne anzichè sottolineando i punti di connessione. Tutti questi
elementi, aggiunti alle difficoltà oggettive e psicologiche che
si incontrano ad esprimersi e ad entrare in effettivo contatto con
gli altri, rendono il grande gruppo la dimensione privilegiata della
frustrazione, dell'isolamento e della dispersione.Il
singolo individuo non riesce a stabilire relazioni soddisfacenti nè
con gli altri come singoli nè con gli altri come "parti"
di un gruppo piccolo. Da tali difficoltà di identificazione deriva
la quasi completa impossibilità di percepire il grande gruppo
come un tutto unico.Di conseguenza le riunioni di tipo collegiale sono
spesso aborrite e sfuggite se non fisicamente per lo meno estraniandosi
psicologicamente.Questo atteggiamento tende a perpetuare la situazione
di difficoltà e di disagio: il piccolo gruppo è la situazione
ideale e gratificante, il grande gruppo è spesso, nella migliore
delle ipotesi, una specie di calamità cui e impossibile sfuggire.
2- COMUNICAZIONE
E' evidente che rimanendo fissa o quasi la variabile tempo, in un
gruppo piccolo si parla di piu che in un gruppo grande. D'altra parte
va anche considerato che dilatare troppo il tempo non significa che,
chiunque parli ed in qualsiasi momento lo faccia, è ascoltato
con lo stesso interesse e partecipazione. Lo scorrere del tempo,
la stanchezza, a volte la noia, le scarse doti oratorie di coloro che
prendono la parola, impediscono che questo accada. Fortunatamente però,
tra i motivi che disincentivano la comunicazione e la partecipazione,
questo non è il maggiore responsabile!Più rilevante è
in questo senso l'importanza che assume la "pressione" del
gruppo; aumentando il numero delle persone diminuisce infatti il numero
degli interventi. La situazione ottimale per comunicare sembra il livello
di coppia e/o di piccolo gruppo (piu ristretto è, meglio è).Inoltre
la timidezza, il timore di essere ridicoli o ignoranti o addirittura
di essere attaccati dagli altri per quanto si afferma, l'insicurezza
in generale pongono pesanti freni al contributo personale dei partecipanti
ad un grande gruppo.Un ulteriore ostacolo ad una comunicazione
adeguata è costituito dall'incapacità di ascolto che
si esprime attraverso atteggiamenti distratti, borbottio continuo,
evidente disinteresse, banalizzazione di quanto si èsentito
affermare, frequenti movimenti di entrata e uscita dal luogo della
riunione ecc. Tutto questo non stimola certo ad intervenire anzi,
spesso disincentiva anche gli elementi piu coraggiosi ed interessati.D'altra
parte spesso parlare e già difficile di per sé e diventa
quasi impossibile quando si è davanti ad una moltitudine anonima.
Chi parla in queste situazioni si rende conto di farlo a solo titolo
personale, senza poter fare riferimento a dei punti comuni. Questa situazione
riguarda sia i momenti nei quali si deve discutere un ordine del giorno
preciso e definito, sia quando si vuole portare un contributo personale
connesso ai propri valori e ideali. E difficile che in un grande
gruppo si formi un clima adatto alle comunicazioni di tipo personale
piu o meno profondo.C'è sempre il pericolo del ridicolo, dei frantendimento
dei propri scopi e quindi si preferisce tacere per non accentuare il
senso di isolamento, la sensazione di perdita di valore del sé
nella moltitudine, il sentimento di dispersione. Il fenomeno caratteristico
del grande gruppo è il silenzio piuttosto che la comunicazione
circolare. Da tutto questo deriva un senso diffuso di ansia-angoscia che
spesso si cerca di mitigare anche fisicamente, cercando di disporsi vicino
ai propri "amici",nel senso di persone che appartengono allo
stesso piccolo gruppo cui si fa riferimento, o almeno di persone che
si conoscono.Un ulteriore problema è rappresentato dall'affastellarsi
di numerose questioni da discutere. Si tende cioè a disperdersi
negli interventi tralasciando il fulcro del problema e focalizzandosi
spesso su più particolari periferici o di scarsa importanza.
Inoltre gli interventi fatti, in proporzione piuttosto pochi, sono
di frequente lunghi e complessi ed èspesso difficile seguirli
anche volendo.
3- LEADERSHIP E MODALITA' DECISORIE
In genere, più il gruppo e di grandi dimensioni più
il comportamento del leader formale è autoritario e direttivo,
e piu aumenta, da parte dei membri del gruppo, la tolleranza ad un tale
atteggiamento.La democrazia richiede tempi lunghi.Ciò è
facilmente comprensibile se si pensa che il grande gruppo e costituito
da individui che spesso appartengono a piu piccoli gruppi presenti in
misura diversa in quella situazione collettiva.In tale realtà
si scatena spesso un sentimento di aggressività piu o meno latente
che si può esprimere come competizione e che a volte ha aspetti
distruttivi.Nei grandi gruppi esiste in genere una "gerarchia"
di leaders: ci sono i leaders primari, quelli secondari e cosi via
fino ad arrivare ai gregari. E' chiaro che lo sviluppo di una tale
gerarchia comporta una delega o una distribuzione della leadership.
Questo accade soprattutto quando si devono svolgere compiti complessi.Può
anche succedere che, come un piccolo gruppo esprime un leader, il grande
gruppo esprima un gruppo-leader, che tende a monopolizzare l'attenzione
dei presenti, a stimolare e ad indirizzare le scelte collettive. Si
tratta in genere in questo caso di un piccolo gruppo forte, coeso
ed organizzato, che per sottoporsi in modo dialettico con il resto
del grande gruppo deve aver di fronte gruppi simili a lui almeno dal
punto di vista psicologico. Se manca un tale aggregato è chi
conduce la riunione che ha piùpotere perchè in qualche
misura tende a mediare fra i bisogni e le esigenze individuali che si
trova ad avere davanti.La decisione in un piccolo gruppo rappresenta
un evento complesso e problematico dal momento che anche fra poche
persone è difficile riuscire a coinvolgere nel processo decisorio
tutti con lo stesso peso e con la piena partecipazione. Se il numero
delle persone coinvolte aumenta, ci sono piu sfumature di cui tener
conto, piu opinioni da considerare, piu rigidezza da addolcire. Mentre
in un piccolo gruppo è possibile decidere in modo unanime, questo
non accade mai o quasi mai in un grande gruppo, dove viene usato piùspesso
il criterio della maggioranza-minoranza.
4- PRODUTTIVITA'
L'aumento del numero delle persone che insieme devono svolgere un
certo compito non aumenta necessariamente l'efficienza del gruppo. In
genere e piùproduttivo un piccolo gruppo piuttosto che un grande
gruppo. E' possibile peròche ci sia una dimensione ideale a seconda
del compito da svolgere.In genere più il compito è complesso,
più aumentano le difficolta in caso di grande eterogeneità
fra i membri del gruppo e viceversa; l'omogeneità fa migliorare
i risultati del lavoro svolto. Anche in questo caso ci sono peròalcuni
compiti per i quali e più utile un gruppo con molte differenziazioni
al suo interno.Determinanti per il raggiungimento di un fine
operativo sono le caratteristiche individuali dei singoli componenti
del gruppo: chi èefficiente, sa cooperare ed è intuitivo
facilita il lavoro del gruppo. Chi invece è aggressivo, autoritario,
individualista, tende a far ridurre il livello di produttività.Anche
la compatibilità fra i vari membri di un gruppo facilita le possibilitàproduttive.
In caso contrario è dimostrato che molte energie che potrebbero
essere usate per l'efficienza del gruppo vengono utilizzate per i problemi
di rapporto interpersonale. Anche in questo caso, più il compito
è complesso piùè funzionale la compatibilità
fra i membri del gruppo; ma se si tratta di un compito che non richiede
necessariamente connessioni e cooperazioni fra le persone che se
ne occupano, si hanno buoni risultati anche con scarsa compatibilità.Un
altro elemento a favore della produttività e un leader efficiente:
chi stimola gli interventi e facilita con domande la ricerca di soluzione
ai problemi è di grande aiuto al conseguimento di buoni risultati.
Stimolare e non "costringere" su un certo binario. Sentirsi
liberi e responsabili delle proprie attività aumenta la soddisfazione
individuale e di conseguenza aumenta il livello di produttività.
Si tratta di una specie di "effetto Pigmalione", connesso
quindi al livello di stima e di fiducia reciproco che si autoinfluenza.In
un grande gruppo la produttività è connessa alla rete
di comunicazioni esistenti, al sentimento di coesione oltre che alla
leadership; e dati i problemi evidenziati in tutte queste dimensioni
si può dedurre che certamentepiù le dimensioni del gruppo
aumentano più ci si allontana dalle condizioni ottimali per la
produttività.
5- I GRANDI GRUPPI NELLA SCUOLA
Da quanto è stato detto risulta evidente che la dimensione del
grande gruppo non è la piu adatta a consentire lo scambio di comunicazioni
e la discussione.Ciò non significa necessariamente che non si debbano
mai utilizzare situazioni "macro".Del resto la scuola è
una struttura organizzativa che si basa su più tipi di aggregazione
che variano per dimensioni. Ci sono i piccoli gruppi costituiti in base
alle discipline insegnate (gruppi disciplinari) o in base alla classe
in cui si opera (consigli di classe coi soli docenti/gruppi disciplinari
per classi parallele), per quanto riguarda i docenti. Vi sono poi i
gruppi di grandi dimensioni a partire dai consigli di classe allargati
alla componente genitori per arrivare ai collegi dei docenti e alle assemblee
di tutti i genitori degli allievi presenti a scuola.Un altro grande
gruppo e costituito dalla classe nella quale il singolo docente insegna:
il ruolo da lui rivestito in questo caso è quello del leader formale
nei confronti degli allievi. Va anche sottolineato che in questo contesto
è molto difficile poter osservare le reali dinamiche di grande
gruppo anche a causa delle modalità di lavoro del gruppo classe
che si basano sostanzialmente sulla comunicazione unidirezionale
e su una rigida regolamentazione che poco spazio lascia alla
libera iniziativa ed all'espressione spontanea non solo dei vissuti
emotivi, ma anche di progetti operativi e di strategie funzionali alla
loro realizzazione.Ogni insegnante e lo stesso dirigente scolastico
sono membri di piu gruppi ed hanno quindi più punti di riferimento.
Ora nell'ambito del piccolo gruppo la situazione è facilmente
gestibile, ma in un grande gruppo, dove i membri di gruppi diversi
confluiscono come signoli individui, la cosa si fa piùcomplessa.
A quale dei vari piccoli gruppi di origine si appartiene? Le relazioni
che ognuno stabilisce con gli altri come individui e le relazioni fra
i piccoli gruppi sono gli elementi che costituiscono fondamentalmente
la vita del grande gruppo.Ma proprio per le difficoltà provocate
dalla dimensione numerica, occorre utilizzare il grande gruppo cercando
di superare i punti più problematici. La prima cosa che è
necessario chiarire è dunque lo scopo per il quale si vuole utilizzare
il macro-aggregato. Se non lo si può considerare il momento
privilegiato per la discussione, si può però utilmente
farne uso come mezzo per informare e per decidere.
5.1- INFORMAZIONE & COMUNICAZIONE
Il turn-over tipico di tutte le scuole italiane, che all'inizio dell'anno
scolastico subiscono il rinnovo di parte degli insegnanti, suggerisce
la necessità di una rapida divulgazione di tutto quanto riguarda
l'andamento stesso dell'istituto sia dal punto di vista organizzativo
sia per la parte pedagogica.Una riunione collegiale in tal senso è
quindi non solo auspicabile ma spesso necessaria per rendere edotti i
nuovi insegnanti e per risparmiare perdite di tempo e di energia.Vi sono
poi altre situazioni in cui è necessario informare i docenti rispettoa
problemi di ordine generale, a disposizioni legislative, ad iniziative
varie ecc.Perchè un incontro di questo tipo sia produttivo occorre
che esso rispetti alcune "regole" soprattutto perchè
utilizza prevalentemente la comunicazione ad una via (cioè dal
dirigente scolastico ai docenti) che non consente ampi ed immediati feed-back
circa la comprensione del messaggio dato. E' buona abitudine innanzitutto
fornire a tutti un breve ciclostilato informativo che riassuma con
chiarezza e precisione i punti salienti sui quali occorre avere un'informazione
univoca.E' pure necessario stabilire un preciso ordine del giorno
dell'incontro, tenendo presente che i diversi punti devono poter essere
esauriti nel tempo a disposizione. Si deve tener presente a questo
riguardo che non è possibile chiedere agli ascoltatori piu di
90-120 minuti di attenzione e quindi, per conseguenza, i punti all'ordine
del giorno devono essere limitati.Sono preferibili due incontri brevi
ad uno chilometrico, che ha spesso come unico effetto la demotivazione
e la reattività nei confronti del lavoro da svolgere.E' ovvio
che il tempo indicato è il massimo possibile per garantire
l'attenzione e l'ascolto e può essere ristretto se si prevede
che non sia tutto effettivamente necessario.Se l'informazione da comunicare
è complessa è di aiuto l'utilizzo di schede, di cartelloni
illustrativi, della lavagna luminosa che consentono di semplificare
il discorso. Ad una comunicazione lunga e confusa è preferibile
una schematica ma chiara.Soprattutto se le informazioni devono tradursi
in iniziative operative ènecessario prevedere un breve spazio
di tempo per eventuali domande di chiarimento. In alcuni casi, se
non nascono domande in modo spontaneo, èconsigliabile stimolarle
per verificare se vi sono punti oscuri.Tutto questo può
valere anche se il riferimento è la classe di lavoro con le eventuali
eccezioni del caso. Per esempio, può non essere necessario
stabilire e divulgare per ogni lezione l'ordine del giorno, ma è
certamente indice di attenzione e considerazione per gli allievi illustrare
il programma che si intende svolgere nel corso dell'anno scolastico oppure
mensilmente, il metodo che si intende utilizzare, le modalità
di verifica del percorso didattico individuale, ecc. Fra l'altro un
tale approccio può stimolare gli allievi a fare eventuali proposte
sulle procedure di lavoro o sui contenuti eventualmente da approfondire.
Infine, nei casi in cui i docenti utilizzano il lavoro di gruppo,
la conoscenza degli argomenti da parte degli allievi può facilitare
la loro scelta per interesse e stimolarli maggiormente a realizzare
con piùmotivazione l'attivita didattica.
5.2- PROCESSI DECISORI
Il collegio dei docenti è l'organismo scolastico decisorio per
eccellenza, in quanto spetta a lui determinare l'ambito dell'intervento
pedagogico ed educativo.Purtroppo in realtà questa funzione del
collegio è piuttosto trascurata nel senso che i momenti decisori
formali sono spesso relegati negli ultimi minuti della riunione, quando
non addirittura dopo lo scadere del tempo fissato per l'incontro stesso.Ciò
avviene perche si usa la situazione collegiale soprattutto per affrontare
la discussione dei punti all'ordine del giorno, mentre questa
attivitàdovrebbe essere svolta in altri spazi (vedi punto successivo).Anche
in questo caso, per ottenere riunioni produttive e soddisfacenti sia
per chi le ha convocate sia per i partecipanti, bisogna utilizzare una
serie di accorgimenti facilitatori.Occorre anche qui fissare dei precisi
termini temporali con le stesse avvertenze gia indicate; anche l'ordine
del giorno deve prevedere un compito realizzabile nello spazio di un
tempo previsto.E' opportuno arrivare alla fase decisoria avendo più
soluzioni fra cui scegliere e non solo due, per evitare soprattutto
polarizzazioni con conseguenti spaccature all'interno del grande gruppo.Se
le proposte fra cui deliberare sono limitate, possono essere validamente
integrate dallo stesso dirigente. Una tale iniziativa, oltre ad essere
un utile stimolo ideativo, è certamente funzionale alla
soddisfazione in relazione alle scelte compiute. Fra tante possibilità
è più facile individuare quella in cui si riconoscono più
persone. E' vero che in un grande gruppo èmolto difficile arrivare
a decisioni unanimi, ma è anche vero che è preferibile
il massimo consenso possibile ad una maggioroanza ottenuta a stretta
misura.Nel caso la decisione da prendere sia complessa e preveda della
sub-decisioni, è necessario proporre uno alla volta e con chiarezza
i vari punti su cui esprimersi. Spesso succede che, a causa della
tensione o del numero di variabili di cui occorre tener conto, si
perda il filo del discorso e, di fronte ad una richiesta di voto,
ci si trovi a non sapere su che cosa ci si deve esprimere. Il dirigente
può aiutare efficacemente in tali occasioni scrivendo sui cartelloni,
in modo che in ogni momento ciascuno possa sapere in merito a quale argomento
si stia deliberando e quale è la rosa delle possibili scelte.Nel
caso che, nonostante tutto si verifichi una situazioni di polarizzazione,
il dirigente scolastico dovrebbe agire secondo due criteri guida: là
dove èpossibile cercare di lasciare spazio ad entrambe le posizioni
(per es. nel caso della scelta del tipo di aggiornamento da svolgere
internamente alla scuola, si possono accettare scelte diverse perchè
in genere sono connesse a bisogni diversi; consentire ad entrambe
le esigenze di sopravvivere puo significare aumentare la motivazione
al lavoro ed ottenere migliori risultati in termini di efficacia ed efficienza).In
altri casi, in cui occorre necessariamente pervenire ad un unico
orientamento, è compito del dirigente suggerire una mediazione
o in termini di una nuova proposta aggregante, o cercando di unificare
fin dove è possibile le due posizioni emerse. Un tale atteggiamente
consente alla minoranza di sentirsi rispettata e di assumersi poi
effettivamente in carico le decisioni prese collegialmente.Infatti non
è tanto importante raggiungere la maggioranza se non ci si
assicura il consenso almeno psicologoico della minoranza a rispettare
le decisioni prese. Se questo non avviene, il meccanismo operativo che
traduce in realtà le delibere collegiali è destinato ad
incepparsi, con gravi conseguenze sia sul clima generale delle scuola
sia sulla produttività.Nel caso ci si trovi in una situazione
insanabile, in cui il divario fra le posizioni e incolmabile, è
consigliabile non arrivare alle votazioni anche se ci si rende conto
che è possibile ottenere una maggioranza.In questi casi è
meglio soprassedere e concedere del tempo per ulteriori ripensamenti
che possono sbloccare la situazione. Nei momenti decisori è molto
presente la pressione del gruppo sia come entita in sé, sia come
leaders che si schierano. Di solito tale clima psicologico è utilizzato
funzionalmente al far decidere, ma non sempre con i risultati sperati.
Per esempio molto raramente si ricorre al voto segreto in una situazione
collegiale; si tende a preferire la levata di mano che è certamente
piu rapida ma che espone i votanti a problemi quali il timore di
essere giudicati, la difficoltà a fornire una giustificazione
logica e convincente per convalidare la propria posizione, l'ansia
di sentirsi diversi ed isolati. Se si osservasse con attenzione
il momento in cui le persone alzano la loro mano, si potrebbe facilmente
osservare come ciò avvenga in frazioni di tempo diverse: la base
del grande gruppo, i gregari, la "maggioranza silenziosa", spesso
si esprimono tenendo d'occhio le posizioni prese dalle persone con le
quali si sentono in sintonia, che stimano o che, a volte, in qualche
misura temono.E' evidente che in questo modo la votazione palese limita
in maniera drastica la libertaà individuale.Il voto segreto richiede
certamente un maggior dispendio di energie ma a volte può essere,
se non necessario, certamente auspicabile, soprattutto nel caso si
voglia conoscere la reale posizione delle persone in merito ad
un particolare argomento.Può accadere infatti che sia la minoranza
a chiedere una presa di decisione in merito ad un particolare argomento.
E'consigliabile in tale eventualità non eludere una tale richiesta
non solo per correttezza ma anche per gli aspetti psicologici di un eventuale
rifiuto. Si tratta di consentire da parte di tutti un'assunzione di responsabilità
che, definendo con esattezza e senza equivoci la situazione, permetta
un reale contatto con la realtà. Se questo non avviene restera
sempre il dubbio, nonostante l'esplicitazione dei motivi del rifiuto,
rispetto alle possibili conseguenze di un atto mancato.Tutto
questo può riguardare anche il gruppo-classe sia in termini analogici,
sia concretamente: alcuni principi di educazione civica, di convivenza
e democrazia in senso lato, e la stessa evoluzione del rapporto
fra gli allievi ed il docente passano attraverso l'elaborazione del
concetto e del rapporto con l'autorità. La procedura indicata
per il Collegio Docenti puòessere utilmente applicata anche
in classe purchè adattata soprattutto nei contenuti al livello
degli allievi.
5.3- "INGEGNERIA DEI GRUPPI"
Se il grande gruppo non è la situazione ideale per condurre
discussioni, occorre prevedere altre strutture ed altri momenti di incontro
nei quali sia possibile farlo. L'abilità in questo caso sta
nella capacità di inventare situazioni tali che consentano
il maggior scambio possibile di opinioni e dipunti di vista. Nella scuola
esistono già situazioni di piccolo gruppo nelle quali è
opportuno proporre la discussione di argomenti generali; ma quando
intorno a questi ultimi è necessario arrivare a decisioni
concordi che riguardano tutto l'istituto scolastico, ènecessario
facilitare le connessioni e incentivare la massima partecipazione. Non
è sufficiente quindi preoccuparsi di riunire i gruppi formali
esistenti, ma occorre prevedere anche strutture di collegamento che consentano
al lavoro di procedere di pari passo, senza eccessive divergenze che
è poi impossibile comporre in fase decisoria. Occorre inoltre
che queste strutture di collegamento siano messe in funzione nelle
fasi intermedie di lavoro, per consentire di "aggiustare il
tiro" o comunque di riflettere su ulteriori possibilità
che nella discussione del gruppo non erano emerse. Si tratta dunque
di calcolare con la maggior esattezza possibile i tempi necessari allo
svolgimento del compito, tanto più se si prevede una estensione
del tempo.All'interno di questo calendario si dovranno prevedere momenti
di scambio di informazioni; più frequenti essi sono più
è possibile ottenere buoni risultati, pur tenendo conto che
tali incontri di scambio non devono impedire o rallentare il procedere
dei lavori interni al gruppo di discussione.Possono essere utilizzati
per questo scopo: