Le mani sulla nazione
(Adamus) Quando il cancro del regime arriva alla metastasi, la Giustizia non basta |
Le vicende delle grandi opere per il G7, degli impianti sportivi per i mondiali di nuoto, del Mose, dell'Expo e di Mafia Capitale mettono in evidenza il fatto che la corruzione non è più solo un affare fra ladri di partito (come è stato per Mani Pulite), nè solo l'espressione di avide oligarchìe ispirate al modello organizzativo della mafia. Ormai si tratta di un regime canceroso giunto alla metastasi, che coinvolge migliaia di individui e che nessuna legge, nessun giudice, nessun organo inquirente è in grado di fermare. La confusione legislativa, la lentezza dei procedimenti giudiziari, l'impotenza e l'incapacità delle forze dell'Ordine rendono impossibile l'intervento chirurgico su una metastasi così estesa. Al massimo si arriva a trovare qualche colpevole qua e là, che 3 gradi giudizio, la cui durata è raramente inferiore ai dieci anni, portano a punizioni irrisorie. Nel frattempo, la metastasi si allarga con gli stessi o con nuovi soggetti emergenti fra le migliaia che sono passati indenni dalle bufere periodiche. Per fare quello che hanno fatto a Roma, a Venezia, a Milano, a Torino e in Sardegna sono inquisiti un centinaio di soggetti, dei quali una metà se la caverà e l'altra metà riceverà lievi condanne. Questo è forse curare il cancro, ma non la metastasi. Quello che è stato fatto ha necessariamente richiesto la complicità e l'omertà di migliaia di persone che non sono nemmeno scalfite dalle inchieste. Cominciamo dalle cooperative. Queste hanno una legislazione precisa
che prevede uno statuto registrato presso un notaio, un consiglio
direttivo, magari anche dei probiviri, i soci, l'assemblea annuale,
un consiglio direttivo, dei bilanci controllabili, impiegati contabili
e amministrativi. Una cooperativa è raro che abbia meno di
dieci persone coinvolte. Una cooperativa che fa affari è iscritta
ad associazioni di categoria, alla Comera di Commercio, agli elenchi
pubblici per gli appalti. Poi gli enti locali. Ogni tanto prendiamo con le mani nel sacco un
consigliere o un assessore comunale, provinciale o regionale che prende
la mazzetta. Queste però non sono figure operative: sono soggetti
decisori. Le loro decisioni non potrebbero assere attuate senza la
complicità attiva o passiva di decine di dirigenti, funzionari
di alto o medio livello, segretarie e quanti altri devono far marciare
una pratica. Anche qui, è impossibile per la giustizia condannare
tutti ed estirpare la metastasi. Anche se possiamo condannare per
associazione mafiosa l'ultimo picciotto di una cosca camorristica,
e quindi potremmo inventare qualcosa di simile per l'ultimo funzionario
comunale o regionale che si è reso complice del politico corrotto.
Ma tant'è. In assenza di una legislazione che non verrà
mai, dovrebbe essere tuttavia possibile punire i "complici morali"
con i normali strumenti di gestione del personale: con la eliminazione
del famigerato "premio di produzione", coi trasferimenti,
col rallentamento della carriera. Infine i Partiti. Qui la negazione della metastasi è vicina al delirio. La frase più corrente è "Se ci sono delle mele marce, vanno punite". Oppure "La maggioranza dei politici del mio partito è onesta (degli altri non si è mai certi)". Giuridicamente magari è così, ma che dire dell'ottica politica o morale? Ogni partito del regime è organizzato con un segretario, una direzione nazionale e dei funzionari. Il modello è più o meno replicato ai livelli periferici. Un politico o un mega burocrate locale ruba, malversa, corrompe, ricatta e nessun segretario, nessun membro della direzione, nessun funzionario del partito ne sa nulla. Non ne sanno nulla a nessun livello: comunale, provinciale o regionale. Non ne sanno nulla a livello nazionale. C'è da chiedersi a cosa servano i partiti, strafinanziati per decenni dai sudditi. Di fronte a scandali come quelli di Venezia, Milano e Roma qualche ingenuo si aspetta che vengano allontanati dalla politica (non dalla giustizia, ma dagli stessi partiti) tutti i politici locali e nazionali che, nel migliore dei casi, non sono stati capaci di vedere quello che i "fedelissimi" combinavano sotto il loro naso. Invece no, sono tutti in tv a dire: "Se ci sono delle mele marce, vanno punite" oppure "Non facciamo di ogni erba un fascio".
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