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Fine delle professioni sociali (Eva Zenith)

Antefatto

Per secoli, la povertà, la malattia, la devianza sono state considerate un problema individuale. Il mondo era accettato fatalisticamente così come appariva, e i poveri, i malati, i devianti erano oggetto di carità, segregazione, o punizione. Tre atteggiamenti sociali rivolti all'individuo che poteva essere trattato con l'elemosina, l'allontanamento o la violenza. Il mondo, il sistema politico e sociale, la comunità non erano comsiderati come possibili cause del disagio.
La sofferenza era un fardello genetico e come tale doveva essere sopportata con rassegnazione da chi ne era colpito. Chi nasceva in stato di disagio, era ragionevole e giusto pensare, deterministicamente, che morisse come tale. I figli portavano fino alla tomba le stesse condizioni dei padri. I poveri, i malati e i devianti erano tali per nascita, per debolezza individuale, per colpa e si potevano aiutare o punire senza che il contesto venisse messo in causa. Per alleviare il disagio sono bastati per secoli i religiosi, i nobili caritatevoli, la pietà popolare, quando non gli addetti ai roghi.

L'era democratica

Con l'Illuminismo, la Rivoluzione francese , la Rivoluzione russa e la successiva era democratica è apparso sulla scena della Storia un nuovo modo di concepire il disagio. Povertà, malattia o devianza hanno iniziato ad essere considerati in relazione col contesto. La loro genesi può avere una radice genetica, ma ne ha sicuramente anche altre di natura sociale e istituzionale. Il disagio è anche un effetto prodotto da istituzioni e società malate. Al punto che l'azione caritativa più efficace è diventato il cambiamento sociale. La concezione culturale di fondo diventa progressivamente indeterministica. La sofferenza cessa di essere un fardello genetico o una condizione ereditaria, e quindi non deve più essere sopportata con rassegnazione, ma combattuta con ogni mezzo possibile. Chi nasce in stato di disagio, ha l'opportunità di morire in condizioni migliori. I figli non sono più costretti ad arrivare alla tomba nelle stesse condizioni dei padri. I poveri, i malati e i devianti non sono più tali per nascita, per debolezza individuale, o per colpa, ma devono godere delle stesse opportunità di tutti gli altri, e il contesto deve farsi carico dell'emancipazione, del sostegno e dell'integrazione. Queste idee non sono state subito unanimemente accettate, ma hanno costituito il terreno di scontro fra diversi modelli di civiltà, in conflitto fra loro e impegnati a produrre mediazioni o sintesi sempre più avanzate.

In oltre due secoli di storia occidentale, i conflitti fra diverse visioni del mondo hanno costruito una cultura dei pari diritti, delle pari opportunità, della speranza di emancipazione per tutti. Del destino come non più ineluttabile, delle classi e dei ceti sociali come arena di competizione invece che come struttura deterministica. Fino al concepimento del concetto di Welfare State.
Questa idea, nella sua formulazione originaria (nord-europea), consisteva nel progetto intenzionale di uno Stato che si impegnava nel garantire e costruire esistenze di benessere "dalla culla alla tomba", per tutti i cittadini. Col Welfare State, che ha caratterizzato l'Occidente per quasi tutta la seconda metà del XX secolo, si è creato una forma multipolare di retroazione, (v.fig.1) una stella nella quale ogni punta alimentava tutte le altre. L'illuminismo, nelle sue declinazioni di positivismo, scientismo, secolarizzazione, razionalismo alimentava una cultura anti-determinista, che a sua volta stimolava l'illumismo a trovare sempre nuove strade. Ambedue questi principi autorizzavano a credere in un futuro migliore del presente, in uno sviluppo certo e progressivo, in una emancipazione costante, generazione dopo generazione.
La fiducia nel futuro non si limitava alla virtù teologale della speranza, ma si traduceva in progetti intenzionali. Il futuro non era più solo un sogno, un desiderio o un'utopìa ma il luogo dei cambiamenti progettati, ancorchè conflittuali. Il futuro ha cessato di essere solo atteso passivamente, per diventare un bersaglio, un tempo da immaginare e poi creare, con una intenzione che imponeva anche la verifica degli scostamenti fra risultati attesi e risultati effettivi. La progettualità intenzionale rendeva il futuro più gestibile, più equanime, più indeterminato, cioè appartenente al regno del possibile, sottratto al mero destino.
Conseguenza di questo processo culturale, è stato lo sviluppo delle professioni sociali. Il quale ha avuto per decenni effetti retroattivi verso la cultura illuminista e l'indeterminismo. Magari solo con l'idea che un titolo di studio potesse offrire opportunità di emancipazione ed ascesa sociale. Gli operatori sociali sono stati gli strumenti della progettualità, pubblica e privata, in grado di garantire e controllare l'efficacia e l'etica del Welfare State. Un progetto esige risultati e operatori capaci di garantirli. Questi operatori si formano all'interno di una cultura illuminista e si impegnano a garantire standards di qualità ed eticità. La seconda metà del XX secolo ha visto la crescita esponenziale di figure professionali incaricate di realizzare progetti di emancipazione, crescita e integrazione.

In Italia, la traduzione di Welfare State è stata quella di Stato Assistenziale, il che era già un segnale dello slittamento non solo semantico, ma concreto, da una concezione progettuale ad una provvidenziale. L'effetto di trascinamento dell'intero occidente avanzato, ed insieme la coesistenza di diversi "modelli di futuro", hanno tuttavia consentito anche in Italia lo sviluppo di una forte professione sociale articolata e qualificata.

L'era post-democratica

L'epoca attuale, che chiamiamo provvisoriamente "post-democratica", è iniziata alla fine degli Anni Ottanta ed è caratterizzata da diversi elementi, fra loro correlati:

  1. la sparizione di diverse concezioni della società
  2. la crescita di una tendenza neo-imperiale planetaria
  3. l'indebolimento dell'illuminismo
  4. il rafforzamento delle tendenze restauratorie, dell'integralismo religioso, e del totalitarismo politico.
  5. la globalizzazione
  6. la sostituzione dell'industrialesimo con la finanza
  7. l' emancipazione violenta del mondo islamico

L'insieme di questi fattori ha riportato alla ribalta il determinismo politico e sociale. La democrazia parlamentare ed il capitalismo sono considerati il punto finale della Storia. Povertà, malattia, devianza tornano ad essere problemi individuali di sfortuna o colpa. Il futuro è sparito come progetto, restando solo come minaccia, per cui le generazioni future (in certi casi anche le attuali) non potranno che vivere peggio. Tornano di moda il destino e la provvidenza, il fatalismo e i giochi d'azzardo. La vita torna ad essere affidata alla genetica, al caso, o alle infinite aggressioni sociali. La ricchezza torna ad essere il solo passaporto per la carriera, la politica e la giustizia, come nelle epoche precedenti la Rivoluzione francese.
Il futuro è visto solo in chiave difensiva, e la società considerata un luogo di conquista anzichè un ambito di co-produzione del benessere. Senza progetto intenzionale, senza futuro all'orizzonte se non nero, la povertà, la malattia e la devianza non sono più fenomeni da combattere, ma solo da alleviare e/o segregare. Il disagio va allontanato e contenuto, magari benevolmente confortato, a volte anche (nuovamente!) punito. In questa situazione, non servono operatori professionali. I quali costano, rivendicano una certa autonomia, pongono problemi tecnici ed etici. Bastano ed avanzano i religiosi, le dame di carità, gli sponsors, i volontari, gli studenti in formazione. I quali si prestano facilmente a ciò che l'attuale società richiede: controllare e consolare. In questa situazione, non servono progetti nè investimenti. Bastano ed avanzano le elemosine, le raccolte di fondi, gli eventi di beneficienza, qualche marcia di solidarietà o di protesta.

In Italia, questa new wave trova terreno fertile, per due motivi. Il primo è la forza della Chiesa cattolica che ormai è rimasta il principale (e in certi contesti, l'unico) attore del lavoro sociale. Il secondo è la tradizione delle corporazioni e del padrinato politico, che prosperano più facilmente avendo a che fare con "controllori e consolatori" che con operatori professionali.

 

L'Occidente come appare oggi

1. Differenze fra agire, fare un mestiere, fare una professione
La madre agisce curando il figlio coi rimedi della nonna, senza sapere come funzionano e affidando i risultati alla speranza; il guaritore fa un mestiere promettendo risultati, ma senza conoscere i perchè; il medico garantisce i risultati e sa spiegare come avvengono.L'azione si basa sulla tradizione; il mestiere sulla tradizione e sull'etica (il pane fatto da un panettiere è buono, salubre, nutriente); la professione sulla tradizione, l'etica e la scienza.

2. Precondizione delle professioni
Le professioni si sono sviluppati parallelemente con lo spirito scientifico. Il passaggio dalla barberia alla medicina, dall'alchimia alla chimica, o dalla veggenza alla psicologia è stato il passaggio dai mestieri alle professioni, mediato dalla scienza. La quale garantiva, rispetto al mestiere, tre caratteri essenziali: la falsificabilità, la formalizzazione (metodo, spersonalizzazione,comunicabilità, replicazione) e l'economicità.

3. Precondizione dello scientismo
Illuminismo: razionalità vs. superstizione (dea Ragione), sviluppo vs. destino (anti-genetica), futuro vs. passato (progresso)

4. Negazione del tempo e dello spazio: presentificazione
Niente passato se non come rito (fine teorie anti-istituzionali, fine alternative di sistema)
Niente futuro, se non come minaccia (lavoro e cariche politiche ritornano ad essere ereditarie e dipendenti dal censo)
Niente altrove, se non come consumo, incorporazione, colonizzazione (l'alterità come "preda")

5. Rifiuto della socio-diversità
A livello individuale (le scelte diverse sono crimini o vizi e i vizi sono crimini o malattie)
A livello geo-politico, le diverse culture vanno soggiogate e omologate

6. Regressione orale
L'infantilismo sociale è anche testimoniato da un'evidente regressione orale generalizzata. Succhiare, incorporare, inoculare è il fondo della dipendenza da quasi tutto (tv, droghe, stli di vita, ecc). I festival gastronomici sono onnipresenti. Anoressia e bulimia sono le nuove nevrosi.

7. Cause/effetti

Pratiche sociali
valore
moderno
valore
post-moderno
atteggiamento
post-moderno
Professione moderna
funzione post-moderna
Insegnamento
conoscenza
ignoranza
l'ignoranza viene esibita e vantata; il sapere è da nascondere
insegnante
burocrate
Educazione
autonomia
omologazione
nessuno vuole essere diverso
educatore
standardizzatore
Formazione
sviluppo
manipolazione
il consenso soprattutto
formatore
entertainer
Animazione
espressione
distrazione / evasione
dal "tirar fuori" all'andar fuori
animatore
giullare
Psicoterapia
emancipazione
contenzione
anestesia come fine primario
psicoterapeuta
controllore
Intervento sociale
integrazione
segregazione
controllo, non comunicazione
ass. sociale
secondino
Sensibilizzazione
consapevolezza
indottrinamento
coscienza eterodiretta
sensibilizzatore
predicatore
Prevenzione
rimozione cause
accettazione cause
riprodurre l'ordine esistente
op.prevenzione
organizzatori eventi
In sintesi
cambiamento
conservazione
determinismo
competenze
mera presenza