Non siamo economisti. Non siamo scienziati. D'altronde, la situazione
attuale è stata creata proprio da sedicenti "grandi scienziati
dell'economia", le cui ricette ci hanno riportato alla povertà
post-bellica.
Nelle tabelle che seguono tentiamo una spiegazione del disastro in
termini di "buon senso". I dati numerici sono ovviamente
immaginari e schematici, basati su una simulazione con 10 cittadini/imprese
che hanno lo stesso reddito (100) per 10 anni, a metà dei quali
si presenta una crisi planetaria.
La Tabella presenta i fatti con una tassazione del 50-60% (vicina,
ma inferiore a quella attuale).
Tasse 50-60%
|
anni
|
1
|
2
|
3
|
4
|
5
|
6
|
7
|
8
|
9
|
10
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PIL
|
Ricavo Stato
|
Debito
|
intervento statale pieno
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1°
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100
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100
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100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
evade
|
1000
|
450
|
50
|
intervento statale pieno
|
2°
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
evade |
1000 |
450
|
50
|
intervento statale pieno
|
3°
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
evade |
evade |
1000 |
400
|
100
|
intervento statale pieno
|
4°
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
chiuso |
evade |
evade |
900
|
350
|
120
|
riduzione spesa statale
|
5°
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
100
|
estero
|
chiuso |
evade |
evade |
800
|
300
|
150
|
crisi planetaria
|
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|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
riduzione spesa statale
|
6°
|
100
|
100
|
100
|
100
|
estero |
chiuso
|
estero
|
chiuso
|
evade |
evade |
600
|
200
|
200
|
riduzione spesa statale
|
7°
|
90
|
90
|
90
|
90
|
estero |
chiuso
|
estero
|
chiuso
|
evade |
evade |
540
|
180
|
250
|
riduzione spesa statale
|
8°
|
80
|
80
|
80
|
80
|
estero |
chiuso
|
estero
|
chiuso
|
evade |
evade |
480
|
160
|
300
|
riduzione spesa statale
|
9°
|
70
|
70
|
70
|
chiuso |
estero |
chiuso
|
estero
|
chiuso
|
evade |
evade |
350
|
105
|
350
|
bancarotta dello Stato
|
10°
|
60
|
60
|
60
|
chiuso |
estero |
chiuso
|
estero
|
chiuso
|
evade |
evade |
300
|
90
|
400
|
In questo schema, nel primo anno e nel secondo le cose vanno a gonfie
vele. Il PIL è pari a 10 x 100. L'evasione è nella norma
(10%) e il ricavo dello stato è poco meno della metà
del reddito, il che gli consente di fare investimenti strutturali
e politiche di welfare, nonchè di ingrassare la casta. Il debito
pubblico è contenuto.
Nel terzo anno l'evasione aumenta fino al 20%, ma il PIL resta inalterato
e lo stato è costretto a qualche lieve riduzione di spesa,
ma gli basta aumentareil debito.
Nel quarto anno, il sistema entra in una crisi congiunturale: il 10%
delle imprese chiudono. L'evasione resta al 20%. Il PIL perde il 10%
e lo stato il 20%. La contrazione della spesa statale aumenta, ma
non per la casta, solo per gli investimenti strutturali e il welfare.
Per evitare che la contrazione sia eccessiva, il debito aumenta.
Nel quinto anno la crisi congiunturale si aggrava ed esplode la globalizzazione.
L'evasione è al 20%, il 10% delle imprese chiudono, il 10%
deloclalizza. Il PIL si riduce del 20%. Lo stato perde il 30% e diminuisce
la spesa (ma non per la casta). Il debito pubblico continua a crescere,
per contenere la diminuzione della spesa.
Nei primi cinque anni la tassazione, già alta, lievita lentamente.
Nel sesto anno inizia a profilarsi una crisi planetaria dell'economia.
La precedente crisi congiunturale diventa strutturale.
Il PIL diminuisce del 40% rispetto a 5 anni prima. Il ricavo dello
stato precipita e il debito cresce, come anche la tassazione.
Negli anni seguenti è evidente la spirale negativa. L'evasione
resta stabile, grazie ad una costante repressione, ma cresce ogni
anno il numero delle imprese chiuse o delocalizzate. La disoccupazione
dilaga. Il PIL si contrae vistosamente e lo stato aumenta il debito
nochè la tassazione. Nel giro di un lustro lo stato entra in
bancarotta.
INTERVENTI
La crisi planetaria, o meglio, dell'Occidente è indipendente
dall'Italia. E' una crisi di implosione di tutte le socialdemocrazie,
più ispirate alla sicurezza che al rischio. L'Italia aggiunge
alla crisi generale la sua debolezza strutturale.
Ciò suggerisce che il capitalismo, i consumi e le garanzie
conosciute alla fine del secolo scorso sono ormai perduti, e ci avviamo
verso un'era di penuria da Terzo Mondo. Qualcosa si può fare,
ma senza grandi illusioni.
La chiave per contenere la crisi è la stabilità, se
non l'incremento, del prodotto interno lordo (PIL), cioè la
creazione di ricchezza. La quale richiede:
- l'aumento netto del numero delle imprese attive
(raggiungibile con una severa detassazione, gli incentivi agli investimenti
stranieri, una pesante deburocratizzazione, il contenimento del
processo di delocalizzazione)
- la riduzione della spesa e quindi del debito pubblico (che
non si può ottenere con vendita dei beni pubblici nè
con la riduzione degli interventi strutturali o del welfare, ma
azzerando i privilegi della casta, i costi della politica, gli sprechi
della spesa).
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