....…E SE SI NASCESSE
GIA’ VECCHI? (Mattia)
Sarà che questi giorni di
dicembre mi stimolano ai bilanci e mi costringono a fare i
conti col tempo che inesorabilmente e sempre più velocemente
passa, ma mi vengono strani pensieri.
Uno mi assilla in particolare, elaborazione
libera di una battuta di un mio fratello del tipo “… si dovrebbe
iniziare a lavorare dall’età della pensione e fino ad allora
ci si dovrebbe godere la vita”.
Già! Questa sarebbe un’ottima prospettiva:
spesso chi va in pensione non riesce a trarre piacere dal
meritato riposo perché malattie, problemi economici, preoccupazioni
per i figli, ecc. caratterizzano la quotidianità.
A volte l’inattività provoca anche danni
maggiori grazie alla percezione di inutilità che l’individuo
vive in una società ed in una cultura che danno importanza
prioritaria alla produttività, al lavoro, al denaro. Addirittura
l’identità individuale è spesso una derivazione dal lavoro,
senza il quale una persona non sa neppure definirsi! Il processo
di identificazione non è il risultato delle caratteristiche
che differenziano dall’altro, né si ottiene per mezzo dello
sviluppo delle proprie potenzialità, né aumentando la consapevolezza
di sé. La professione, il mestiere, l’occupazione, determinano
il peso e la posizione dell’individuo nel mondo in generale
e nei mondi particolari dentro i quali la vita di tutti è
incasellata e ordinata (famiglia, amici, quartiere, ecc.).
Cosa accadrebbe portando all’estremo
questa ipotesi? Se cioè la vita iniziasse nel momento in cui
in realtà dovremmo morire? A 88, 95 o addirittura 106 anni?
Il “patrimonio
genetico iniziale” è quello che si ha di solito al termine
della propria esistenza. E questo patrimonio dovrebbe rimanere
anche “ringiovanendo”. Sensibilità, equilibrio, saggezza,
capacità di mettersi nei panni degli altri, comprensione,
tolleranza, ecc., possono svilupparsi ulteriormente, e non
regredire oltre il punto di partenza. Se
è possibile fare un miracolo, tanto vale farlo completo!
Effettivamente
non tutti gli anziani sono uguali e non sempre si invecchia
bene, anzi spesso accade che si peggiori e che gli aspetti
negativi, meno piacevoli del proprio carattere si enfatizzino.
Ma come nel caso del neonato il corredo genetico
garantisce un armonico sviluppo complessivo salvo per le solite
tragiche eccezioni – malattie, incidenti, traumi, ecc. – così
potrebbe accadere per gli anziani. Dunque salute, pienezza
psicologica, acutezza intellettuale, maturità intesa nel senso
più ampio. Ma anche libero arbitrio come autonomia di scelta
per decidere come impiegare i propri talenti.
A parte qualche problema “logistico-organizzativo”
e la necessità di realtà alternative per spiegare da dove
veniamo e dove andiamo, questa situazione porterebbe grandi
vantaggi. Oppure quello che segue può
essere considerato un mero esercizio di creatività …… da cosa
nasce cosa!
Continua
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