Premessa: triste fine dei nostri eroi.
Abbiamo lasciato i nostri 5 giovani, fondatori di unintrapresa
del settore immateriale, di fronte allo choc degli appalti del Terzo
settore. In questo articolo li riprendiamo mentre sono impegnati nel
tentativo di partecipare ad un bando regionale per la realizzazione
di un Corso finanziato dal FSE Fondo Sociale Europeo. I fondi
disponibili sembrano tanti, le competenze richieste minime: perché non
provare ? In fondo tutti proclamano che i giovani devono impegnarsi
in intraprese sociali, cioè nelle imprese operanti nel terziario sociale,
e dunque perché non proporre un progetto per i giovani disoccupati (YouthStart)
per le donne (Now) o per i disabili (Horizon) o per le pari opportunità.
Gli eroi incoscienti si buttano a capofitto, ma imparano presto alcune
cosette istruttive.
- Tutta la formazione FSE è centralizzata dalle Regioni,
dal Ministero del Lavoro e dalla UE attraverso gli obiettivi, gli
standard di costo e i formulari. Malgrado le reiterate dichiarazioni
di coinvolgimento del territorio e di connessioni
fra istituzioni, lautonomia degli Enti Locali, delle
associazioni civili, degli enti formativi e dei formatori è praticamente
azzerata. Chi vuole realizzare un Corso FSE deve omologarsi fin
nei più minuti dettagli alle direttive regionale ed europea ed alla
burocrazia del Ministero del Lavoro. Il criticato centralismo della
Scuola italiana è, in paragone a quello del FSE, un regime di anarchia
federalista.
- I vincoli posti a chi presenta un progetto sono un misto
di burocrazia prussiana e di statalismo sovietico. In alcune Regioni
(come la Lombardia) non è neppure possibile presentare progetti
da parte di chi non sia un Ente Pubblico o un Centro di Formazione
Professionale pubblico o convenzionato. In altre Regioni (fra poco
la maggioranza) per presentare progetti, occorrerà avere una certificazione
ISO 9000 di cui non è possibile descrivere qui lassurdità.
Chi realizza un Corso FSE deve disporre di una sede in regola con
tutte le norme della Legge sulla sicurezza (216), il che produce
il paradosso che intere Province del Meridione, se la regola fosse
osservata, non potrebbero varare alcun Corso. I limiti relativi
al modello didattico ed ai contenuti formativi sono tali che come
docenti potrebbero benissimo essere utilizzate delle video cassette,
prodotte dal Ministero, tanto la libertà didattica, nella progettazione
e nella realizzazione, è inibita.
- In compenso, per quanto riguarda le figure professionali e gli
sbocchi occupazionali (cioè gli obiettivi dei progetti formativi),
non è visibile alcuna logica, tanto da far credere
a molti che le scelte delle Regioni che non avvengono per mero scambio
partitico, siano fatte per sorteggio. Vengono bocciate proposte
per la formazione di formatori, malgrado gli stessi Corsi FSE ne
richiedano un numero enorme rispetto allesistente fino a 5-6
anni or sono; mentre vengono approvati corsi per orientatori
multimediali (di cui non si capisce la necessità) o per operatori
di centri di aggregazione (vistoso doppione delle Scuole regionali).
- La follia più vistosa riguarda le questioni burocratiche.
Ogni viaggio fatto in tram, va giustificato; ogni matita acquistata
deve avere fattura autenticata; ogni ora di variazione decisa per
motivi didattici o di emergenza, va comunicata ed autorizzata. Le
ore di docenza e le retribuzioni sono predecise dagli standard.
Il calendario è vincolato dal fatto che per esempio, le 600 ore
previste per un anno, devono essere svolte in 5 mesi perché lapprovazione
tarda di 7 e la chiusura non può superare il mese di dicembre. Ciononostante
i docenti, anche se incaricati di fare 10 ore daula, devono
firmare 10 o 20 documenti: dal precontratto al contratto, dal registro
ai verbali, dal curriculum alla relazione, dalla fattura alla ricevuta
di pagamento. Un Corso medio per 15 allievi e 15 docenti, della
durata di 600 ore produce una mole cartacea di non meno di 20 chilogrammi.
Ogni imprecisione burocratica costa ispezioni, minacce, pagamenti
ritardati allinfinito, oppure, come è ineluttabile che accada,
una mole di falsi da mettere ogni formatore in una delicata posizione
di ricattabilità permanente.
- Lapice del delirio però sta nelle questioni amministrative.
Va da sé che i pagamenti fatti con un solo anno di ritardo vengono
salutati con gratitudine, visto che dabitudine lanticipo
arriva mesi dopo lavvio delliniziativa e il saldo anche
2 anni dopo la sua fine. Il meccanismo definitivo, killer di tutte
le imprese giovanili, è quello del pagamento a rendicontazione.
Per essere pagato, lente formatore deve presentare tutte le
spese già sostenute e saldate, attraverso le copie autenticate delle
fatture. Ciò significa che se un Corso ha un bilancio di 300 milioni,
limpresa di formazione deve sborsare tutti i soldi durante
lattività, per poi dopo un periodo che va dai sei mesi ai
due anni, se non ci sono intralci, essere rimborsata. Naturalmente
non è consentito mettere nel budget i costi di interesse bancario,
anzi. Nel budget è proibito mettere persino la voce ricavo
dimpresa, perché secondo gli illuminati padroni del
FSE lattività formativa deve essere a pareggio: tanto speso
per quella determinata attività e tanto rimborsati. Chi paga la
formazione degli operatori, lo stipendio dei progettisti dei progetti
non assegnati, il personale che opera per limpresa fra un
Corso e laltro (per esempio durante le vacanze), le spese
di marketing dellimpresa, necessarie per avere le informazioni
e partecipare ai bandi del FSE ? Regioni, Ministero e UE fanno finta
di credere che tutte queste spese sono a carico dellimpresa
di formazione, mentre è noto che queste spese vengono recuperate
attraverso acrobazie contabili sullorlo ed a volte aldilà
della legalità.
- In questo caos premeditato, qualcuno è interessato al contenuto
didattico o al metodo formativo? Qualcuno si è mai interessato di
controllare i risultati di apprendimento ? Esiste uno spazio per
le imprese di giovani formatori ? La risposta è no- in tutti
e tre i casi.
Sono passati 4 anni dalla creazione della srl dei nostri giovani
temerari. Quattro anni di lavoro gratuito e quasi 200 milioni persi
per spese correnti. Ora sono incerti se iscriversi alla FIB*
come avrebbero dovuto fare 4 anni fa- o inserirsi come volontari-
precari- lavoratori neri in qualche mega- macchina del Terzo settore:
in fondo non sono vecchi, hanno solo 34-35 anni, ed è ora che comincino
a fare qualche lavoretto.
FSE: Fingere Sempre Euforia.
Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione
della formazione realizzata attraverso il Fondo Sociale Europeo. LItalia
ha utilizzato non meno di 70/80.000 miliardi in interventi formativi
di varia natura e per diverse categorie di utenti. Se tutta questa
attività fosse davvero servita a qualcosa dovremmo essere un popolo
preparatissimo: il che non sembra. Più aumentano gli investimenti
in questo genere formazione, più si constata linadeguatezza
delle risorse umane a fronteggiare le sfide produttive, economiche
e sociali, del prossimo secolo. Lavoratori in servizio, lavoratori
espulsi dal ciclo produttivo, disoccupati di lunga e media durata,
donne, giovani, handicappati, tossicodipendenti, immigrati, studenti
delle Scuole Superiori e laureati deboli, funzionari di
Enti Locali. E difficile trovare qualcuno che non sia stato
toccato in questi anni da uno dei famigerati Corsi FSE, o da iniziative
di formazione regolati in modo simile (anche se finanziate da altre
voci del sistema europeo).Quelli che ne sono sfuggiti come utenti,
sono stati coinvolti come consulenti, valutatori, organizzatori, tutors,
docenti, segretarie, contabili, intermediari. Si più dire che lunico
vero problema occupazionale alleviato dal FSE è quello degli addetti
alla formazione. Lentusiasmo col quale tutti si sono buttati
sulla torta ha fatto spegnere quel poco di dibattito sulla formazione
che esisteva fino agli Anni Ottanta, prima dellesplosione del
FSE. Le domande sul perché fare una certa azione formativa sono state
azzerate dalla risposta standard: perché possiamo ottenere
un pacco di milioni. Le domande sul come fare al meglio
un intervento formativo sono state rese superflue dallunica
risposta in voga: si fa nel modo più aderente ai formulari.
Conosco progettisti che fanno progetti coscientemente assurdi,
sapendo che però rispondono agli oscuri criteri degli esaminatori.
In verità un tale sviluppo della formazione, non paragonabile a nessuna
delle più rosee profezie degli Anni Sessanta e Settanta, dovrebbe
essere considerato una grande opportunità di sviluppo del Paese come
della stessa Formazione. Il fatto è che uno sviluppo così abnorme
e mal pilotato ha assunto caratteri catastrofici, tali da ridurre
quasi a zero i benefici che si erano legittimamente sperati. Vediamo
i possibili motivi.
Il dominio della burocrazia.
Alla base dei FSE e degli altri interventi formativi di matrice europea
ci sono LUnione Europea, i diversi Ministeri con le loro articolazioni
periferiche, le Regioni e qualche volta i Comuni e le Province. Si
tratta di 4 o 5 livelli di burocrazia, diversi e spesso conflittuali
fra loro, del tutto privi di una cultura della formazione. Per fare
un paragone, è come se la medicina di base e ospedaliera fosse gestita
dalla Nato, dalle Forze dellOrdine nazionali e poi dai Commissariati
di Polizia. In parte perché siamo nella sfera della burocrazia, in
parte perché non si è pensato di fecondare il polveroso Moloch con
un po di cultura della formazione, i risultati raggiungono il
grottesco. Su tutto regna la formalità. Non intesa come procedura
obiettiva, come regola del gioco che difende i più deboli dai più
forti, o come garanzia di controllo impersonale. Ma come puro rituale
insensato; come guscio irreale che serve solo ad escludere la vita
e la formazione vitale in nome della finzione; come sistema di ricatto
permanente. La mancanza di una firma o di una ricevuta può causare
detrazioni, ritorsioni, penali, ma nulla produce una serie di lezioni
inutili ed idiote. E possibile fare Corsi per miliardi senza
ricorrere ad alcun formatore vero, ma se il numero dei bagni o la
larghezza dei corridoi non sono a norma, il progetto non è finanziato.
I partecipanti possono anche leggere il giornale in aula, ma quello
che conta è lesattezza del computo dei chilowattora infilati
nel rendiconto. Non importa insomma che il Corso funzioni bene e produca
risultati concreti, ma che i formulari, i moduli, i rendiconti, le
procedure siano formalmente impeccabili. E non a caso non ho detto
rispondenti alla realtà. Alla burocrazia non interessa
la realtà, ma la sua rappresentazione cartacea. Sono ormai decine
i trucchi, più o meno legali, in uso negli enti formatori per aderire
alla formalità cartacea, a prescindere dalla realtà. E ciò non tanto
per nascondere una realtà disonesta (il che peraltro non è infrequente),
quanto per nascondere situazioni reali determinate da serie esigenze
formative. In un contesto come quello descritto, la didattica, cioè
i metodi la parte più significativa della formazione- non interessano
quasi nessuno. Per esempio, luso del tempo necessario allapprendimento
viene sottomesso alle esigenze buro-amministrative:
- i Corsi, forse a motivo dellannualità dei bilancio statale,
non possono quasi mai essere biennali, il che impedisce la giusta
diluizione degli apprendimenti;
- siccome lapprovazione dei Corsi è sempre in ritardo di
3/4 mesi, le ore previste per dodici mesi vengono fatte in sette/otto
mesi, a volte anche in sei;
- il che si traduce in calendari massacranti di 8 ore al giorno
per 5 giorni, talvolta anche per 6 o 7 giorni, la settimana;
- gli intervalli sono tollerati, purché siano clandestini, cioè
non dichiarati;
- daltronde, siccome i docenti sono pagati a ore e non a giornata,
è essenziale dichiarare 8 ore al giorno, anche se magari, comè
giusto per lapprendimento, se ne fanno solo 6 o 7
E consigliabile per lapprendimento un seminario intensivo
residenziale? Non si può fare perché non è previsto da nessun formulario.
Il tutor sempre in aula è inutile o addirittura dannoso? Bisogna lasciarcelo
per giustificare il budget. Il lavoro attivo è pressoché clandestino,
perché la progettazione deve essere fatta quasi al minuto e mesi prima:
parlare di seguire il processo di apprendimento, modificare
limpianto in base allutenza, lasciare fasi da condecidere
coi partecipanti, è una bestemmia. In tutto questo furore formalistico,
dove la carta e le procedure soffocano ogni cosa, nessuno mostra alcun
interesse per i risultati. Se i Corsi finora realizzati, dentro e fuori
delle aziende avessero ottenuto la metà dei risultati promessi, saremmo
lunico Paese di Occidente senza disoccupazione o con disoccupati
preparatissimi. Invece lansia dei normatori europei e governativi
ha accatastato su ogni iniziativa tanti obiettivi che quasi nessuno
si è mai realizzato. Ogni Corso deve sempre:
- stimolare e sviluppare un ampio partenariato territoriale o internazionale
- riorganizzare o sviluppare interi comparti produttivi o geografici
- ridurre la disoccupazione e lemarginazione sociale
- qualificare i processi di formazione o valutazione
- produrre sussidi cartacei o multimediali
- aumentare le competenze
Lunico obiettivo vero della formazione, aumentare le competenze,
è considerato lultimo e la sua valutazione -la sola veramente
possibile- è al massimo quella del gradimento. Quando
poi esiste una qualche Commissione Esaminatrice la farsa è esilarante.
Gente che non sa quasi nulla del tema del Corso, che è stata inviata
per dovere e che è anche sottopagata, recita la pièce di un finto
esame, senza però perdere loccasione di fare un centinaio di
firme qua e là. Una volta si diceva che la base della formazione è
la motivazione dei partecipanti. Le iniziative del tipo FSE hanno
monetizzato la motivazione, semplicemente retribuendo i corsisti.
Ormai quella del corsista è unoccupazione, ed a
Napoli ci hanno costruito sopra un quasi sindacato. Nelle aziende
i Corsi diventano obbligatori, perché mentre prima chi non voleva
partecipare alla formazione faceva risparmiare limpresa, coi
Corsi FSE chi non partecipa riduce il fatturato. Nei Corsi extra-aziendali
è aperta la caccia al partecipante. Poiché il disoccupato ozioso e
desideroso di occupazione descritto sui libri non esiste nella realtà,
gli enti formatori che hanno ottenuto un finanziamento, per non perderlo,
arrivano ad offrire anche 6.000 lire ora di rimborso, più vari benefits
fra i quali quello di poter frequentare pro-forma. I più abili, navigando
fra la benevolenza interessata dei formatori e i regolamenti sulle
assenze ammissibili, riescono ad iscriversi a più Corsi recuperando
doppi o tripli rimborsi.Una simile situazione, configura per il formatore
una condizione di libertà infinitamente minore che nella Scuola Statale.
In questa esistono regole, controlli, e programmi, ma è salvo il principio
della libertà di insegnamento e i formatori (docenti o
dirigenti) più accorti riescono a ritagliarsi uno spazio di creatività,
di autonomia, di invenzione correlate ai percorsi di apprendimento.
Nelle azioni formative del tipo FSE tutto deve essere dichiarato minuziosamente,
mesi prima dellintervento e senza alcuna conoscenza dei partecipanti.
Ogni cambiamento in itinere del programma, delle ore di impegno o
dei docenti va comunicato in anticipo e in certi casi autorizzato
preventivamente. Linsieme asfissiante di procedure formali
spesso incongrue fra loro e con gli obiettivi di un reale apprendimento
- non solo limita la libertà dei formatori, ma li mette in costante
stato di ricattabilità. Nessun operatore coinvolto in questo genere
di formazione può dirsi in perfetta regola, anche perché le regole
come sempre in Italia- non sono certe. Questo significa che
gli operatori che si comportano bene non vengono mai controllati.
Qui buon comportamento non significa qualità della formazione, ma
sottomissione, relazionalità amicale, complicità con la burocrazia.
Gli operatori che danno fastidio per qualsiasi motivo, possono sempre
venire controllati e sicuramente trovati con qualche irregolarità.
Proliferazione degli enti di intermediazione.
La farraginosità delle procedure, la difficile acquisizione di uninformazione
tempestiva, la contraddittorietà delle norme rende difficile agli
enti formativi un accesso diretto alla opportunità delle azioni FSE
e simili. Ciò ha dato la stura ad una quantità di enti di intermediazione:
uffici a Bruxelles o a Roma, bollettini e sportelli di informazione,
imprese di gestione dei progetti, consulenti e mediatori delle istruttorie.
Decine di enti pubblici e privati che intermediano lucrando in termini
economici (le imprese private) o politici (i servizi pubblici) pur
essendo privi di ogni competenze formativa. Agiscono sul mercato imprese
di intermediazione composte da una segretaria e un esperto in contatti
politici, che riescono a farsi assegnare progetti che
poi realizzando pescando qua e là i formatori. Inoltre, poiché la
normativa non prevede nessun ricavo dimpresa, i modi di recupero
usati da questi Enti sono molto fantasiosi. Il più diffuso e noto
a tutti è il seguente. Lente gestore si fa fatturare dal formatore
un costo pieno e presenta questa fattura nella rendicontazione. Poi
lente fattura al formatore un servizio inventato ricavando in
tal modo la propria tangente. Il meccanismo non è sempre
e solo usato per disonestà, ma anche perché lente gestore, secondo
la UE e il Ministero, dovrebbe operare senza costi generali.
Dequalificazione dei formatori.
Una situazione come quella descritta non può attirare e premiare le
competenze e la qualità dei formatori. Anche perché ai gestori non viene
richiesto alcuno standard che garantisca la qualità dei formatori: bastano
un diploma per i ruoli tecnici e una laurea qualsivoglia per le docenze.
Molti Enti dunque raccattano i passanti nominandoli formatori, perché
con costoro è anche più facile il gioco della doppia fatturazione. Questi
nuovi arrivati non hanno alcuna spinta a qualificarsi, e gli operatori
già qualificati non trovano alcuna motivazione a perfezionarsi. Il numero
dei formatori è aumentato in modo spropositato ma inversamente proporzionale
alla loro qualità. I formatori assunti a questo ruolo grazie alle esperienze
tipo FSE hanno trovato uno spazio occupazionale e di mercato inaspettato.
I formatori già insediati prima della tempesta FSE non sono
stati capaci o, per interesse, non hanno voluto mettere argini al dilagare
della formazione selvaggia; non hanno elevato critiche esplicite; non
hanno nemmeno tentato di richiedere una qualche regolamentazione: hanno
solo galoppato la tigre in veste di intermediatori o gestori.
La selezione dei Progetti come lotteria.
I capitolati di appalto e le procedure per lassegnazione di
Corsi FSE o simili, contengono una enorme quantità di orientamenti,
regole, eccezioni e parametri tanto da far pensare che la selezione
dei progetti avviene su una base altamente sofisticata. In verità,
una scorsa alla lista dei progetti approvati e di quelli non approvati,
fa emergere che i criteri di selezione sono largamente soggettivi.
Daltronde non risulta che nelle commissioni di selezione dei
progetti, come anche negli uffici dove si mettono a punto i formulari,
siedano formatori di lunga e comprovata professionalità. Sostanzialmente
si tratta di burocrazia, tuttal più esperta in procedure legali
e pubblica amministrazione, ma non di formazione. Il sospetto che
viene dalla lettura delle liste dei progetti approvati, quando non
è quello della parzialità (amicale, partitica, geografica o altro),
è quello del sorteggio o della lotteria. Malgrado i labirinti formali
e gli sbandierati criteri di selezione, ciò che sembra dominare è
il caso.
La formazione cattiva scaccia quella buona.
Tutti i limiti denunciati finora potrebbero essere bilanciati dai
vantaggi che lo sviluppo della formazione prodotto dai Corsi tipo
FSE. Sennonché esiste un ulteriore danno che questa ha prodotto negli
anni: la riduzione della buona formazione. Secondo il
vecchio principio liberale per cui la moneta cattiva scaccia quella
buona, anche qui la formazione dequalificata ha ridotto sensibilmente
larea della formazione di qualità che fino a metà degli Anni
Ottanta si cercava di fare. Unimpresa, una scuola, una banca,
un Ente Locale che prima simpegnavano a fare formazione seria,
con formatori che almeno si sforzavano di essere professionali, oggi
non la fanno più perché aspettano di vedersi assegnato un Corso FSE.
Con buona pace per gli slogan sulla centralità della conoscenza
e sulla crescita dellUomo. Andiamo verso lImmaterialesimo
o verso un nuovo Medio Evo che vedrà prevalere Unni festosi ed euforici,
tifosi del Milan e amanti di Telethon ?
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