Prima Pagina Servizi di Ergopolis Strumenti per la Cittadinanza Pagine & Siti
LA TRAGICOMMEDIA DELLA TECNOLOGIA
di Vanessa Gucci


4. L'e-commerce
Il commercio in Rete è una trovata brillantissima, in costante sviluppo. E' stato annunciato come grande aiuto per i villaggi di montagna o gli insediamenti nel deserto, ma sta ammazzando il commercio "dal vivo" di ogni città. A suo favore c'è anche l'ipotesi di una riduzione dei costi. Appunto, solo un'ipotesi. Quando le banche si sono tecnologizzate, coi bancomat e i conti online, tutti abbiamo pensato: "meno personale meno costi". Invece no: meno personale e più costi per il cliente. Lo stesso vale per le merci. La fabbrica pugliese doveva mandare i prodotti al grossista milanese, il quale li mandava nel negozio di Pavia, che spediva la vendita a Brescia. Con l'e-commerce, basta intemediari: da Bari il divano arriva a Brescia.
Bezos (Amazon) è l'uomo più ricco del mondo grazie all'e-commerce. E' vero che ha più di 5.000 addetti in Italia, ma con le sue spedizioni ha azzerato 5.000 negozi (con costi di affitto e utenze) con circa 20.000 lavoratori. Il risparmio dei costi ha diminuito i prezzi? No, ha aumentato i guadagni di Bezos.

Cerchi in Rete, ti illudi di capire cosa ti vendono e paghi. Non esistono commessi cui chiedere chiarimenti, non puoi toccare la merce, nè vedere se e come funziona. Devi fidarti di una foto e una riga di spiegazioni in tecninglese.
Magari poi scopri che il negozio che ti ha venduto un Rolex a 200 euro è sparito dalla Rete coi tuoi soldi, ma pazienza: è il costo della tecnologìa ultra-moderna.
Se va bene, ricevi quello che hai ordinato. Disimballi, misuri, provi e scopri che l'acquisto non risponde alle tue esigenze. Allora contatti il meraviglioso servizio on-line del venditore e ti risponde un call center del Kosovo, che ti invita a scrivere una mail a Kuala Lumpur (sede legale del venditore). Decidi allora, come è tuo diritto legale, di restituire la merce sperando di non dover pagare per i francobolli. La "vetrina" del venditore dichiara ovunque che puoi restituire la merce inadatta, "senza spese". Ma c'è un problema. Alla pagina che offriva il prodotto che hai comprato (riga 240 e corpo invisibile), c'è la scritta che questo particolare oggetto, puoi restituirlo, ma le spese postali sono a tuo carico. A questo punto scopri che le spese postali per la restituzione sono pari al doppio del costo del prodotto acquistato.

La beffa peggiore è quando la merce arriva e funziona. Per due settimane godi nel constatare la meraviglia dell'e-commerce, poi l'ogggetto smette di funzionare. Ti piacerebbe poter tornare nel negozio e parlare con un commesso o col titolare, ma il negozio concreto non esiste. Contatti il servizio clienti online e ti risponde un call center del Bangla Desh, che ti suggerisce di contattare Dublino (dove si è spostata le sede del venditore). Dopo sei e-mail, la prima risposta che ti viene data (in tecninglese) è che la colpa del malfunzionamento è tua. Dopo dieci mail accettano di cambiarti l'oggetto, ma la spedizione in Bulgaria (dove sta il magazzino del venditore) è a tue spese. In alternativa ti suggeriscono di portare la merce al Servizio tecnico italiano che ha sede a Roma. Siccome tu risiedi a Bergamo, la seconda proposta è cercarti un "qualunque" tecnico lombardo che facilmente riparerà il guasto. In cambio riceverai un bonus per un futuro acquisto scontato presso lo stesso "negozio" virtuale (specializzato in pompe idrauliche). Naturalmente, dopo una ricerca di una settimana scopri che il "qualunque" tecnico lombardo che può riparare il guasto ha sede a Mantova. Lo contatti e scopri che la riparazione costerà il doppio della somma versata per l'acquisto.