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Meritocrazia e demeritocrazia di Eva Zenith

Una societa' non puo' essere meritocratica senza essere anche demeritocratica. Non possiamo mettere al centro di una cultura il merito, cioe' il talento e l'impegno, se non mettiamo al centro anche il demerito, cioe' l'incompetenza e i fallimenti. L'Italia e' un Paese dove il merito viene soffocato dall'invidia, dalla svalutazione (chi studia molto e' un secchione, chi lavora molto e' uno stakanovista) e dalla cultura della clientela. Allo stesso tempo e' un Paese dove il demerito viene premiato. Se le cose vanno bene, il merito non e' di qualcuno, e' di tutti. Se le cose vanno male, il demerito non e' di nessuno, oppure di un bel capro espiatorio. Per essere responsabile di qualcosa, in Italia, devono trovarti mentre svuoti la cassa o uccidi qualcuno: e non e' detto che anche allora tu non possa cavartela. Siamo un Paese per niente meritocratico ma molto comprensivo !

In una societa' del merito e del demerito, i ricercatori che hanno sbagliato tutti i sondaggi delle ultime elezioni dovrebbero sparire dai mass media. Invece no.
In una societa' del merito e del demerito, un amministratore pubblico che dopo un mandato lascia l'organizzazione in condizioni peggiori di come l'ha trovata, dovrebbe essere cancellato dalla lista degli amministratori pubblici. Invece no: noi lo confermiamo o lo promuoviamo.
In una societa' del merito e del demerito, un politico che perde le elezioni dovrebbe essere cacciato: invece no. Vincitori e vinti si alternano restando abbarbicati alle loro sedie per vent'anni o piu'.
In una societa' del merito e del demerito, un economista che sbaglia clamorosamente una previsione dovrebbe essere punito come un medico che sbaglia una diagnosi. In Italia no: i nostri economisti sostegono un'idea e il suo contrario, fanno previsioni regolarmente errate, propongono ricette fallimentari ma nessuno li priva mai di un posto da consulente ministeriale, da saggio o da Presidente del Consiglio.

Unanimemente, tutti dichiarano che la legge elettorale in vigore e' orribile. Ma quelli che hanno ideato e votato quella legge sono ancora sulla scena a blaterare delle future leggi elettorali. In un Paese meritocratico, i firmatari di quella legge sarebbero messi in una lista di allontanamento perenne dalla politica.
Unanimemente, tutti attribuiscono la crisi dell'euro all'assenza di una Banca centrale che possa battere moneta. Lo dicono anche quelli che hanno voluto questo euro . Non sapevano allora che l'assenza di un' autorita' monetaria avrebbe messo tutti nei guai? In un Paese meritocratico, i firmatari di quella legge sarebbero messi in una lista di allontanamento perenne dalla politica.
Unanimemente, tutti odiano Equitalia e la considerano una sciagura. Il fatto e' che Equitalia non e' stata data alla luce e regolata da un folletto diabolico. La sua protervia, la sua crudelta', i suoi interessi "usurari", i suoi modi da Kgb non sono (solo) il frutto di burocrati sadici: sono stabiliti da leggi, norme e regolamenti prodotti da ministri, governi e parlamentari con nomi e cognomi. In un Paese meritocratico, i firmatari di quelle leggi, norme e regolamenti sarebbero messi in una lista di allontanamento perenne dalla politica.

Quando trova un finto invalido, un Paese che da' valore al merito, non solo punisce lui, ma anche il medico e i funzionari che hanno firmato la pratica, e magari il responsabile dell'INPS locale che non si e' accorto di niente. Noi siamo cosi' disinteressati al demerito che non divulghiamo nemmeno i nomi di tutti questi figuri. I mass media non si fanno nessun problema a mettere in piazza le vite private di donne stuprate e ammazzate, ma mai sentirete da loro il nome di un medico che ha creato 300 o 400 finti invalidi. Non e' elegante.

Quando trova dipendenti pubblici che fingono di stare al lavoro mentre vanno a fare la spesa, o a giocare con le slot machines, un Paese che da' valore al merito, non si limita a punire loro. Punisce anche i loro capi/reparto o capi/ufficio che non si accorgono di avere collaboratori presenti ma assenti. E punisce anche i dirigenti, strapagati per non dirigere alcunche'; e magari punisce anche gli amministratori, per manifesta incapacita'. Invece no: non sarebbe rispettoso. Tutto finisce con un rimbrotto e una risata, alla faccia dei dipendenti pubblici che stanno sempre al loro posto, dei capi che li controllano davvero, dei dirigenti che dirigono sul serio, e degli amministratori capaci. D'altronde perche' i capi, i dirigenti e gli amministratori dovrebbero fare il loro mestiere sul serio visto che le loro carriere non dipendono dai meriti ma dalle affiliazioni?

Quanti docenti universitari sono stati cacciati dalle loro cattedre per aver palesemente truccato un concorso? Quanti magistrati, avvocati e notai hanno pagato per i loro mostruosi errori giudiziari o legali? Quanti medici hanno dovuto cambiare lavoro dopo i 5/6 morti che non hanno salvato? Quanti segretari comunali sono stati puniti per gli appalti truccati ? Quanti generali e capi della polizia hanno perso il posto per aver consentito il nonnismo fra le truppe o i pestaggi dei dimostranti? Quanti sindacalisti hanno pagato per aver taciuto sulle illegalita' dell'impresa? I politici che si sono fatti derubare dai loro tesorieri, sono stati puniti per connivenza o manifesta stupidita'? E ancora si presentano per chiedere di amministrare l'Italia?

Insomma, e' chiaro a tutti ormai che le prediche dei tromboni del regime sul necessario riconoscimento dei meriti (specie dei giovani) e delle responsabilita' (specie della casta), sono un esercizio di manipolazione. L'Italia e' un Paese fondato sul demerito e se ne vanta. Volete la meritocrazia? Emigrate, please!

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