Editoriale
Secondo S.Freud, dirigere è uno dei 3 compiti impossibili, insieme a guarire e insegnare. Eppure milioni di persone, ogni giorno, sono chiamati alla responsabilità di farlo. ll termine direzione rimanda a quelli di cammino, meta, futuro, ma anche guida, spinta e comando. Il dirigente trova l'impossibilità del suo ruolo nella contraddizione fra la responsabilità di raggiungere una meta ed insieme di raggiungerla con altri e per tramite di essi. Il dirigente è responsabile non solo di se stesso ma anche di coloro che sono affidati alla sua direzione.

LA QUESTIONE (v intervista)
Da anni si parla dell'autonomia scolastica e del dirigente come manager. Oggi che la meta sembra vicina, non possono non sorgere i primi dubbi su come la cosa sta avvenendo. E' viva la sensazione che nell' enfasi posta sul DIRIGENTE si nasconda la trappola della delega, e dunque della creazione di un futuro capo espiatorio. Sembra che, posto il dirigente come manager, spariscano le responsbilità del Governo, degli Enti Locali, delle famiglie, dei docenti ed infine degli allievi, nei processi di istruzione, apprendimento ed educazione. Nella foga di uno pseudo-efficientismo all'anglosassone, nella foresta dei termini tecnici e dei modelli manageriali (spesso falliti nelle imprese ed ora riciclati nelle scuole) sembra che si dimentichi che la scuola è un sistema complesso, la cui efficacia non si risolve rinominando manager un singolo attore.