Sommario

Il significato della vita

Forse ti è capitato di pensare che nulla importa davvero perché tra duecento anni saremo tutti morti. È una riflessione singolare perché non è chiaro in che senso il fatto che saremo tutti morti tra duecento anni debba implicare che nulla di quello che facciamo ora importa davvero.

L'idea sembra essere che siamo impegnati in qualche tipo di corsa per il successo, lottando per conseguire i nostri scopi e fare qualcosa delle nostre vite, ma che questo ha senso solo se quei risultati saranno permanenti. Ma non lo saranno. Anche se produci una grande opera letteraria che continuerà a essere letta tra migliaia di anni, alla fine il sistema solare si raffredderà o l'universo finirà o collasserà, e tutte le tracce dei tuoi sforzi svaniranno. In ogni caso, non possiamo sperare neanche in una frazione di questo tipo di immortalità. Se c'è qualche significato in quello che facciamo, dobbiamo trovarlo dentro le nostre vite.

Perché in ciò c'è qualche difficoltà? Puoi spiegare il significato di gran parte delle cose che fai. Lavori per guadagnare denaro per sostenere te stesso e forse la tua famiglia. Mangi perché hai fame, dormi perché hai sonno, fai una passeggiata o chiami un amico perché ne hai voglia, leggi il giornale per sapere cosa succede nel mondo. Se non facessi nessuna di quelle cose ti sentiresti infelice: dov'è allora il vero problema?

Il problema è che, sebbene vi siano giustificazioni e spiegazioni per la maggior parte delle cose, grandi e piccole, che facciamo dentro la vita, nessuna di queste spiegazioni spiega l'essenza della tua vita come un tutto – il tutto di cui tutte queste attività, successi e fallimenti, sono parte. Se pensi all'intera faccenda non sembra esservi in essa alcun significato. Guardandola dall'esterno non avrebbe alcuna importanza se tu non fossi mai esistito. E dopo che sei uscito dall'esistenza non importerà che tu sia esistito.

Naturalmente la tua esistenza importa a altri – i tuoi genitori e altri che si curano di te – ma, prese come un tutto, neppure le loro vite hanno qualche significato per cui, in definitiva, non ha importanza che tu conti per loro. Tu importi a loro e loro contano per te, e questo può dare alla tua vita un'impressione di significatività. Ma, vi lavate semplicemente la biancheria l'un l'altro, per così dire. Dato che ogni persona esiste, ha bisogni e interessi che fanno in modo che cose e persone particolari dentro la sua vita le importino. Ma l'intera faccenda non conta.

Ma ha importanza che non abbia importanza? "Che importa?" potresti dire, "È sufficiente che sia importante che io arrivi alla stazione prima che il mio treno parta, o mi sia ricordato di dar da mangiare al gatto. Non mi serve di più per continuare a andare avanti." Questa è una replica assolutamente buona. Ma funziona solo se davvero puoi evitare di spingere la tua vista più in alto, e chiedere qual è il punto di tutta la faccenda. Una volta che lo fai, predisponi te stesso alla possibilità che la tua vita sia senza significato.

Il pensiero che sarai morto tra duecento anni è solo un modo di vedere la tua vita inserita in un contesto più ampio per cui il significato di cose più piccole all'interno di essa sembra non essere sufficiente – sembra lasciare senza risposta una domanda più generale. Ma cosa vorrebbe dire se la tua vita come un tutto avesse un significato in relazione a qualcosa di più ampio? Significherebbe che dopo tutto essa non era priva di significato?

Vi sono vari modi in cui la tua vita potrebbe avere un significato più ampio. Potresti far parte di un movimento politico o sociale che ha cambiato il mondo per il meglio, per il beneficio delle generazioni future. O potresti semplicemente contribuire a provvedere una vita buona per i tuoi figli e i loro discendenti. O si potrebbe ritenere che la tua vita abbia significato in un contesto religioso per cui il tuo tempo sulla terra è stato solo una preparazione per un'eternità in diretto contatto con Dio.

Relativamente ai tipi di significato che dipendono dalle relazioni con altre persone, anche persone nel futuro distante, ho già indicato qual è il problema. Se la vita di qualcuno ha un significato come parte di qualcosa di più ampio, è ancora possibile chiedersi a proposito di quella cosa più ampia, qual è il suo significato? O c'è una risposta nei termini di qualcosa di ancora più ampio o non c'è; se c'è, ripetiamo semplicemente la domanda. Se non c'è, allora la nostra ricerca di un significato arriva a un termine con qualcosa che non ha significato. Ma se questa mancanza di significato è accettabile per la cosa più ampia di cui la nostra vita è parte, perché non dovrebbe essere accettabile già per la nostra vita presa come un tutto? Perché non va bene per la tua vita essere priva di significato? E se non è accettabile là perché dovrebbe esserlo quando passiamo al contesto più ampio? Perché non dobbiamo continuare a chiedere "Ma qual è il punto di tutto questo?" (la storia umana, la successione delle generazioni, o qualsiasi altra cosa).

Il riferimento a un significato religioso della vita è un po' diverso. Se credi che il significato della tua vita derivi dal soddisfare lo scopo di Dio che ti ama e vederlo nell'eternità, allora non sembra appropriato chiedere "E quale ne è il significato?". Si suppone che sia qualcosa che ha in sé il suo significato, e non può avere uno scopo esterno. Ma proprio per questa ragione ha i suoi problemi.

L'idea di Dio sembra essere l'idea di qualcosa che può spiegare tutto il resto, senza dover essere spiegata in se stessa. Ma è molto difficile capire come potrebbe esservi una cosa del genere. Se poniamo la domanda "Perché il mondo è così?" e ci è offerta una risposta religiosa, come ci si può impedire dal chiedere ancora "E perché è vero?". Che tipo di risposta farebbe cessare tutti i nostri "perché?" una volta per tutte? E se si fermano là, perché non avrebbero potuto fermarsi prima?

Lo stesso problema sembra porsi se Dio e i suoi scopi ci vengono offerti come la spiegazione definitiva del valore e del significato delle nostre vite. Si suppone che l'idea che la nostra vita soddisfa uno scopo di Dio dia a essa il suo significato in un modo che non richiede o ammette alcun significato ulteriore. Non si suppone qualcuno chieda "Qual è il significato di Dio?" non più di quanto potrebbe chiedere "Qual è la spiegazione di Dio?".

Ma il mio problema, qui, come con il ruolo di Dio in quanto spiegazione definitiva, è che non sono sicuro di capire l'idea. Può davvero esservi qualcosa che dà significato a tutto il creato racchiudendolo ma che non potrebbe avere o richiedere alcun significato in se stesso? Qualcosa il cui significato non può essere messo in questione dall'esterno perché non ha esterno?

Se si suppone che Dio dia alle nostre vite un significato che non possiamo capire non è una grande consolazione. Dio come giustificazione definitiva, come Dio in quanto spiegazione definitiva può essere una risposta incomprensibile a una domanda di cui non possiamo liberarci. D'altra parte, forse è lì tutto il punto, e semplicemente io non riesco a capire idee religiose. Forse la credenza in Dio è la credenza che l'universo è intelligibile, ma non per noi.

Lasciando da parte questa questione, ritorno alle dimensioni della vita umana su scala più piccola. Anche se la vita come un tutto è priva di significato, forse non c'è nulla di cui preoccuparsi. Forse possiamo riconoscerlo e andare semplicemente avanti come prima. Il trucco è quello di tenere gli occhi su quello che hai di fronte e permettere che le giustificazioni arrivino a un termine dentro la tua vita, e dentro la vita di coloro cui sei legato. Se per caso ti accade di porti la domanda "Ma qual è il significato dell'essere vivi?" – facendo la vita particolare di uno studente o di un barista o di chiunque ti accada di essere – risponderai "Non c'è un significato. Non avrebbe importanza se non esistessi affatto, o se non mi importasse di nulla. Ma sono vivo e me ne importa. Questo è tutto".

Alcuni trovano questo atteggiamento perfettamente soddisfacente. Altri lo trovano deprimente anche se inevitabile. Parte del problema è che alcuni di noi hanno l'inguaribile tendenza a prendersi molto sul serio. Vogliamo contare per noi stessi "dall'esterno". Se le nostre vite come un tutto sembrano prive di significato, allora una parte di noi è insoddisfatta – la parte che guarda sempre dietro le nostre spalle quello che stiamo facendo. Molti sforzi umani, particolarmente quelli al servizio di serie ambizioni piuttosto che soltanto del benessere e della sopravvivenza, derivano parte della loro energia da un senso di importanza – un'impressione che quello che fai non è importante solo per te, ma importante in qualche senso più ampio: importante, punto e basta. Se cerchiamo di rinunciare a questo possiamo rischiare che le nostre vele perdano il vento. Se la vita non è reale, la vita non è una garanzia, e la morte è il suo scopo, forse è ridicolo prenderci così seriamente. D'altra parte, se non possiamo evitare di prenderci così sul serio, forse dobbiamo rassegnarci a essere ridicoli. La vita può essere non solo insensata, ma assurda.

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