Quarta Rivoluzione Industriale
Della Quarta Rivoluzione Industriale ormai si parla in tutti gli
ambienti e quasi a tutti i livelli. Big Data, Intelligenza Artificiale,
Robotica, Bio Ingegneria, Internet delle Cose, Connessione Totale
ed altro ancora avranno, e stanno già avendo, enorme influenza
sul nostro modo di vivere la realtà. Importanti studi ci
informano che nei prossimi vent'anni il 50% delle professioni e
mestieri che conosciamo oggi spariranno. L'automazione e l'Intelligenza
Artificiale progrediscono sempre più velocemente in tutti
i campi: agricoltura, industria, servizi.
Quando ho iniziato a lavorare "ufficialmente" (Olivetti,
1965) si usava ancora la carta carbone ed il bianchetto e per comunicare
c'era solo il telefono e la telescrivente. E' vero che avevo potuto
usufruire del calcolatore a valvole Elea ma la mia tesi era stata
battuta da mia madre su una macchina da scrivere meccanica Olivetti
Studio 44 che possiedo ancora funzionante. La rivoluzione IT faceva
i primi passi con l'introduzione in fabbrica del computer e delle
macchine a controllo numerico computerizzato CNC. Questa tecnologia
permette di dare istruzioni ad una macchina su come gestire operazioni
di produzione e assemblaggio. L'introduzione di questa tecnologia
fu dunque il primo passo per la costante sostituzione del lavoro
umano con la gestione computerizzata. I macchinari a CNC segnavano
l'emancipazione dal lavoro umano (Arthur D. Little). Intanto la
produttività aumentava e le belle menti (famosi economisti)
erano convinte che una maggiore produttività determina crescita
occupazionale. Ed eravamo in epoca pre internet. Ma ecco il paradosso:
aumento di produttività determina contrazione della manodopera.
E' ormai acquisito il concetto che si può produrre di più
con costi minori e un minore numero di addetti. Non c'è alcun
bisogno di fare riferimento e riportare complesse tabelle statistiche.
In tutto il mondo ci si sta avviando verso la fabbrica senza umani.
In gergo si parla di produzione lights-out (a luci spente).
Il fatto è che tutto questo sta avvenendo sotto i nostri
occhi ad una velocità che prima d'ora non era immaginabile.
Negli ultimi trenta anni c'è stata una forte diminuzione
del lavoro tradizionale ed una modifica sostanziale del mercato
del lavoro. Internet, Big Data, digitalizzazione industriale, Internet
delle Cose, Intelligenza Artificiale, Robots stanno cambiando il
mondo in maniera radicale e a grande velocità. La previsione
è che nei prossimi venti anni il 50% della forza lavoro umana
scomparirà.
Al giorno d'oggi la parola "sogno", pur non essendo,
in inglese "dream", a four letter word è diventata
una parola oscena. Preda di ciarlatani, guru improvvisati ed interessati,
che ne abusano per la vendita delle loro pentole. Nel tempo della
mia adolescenza era una espressione meravigliosa.
L'affascinante lettura delle edizioni di fantascienza di Urania
stimolava i sogni più arditi. Poter muovere le cose con la
forza del pensiero, diventare invisibili, viaggiare nel tempo, il
moto perpetuo, la telepatia, altri mondi abitati, viaggiare alla
velocità della luce ed oltre, gli universi paralleli.
Tutti sogni impossibili come d'altra parte era un tempo impossibile
la televisione, gli ologramma, internet, per citare cose che oggi
ci sembrano così normali.
Considerare qualcosa impossibile, e quindi rinunciare a studiare
l'impossibile, è un grande rischio per il progresso della
scienza e della tecnologia. Un solo esempio: l'inutile tentativo,
perseguito per secoli da tanti fisici, di costruire una macchina
a moto perpetuo ci ha portato a scoprire la termodinamica, la conservazione
dell'energia e le tre leggi della termodinamica. In pratica lo studio
di una impossibilità è stato l'origine della società
industriale. Esistono in ogni caso infiniti esempi in cui lo studio
dell'impossibile ha ampliato le frontiere della chimica e della
fisica.
Non c'è dunque da meravigliarsi se fino all'inizio del secolo
scorso grandi scienziati sostenessero impossibilità che oggi
ci sembrano normali.
Scenari possibili
Lo scenario ottimistico sostiene che l'IA consentirà la
creazione di più posti di lavoro di quelli che abbiamo oggi
(o almeno manterrà questo numero costante). Lo scenario pessimistico
suggerisce che l'IA ridurrà in modo massiccio il numero di
posti di lavoro disponibili.
Lo scenario ottimistico è che la quarta rivoluzione
industriale avrà somiglianze significative con le ultime
tre rivoluzioni industriali. Mentre l'innovazione tecnologica rimuove
alcune occupazioni (ad es. addetto all'inserimento dati), ne crea
di nuove (ad es. manager IT, data scientist). Molti economisti credono
in questo scenario.
Anche supponendo che l'effetto netto sia la creazione di posti
di lavoro aggiuntivi, è impossibile indovinare quali saranno
tutti questi nuovi ruoli. Possiamo fare previsioni parziali, ad
esempio che ci sarà bisogno di tutto, dagli ingegneri dello
sviluppo e della manutenzione dei robot ai responsabili dell'etica
dei dati, ma ci saranno anche sorprese. Dieci anni fa, chi avrebbe
potuto immaginare che le nostre economie globali avrebbero fatto
spazio a 3 milioni di conducenti Uber negli USA entro il 2019?
Le due ipotesi chiave alla base dello scenario ottimistico sono:
La storia si ripeterà. Le precedenti rivoluzioni industriali
hanno generato significativi guadagni di produttività, standard
di vita notevolmente migliorati e l'aggiunta netta di nuovi posti
di lavoro. Non c'è motivo per cui l'attuale rivoluzione non
avrebbe lo stesso impatto.
Il tempo che intercorre tra l'automazione dei ruoli (che diventano
ridondanti) e la creazione di nuove occupazioni è sufficientemente
lungo da consentire la riqualificazione della forza lavoro.
Il vantaggio dello scenario ottimistico è che i cambiamenti
nelle nostre società sono più piccoli, portando meno
potenziali disagi. Manteniamo lo slancio delle nostre economie,
con i lavoratori che si spostano verso nuovi e più appaganti
posti di lavoro creati dall'IA. Lo svantaggio è che la nostra
società non ha l'opportunità di ripensarsi e potenzialmente
aggiornarsi.
Lo scenario pessimistico è che la quarta rivoluzione
industriale non seguirà lo stesso schema delle precedenti.
Stephen Hawking, Elon Musk, Martin Ford e molti altri famosi scienziati
e autori credono in questo scenario. Pensano che la natura e il
ritmo dell'innovazione tecnologica abbiano raggiunto un punto mai
visto prima nella storia. Questa volta potrebbe essere diverso.
Indicano esempi di cambiamento tecnologico esponenziale come indicatori
della nostra nuova realtà. Ad esempio, negli ultimi due anni
sono stati prodotti più dati di quanti ne siano stati generati
prima nell'intera esistenza umana. Inoltre, la legge di Moore prevede
che la potenza di elaborazione del computer continui a raddoppiare
ogni due anni. La nostra sfida ora potrebbe essere il tempo. Le
società del passato avevano più tempo per sistemare
le cose. Ad esempio, dal 1870 al 1970, il numero di agricoltori
è diminuito del 90%. Dal 1950 al 2010, gli operai di fabbrica
negli USA sono diminuiti del 75%. Ci sono voluti rispettivamente
100 e 60 anni perché queste transizioni avvenissero. Il ritmo
della trasformazione è diventato estremamente rapido. Il
mondo potrebbe avere solo 10-15 anni per adattarsi al pieno impatto
dell'attuale perturbazione. I bambini che oggi frequentano la scuola
elementare entreranno nel mercato del lavoro approssimativamente
nello stesso lasso di tempo. Se vogliamo che siano preparati con
competenze occupabili, le decisioni devono essere prese ora.
Inoltre, la natura dell'attuale ondata di automazione è
diversa dalle precedenti rivoluzioni industriali. Ogni volta che
in passato si è verificata un'interruzione tecnologica, le
persone sono state in grado di reinventarsi grazie alla loro intelligenza.
Cioè, noi esseri umani siamo stati in grado di spostarci
e adattarci dalla caccia, alla raccolta e alla coltivazione alla
produzione di manufatti in grandi quantità e infine alla
creazione di valore attraverso una vasta economia di servizi, tutto
grazie alla nostra intelligenza. Questa volta, è l'intelligenza
stessa ad essere automatizzata dalle macchine. È molto più
sofisticato. In queste condizioni, saremo in grado di reinventarci
di nuovo? Questa nuova ondata di tecnologia è diversa da
quella precedente. È in grado di imparare da sola, adattarsi
e pensare (in qualche modo) meglio di noi.
Dobbiamo essere preparati per uno scenario del genere.
Prepararsi per entrambi gli scenari
Crediamo che l'IA creerà nuove opportunità di lavoro;
speriamo che il primo scenario sia quello del nostro futuro. Tuttavia,
il ritmo dell'innovazione e dell'interruzione sta accelerando drasticamente.
Temiamo che possa essere difficile riqualificare tutti i lavoratori
a rischio in tempo affinché acquisiscano nuovi ruoli. Non
farlo significherebbe lasciare ampie fasce della popolazione attiva
a un destino di sottoccupazione o disoccupazione per il resto della
loro vita. Le conseguenze di una tale situazione potrebbero presentarsi
sotto forma di disordini sociali, rivoluzioni, guerre o altri eventi
che nessuno vuole per il nostro mondo. Se lo scenario ottimistico
si verifica, l'impatto della quarta rivoluzione industriale, anche
da parte dell'IA, dovrebbe essere costruttivo per la nostra società.
Ma questo presuppone essere riusciti a far evolvere le competenze
oltre ad aver ridotto le disuguaglianze.
Se si verifica lo scenario pessimistico, si potrebbe essere tentati
di provare a rallentare l'ulteriore evoluzione tecnologica. Ma sembra
irrealistico limitare un processo evolutivo che si è verificato
dall'inizio dell'umanità. Questa ondata di sconvolgimenti
tecnologici è iniziata e sembra che non abbiamo altra scelta
che abbracciarla, insieme a tutte le sue conseguenze. Respingere
può solo rivelarsi dannoso, distruttivo e inefficace. L'altra
opzione è accettare che questa quarta rivoluzione industriale
significhi che la maggior parte delle attività lavorative
potrebbe essere rilevata dalle macchine e che dovremo riorganizzare
di conseguenza la nostra società. Soprattutto, che l'impatto
dell'attuale rivoluzione industriale segua lo scenario ottimistico
o pessimistico, la cosa più importante è che dobbiamo
essere pronti con un piano per entrambi gli scenari e per qualsiasi
combinazione di essi. In effetti, crediamo che la verità
sarà da qualche parte nel mezzo. Dovremmo essere in grado
di gestire i rischi coinvolti in entrambi. Dobbiamo farlo per i
nostri figli e per le generazioni future. Immagina di dire loro
tra qualche decennio: "20 anni fa, sapevamo che questo scenario
poteva accadere; ma i risultati disastrosi ora ci stanno prendendo
di sorpresa". Dobbiamo ai nostri figli una risposta e una preparazione
molto più premurosa e rigorosa.
1. Evoluzione delle competenze
L'apprendimento della tecnologia aiuta sicuramente nel mondo di
oggi. Tuttavia, in ultima analisi, a nostro avviso, l'esperienza
tecnologica non è l'abilità più importante.
In effetti, anche le competenze tecniche vengono automatizzate.
Quindi quali sono le competenze che dobbiamo insegnare per garantire
che l'IA abbia un impatto positivo? Crediamo che l'adattabilità
e "imparare a imparare" saranno le abilità più
importanti da acquisire in futuro. Quello che abbiamo ora è
un'economia dell'innovazione. La conoscenza è stata mercificata.
Non c'è più un vantaggio competitivo nel sapere semplicemente
più di altre persone perché Google sa tutto. Ciò
che interessa al mondo non è quanto sai, ma cosa puoi farci
con esso." Un'altra abilità fondamentale che la tecnologia
impiegherà tempo per raggiungere (se mai potrà) è
la creatività. Attualmente, questa abilità ci differenzia
dalla tecnologia e quindi ci rende partner complementari nel futuro
del lavoro, noi elaboriamo strategie, mentre le macchine implementano
le tattiche.
Dovremmo organizzare i programmi di apprendimento lungo cinque dimensioni
principali: Imparare ad apprendere; Alfabetizzazioni fondamentali
(numeracy, literacy e digital literacy): Abilità cognitive,
in particolare il pensiero critico per aiutarci a prendere decisioni
razionali, il pensiero creativo per immaginare ciò che non
esiste ancora e il pensiero interdisciplinare perché i problemi
complessi non sono confinati a domini ristretti. Abilità
socio-emotive, in particolare la resilienza a riprendersi dopo inevitabili
battute d'arresto della vita, empatia per connessioni umane profonde
e significative e collaborazione perché molto poco viene
raggiunto dai soli individui. Per implementare ciò, il ruolo
tradizionale della scuola deve essere rivisitato per fornire agli
studenti competenze senza tempo piuttosto che contenuti che presto
saranno obsoleti. Parallelamente, l'istruzione deve essere estesa
dall'apprendimento iniziale all'apprendimento permanente. Infine,
la pedagogia e la tecnologia all'avanguardia devono farsi strada
nel sistema per rendere l'apprendimento più esperienziale,
coinvolgente, personalizzato e sociale.
2. Condividere la ricchezza
Gli otto miliardari più ricchi del mondo controllano la stessa
quantità di ricchezza della metà più povera
della popolazione mondiale. La ricchezza miliardaria è aumentata
di una media annua del 13% dal 2010 - sei volte più velocemente
dei salari dei lavoratori ordinari, che sono aumentati di una media
annua di appena il 2%. Sorprendentemente, secondo la stessa fonte,
questo livello di disuguaglianza supera quella vissuta nel medioevo.
L'IA consente alle economie di produrre di più con meno risorse
e un pericolo è che i guadagni di produttività non
siano equamente condivisi. Piuttosto, le persone qualificate come
gruppo possono beneficiare più della popolazione complessiva
e alcune aziende innovative e individui di talento potrebbero essere
in grado di catturare una quota sproporzionata di questi guadagni.
Robert Solow, un economista americano noto per la sua teoria della
crescita economica, scoprì nel 1957 che la disuguaglianza
salariale aumentava con la tecnologia, favorendo la manodopera qualificata
rispetto a quella non qualificata. Da allora, altri economisti,
tra cui Tony Atkinson e Joseph Stiglitz, hanno sottolineato che,
come i progressi tecnologici progrediscono, le disuguaglianze economiche
e sociali aumentano. Secondo le loro scoperte, il progresso tecnologico
porta ad una crescente concentrazione della ricchezza. Inoltre,
il capitale investito in ogni posto di lavoro creato nel mondo sviluppato
continua ad aumentare. Secondo Thomas Piketty, un eminente economista
francese, i ritorni sul capitale sono superiori al reddito da lavoro.
La disuguaglianza aumenterà continuamente in futuro. Poiché
è probabile che l'IA richieda meno dipendenti ma più
qualificati, un triste risultato di questi sviluppi è che
la classe media, essenziale per una società stabile, sembra
scomparire. Alcuni economisti considerano un reddito di base universale
(UBI) come un potenziale mezzo attraverso il quale è possibile
condividere la ricchezza creata da rapidi guadagni di produttività.
UBI si riferisce a programmi che forniscono un reddito regolare
a tutta la popolazione, indipendentemente dalla loro ricchezza o
condizione occupazionale. UBI mira a sollevare le persone dalla
necessità di lavorare per guadagnarsi da vivere. Pertanto,
il reddito fornito dovrebbe essere sufficiente a coprire i loro
bisogni primari. Sta poi alla discrezione di queste persone se vogliono
che l'UBI sia la loro principale fonte di reddito o se vogliono
integrarla attraverso un lavoro retribuito. "Ognuno ha diritto
a un tenore di vita adeguato". Articolo 25 della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite
3. Ridurre o abolire il lavoro
L'idea di ridurre, reinventare o abolire il lavoro non è
nuova. Nel suo classico saggio del 1930 "Possibilità
economiche per i nostri nipoti", l'economista John Maynard
Keynes ha fornito una prospettiva su questo tipo di futuro. Ha previsto
che la settimana lavorativa del 21° secolo sarebbe durata solo
15 ore e che la più importante sfida sociale del futuro essere
quello di gestire il tempo libero e l'abbondanza. "Per la prima
volta dalla sua creazione, l'uomo si troverà di fronte al
suo problema reale, permanente: come usare la sua libertà
dalle pressanti preoccupazioni economiche, come occupare il tempo
libero, che la scienza e l'interesse composto hanno vinto per lui,
di vivere saggiamente e piacevolmente e bene." Più recentemente,
nell'agosto 2019, durante il suo famoso dibattito235 con Elon Musk,
Jack Ma ha sottolineato che grazie all'invenzione dell'elettricità,
siamo stati in grado di liberare il nostro tempo per più
tempo libero. Con l'intelligenza artificiale, avremo ancora più
tempo e potremo goderci l'essere umani. Di conseguenza, secondo
Ma, nel prossimo futuro, non dovremmo lavorare più di tre
giorni alla settimana, quattro ore al giorno.
Possiamo immaginare una società in cui la maggior parte
del lavoro è svolto dalle macchine e la ricchezza creata
è condivisa più equamente attraverso sistemi come
un reddito di base universale (UBI). Ma se non lavoriamo (a tempo
pieno), cosa facciamo con il tempo libero che guadagniamo?
4. Verso attività più appaganti e significative
Non possiamo pensare a nessuna attività migliore che trascorrere
più tempo con le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri
amici e i nostri cari. Come menzionato da Kai-Fu Lee, un importante
scienziato informatico, uomo d'affari e scrittore, l'amore è
l'elemento principale che ci differenzia dalla tecnologia e ci rende
umani. Questo è il motivo per cui siamo sulla terra. Oltre
ad avere più tempo per le nostre famiglie, potremmo trascorrere
le nostre giornate svolgendo le attività che scegliamo di
fare, quelle che ci danno energia, che ci danno uno scopo nella
vita. Potremmo eseguirli senza la pressione di un risultato previsto,
ad esempio arti dello spettacolo, sport, giochi, ricerca e persino
lavoro (per coloro che scelgono di farlo). Potremmo anche concentrare
il nostro tempo e le nostre azioni sul miglioramento della società.
Ad esempio, potremmo dedicare più tempo alla cura degli altri,
dei nostri vicini e dei più deboli della nostra società.
Potremmo anche collaborare alla cura del pianeta, identificando
le fonti di inquinamento, riducendole e abolendole e monitorandole
nel tempo. Potremmo lavorare insieme per risolvere il cambiamento
climatico. Molti di noi sono attualmente molto impegnati nella risoluzione
di problemi ambientali e vorremmo sicuramente dedicare più
tempo alla missione se ne avessero il tempo. Un'altra opzione è
che potremmo occuparci di attività appaganti che non abbiamo
ancora immaginato. Facendo un parallelo con la storia, durante la
prima rivoluzione industriale, grazie all'automazione, la quantità
di tempo dedicata al tempo libero è aumentata notevolmente.
Fu allora che il mondo fu testimone della creazione dei cinema,
del boom della musica e del teatro e di altre nuove forme di arte
e intrattenimento. In futuro, avremo probabilmente l'opportunità
di diventare creativi con tecnologie più avanzate, aprendo
le porte a nuovi modi di intrattenimento e nuove opportunità
di apprendimento.
L'assenza di "lavoro", come lo definiamo oggi, non significa
la fine del nostro mondo economico o la fine del capitalismo. Le
macchine potrebbero essere in grado di creare più produzione
mentre noi avremmo più tempo per il tempo libero e per consumare.
risultato, la crescita economica e il progresso potrebbero continuare
a prosperare.In un'intervista del 1926 pubblicata sulla rivista
World's Work, Henry Ford disse: "il tempo libero è un
ingrediente indispensabile in un mercato di consumo in crescita
perché i lavoratori hanno bisogno di avere abbastanza tempo
libero per trovare usi per i prodotti di consumo, comprese le automobili".
Arrivare a questa nuova definizione di lavoro richiederebbe cambiamenti
significativi nelle nostre società. La più fondamentale
è l'istruzione.
Costruire una nuova società
"Sembra una regola generale secondo cui più è
ovvio che il proprio lavoro avvantaggia altre persone, meno è
probabile che uno venga pagato per questo". David Graeber,
antropologo americano e autore di bestseller.
L'idea di una società liberata da ciò che oggi chiamiamo
"lavoro" potrebbe non essere prevalente, ma non è
nuova. Graeber, Hester, Srnicek, Hunnicutt, Fleming e altri fanno
parte di un gruppo chiamato "post-operai". Credono che
la società sarà costretta a cambiare a causa di due
fattori che potrebbero essere combinati: (1) l'automazione del lavoro
delle persone da parte delle macchine e (2) l'impatto umano sull'ambiente.
Di conseguenza, la società avrebbe bisogno di ridefinire
il lavoro. La vita implicherebbe meno lavoro e sarebbe più
calma, più equa, più comunitaria, più riflessiva,
più impegnata politicamente, più soddisfatta. In breve,
potrebbe trasformarsi in gran parte della nostra esperienza umana.
La trasformazione del lavoro, della cultura, dell'istruzione e della
sostenibilità degli standard di vita sono tutti in gioco
poiché l'IA ha un impatto su ogni elemento della nostra economia
globale. Il cambiamento su una scala così ampia e completa
è il tipo di sfida che i governi e le istituzioni educative
sono meglio attrezzati per affrontare. Il ruolo del governo è
fondamentale nella gestione potenziale di tali transizioni. Prendiamo
l'esempio di due ricchi paesi petroliferi: Norvegia e Arabia Saudita.
Hanno iniziato con lo stesso bene costituito da milioni di barili
di petrolio nel loro suolo, ma il modo in cui hanno usato questo
dono ha portato a due società molto diverse. Anche se entrambi
hanno un PIL pro capite tra i più alti al mondo, i loro indicatori
sociali e ambientali sono molto diversi. Il tenore di vita offerto
dalla Norvegia ai suoi cittadini è di gran lunga superiore
a quello dell'Arabia Saudita. Di conseguenza, l'azione dei governi
dei paesi è fondamentale per garantire che l'IA abbia un
impatto positivo sul nostro mondo.
Riteniamo che quei governi che pianificano in anticipo e lo fanno
in modo pragmatico saranno nella posizione migliore per adattarsi
e prosperare. Coloro che adottano un approccio attendista o contano
solo sull'impresa privata, molto probabilmente prepareranno il terreno
per disordini su una scala senza precedenti. Siamo prudenti ottimisti.
Ma suggeriamo l'azione. E veloce.
L'era digitale può essere più dirompente delle rivoluzioni
precedenti in quanto sta accadendo più velocemente e sta
cambiando radicalmente il nostro modo di vivere e lavorare.
Tutto questo dovrebbe ispirare i politici di tutto il mondo, ed
i nostri in particolare, a vantaggio delle future generazioni, invece
di concentrarsi sulle elezioni del prossimo mese. Ma per fare questo
ci sarebbe bisogno di statisti visionari. E non se ne vedono all'orizzonte.
Cosa significa invocare la fine del lavoro?
Con "lavoro" intendiamo i nostri impieghi professionali,
il lavoro salariato, il tempo e la fatica che cediamo a qualcun
altro in cambio di un reddito. È un tempo di cui non siamo
padroni ma che è sotto il controllo dei nostri capi, manager
e datori di lavoro: al servizio di queste figure spendiamo circa
un terzo della nostra intera vita. Il lavoro può essere qui
compreso in opposizione a "tempo libero", laddove quest'ultimo
è generalmente associato ai weekend e alle vacanze. Quello
che però chiamiamo tempo libero non va a sua volta confuso
con la semplice indolenza, anche perché molte delle attività
a cui più ci piace dedicarci richiedono in realtà
un impegno enorme: imparare a suonare uno strumento musicale, leggere,
socializzare con gli amici o praticare uno sport, sono tutte occupazioni
che comportano vari livelli di fatica e sforzo, ma che comunque
scegliamo liberamente di intraprendere. Un futuro post-lavoro dunque,
non è un mondo di pigrizia: piuttosto, è un mondo
dove le persone non saranno più schiave del lavoro salariato,
ma libere di modellare le proprie vite.
Con "lavoro" intendiamo il tempo che vendiamo a qualcun
altro in cambio di un reddito. Un futuro post-lavoro non è
un mondo di pigrizia: piuttosto, è un mondo dove le persone
non saranno più schiave del lavoro, ma libere di vivere le
proprie vite in modo incondizionato.
Il regno della libertà
La sinistra del XXI secolo deve puntare a combattere la centralità
del lavoro nella vita contemporanea: fondamentalmente, la scelta
è tra la celebrazione del lavoro e della classe operaia,
e l'abolizione di entrambi. La prima posizione trova la sua principale
espressione nella tendenza, tipicamente folk politics, a dare valore
al lavoro manuale e artigianale. La seconda è la sola e autentica
alternativa postcapitalista: il lavoro deve essere rifiutato e ridotto
per permettere lo sviluppo della nostra libertà sintetica.
Come abbiamo illustrato nel corso di questo capitolo, è quindi
necessario conseguire quattro obiettivi essenziali:
- Piena automazione
- Riduzione della settimana lavorativa
- Reddito base universale
- Rifiuto dell'etica del lavoro
Anche se ciascuna di queste proposte può valere da sola
come obiettivo, è quando vengono articolate assieme e all'interno
di un programma unitario che esprimono tutta la loro potenza. Non
si tratta di immaginare riforme semplici o periferiche, ma una formazione
egemonica completamente nuova, che abbia l'ambizione di competere
con le alternative neoliberali e socialdemocratiche.
Rivendicare la piena automazione amplifica la possibilità
di ridurre la settimana lavorativa e incrementa la necessità
di un reddito base che riguardano il lavoro, i poveri e i disoccupati;
invece che interpretare la disoccupazione come conseguenza di una
scarsa etica lavorativa, il reddito base invita a considerarla un
problema strutturale:
Lasciarsi alle spalle l'etica del lavoro sarà dunque un obiettivo
ineludibile per qualsiasi futuro tentativo di costruire un mondo
post-lavoro.
Puntare ad un futuro senza lavoro
PIENA AUTOMAZIONE. le macchine produrranno tutti i beni e i servizi
necessari alla società, liberando da questo peso gli esseri
umani. Tendenza già in atto, si tratta quindi di promuoverne
l'accelerazione e contrastare la tendenza a scarsi investimenti
privati: perché comprare nuovi macchinari quando dei lavoratori
sottopagati possono svolgere gli stessi incarichi con meno spesa?
Si tratta quindi di richiedere maggiori investimenti statali anche
sulla ricerca all'innovazione non solo per accrescere le capacità
dei lavoratori ma per la loro sostituzione. Sarà necessario
tener conto del fatto che il capitalismo pretende comunque il profitto
e preferirà il lavoro umano se questo è più
economico rispetto a nuovi investimenti. Dovrà quindi essere
previsto l'aumento di salari minimi ed incentivi per la sostituzione
dei lavoratori umani. La piena automazione dovrebbe anche essere
perseguita per quello che riguarda i cosiddetti lavori domestici.
La piena automazione è quindi una rivendicazione che mira
a ridurre il più possibile la quantità di lavoro umano
necessaria.
RIDUZIONE DELLA SETTIMANA LAVORATIVA. diversi sondaggi registrano
come la maggioranza dei lavoratori sia favorevole ad una settimana
lavorativa più corta. Questa può quindi essere una
rivendicazione che, tra le altre cose, potrebbe dare più
forza alle organizzazioni della sinistra.
REDDITO BASE UNIVERSALE. Deve essere tale da permettere la sopravvivenza;
deve essere disponibile a tutti e supplementare al welfare. Quali
ostacoli si frappongono all'istituzione di un reddito base? Il problema
di trovare i fondi per finanziare una simile misura sembra insormontabile:
servirebbe tagliare quei programmi alternativi che un reddito base
renderebbe ridondanti, aumentare la tassazione sui ricchi, e poi
imposte di successione, tasse sul consumo, carbon tax, taglio della
spesa militare, taglio dei sussidi all'industria e all'agricoltura,
e una stretta sull'evasione fiscale.
RIFIUTO DELL'ETICA DEL LAVORO. Uno dei problemi più grandi
per la costruzione di una società post-lavoro, è quello
di superare la pressione sociale che porta a interiorizzare l'etica
del lavoro. Lasciarsi alle spalle l'etica del lavoro sarà
dunque un obiettivo ineludibile per qualsiasi futuro tentativo di
costruire un mondo post-lavoro. Per quanto degradante, sottopagato
o scomodo esso sia, il lavoro viene comunque considerato come un
bene in sé. Il fatto che tante persone non riescano neppure
a immaginare una vita che abbia significato al di fuori del proprio
impiego dimostra quanto in profondità l'etica del lavoro
abbia plasmato la nostra psiche
Concludendo (si fa per dire) il nostro "futuro senza lavoro"
ha buone possibilità di essere considerato una protopia:
non è assolutista anzi prevede una gradualità nell'attuazione
e, portando avanti uno studio accurato, ha anche buone possibilità'
di non andare contro i principi precauzionali. Si tratta in sostanza
di costruire un mondo nuovo ed è quindi possibile sorgano
nuovi problemi.
In effetti alcuni ostacoli possono essere facilmente prevedibili:
per la piena automazione sarà necessario vincere la ritrosia
della classe imprenditoriale per importanti investimenti soprattutto
nella ricerca di base; sarà anche difficile vincere le resistenze
sia per la riduzione della settimana lavorativa sia per il reddito
base universale.
L'ostacolo più difficile da affrontare resta però
quello riguardante l'etica del lavoro. Si tratta in questo caso
di una vera rivoluzione culturale. Su questo argomento vale la pena
di guardare al passato e cercare di utilizzare le metodologie, purtroppo
vincenti, degli avversari.
Mi riferisco alla Mont Pelerin Society. Nel 1947 Friedrich von Hayek
fondò la Mont Pelerin Society con l'intento di aggregare
varie personalità del mondo intellettuale al fine di ridiscutere
il liberalismo classico, quindi si parlò di neoliberismo.
Come ha sostenuto Milton Friedman, uno degli aderenti alla società
fondata da Hayek, il periodo storico, caratterizzato dalla forte
ascesa da parte degli statalismi un po' ovunque nel mondo, fece
vedere agli occhi di tutti la Mont Pelerin Society come baluardo
dell'ideologia liberale, punto di incontro annuale dei sostenitori
del libero mercato.(lib. da Wikipedia). Si considera questo avvenimento
come nascita del cosiddetto neoliberismo e si considera il neoliberismo
come nettamente opposto al concetto di economia keynesiana (in cui
vi è correzione da parte statale del sistema economico con
opportune misure di politica industriale a sostegno dell'interesse
pubblico).
Da cui poi Scuola di Chicago, i cosiddetti Chicago boys, il fondatore
della scuola Milton Friedman, e Sebastian Piñera e quindi
Pinochet e poi Margaret Thatcher e Reaganomics, Alberto Fujimori
e altri governi dittatoriali sudamericani. Tutto il male possibile,
naturalmente.
Si tratterebbe quindi di costruire una Mont Pelerin Society, con
esponenti di gran peso, non politici, dedicata al "futuro senza
lavoro"
Cosa aspettarsi dopo
Trascorrere del tempo con la famiglia, creare, socializzare, aiutarsi
a vicenda, proteggere il nostro pianeta... Queste sono attività
in cui solo gli umani sono bravi, non le macchine. Le macchine sono
brave a ripetere instancabilmente i processi e quindi a creare valore,
che poi siamo in grado di condividere equamente tra di noi. Ciò
significa che potremmo fare affidamento su tecnologie autonome per
fornire la ricchezza e il cibo di cui abbiamo bisogno. Nel frattempo,
potremmo realizzarci, concentrandoci su ciò che ci dà
energia, ciò che ci rende umani. Questo potrebbe essere il
fondamento di una nuova società, più equa, appagante
e umana. Ad esempio, è necessario analizzare più a
fondo i meccanismi di trasformazione, consentendo la consegna sicura
di una tale società. Dovremmo anche capire quali potrebbero
essere le regole e le strutture. C'è molto lavoro da fare
nella pianificazione per accelerare il successo umano con IA! Viviamo
in un mondo eccitante, in un momento affascinante, in cui il progresso
tecnologico è esponenziale e migliora continuamente le nostre
vite. Sorprendentemente, potrebbe essere la tecnologia a farci riscoprire
ciò che ci rende umani. La rivoluzione dell'AI in corso riguarderà
principalmente proprio questo. Si tratterà di reimparare
a vivere in armonia con il nostro pianeta e con le altre persone.
Un futuro molto luminoso, se ci diamo la possibilità di coglierlo.
Bibliografia
> BASIC INCOME, Parijs, Philippe Van. Basic Income (p.iii). Harvard
University Press.
> BULLSHIT JOBS, David Graeber, Penguin Books Ltd.
> IL CAPITALE NEL XXI SECOLO, Piketty Thomas,Bompiani
> DESTRA E SINISTRA, Bobbio, Norberto. Donzelli Editore.
> La fine del lavoro, Rifkin, Jeremy. MONDADORI.
> Fisica del futuro, Codice Edizioni.
> HYPERAUTOMATION, Bornet, Pascal; Barkin, Ian; Wirtz, Jochen.
> Inventare il futuro, Alex Williams, Nick Srnicek. Produzioni
Nero.
> Il lavoro nel XXI secolo, De Masi, Domenico. Einaudi.
> IL REDDITO MINIMO UNIVERSALE, Van Parijs, Philippe; Vanderborght,
Yannick. Egea.
> Smart working La rivoluzione del lavoro intelligente, Marsilio.
|