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Critici,
smaliziati, sicuri di sé vogliono imparare divertendosi
di Don Tapscott
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Per i ragazzi
di oggi il mondo dei bit è parte del paesaggio naturale. L'autore
di questo articolo, uno degli studiosi americani più autorevoli in
materia di formazione giovanile, è molto ottimista: sta venendo su,
afferma, una generazione di adolescenti curiosi, vivaci, determinati,
esperti dei media, in grado di apprendere in modo interattivo, disponibili
all'innovazione e alla collaborazione.
Quella dei
ragazzi di oggi è la prima generazione che cresce nell'era digitale.
Chiamiamola la net generation. I computer si trovano a casa, a scuola,
in fabbrica, in ufficio, mentre apparecchi e congegni tecnologici
digitali, quali macchine fotografiche, cineprese, videogiochi e cd-rom,
sono ormai diffusissimi. Internet, un intreccio di reti in espansione
che attrae ogni mese milioni di nuovi utenti, collega sempre più strettamente
tra di loro questi nuovi media. I ragazzi del nostro tempo sono a
tal punto immersi nei bit da ritenerli parte del paesaggio naturale.
La tecnologia digitale non incute loro più soggezione di un videoregistratore
o di un tostapane.
Per la prima volta nella storia i figli si muovono con maggiore agio
dei loro genitori davanti a un'innovazione centrale per la società
e sono più informati e istruiti al riguardo. Proprio attraverso l'uso
del mezzo digitale la net generation svilupperà e imporrà la sua cultura
al resto della società. Figli del baby boom, fatevi da parte! Già
ora questi ragazzi studiano, giocano, leggono, comunicano, lavorano
e creano comunità in modo molto diverso dai loro genitori. Sono la
molla della trasformazione sociale. Per la maggior parte il tempo
speso davanti al computer e alla rete è sottratto alla televisione.
Quando sono in rete, i ragazzi leggono, analizzano, convalidano, contestualizzano
dati e informazioni, riuscendo a separare molto bene il grano digitale
dal loglio e formulando i loro pensieri con spirito autenticamente
critico.
La mia ricerca
indica che si sta costituendo una generazione di adolescenti che apprendono
in modo interattivo e che sono svegli, esperti dei media, capaci di
innovazione e disponibili a collaborare. Una generazione di individui
straordinariamente curiosi, sicuri di sé, pronti alla contraddizione,
concentrati su un fine, agili nell'adattarsi, ma nello stesso tempo
dotati di una forte autostima e di un'impostazione mentale globale.
Queste attitudini, in parte derivate e in parte rafforzate dalla straordinaria
agilità con cui gli adolescenti sanno usare, anzi più esattamente
manipolare, gli strumenti digitali, obbligherà tutte le istituzioni
della società a modificare, per mantenerlo proficuo, il proprio modo
di procedere.
La maggior parte delle mie osservazioni sul comportamento dei ragazzi
di oggi proviene dalla ricerca che ho condotto per il mio volume Growing
up digital 1. Per un periodo
di un anno un gruppo di lavoro sotto la mia guida ha portato avanti
un dibattito sulla realtà di Internet con circa 300 bambini e giovani
di età compresa fra i 4 e i 20 anni. Un professore universitario,
poi, ha ospitato per varie settimane un forum on line con studenti
che si preparavano a diventare insegnanti. Inoltre mi sono intensamente
e proficuamente avvalso della collaborazione dello staff di FreeZone,
un sito web frequentato da oltre 30.000 ragazzi. Abbiamo utilizzato
il sito per svolgere discussioni on line e per fare dei sondaggi.
Un punto dominante
emerge in tutte le nostre conversazioni con i ragazzi: essi non tollereranno
il permanere dello status quo. Un buon terreno per esemplificare l'ampiezza
dei cambiamenti richiesti è rappresentato dalle nostre scuole.
Se professionisti dell'insegnamento ibernati trecento anni fa potessero
tornare in vita oggi e guardassero ad altre professioni - un medico
in una sala operatoria, un aviatore nella cabina di pilotaggio, un
ingegnere che progetta un veicolo nel ciberspazio - si stupirebbero
certamente di come le tecnologie hanno trasformato il lavoro. Ma se
entrassero in un'aula scolastica, constaterebbero subito che nella
scuola finora è cambiato ben poco.
Ma ora un cambiamento deve avvenire. I ragazzi della net generation
stanno cominciando a elaborare l'informazione e ad apprendere in modo
diverso dai loro genitori. I nuovi strumenti mediali contengono una
grande promessa per un nuovo modello di apprendimento, fondato sulla
scoperta e sulla partecipazione. Il combinarsi di una generazione
nuova e di nuovi strumenti digitali porterà a ripensare la natura
dell'istruzione, sia nel contenuto sia nel modo in cui impartirla.
Il passaggio da un ruolo di ricevente passivo, secondo il modello
proprio della trasmissione radiofonica, a quello di partecipante attivo
in seno a un modello interattivo costituisce la pietra angolare della
net generation. I ragazzi sono decisi a essere utenti, non semplici
spettatori o ascoltatori.
Con questo
nuovo modello ci si sposta da un'istruzione incentrata sull'insegnante
a un'istruzione incentrata sul discente: l'esperienza dell'apprendimento
pone oggi al centro l'individuo che apprende anziché quello che trasmette
il sapere. Finora l'istruzione tendeva a imperniarsi sull'insegnante,
non sullo studente, in particolare per quanto riguarda l'istruzione
post-secondaria, ove gli interessi specifici e la formazione del docente
influenzano fortemente la materia dell'insegnamento. Infatti gran
parte dell'attività in aula prevede che il docente parli e lo studente
ascolti.
Per converso, un'istruzione incentrata sul discente comincia con una
valutazione delle capacità, del modo di apprendere, del contesto sociale
e di altre importanti caratteristiche dello studente che più incidono
sull'apprendimento. Essa comporta un ampio ricorso a dei programmi
di software che strutturano e adattano al caso specifico l'esperienza
dell'apprendimento che diventa così più attiva, nella quale gli studenti
discutono, dibattono, fanno ipotesi, ricercano soluzioni e collaborano
su un certo numero di progetti.
Il nuovo modello
non tende a imporre al discente l'assorbimento di certe nozioni, ma
considera prioritario che egli impari a navigare e a pensare. Tra
l'altro è un modello, anche questo è molto importante, altamente personalizzato.
Pone lo studente in condizione di essere trattato come un individuo
la cui esperienza di apprendimento dipende dal suo background, dalle
sue doti personali, dal livello di età, dallo stile cognitivo, dalle
sue preferenze nei rapporti interpersonali e così via.
Inutile dire che tutt'una generazione di insegnanti deve far propri
nuovi strumenti, nuovi approcci e nuove capacità. Una sfida enorme.
Ma, sfruttando il mezzo digitale, gli educatori e gli studenti possono
muovere verso un paradigma di apprendimento più forte ed efficace.
Esso dovrebbe corrispondere ai mutamenti che l'apprendimento interattivo
comporta. Ne riassumo, qui di seguito, otto che mi sembrano essenziali.
1. Dall'apprendimento
lineare a quello ipermediale. I metodi tradizionali sono lineari.
Questo dato risale alla natura dello strumento di apprendimento per
eccellenza, il libro. La maggior parte dei libri è scritta per essere
affrontata dall'inizio alla fine. Così pure le trasmissioni televisive
e i video didattici sono programmati per essere visti dall'inizio
alla fine.
Ma l'accesso all'informazione proprio della net generation è più interattivo
e non sequenziale. Osservate come un bambino "pratica il surfing"
da un canale all'altro mentre guarda la televisione: io lo faccio
spesso, nel salotto di casa, osservando come i miei figli vanno avanti
e indietro tra vari programmi televisivi e videogiochi. Non c'è dubbio
che questo modo di fare riguarderà anche la rete quando il nostro
apparecchio televisivo diventerà anche un dispositivo per accedervi.
2. Dall'istruzione
alla costruzione e alla scoperta. Dice Seymour Papert: «Lo scandalo
dell'educazione sta nel fatto che ogni volta che si insegna qualcosa
si priva il bambino del piacere e del beneficio di poterla scoprire
lui»2.
A rischio di riuscire altrettanto eretico, oserei dire che si riscontra
un allontanamento dalla pedagogia - in quanto arte, scienza e professione
dell'insegnamento - a beneficio della creazione di associazioni e
culture "di" e "per" l'apprendimento. Le scuole possono diventare
un luogo per imparare, piuttosto che un luogo per insegnare. Ciò non
significa che si debba rinunciare a definire ambienti per l'apprendimento,
che non ci debbano più essere curricula di studi. Ma questi possono,
tuttavia, essere tracciati assieme ai discenti o dai discenti stessi.
Questo approccio viene descritto dagli educatori come "costruttivistico".
Per colui che impara non si tratta tanto di assimilare il programma
culturale mandato in onda dall'insegnante, quanto di ri-costruire
il sapere. Il costruttivismo si fonda sul presupposto che la gente
riesce a imparare meglio agendo piuttosto che semplicemente sentendosi
raccontare le cose: il costruttivismo è, dunque, il contrario del
nozionismo (instructivism). Le prove a favore del costruttivismo
sono assai convincenti, né c'è alcun motivo di stupirsene. L'entusiasmo
che prova un ragazzo per un fatto o un concetto che ha "scoperto"
da solo rende assai probabile che esso per lui risulti significativo
e che sia quindi assimilato, più di quanto non avvenga se viene semplicemente
scritto sulla lavagna dall'insegnante.
3. Dall'istruzione
incentrata sull'insegnante a quella incentrata sullo studente. Il
nuovo mezzo consente al processo di apprendimento di puntare sull'individuo
che impara e non più su colui che trasmette il sapere. Inoltre, è
ovvio che un'istruzione che pone al centro il discente favorisce la
motivazione del bambino a imparare. Apprendimento e divertimento possono
convergere. E' importante rendersi conto che passare da un tipo di
istruzione "docente-centrica" a una "discente-centrica" non comporta
un ridimensionamento del ruolo dell'insegnante che, rimanendo una
figura altrettanto centrale e valorizzata in un contesto del secondo
tipo, continua a svolgere una funzione essenziale nel creare e strutturare
l'esperienza dell'apprendimento.
L'istruzione incentrata sul discente comincia con una valutazione
delle capacità, dello stile di apprendimento, del contesto sociale
e di altre rilevanti caratteristiche dello studente che toccano l'apprendimento
stesso. Essa comporta un ampio ricorso a programmi di software che
strutturano e "tagliano" l'esperienza dell'apprendimento sulla misura
del bambino; e nello stesso tempo è anche più attiva, poiché gli studenti
discutono, dibattono, ricercano e collaborano in vari progetti.
4. Dall'assimilare
nozioni all'apprendere a navigare e a imparare. Ciò implica la formazione
di una capacità di sintesi e non solo di analisi. I figli della net
generation valutano e analizzano fatti: una sfida formidabile e onnipresente
nella galassia di dati forniti da fonti d'informazione facilmente
accessibili. Ma, quel che più importa, essi sintetizzano. Si confrontano
con l'informazione e con altre persone in rete e formano o costruiscono
strutture di livello superiore nonché immagini mentali.
5. Dall'apprendimento
scolastico a quello di tutta una vita. Per il giovane nato negli anni
Cinquanta che guardava al suo futuro nel mondo del lavoro, la vita
era divisa in un periodo in cui si imparava e in un periodo in cui
si agiva. Il nostro ragazzo andava a scuola, forse anche all'università,
acquisiva una competenza - un mestiere o una professione - e per il
resto dei suoi giorni la sfida consisteva semplicemente nel mantenersi
aggiornato sugli sviluppi nel suo campo. Ma le cose sono cambiate.
Oggi molti figli del baby boom sanno di dover reinventare costantemente
le basi del loro sapere. Imparare è divenuto un processo continuo,
di tutta una vita. La net generation entra sin dall'inizio in un mondo
in cui l'apprendimento dura tutta la vita e, a differenza delle scuole
degli anni passati, il sistema educativo odierno può prevedere questa
realtà.
6. Da un apprendimento
in "taglia unica" a un apprendimento personalizzato. Il mezzo digitale
mette lo studente in condizione di essere trattato come un individuo,
di vivere un'esperienza di apprendimento fortemente personalizzata,
commisurata al suo background, ai suoi talenti, alla sua età, ai suoi
processi cognitivi, alle sue inclinazioni nei rapporti interpersonali.
Dice Papert: «Per me il vero contributo del mezzo digitale all'istruzione
consiste in una flessibilità che potrebbe consentire a ogni individuo
di scoprire i suoi percorsi personali verso l'apprendimento. Con ciò
si potrà avverare il sogno di ogni educatore progressista: nell'ambiente
dell'apprendimento del futuro ogni allievo sarà "speciale"»3.
In effetti, dice ancora Seymour Papert a proposito di questo modello,
che prevede una "comunità di apprendimento", condivisa sia da studenti
sia da insegnanti, formata da un'unica aula per bambini della medesima
età: «La socializzazione non si ottiene nel miglior modo segregando
il bambino in una classe con altri bambini della stessa età. Il computer
è un mezzo in cui ciò che uno fa si presta a essere modificato e condiviso.
Quando i bambini si riuniscono intorno a un progetto, nasce un ricco
dibattito: essi mostrano il loro lavoro ad altri bambini, altri bambini
vogliono vederlo, e così imparano a condividere il sapere con altri,
più e meglio che in un'aula scolastica»4.
7. Dall'imparare
come tortura all'imparare come intrattenimento. Forse parlare di tortura
è esagerato, ma per molti ragazzi davvero quello della scuola non
è il momento migliore della giornata. Alcuni educatori hanno lamentato
il fatto che una generazione tirata su con Sesame Street si
aspetta che la scuola sia un intrattenimento, e pensa di divertirsi
mentre impara, allorché - essi sostengono - apprendimento e divertimento
dovrebbero rimanere chiaramente distinti.
Perché l'apprendimento non dovrebbe essere intrattenimento? Il Webster's
ninth college dictionary dà quale terza e quarta definizione del
verbo to entertain (intrattenere): «tenere, conservare o mantenere
nella mente» e «accogliere e prendere in considerazione». In altri
termini, l'entertainment (lett. intrattenimento) nelle accezioni
sopradescritte è stato sempre una parte essenziale del processo di
apprendimento e gli insegnanti, da che mondo è mondo, hanno sempre
chiesto ai loro allievi di "intrattenere" - cioè di coltivare - delle
idee. In questo senso gli insegnanti migliori erano appunto degli
"intrattenitori". Usando i nuovi mezzi oggi a disposizione, è il discente
a diventare l'intrattenitore e così facendo egli crea divertimento,
motivazione e senso di responsabilità mirati all'apprendimento.
8. Dall'insegnante
come trasmettitore all'insegnante come coadiutore. Apprendere sta
diventando una nuova attività sociale, agevolata da una nuova generazione
di educatori.
Tema della ricerca: i pesci di mare. L'insegnante divide la sesta
classe in squadre e chiede a ogni gruppo di preparare un lavoro su
un pesce scelto dal gruppo medesimo, trattando i seguenti punti: la
storia, il sistema respiratorio, la propulsione, la riproduzione,
la dieta, i predatori e i "casi interessanti" riguardanti il pesce.
Gli scolari hanno accesso a Internet e possono avvalersi di tutte
le risorse che vogliono. Le domande vanno rivolte ad altri elementi
della squadra e ad altri scolari della classe, ma non all'insegnante.
Due settimane più tardi il gruppo di Melissa è il primo a essere pronto.
Gli scolari hanno creato il progetto di una home page sullo squalo,
provvista di hot links per ogni argomento. Il lavoro viene proiettato
su uno schermo posto di fronte alla classe, mentre le ragazze illustrano
quanto hanno fatto. Esse dispongono di videoclips su diversi tipi
di squali, nonché di un clip di Jacques Cousteau che parla dello squalo
come specie a rischio di estinzione. Poi, dal vivo, esse vanno in
Aquarius, un sito web ambientato al largo degli isolotti corallini
della Florida. La classe può porre domande al personale di Aquarius,
ma la maggior parte delle domande è rivolta alla squadra autrice del
progetto. Uno dei temi più discussi concerne la contrapposizione tra
i pericoli posti all'uomo dagli squali e quelli rappresentati per
gli squali dall'uomo.
La classe decide di tenere un forum on line su questo tema e chiama
a parteciparvi i ragazzi delle classi parallele in altri paesi. Il
gruppo, dopo aver invitato le classi a sfogliare il suo progetto in
qualunque momento, poiché esso rimarrà fruibile per tutto il resto
dell'anno scolastico, finisce col decidere che conserverà il sito,
aggiungendovi nuovi collegamenti e informazioni aggiornate per tutto
l'anno. Così esso diventa un living project. Poi, altri scolari
in altri paesi trovano utile alla loro attività la pagina sullo squalo
e vi impostano collegamenti propri. La squadra ha dovuto procurarsi
le informazioni, gli strumenti e i materiali di cui aveva bisogno.
L'insegnante funge da risorsa e da consulente dei gruppi, ma svolge
anche il ruolo di operatore giovanile: uno degli scolari, infatti,
aveva grossi problemi a casa e non era motivato a partecipare al gruppo
di lavoro. Pur non potendo risolvere i problemi, l'insegnante ne tiene
conto e indirizza lo scolaro all'assistente scolastico. Inoltre facilita
il processo di apprendimento, tra l'altro partecipando come consulente
tecnico sui nuovi media. D'altronde egli impara molto dai membri del
gruppo di Melissa, che in realtà ne sanno più di lui sugli squali
(la sua formazione è umanistica, non scientifica). L'insegnante non
compete con Jacques Cousteau, ma trova invece in lui un sostegno.
Conclusione.
Muovere verso questa nuova filosofia dell'istruzione sarà una sfida;
non solo per la resistenza al cambiamento di alcuni insegnanti, bensì
a causa dell'odierna atmosfera di tagli al bilancio, morale degli
insegnanti a terra, mancanza di tempo dovuta alla pressione di crescenti
carichi di lavoro e, non ultimo, per le scarse risorse devolute all'aggiornamento
dei docenti.
Il mezzo digitale è sempre più un riflesso del nostro mondo, di ogni
opinione, di ogni disciplina, di ogni interesse commerciale, di ogni
ricettacolo di sapere. Poiché è diffuso, interattivo, malleabile e
privo di controllo centralizzato, è un veicolo per un cambiamento
rivoluzionario in tutti i campi, atteggiamenti e strutture sociali.
Non c'è mai stata un'epoca così pregna di promessa e di pericolo.
La sfida di realizzare tale promessa e di salvare il nostro fragile
pianeta sarà affidata alla net generation. Noi siamo responsabili
nei confronti di questi ragazzi: dobbiamo fornire loro gli strumenti
e l'opportunità per compiere il loro destino.
(Traduzione di Cosima Campagnolo)
Note
1 D. Tapscott, Growing
up digital. The rise of the net generation, McGraw-Hill, 1998.
2 S. Papert, The
connected family: bridging the digital generation gap, Longstreet
Press, Marietta (GA), 1996.
3 S. Papert, ibidem;
cfr anche S. Papert, Collegatevi alla rete non
è in classe che si impara, Telèma 12, primavera
1998.
4 "Christian Science
Monitor", 21 aprile 1997.
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