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Le patetiche litanìe delle imprese
Torniamo alla psicologia del lavoro? (Guido Contessa)


Da anni escono sui media patetiche litanìe di imprenditori che si lamentano perchè non trovano manodopera, nè semplice nè specializzata, malgrado annunci in tutta Italia. Questi lamentatori professionali, supportati da giornalisti sprovveduti o complici, omettono sempre di parlarci delle "condizioni" relative al lavoro che offrono. L'idea (sbagliata) è che il lavoro sia una merce, che si può comporre e vendere a piacere, senza legami col prezzo e con le condizioni.

1. Non troviamo italiani disponibili al lavoro agricolo

Non si fa cenno alla paga e alle garanzie assicurative; se il lavoro è in nero o regolare; quanto dura il tempo determinato (1 mese o 4?). Poi, dove è l'azienda? Sulle colline toscane, con la città più vicina a 30 km. Non è difficile ipotizzare che sulle colline toscane i giovani disoccupati non sono migliaia. Il lavoratore disponibile vive a Bari, a Udine o a Frosinone: dove dormirà e mangerà, in trasferta? L'imprenditore offre vitto e alloggio -non in una stalla- gratuiti?
Possibilità di carriera nessuna, incentivi zero, sicurezza niente.
Certo, se il modello è quelli degli schiavi nei campi di cotone, pagati 2 euro l'ora, senza contratto nè tutele, fatti dormire per terra e nutriti con gli avanzi trovati nei bidoni della spazzatura, è difficile trovare manodopera disponibile.

2. Non troviamo giovani specializzati

Questa è un'idea che marcia da almeno 40 anni. La scuola non produce lavoratori specializzati, è un'idea che si basa sul lavoratore come ingranaggio della macchina aziendale. Non come un organismo vivente in cui la forza lavoro umana deve essere centrale.
L'impresa è in perenne evoluzione. La tecnologia ha uno sviluppo vorticoso a cadenza ravvicinatissima. Il software cambia ogni sei mesi. Le macchine da lavoro hanno decine di versioni diverse (anche se usate da aziende simili) e cambiano ogni 2/3 anni. Ogni impresa, anche se crea lo stesso prodotto, ha speciali e diverse procedure, macchine, organizzazione.
Nessuna scuola al mondo è in grado di formare lavoratori agli ultimi modelli di macchina, perchè appena li comprano per addestrare gli studenti, sono vecchi. Nessuna impresa al mondo può formare lavoratori specializzati per una determinata impresa.
Ma soprattutto è sbagliata l'idea che la scuola sia al servizio non degli allievi ma delle imprese. La scuola deve dare agli allievi competenze basiche e la capacità di imparare. L'addestramento alla mansione, alla macchina, alle procedure di impresa non può che essere a carico di questa. Anche perchè il lavoratore licenziato per fallimento, non troverà mai le stesse condizioni di lavoro altrove. .

3. Non troviamo lavoratori disposti al sacrificio

I giovani non sono disposti al sacrificio! Oggi siamo bravi a trovare termini gentili per situazioni di sfruttamento. Lavoro flessibile, lavoro agile, smart work, in un'altra vita, si chiamava irregolare o illegale, ed era pagato almeno il doppio di quello normale. Avere una partita Iva era da liberi professionisti, che si assumevano i rischi del precariato, in cambio di parcelle doppie o triple rispetto al lavoro garantito.
Oggi, per lavoro flessibile si intende di notte, la domenica, a Pasqua e a Natale; in tre sedi diverse da raggiungere nello stesso giorno; da fare col tuo mezzo di trasporto (bici, moto, auto); alle dipendenze di un capo che non conosci, perchè è un algoritmo; dal tuo cucinotto e col tuo personal computer; magari per 10-12 ore al giorno. Mezzo secolo fa, bastava che un'impresa facesse richieste di questo genere perchè fosse assaltata da sindacati inferociti. Oggi, i giovani non sono disposti al sacrificio !