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PREVENZIONE PRIMARIA: SPUNTI E TEORIE DI BASE

1. DISTINGUERE FRA PREVENZIONE E INTERVENTI DI PREVENZIONE

Ogni azione sociale non e altro  che la traduzione internazionale   e professionale di azioni quotidiane, civili e laiche.   I  genitori educano, le nonne guariscono, i capi  insegnano,  una    vacanza  o  una relazione  affettuosa hanno  valenze  prevenzive.    TUTTO  CIO'  non  impedisce,  anzi   avvalora,  la  necessita  di    interventi  medici, educativi,  addestrativi e preventivi professionali.  Molte  cose hanno valore  preventivo, ma solo  a  CERTE    CONDIZIONI parliamo di INTERVENTO DI PREVENZIONE.

2. COSA E' UN INTERVENTO DI PREVENZIONE PRIMARIA

Si  chiama intervento preventivo un intervento PROGRAMMATO,  PRO-ATTIVO,  VALUTABILE,  teso a modificare i  fattori  di  incidenza    potenziale sul disagio.   La  criminalita, la devianza, la tossicodipendenza,  la  malattia    mentale  sono fenomeni a causa moltifattoriale. Non  e  possibile    prevenirli agendo sulla/e cause in quanto queste sono  molteplici    e differenziate soggettivamente.

La prevenzione agisce quindi su:

a- il  cambiamento del "terreno di cultura" del soggetto (campo o  territorio comprendente tutte le istituzioni esistenziali come  l'ambiente,  la  famiglia, la scuola, il lavoro, i  gruppi  di  pari, le organizzazioni di tempo libero, ecc.)   

b- la capacita del soggetto di reagire costruttivamente ai fattori  patogeni e di affrontare gli inevitabili disagi esistenziali.

Gli interventi di prevenzione si rivolgono soprattutto a SOGGETTI   SENZA PROBLEMI SPECIALI AGGREGATI IN GRUPPI ed ai loro "territori   esistenziali".

3. TECNOLOGIE DELLA PREVENZIONE

Tutta  la  letteratura propende per l'idea che  esistano  precise    tecnologie  di  prevenzione  e  che  l'efficacia  e  legata  alla    COMBINAZIONE DI PIU' TECNICHE SIMULTANEE.   Thomas Gullotta elenca le seguenti:   

a- sensibilizzazione/informazione   (verso  i  giovani  e/o   gli operatori)

b- interventi sui sistemi e sui rapporti fra sistemi e organizzazione comunitaria (scuola, associazione, servizi, ecc.)  

c- sviluppo  delle  competenze  psicologiche  e  pedagogiche (dei  giovani e degli educatori "naturali")  

d- sostegno alle figure  spontanee  di  aiuto (genitori, docenti, baristi, vicinato, ecc.)  

e- consulenza  agli amministratori o agli operatori (dei  servizi per i giovani)

f- promozione di gruppi

4. PRINCIPI DI  METODO

Le  esperienze  italiane  finora realizzate su  vasta  scala  (v.  esperienze Arips, Oppi, Gruppo Abele, Regogliosi-BG, Tartarotti-MN,   ecc.)  portano a segnalare come centrali i seguenti  principi  di    metodo:   

* esistenza  di un committente "forte" interno al sistema cliente dell'intervento  

* esplicito   ed   affidabile   sostegno  politico  dell'autorita gestore del confine  

* coinvolgimento attivo degli Enti presenti nel campo interessato  

* coinvolgimento attivo dei "leaders" del campo interessato  

* precisa ingegneria  organizzativa e distribuzione  compiti  fra gli "enti" coinvolti  

* necessita di un'utenza eterogenea e  intersettoriale/interistituzionale  

* management   qualificato  e   operatori   specializzati   nelle  competenze  di  base  della  prevenzione  (ricerca,  lavoro  di gruppo, tecniche di sensibilizzazione e connessione)  

* forte programma di marketing (promotion, pubblicita, incentivi,  ecc.)