Prima Pagina Servizi di Ergopolis Strumenti per la Cittadinanza Pagine & Siti
Le categorie professionali indifendibili (Ektor Georgiakis)

I ricercatori precari dell'Università urlano a gran voce il loro dissenso sacrosanto sulle riduzioni dei finanziamenti. E' vero che la nostra università vegeta in condizioni drammatiche. E' vero che l'interesse dei vari governi italiani per l'università è limitato alla requisizione di cattedre per politici trombati. Insomma non c'è lamentela che riguardi l'università che non sia giustificata. Purtroppo risulta difficile solidarizzare coi ricercatori precari perchè tutti sappiamo che sono pochissimi quelli che hanno ottenuto il posto per meriti scientifici. Chiunque lavori all'università è stato cooptato da cordate di baroni e baroncini, raccomandato da politici e membri della casta, premiato in concorsi manipolati quando non truccati, inseriti dopo aver mostrato un totale servilismo e nessuna libertà intellettuale. Come è possibile sostenere una categoria tanto indifendibile?

I giornalisti della RAI e della carta stampata scioperano per difendere il giusto diritto all'informazione e contro le ipotesi di legge che la restringono. Le doglianze sono più che fondate. L'informazione giornalistica e televisiva è in coma da anni. La vera informazione è limitata a nicchie sempre più piccole, e gira per vie quasi clandestine come ai tempi dei samisdat sovietici. Sfortunatamente i giornalisti sono una parte del problema , quindi non sono legittimati ad invocarne la soluzione. Pochi sono quelli che praticano la lingua italiana, pochissimi sono quelli che la usano con intelligenza e spirito critico. Tutti sono sempre genuflessi davanti ai potenti, pronti a massacrare i deboli e sfacciatamente partigiani di questa o quella cordata di potere (politico o economico). E poi la qualità dei servizi telegiornalistici ! Interi telegionali fatti a base di "marchette" editoriali o cinematografiche, di orsi ballerini, di granita all'anguria, di sfilate di bikini (per avere la scusa di mostrare culi e tette). E per sapere queste notizie che dovremmo difendere il giornalismo? I giornalisti della carta stampata ricevono lo stipendio solo grazie alle provvidenze statali. I giornalisti RAI sono cooptati per meriti di parentela (basta controllare i cognomi) o di servizio partitico, fanno carriera sole se organici ad una cordata di potere, arrivano a guadagnare somme da star. Una battaglia che abbia come sostenitori questi giornalisti non è mai credibile.

Gli insegnanti scendono in piazza per denunciare, del tutto giustamente, l'incuria dello Stato verso la scuola. La scuola è da sempre la cenerentola delle attenzioni dello Stato: dagli stipendi da fame al precariato sempre in crescita; dagli edifici che crollano alla legislazione che sembra studiata per ostacolare lo studio. Tuttavia un fatto è certo: la scuola degrada ogni anno; gli alunni evadono sempre di più e imparano sempre meno; droga, bullismo, vandalismo e sesso precoce dilagano nelle aule e nei corridoi scolastici. Di fronte a questo sfacelo è impossibile sostenere che gli insegnanti sono solo vittime. Quando una istituzione fatta soprattutto di forza lavoro è tanto fallimentare, la forza lavoro non può sottrarsi alle sue responsabilità. Lo Stato trascura e maltratta la scuola, ma il personale della scuola (insegnanti, dirigenti, burocrati, bidelli e relativi sindacati) è la causa prima della catastrofe.

I magistrati sbraitano, in piena ragione, per difendere la giustizia dalle continue (e interessate) ingerenze della politica. La giustizia è una delle piaghe del bel Paese: sia quella civile che quella penale. La giustizia è la cosa più evidentemente ingiusta che sperimentiamo ogni giorno. La gran parte della responsabilità di questa tragedia risiede nella politica che ha costruito un corpo legislativo assurdo e inefficiente. Ed è anche vero che la tentazione della politica di sottomettere la giustizia ai propri interessi di bottega è perenne. Tuttavia la giustizia è anche la meno efficiente istituzione dello Stato ed è insostenibile affermare che l'inefficienza e l'ingiustizia della sedicente giustizia siano del tutto estranee ai magistrati. La magistratura è una corporazione molto più attenta a vigilare sui propri interessi che a promuovere la propria efficienza. I magistrati saranno difendibili quando cesseranno le scarcerazioni per decorrenza dei termini, quando ci mostreranno che un omicidio è punito più severamente di una truffa, quando smetteranno di passare dalla politica alla magistratura e viceversa, quando avranno smaltito le infinite cause in corso, quando ci faranno sapere il numero ed i nomi dei magistrati puniti per la loro inefficienza.