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Chi tace acconsente?
Il motto di ogni totalitarismo
(Guglielmo Colombi)


Il modo di dire “chi tace acconsente” deriva dalla frase latina “Qui tacet, consentire videtur”, che tradotto significa: Chi tace, sembra acconsentire. Tale frase è attribuita a Papa Bonifacio VIII, 193° Papa della Chiesa Cattolica dal 1294. Non a caso, il Papa che fece incarcerare e morire il suo predecessore Celestino V. Non a caso perchè da allora, "chi tace acconsente", è diventato lo slogan di tutte le dittature mascherate da democrazia.

La democrazia è un sistema politico la cui base è il consenso della più larga maggioranza del demos (popolo). La democrazia rappresentativa è un sistema politico che assegna il potere politico a rappresentanti scelti dagli elettori. E' intuitivo che la rappresentanza è piena ed efficace nella misura in cui i rappresentanti hanno il consenso della stragrande maggioranza degli elettori.

Le democrazie rappresentative occidentali hanno registrato, dalla seconda metà del XX secolo, un crescente astensionismo. Invece che superarlo con un lavoro culturale e politico teso a includere i cittadini e ridurre l'astensione a livelli fisiologici (ammalati, viaggiatori, quarta età), l'oligarchia politica ha provveduto a ignorare il problema ricorrendo a un artificio aritmetico.
Non si contano i voti ricevuti da questa o quella forza politica, in rapporto agli aventi diritto al voto; ma si contano in rapporto ai voti espressi. Così, un partito che prende il 30-40% dei voti espressi risulta avere un enorme consenso e la reale rappresentanza di oltre un terzo della popolazione (3-4 elettori su dieci). Nel caso dei sindaci un candidato viene eletto se riceve oltre il 50%, facendo così sembrare che rappresenta oltre la metà dei cittadini (5-6 elettori su dieci).

Viene ignorato il fatto che, magari, solo il 60% degli aventi diritto ha votato. In questo modo, il partito del 30% rappresenta solo 2 elettori su dieci, e il sindaco solo 3 su dieci. In entrambi i casi si tratta di minoranze, cui viene consegnato il potere politico o amministrativo per un mero artificio contabile, cioè sulla base della finzione che "chi tace acconsente". Non c'è da stupirsi se le democrazie rappresentative, così concepite, sono caratterizzate dalla paralisi. In realtà, si tratta di oligarchìe che fanno scelte ed operano contro la maggioranza del popolo, e non in sua rappresentanza.

Le ragioni del silenzio e dell'astensione

  1. Si pensa di essere incompetenti in materia (d'altronde i mass media fanno di tutto per rendere la politica incomprensibile)
  2. Non si e d'accordo su ciò che i politici dicono o fanno, e si esprime così la propria opposizione (quando il gioco è truccato, si vince solo non giocando)
  3. Non si ha nessun interesse e nessuna fiducia per ciò che i politici propongono
  4. Si è stanchi o distratti; per esempio si è dormito poco e male (e il voto non vale la fatica)
  5. Fisicamente non ci si sente in forma: mal di denti, di testa, febbre (e il voto non vale la fatica)
  6. Non si ha ancora un'opinione ben definita (è quasi impossibile avere un'opinione nel bailamme dell'agone politico)
  7. Si è dato il proprio voto in precedenza e gli eletti hanno tradito il mandato: dunque perche votare ancora?
  8. Si ha un grave problema personale e non si ha voglia di perdere tempo col voto
  9. Si chiede un voto a un referendum e poi viene fatta una legge che sconfessa i vincitori
  10. Si chiede un voto per le amministrative e poi si scopre che Comuni e Regioni non hanno praticamente potere
  11. Si chiede un voto per le politiche e poi si scopre che il Paese è governato dalla UE, dagli Usa, dalla finanza e dai mercati

Qualsiasi ragione si scelga per motivare il silenzio e l'astensione, è difficile affermare che il 30-40% degli aventi diritto al voto danno implicitamente il loro consenso politico agli eletti, che dunque non possono pensare di rappresentarli. Dissenso, sfiducia, disvalore mettono gli astensionisti nel novero di potenziale opposizione, piuttosto che di consenso alla oligarchìa eletta. Quest'ultima non fa nulla per ripristinare un largo consenso democratico, perchà sa che andrebbe a suo danno.

 

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