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Ma tu la conosci la Kirghisia?
Ho trovato il libro che leggero' durante l'estate: "Lettere dalla Kirghisia", di Silvano Agosti, ed. L'Immagine, anno 2004. Un lungo racconto, strutturato in una serie di lettere, dove si narra di un luogo che forse esiste, forse no, chiamato Kirghisia.
In questo paese, dove l'autore capita per caso, i dipendenti del settore pubblico e privato lavorano un solo giorno alla settimana, percependo comunque uno stipendio pieno. Il resto del tempo e' dedicato al sonno, al tempo libero, alla creativita', agli hobby, alla famiglia, ai figli e ovviamente a far l'amore.
La Kirghisia e' un paese dove la societa' non e' organizzata con la classica piramide, in cui nella punta sta chi ha il potere e alla base chi lavora, ma come una sfera. Scrive Agosti in una lettera ad Abuniag Trinzek (cittadino della Kirghisia): "Credo di aver capito che da voi finalmente la struttura sociale e' a forma di sfera con al centro la vita e tutti gli esseri umani sono equidistanti dal centro, perche' avete scoperto che "vivere" e "lasciar vivere" e' la vera beatitudine, mentre qui da noi ci si accontenta di "produrre e consumare sempre di piu'".
E' un paese dove i governanti esercitano il loro mandato sotto forma di volontariato, mantenendo lo stipendio che percepivano nella precedente attivita' lavorativa. Chi compie 18 anni riceve in regalo una casa, chi vuole fare sesso si attacca un fiore azzurro sul petto in modo che tutti lo sappiano.
E' anche un paese dove ogni anziano e' nominato ad honorem "insegnante di vita" e viene invitato nelle scuole per raccontare e trasmettere la sua esperienza.
Chi ha piu' di 70 anni ha diritto di mangiare gratis in tutte le mense pubbliche, viaggiare gratis negli autobus, metropolitane, treni e aerei e frequentare cinema, teatri e musei senza alcuna spesa.
La Kirghisia e' un paese dove gli stadi di calcio sono semivuoti, non perche' le persone non amino questo sport, ma perche' negli anni hanno iniziato tutti a praticarlo. Invece di sedersi sugli spalti, scendono in campo!
La scuole non si chiamano scuole ma Valli della vita e sono ubicate all'interno di parchi verdi. Gli insegnanti non si chiamano insegnanti ma animatori e le aule non si chiamano aule ma case, c'e' la Casa della Filosofia, la Casa della Matematica, la Casa della Geografia, della Musica, della Letteratura.
Nelle valli della vita kirghise non si studia, ma si gioca, si scopre e si impara.
"Chi sono quelli tutti vestiti di giallo?" chiede Agosti al suo accompagnatore.
"Sono persone che hanno rubato, a loro viene richiesto di vestire completamente di giallo per un periodo equivalente a quello che altrimenti dovrebbero trascorrere chiusi in una cella. Qui siamo tutti convinti che la sola condanna possibile sia la consapevolezza del delitto. Per questo devono spiegare a chi incontrano le ragioni che li hanno spinti a infrangere una norma comunemente stabilita, quella appunto di non rubare."
"E quelli vestiti di viola?" "Quelli hanno ucciso e devono vestire cosi' fino a settant'anni, spiegando a loro volta a chi lo chiede le circostanze che li hanno portati a compiere il delitto."
Esiste veramente questo luogo o e' solo un'utopia del paese in cui tutti vorremmo vivere?
A questa domanda Silvano Agosti risponde che si', la Kirghisia esiste, e si trova in fondo al nostro cuore.