IMMANUEL KANT
a
cura di Diego Fusaro

I CONCETTI DI TEMPO E SPAZIO

 

La distinzione fondamentale tra fenomeni e noumeni , fra conoscenza e pensiero , pone un problema delicato per quanto concerne la conoscenza di sè , la cui soluzione crea numerose difficoltà al kantismo . Nell' Estetica trascendentale vengono esposte in modo assolutamente parallelo due forme pure a priori della sensibilità : Kant non fa altro , apparentemente , che ripetere a proposito del tempo quello che aveva già detto a proposito dello spazio . Tuttavia non é così semplice ed é ora il senso interno ora quello esterno ad avere la meglio . Il primato del tempo consiste nel fatto che , dal momento che tutte le operazioni sono in definitiva operazioni dell' anima , il tempo é la condizione a priori di tutti i fenomeni in generale : ogni oggetto deve essere conosciuto internamente . Nulla sfugge al senso interno . Ma da un altro punto di vista vi é un primato essenziale e notevole del senso esterno . La confutazione dell' idealismo fa sì che gli stati interiori della nostra coscienza empirica , che si producono sotto la forma del tempo , siano tuttavia incapaci di realizzare da soli questa determinazione oggettiva del tempo che é la permanenza ; hanno bisogno di appoggiarsi a qualche cosa che fuori di loro sia suscettibile a rimanere , e questo qualche cosa non può essere l' io , dal momento che la rappresentazione é senza contenuto . Per Kant il tempo ha sempre bisogno di una simbolizzazione tramite lo spazio . Egli dimostra che abbiamo bisogno dello spazio per assumere e conoscere la nostra esistenza . La rappresentazione spaziale del tempo é quindi una necessità assoluta senza la quale il tempo non potrebbe essere conosciuto . E dato che per svelare il tempo siamo obbligati a tracciare una linea mentale , deve intervenire necessariamente la motricità del corpo , ma una motricità interna vissuta dal di dentro e che possiamo chiamare trascendentale . Così Kant distingue il movimento nello spazio e il movimento generatore dello spazio , il movimento come determinazione di un oggetto e il movimento come atto del soggetto ( Analitica trascendentale , 24 ) . In questo modo Kant annuncia l' importanza che la filosofia moderna attribuirà al corpo e alla motricità intenzionale , necessaria non solo alla costruzione dell' oggetto geometrico , ma per svelare il tempo stesso . Non possiamo pensare una linea senza tracciarla con il pensiero , un cerchio senza descriverlo ... e nemmeno il tempo senza tracciare una linea retta ( che deve essere la rappresentazione esterna figurata del tempo ) ( Critica della ragion pura ) . Ne consegue che l' esistenza stessa dell' io é certa soltanto riferita all' esistenza del permanente al di fuori di noi . Non vi é coincidenza fra sè e sè : il soggetto diventa storia tramite l' esterno . Lasciato a se stesso nella successione temporale l' io non sarà altro che successione , senza nulla che leghi gli istanti gli uni agli altri e li unisca . Lo spazio é la condizione necessaria della nostra permanenza e della nostra stabilità . Nel periodo precritico Kant era partito da una concezione leibniziana dello spazio ( il quale peraltro in quegli scritti occupava una posizione prioritaria rispetto al tempo ) , inteso come rapporto tra i luoghi , cioè tra le posizioni di due oggetti : lo spazio era pertanto qualcosa di relativo , essendo definito non già da un termine di riferimento assoluto e unitario , ma semplicemente dalle distanze e dalle relazioni reciproche delle cose . Ciò impediva tuttavia di spiegare la differenza di quelli che Kant chiama gli " omologhi incongruenti " , ad esempio la mano destra e la mano sinistra : in entrambe le mani , infatti , le relazioni spaziali tra le singole parti ( per esempio tra il pollice e il mignolo ) sono identiche e quindi , secondo la teoria relativa dello spazio , dovrebbero poter occupare lo stesso luogo , mentre é ovvio che in nessun modo la mano destra può riempire il volume occupato dalla mano sinistra ( basta provare a infilare la sinistra nel guanto proprio della destra per capire ) . Occorreva dunque far riferimento a uno spazio assoluto , nel quale esistessero come determinazioni univoche la destra e la sinistra , il sotto e il sopra . Il modello di questo spazio era quello newtoniano , inteso come un contenitore metafisico nel quale le singole cose trovavano un posto definito in maniera univoca dall' incontro di due coordinate . Tuttavia Kant era consapevole della difficoltà di dimostrare in base all' esperienza la realtà di questo spazio , senza fare alcuna concessione alla metafisica speculativa . La soluzione giunse con la Dissertazione del '70 , nella quale Kant pervenne all' idea che lo spazio e il tempo ( d' ora in poi accomunati nelle sue analisi ) sono sì assoluti e universali , ma non nel senso di essere realtà esistenti fuori dal nostro pensiero , bensì nel senso di essere le forme a priori della nostra sensibilità , cioè le condizioni pure in base alle quali tutti gli uomini devono necessariamente , e quindi universalmente , percepire gli oggetti . La Critica della ragion pura , con i passi dell' Estetica trascendentale che ora seguono , non farà che sancire , undici anni dopo , questa soluzione . Lo spazio é reale sul piano empirico , poichè ha la stessa realtà degli oggetti esterni così come noi li percepiamo in quanto fenomeni : infatti , senza lo spazio non possiamo avere alcuna esperienza del mondo esterno . Ma nello stesso tempo lo spazio é ideale sul piano trascendentale , poichè esiste solo come forma a priori della sensibilità : se pretendiamo di conferirgli una realtà indipendente dal soggetto , diversa da quella che gli compete appunto in quanto trascendentale , esso non é più nulla .

Lo spazio non rappresenta affatto una proprietà di qualche cosa in sè , o le cose nel loro mutuo rapporto ; ossia non é una determinazione di esse , che appartenga agli oggetti stessi , e che rimanga anche se si faccia astrazione da tutte le condizioni soggettive dell' intuizione . Infatti nè le determinazioni assolute , nè quelle relative possono esser intuite prima dell' esistenza delle cose alle quali appartengono , e quindi a priori . Lo spazio non é altro se non la forma di tutti i fenomeni dei sensi esterni , cioè la condizione soggettiva della sensibilità , condizione alla quale soltanto ci é possibile un' intuizione esterna . [...] Poichè le condizioni particolari della sensibilità non possiamo renderle condizioni della possibilità delle cose , ma solo dei loro fenomeni , così possiamo dire , che lo spazio abbraccia tutte le cose che possono apparirci esternamente , ma non tutte le cose in se stesse , siano esse intuite o no , e da qualsivoglia soggetto . ( Estetica Trascendentale )

Gli oggetti del senso interno ( i diversi stati successivi che il soggetto intuisce di se stesso ) sono dati sempre soltanto nel tempo , poichè é impossibile una loro rappresentazione nello spazio . Gli oggetti del senso esterno , viceversa , vengono dati originariamente nello spazio , che é appunto la forma a priori del senso esterno ; ma in quanto nell' atto dell' intuizione producono una modificazione del soggetto , essi determinano un particolare stato interno che , in quanto tale , viene percepito nel tempo . Dunque , se lo spazio é l' intuizione pura dei soli fenomeni esterni , il tempo é l' intuizione pura sia dei fenomeni interni ( dati immediatamente in esso ) sia dei fenomeni esterni ( dati immediatamente nello spazio e mediatamente nel tempo ) , e quindi di tutti i fenomeni in generale . Questo " primato " del tempo sullo spazio si rivelerà decisivo più avanti , nell' Analitica dei princìpi , per la definizione degli schemi trascendentali ( indispensabili termini medi tra l' intuizione e la categoria ) i quali consistono appunto in " determinazioni del tempo mediante regole " .

Il tempo non é qualcosa che sussista per se stesso o aderisca alle cose , come determinazione oggettiva , e che perciò resti , anche astrazion fatta da tutte le condizioni soggettive delle intuizioni di quelle : perchè nel primo caso sarebbe qualcosa che , senza un oggetto reale , sarebbe tuttavia reale. Per quanto riguarda il secondo caso , come determinazione o ordine inerente alle cose stesse, non potrebbe precedere gli oggetti come loro condizione , ed esser conosciuto e intuito a priori per mezzo di proposizioni sintetiche . Cosa che invece ha luogo , se il tempo non é altro che la condizione soggettiva per cui tutte le intuizioni possono accadere in noi . Infatti allora questa forma delle intuizioni interne può essere rappresentata a priori , cioè prima degli oggetti . Il tempo non é altro che la forma del senso interno , cioè dell' intuizione di noi stessi e del nostro stato interno . Infatti, il tempo non può essere una determinazione di fenomeni esterni : non appartiene nè alla figura , nè al luogo , ecc. ; determina , al contrario , il rapporto delle rappresentazioni del nostro stato interno . [...] Il tempo é la condizione formale a priori di tutti i fenomeni in generale . [...] Se posso dire a priori : tutti i fenomeni esterni sono determinati a priori nello spazio e secondo relazioni spaziali ; posso anche , movendo dal principio del senso interno , dire universalmente : tutti i fenomeni in generale , cioè tutti gli oggetti dei sensi , sono nel tempo , e stanno fra di loro necessariamente in rapporti di tempo (Estetica Trascendentale ).