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Due opinioni sulla vicenda Università-Papa: chi ha ragione, secondo te?
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NEPPURE COME CATTIVO MAESTRO
di Vincenzo Andraous

Sono stato invitato in Università, in quella cattolica, come in quella pubblica, ci sono andato per raccontare il mio passato di cattivo maestro, il mio presente di persona che ha ritrovato un senso.

Sulle pareti della grande aula ho letto scritte che accendono la testa e incamminano il cuore, ho intravisto il carico ereditato nelle parole di uomini che hanno lasciato tracce e orme indelebili, proprio come quelle cadenti da una croce, non a caso posta a mezz’aria, per aiutarci a tenere alto lo sguardo.

In occasione di quegli incontri mi è stata concessa la possibilità di raccontare attraverso la mia storia personale, il tentativo di sostituire alla parola paura, la parola informazione, e quindi accorciare le distanze nei riguardi di un disagio sociale che non fa sconti a nessuno.

L’Università e le tante anime che dialogano, che convivono insieme, eppure è accaduto che il Papa non sia stato ritenuto un ospite accettabile, un interlocutore autorevole, un degno maestro di vita.

IL PARADOSSO E’ CHE NEPPURE COME CATTIVO MAESTRO E’ STATO FATTO ACCOMODARE.

Sul perché sia potuto accadere ciò, ha poca importanza rilevarlo, risulterebbe un sterile dietrologia, ma fa piangere la Sapienza che chiude i battenti alla propria ragione, le repentine alzate dei ponti levatoi, di feudo in feudo, a disarmare le intuizioni degli uomini equi, in quella tolleranza che è diventata lontananza.

E’ suggestivo come il presente sia parente stretto di ieri, con quelle proteste che non davano libero accesso al diverso, al contrario, all’opposto.

Mentre l’esposizione degli striscioni apostrofavano il dissenso con la sottrazione di un confronto, rendendo difficile sostenere una critica verso il Vaticano, giusta o opinabile che sia, mi è venuto in mente quanto può essere acefalo e irragionevole il potere, soprattutto quando non consente a ciascuno di esprimere la propria opinione.

C’è una sorta di paura in una parte del sistema, come se accettare il diverso, ascoltarne il pensiero della differenza, possa significare rimanerne contaminati, come se quel Papa fosse inteso un qualcosa capace di frantumare una immobilità superata dalla storia, se non già da noi stessi.

Indipendentemente dalla fede che ognuno professa, dalla volontà di esprimere richiami a fratellanze allargate, è fuor di dubbio che occorre ritrovare un senso per evitare la corrosione delle poche certezze rimaste, per non essere complici della scomparsa di relazioni e valori fondanti.

Qualche tempo addietro pensai che Dio è morto dentro una cella, pensai così per l’accumulo di sofferenza, per il troppo dolore, pensai così senza l’aiuto delle parole, una ubriacatura vuota e piena di silenzi.

Pensai così, senza preoccuparmi dei più giovani, a ciò che viene pagato da chi è più esposto, attraverso le istigazioni, le predazioni, le finte rivoluzioni, dove non esistono esempi, tanto meno parole che arrivano da dietro, dalla memoria che non tradisce mai.

Ma quale esempio è stato dato negando al Papa la prossimità di un ascolto, di un’attenzione, di una riflessione?

Quale esempio relegando lontano una possibilità di ulteriore conoscenza, occasione speciale di confronto per affermare la propria convinzione e consapevolezza, nel rispetto per se stessi e per l’altro.

In quel rispetto, come prima forma educativa, che si apprende solo attraverso l’esempio: quello autorevole perché davvero credibile.

L'IMPERATORE NON GRADITO
di Mircea Meti

Non sono mai stato invitato a parlare all'Università, tantomeno all'inaugurazione dell'anno accademico. D'altronde ci sono stato il meno possibile, sufficiente a laurearmi, e me ne sono tenuto lontano specie dopo che ho saputo che furono solo una dozzina i baroni che si rifiutarono di firmare per il fascismo.

A quanto ne so l'Università è un luogo di dibattito solo nell'immaginario idealistico dei benpensanti. Mi risulta che gli unici ammessi al cosiddetto dibattito sono solo gli amici dei baroni, e gli amici degli amici.

D'altronde è molto improbabile che il Papa andasse all'università per discutere. Ve l'immaginate il Papa che risponde alle mani alzate di allievi e professori che desiderano discutere quello che dice? Il Papa andava all'università per fare una sua predica, legittimissima, ma non per questo gradita a tutti.

Il Papa non può aspirare al titolo di cattivo maestro perchè non è cattivo ed è maestro tanto quanto lo sono tutti i capi, i re e gli imperatori del pianeta. Perchè questo è il Papa, per chi non è cattolico. L'unico monarca assoluto di uno Stato europeo; l'imperatore di un impero a dimensioni planetarie; il top manager della più ricca e potente multinazionaledella terra.

Considerare come illiberale e intollerante chi non desidera che l'università in cui studia e lavora si inauguri con una predica del Papa, è una mistificazione dialettica. Il potere parla sempre ed ovunque. Il Papa in particolare parla ogni giorno, anche due volte, da sei telegiornali. Illiberale e intollerante non è chi non gradisce i discorsi del potere, ma chi toglie la parola a chi il potere non ce l'ha.

Non dare la parola al Papa è la stessa cosa che non dare la parola agli operai, ai pacifisti o a tutti coloro che hanno opinioni diverse ?

Qui non è il potere che impedisce l'espressione: il rettore infatti ha chiamato il Papa. Chi si è opposto è semmai il senza potere, almeno in confronto del Papa: qualche professore e alcuni allievi.

Se invece che al Papa, la stessa cosa fosse sucessa a Bill Gates o Putin, George W.Bush o Dario Fo? Il rettore invita uno di questi e alcuni professori e studenti scrivono una lettera di "non gradimento". Gli stessi che oggi strillano sull'illiberalismo, il dialogo mancato, l'intolleranza avrebbero osannato l'opposizione e difeso la libertà di critica.

Non penso che Dia sia morto, ma se esiste è certo molto ferito dal farisaismo e dalle manipolazioni mediatico-politiche di tanti sedicenti suoi sostemitori.

Quale esempio è stato dato? Un esempio (finalmente) di libertà di giudizio e di non sottomissione al pensiero unico di regime. Un esempio di pensiero critico e di dignità.

Di fronte a un'Italia sdraiata davanti ad ogni potere che si presenta, dal Papa a Bush, da Agnelli a Sarkosi, da Napolitano a Draghi a Montezemolo, un gruppetto che riesce a dire "no, grazie" è una boccata d'aria fresca, un segnale che non tutto è ancora perduto.

 

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