NOTE PER LA PREPARAZIONE DEL CONVEGNO: DISAGIO PSICO-SOCIALE, BENESSERE ORGANIZZATIVO E QUALITÀ DEI SERVIZI IN SANITÀ. TORINO, 25 FEBBRAIO 2005, A CURA DI DANIELA CONVERSO

Un recente contributo di Olivetti Manoukian (2004; 32-33) sullo “stato dei servizi sociali” nel nostro paese ha definito la condizione in cui questi – o meglio, le persone che vi operano a vario titolo - versano come uno “stato d’assedio”. Nati per promuovere cambiamenti nella società e nei rapporti sociali, i servizi (sociali, sanitari, assistenziali, educativi…) rischiano oggi di essere schiacciati dalle trasformazioni del contesto più generale, dalla crescita dei “malesseri” che affliggono gli individui, dalla diminuzione delle risorse, dall’aumento delle “domande” e, conseguentemente, dell’impossibilità di dar loro risposta: gli operatori vivono pertanto come "assediati dai problemi che le persone oggi portano ai servizi. Assediati dalle pressioni sociali che richiedono di risolvere, controllare, rimuovere tutto ciò che alimenta insicurezze, paure, destabilizzazioni.
Assediati dal senso di inutilità e di inefficacia degli interventi, a fronte di una marea montante di richieste d’aiuto. Assediati dalla mancanza di risorse e da una scarsa legittimazione sociale, che indeboliscono i nostri servizi…. Chi opera nei servizi .. del pubblico come del privato sociale, sperimenta quotidianamente una sensazione di sovraccarico, di fatica, di logoramento".

Da tempo è inoltre noto il legame tra questi vissuti di fatica e di inadeguatezza (anche a prescindere dall’aggravio delle domande e dalla diminuzione delle risorse che abbiamo testé ricordato) là dove centrale nei contenuti del lavoro è la relazione e il rapporto con “l’altro”, dove la cura e l’aiuto costituiscono una parte significativa se non preponderante della propria attività, con il disagio psichico e fisico che gli operatori possono sperimentare a vari stadi di importanza e gravità. Ci riferiamo in primo luogo a quella che fin dagli anni ’70 è stata definita come sindrome del “burn out”1.
Psicologicamente il burnout rappresenta il tipo di risposta ad una situazione avvertita come intollerabile, in cui l’operatore percepisce una distanza incolmabile tra quantità di richieste rivoltegli dagli utenti e risorse disponibili (individuali e organizzative) per rispondere positivamente a tali richieste. Da questa sensazione deriva un senso di impotenza acquisita, dovuta alla convinzione di non poter fare nulla per modificare la situazione, per eliminare l’incongruenza tra ciò che si ritiene che l’utente si aspetti e ciò che si è in grado di offrire.

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