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LA CREATIVITA' COME MODALITA' EDUCATIVA CHE "PREDISPONE"ALLA GESTIONE DEL TRAUMA (Margherita Sberna - ARIPS)
La parola "creatività", nonostante fin dagli anni '30 venga considerata ed usata in modo autonomo, ancora oggi non indica un concetto di riferimento univoco. Il suo significato cambia a seconda dei contesti culturali e teorici nei quali viene pronunciata. Si possono però distinguere, a grandi linee, due filoni principali che possono considerarsi emblematici. La creatività è spesso intesa come espressione felice e produttiva di persone colpite da gravi patologie. E' questo il filone della produzione di natura estetica che non raggruppa solamente i "malati di mente" particolarmente geniali, ma anche i veri e propri artisti, poeti, pittori, scultori o altro che siano. In questo senso essere creativi significa essere in grado di esprimere i propri pensieri e sentimenti utilizzando codici comunicativi inusuali ma particolarmente significativi anche per i possibili fruitori dei messaggi.
Il creativo è dunque un individuo particolare, un genio, si diceva un tempo; comunque una persona che pur vivendo nel mondo non ne fa parte almeno in termini di uguaglianza. La diversità viene qui intesa come caratteristica identificante e che in ogni caso è destinata a portare prestigio, anche se non sempre in tempi e modalità soddisfacenti. Un secondo grande filone che sta conquistando terreno in questi ultimi anni è quello che interpreta la creatività come fenomeno possibile in tutti gli esseri umani e che consente di mantenere uno stretto legame con la realtà all'interno della quale si esprime. In questo caso il concetto di riferimento e quello che affonda le sue radici nei verbi signoreggiare e dominare, da un lato, e criticare-scegliere dall'altro. Si sottolinea cosi insieme la padronanza di qualcosa e la capacità di scegliere.
Sono queste caratteristiche che, possedute da tutti gli uomini, anche se in diversa misura, fanno della creatività una capacità universale.
Ciascun essere umano, cioè, durante la sua vita ha comportamenti creativi. Per esempio, un automobilista e creativo quando, dopo aver evitato per caso un ciclista che gira di notte senza fanali o luci di alcun genere, si chiede perché nessuno abbia suggerito di utilizzare per i mezzi di trasporto delle vernici "catarifrangenti" che potrebbero limitare questo tipo di incidenti stradali. E cosi via.
Esistono dunque una creatività assoluta ed una relativa, più modesta ma che pure percorre lo stesso processo per arrivare ad individuare delle espressioni concrete. Quello che mi pare importante in questa seconda impostazione del "problema creatività" riguarda innanzi tutto la convinzione che
tutti gli esseri umani abbiano in dote questa capacità, ed in secondo luogo il concetto di riferimento del termine che mette in luce in particolare l'elaborazione della realtà ma anche la capacità
di adattarvisi. Questo è un ulteriore elemento che mi fa pensare alla creatività come capacità prioritaria per affrontare il futuro, non solo in termini produttivi ed efficientistici, ma anche, e direi soprattutto, come esseri umani in costante rapporto con un mondo in evoluzione continua e rapidissima. Ed in questo senso questo secolo ha portato una situazione nuova, assolutamente non confrontabile con l'esperienza precedente: infatti non esiste uno spazio di tempo per adeguarsi alle novità, siano esse intese come beni strumentali che pianificano e rendono più facile l' esistenza, sia come "ambiente di vita" nel suo complesso dove i problemi nuovi si affiancano a quelli tradizionali ottenendo spesso, come conseguenza, l'ingigantimento di questi ultimi: pare di essere protagonisti di un circolo vizioso "gigante" che, se pure affronta i problemi della quotidianità e produce soluzioni adeguate, consente la nascita di problemi sempre più sofisticati e complessi che richiedono elaborazione e risposte efficaci.
1- LE DOTI CREATIVE PER L'UOMO DEL 2000
Dunque essere creativo significa in senso lato trovare soluzioni nuove a problemi vecchi o recenti, non importa se si tratta di inventare un nuovo prodotto da immettere sul mercato o di trovare una modalità adeguata per risolvere una "crisi" di tipo psicologico.
Per questo è di determinante importanza la creatività come capacità posseduta da tutti ma anche in tutti stimolabile. Ma quali sono gli aspetti da sviluppare principalmente, dato che l'ambiguità del concetto di creatività può mantenere qualsiasi impostazione nell'insicurezza.
Non intendo qui fare un elenco aggiornato di tutti i differenti punti di vista che offrono risposte a questo quesito. Rimando per questo alla lettura di alcuni dei testi indicati nella bibliografia minima che chiude questo contributo.
Voglio però mettere in luce, sulla base anche di un'esperienza condotta dall'Associazione di cui faccio parte in questi ultimi anni, quelle caratteristiche di personalità che sono irrinunciabili per poter definire un individuo con connotazioni di creatività.
In un creativo si tende a distinguere un "atteggiamento" generale da quelli che si potrebbero indicare come "talenti" specifici. Entrambi questi elementi sono posseduti in quantità e qualità differente da tutti gli uomini. Quello che però pare irrinunciabile è l'atteggiamento che è condizione "sine qua non" della creatività in tutte le sue espressioni. In altre parole, ci sono degli elementi particolari senza i quali non è possibile essere creativi, accanto ad altri che comunque si possono acquisire nel tempo, quasi senza nessun limite di età. "Quasi" perché occorre avere una motivazione che spinge all'appropriazione di nuove caratteristiche. Ed anche questa motivazione è in stretta dipendenza dall'atteggiamento psicologico.
Il creativo, dal punto di vista generale, si può riconoscere per queste caratteristiche:
- apertura all'esperienza; a tutto quanto accade ed è accessibile è segno di attenzione. Non c'è niente di preordinato e predeterminato; gli stereotipi sono considerati una sorta di "fissazione" negativa che rallenta ed inibisce i processi di conoscenza e di apprendimento;
- sicurezza interiore; le approvazioni o le critiche di chi ci sta intorno non sempre sono utili per mantenere o mettere in crisi il concetto di sé, per essere soddisfatti di quanto si sta facendo; ovviamente non si tratta in questo caso di esprimere disinteresse nei feed-back che provengono da chi ci circonda, ma di avere fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità;
- curiosità connessa alla capacità di assumere dei rischi; niente viene considerato scontato ed ovvio: tutto può essere elaborato e modificato o, addirittura, reinventato. Non accontentarsi mai dell'esistente, degli obiettivi raggiunti, di quanto si è realizzato; cercare invece la novità, ma non fine a se stessa, bensì per trovare risposte migliori. Ciò che va qui evidenziato è l'assenza di una sicurezza matematica sui risultati che possono essere ottenuti: ma il rischio, se da un lato può portare al fallimento, può permettere anche di individuare soluzioni più soddisfacenti;
- tolleranza, intesa come capacità di adattamento alle situazioni critiche che possono andare da quelle materiali (per es. svolgere attività in situazioni disagiate e scomode o molto disturbate) a quelle più squisitamente psicologiche, compresa la capacità di ascolto dei punti di vista altrui differenti dai propri, dei giudizi anche negativi, degli elementi anche distraenti dal contesto problematico;
- vitalità in situazioni collettive; un creativo sa stare e- soprattutto- sa lavorare, in situazioni collettive, riconoscendole più ricche e produttive da tutti i punti di vista di quelle "solitarie". In tali situazioni il creativo sa utilizzare se stesso e gli altri secondo un'ottica sinergica che tende a molti-
plicare le occasioni di qualsiasi genere esse siano piuttosto che a ridurre e sacrificare;
- utilizzo delle proprie potenziali e risorse: intelligenza e razionalità in genere, ma anche della propria emotività intesa sia come espressione dei sentimenti che come intuizione, sensibilità sottile alle differenti situazioni; di conseguenza c'è un continuo lavoro per sviluppare al massimo e quindi utilizzare in modo più completo e soddisfacente la propria personalità;
- disponibilità al cambiamento: è un "passo in più" rispetto alla tolleranza ed è intesa come la risposta consapevole a più variabili interagenti sull'individuo, fra le quali sottolineo la collettività da un lato, l'evoluzione storica e civile dall'altro, della società in cui viviamo; si tratta dunque di un processo di acquisizione di informazioni, che vengono poi elaborate e, per conseguenza, producono un cambiamento significativo nella persona.
Accanto a questi elementi, più a carattere psicologico e globale, ci sono quelli che ho indicato come "talenti" specifici. Si tratta in questo caso in genere di recuperare o di ampliare doti intellettuali o manuali dimenticate o scarsamente utilizzate.
Si passa in questo caso dalla sfera dell'essere a quella del saper fare o anche, ancor più semplicemente, del sapere. In altre parole, individuata una serie di capacità necessarie a produrre un processo creativo, che fra l'altro possono diversificarsi a seconda delle teorie di riferimento, si predispongono esercitazioni adatte ad "allenarle", in modo che, secondo l'ottica dell'esercizio che amplia la funzione, si sviluppino convenientemente. (v. Bibliografia)
2- I COMPITI DELLA FORMAZIONE
Tullio De Mauro, nella relazione presentata all'AIF per il 7° Convegno nazionale sul tema "Creatività e organizzazione", dice fra l'altro: "Sistemi scolastici che educhino alla ripetitività, rischiano di essere cattivi sistemi scolastici, non perché violano la sacra originalità, ma perché producono delle persone che non sanno stare in questo mondo".
Il problema è grave, dunque, perché non solo la maggioranza di noi è stata educata secondo logiche convergenti, ma perché tuttora questo è il modello della scuola nella più assoluta totalità.
Diventa sempre più essenziale perciò l'intervento della formazione per modificare congruentemente a quanto sostenuto, la situazione educativa.
Gli ambiti di intervento principali sono dunque due: la formazione della personalità ed il miglioramento delle skills individuali. Dei due percorsi, certamente il più "facile" ed economico è il secondo, nonostante non esistano ancora indicazioni completamente soddisfacenti per quantità e qualità. In più, dei due è quello che ha più possibilità di successo con qualsiasi individuo, indipendentemente dall'età, dalla cultura, dalle abitudini di vita, perché agisce su competenze ritenute comunemente migliorabili.
Il percorso più complesso è invece quello relativo alla formazione della personalità globale: in questo caso, ovviamente, età, cultura, abitudini di vita, stereotipi, ecc. hanno un peso determinante sia - da un lato- sulla possibilità di intervenire efficacemente, sia - dall'altro - sul tipo di risultati che si possono ottenere. E, nel caso in cui si tratti di adulti, questo tipo di intervento richiede di essere gestito da formatori esperti. In questo caso a loro spetta di sviluppare le doti di "atteggiamento" indicate in precedenza e dunque la personalità.
Perché il risultato sia completo occorrono comunque entrambi gli elementi, quello "tecnico" e quello "personale", ed inoltre occorre una buona integrazione fra i due aspetti.
3- CONCLUSIONI
La creatività è un bene che richiede continui investimenti, ma essi sono ampiamente giustificati dal momento che questa caratteristica umana sarà la più richiesta dalla civiltà del futuro. Se infatti il tempo libero degli uomini tenderà ad aumentare perché i "robot" li sostituiranno nel lavoro, se l'uso dei computer tenderà a diminuire le occasioni obbligate di incontro fra persone, se l'uomo - com'è nella sua natura - vorrà continuare a scoprire cose nuove fra quelle che lo circondano, se vorrà essere in grado di accettare le grandi modificazioni che da tutto questo conseguiranno, la creatività sarà un elemento essenziale.
L'educazione a questa capacità è dunque determinante per coloro che saranno gli uomini di domani, ma è significativa, per lo meno negli aspetti psicologici, anche per gli uomini di oggi.