Nel "ciberspazio" l'umanità sta sperimentando forme originali e rivoluzionarie
di comunicazione di dati, informazioni, passioni e interessi. Questo
luogo virtuale, prodotto dall'interconnessione dei computer di tutto
il mondo, contiene una immensa memoria comune, continuamente aggiornata
e arricchita, che consente l'espansione planetaria della mente e la
nascita di una nuova cultura. A partire dalla scoperta dell'America,
alla fine del XV secolo, la rete dei collegamenti fra gli esseri umani
si è infittita incessantemente. In tempi assai recenti, la caduta
del muro di Berlino, la globalizzazione degli scambi economici e la
crescita vertiginosa di Internet ci hanno fatto compiere un passo
decisivo per l'accelerazione di questo movimento in atto da secoli.
Da una quindicina d'anni assistiamo alla nascita e all'imporsi del
ciberspazio. Questo evento ha sorpreso quasi tutti per la sua rapidità
e potenza, e probabilmente non è che l'inizio di una lunga evoluzione.
Io penso che in questo fenomeno si scorga la fioritura di un'intelligenza
collettiva del genere umano. Sono disposto ad ammettere che questa
intelligenza, meravigliosamente eterogenea e diversificata, non corrisponda
al desiderio di questo o di quello. Ma dobbiamo abbandonare per un
istante i nostri punti di vista particolari e i giudizi parziali e
prendere atto di questo dato e della sua importanza per le sorti dell'umanità.
1. Il ciberspazio.
Che cos'è il ciberspazio? Cerchiamo di definirlo sinteticamente: è
l'interconnessione fra tutti i computer del mondo. Sul piano fisico,
questa interconnessione passa principalmente per la rete telefonica.
Ora, l'interconnessione fisica fra le macchine implica, virtualmente,
la messa in comune delle informazioni immagazzinate nelle loro memorie
e il contatto fra tutti gli individui e i gruppi che si trovano davanti
ai loro schermi. Per questo motivo il ciberspazio, lungi dall'essere
soltanto una prodezza tecnica, è uno spazio di comunicazione dotato
di caratteristiche radicalmente nuove. Internet in senso proprio si
fonda su una norma di comunicazione che consente la collaborazione
fra macchine e reti disparate. Percorrendo e trasformando progressivamente
i canali telefonici, questa rete di reti non appartiene a nessuno,
non ha un bilancio centrale né un direttore in carica. La sua organizzazione
poggia sulla collaborazione fra tutti coloro che contribuiscono al
suo uso e al suo mantenimento. Se è vero che la norma tecnica oggi
in uso per Internet deriva da quella inventata negli anni Sessanta
per le esigenze della ricerca militare americana, è bene sottolineare
che la rete scaturisce dalla volontà operativa di centinaia di migliaia
di utilizzatori, di ingegneri, di ricercatori, di docenti universitari,
di studenti, di giovani del mondo intero, desiderosi di sperimentare
nuove forme di comunicazione e che spesso hanno messo il proprio lavoro
a disposizione gratuitamente per perfezionare la rete stessa. Passiamo
ora in rassegna le principali funzioni di Internet. La posta elettronica
è oggi quella che conosce il maggior successo: essa permette di scambiare
quasi istantaneamente messaggi scritti da un capo all'altro del pianeta.
Consente inoltre l'invio di documenti informatici di ogni genere:
immagini, suoni, testi, database, software... Ricordiamo che oggigiorno
è possibile acquisire un indirizzo di posta elettronica e di partecipare
a tutte le forme di comunicazione proposte da Internet senza pagare
abbonamento e senza neanche possedere un computer: basta utilizzare
un computer pubblico o quello di un ciber-caffé. Molto vicini alla
posta elettronica, le mailing list, i chat group e i gruppi di discussione
consentono a utenti sparsi ai quattro angoli della terra, ma interessati
agli stessi argomenti, di scambiarsi informazioni, di ideare progetti
e di collaborare. Oggi esistono migliaia di gruppi di discussione
su ogni argomento immaginabile. Quando inviamo un messaggio a un gruppo
di discussione, esso ha una caratteristica molto particolare: lo ricevono
tutti i suoi membri; anche le risposte al nostro messaggio saranno
lette da tutti, e così via. I messaggi vengono archiviati, così da
costituire via via una memoria del gruppo. I gruppi di discussione
formano un'immensa enciclopedia vivente, che spesso contiene veri
e propri tesori di informazione. Il trasferimento di file, poi, consente
di mettere a disposizione del pubblico, a partire da un computer detto
server (una specie di magazzino generale di dati) ogni genere di file:
film, foto, musica, testi, dati, software. Ciascuno può copiarli sul
proprio computer e farne quello che vuole. Infine, il world wide web
è forse la più nota fra le funzioni di Internet, anche se è la più
recente: risale soltanto ai primi anni Novanta. Il web permette a
chi naviga in rete di leggere direttamente sullo schermo del proprio
computer un documento multimediale situato su qualsiasi server collegato
alla rete Internet. I documenti del web, anche detti "pagine web",
sono organizzati in base alla modalità dell'ipertesto, ciò significa
che è possibile passare da una pagina all'altra "cliccando" su tasti
o parole evidenziate che appaiono sullo schermo. I documenti stampati
sono contraddistinti da un'organizzazione fisica lineare: le pagine,
numerate, si susseguono in un ordine rigoroso. Invece gli iperdocumenti
del web (comunemente noti come "siti") sono organizzati sotto forma
di una rete di informazioni che consente molteplici percorsi di lettura.
Il carattere rivoluzionario del web deriva dal fatto che esistono
dei "collegamenti ipertestuali" (quei tasti che consentono di passare
da una pagina all'altra) i quali collegano fra loro non soltanto pagine
diverse dello stesso documento, ma anche documenti diversi, indipendentemente
dalla loro ubicazione fisica. Stabilendo questi collegamenti ipertestuali,
è possibile anche passare dall'ascolto di un'emittente californiana
che trasmette in rete alla lettura di un sito dedicato a questo o
quel cantante messicano, poi al sito di un poeta spagnolo, in seguito
a un'enciclopedia sulla letteratura europea e così via, come se tutte
le musiche, tutti i testi, tutte le immagini si trovassero nella memoria
del proprio computer. Grazie al web, tutti i computer collegati fra
loro costituiscono un'unica memoria, navigabile a partire da qualsiasi
punto della rete. Esistono inoltre dei "motori di ricerca" (i siti
web più consultati) che permettono, partendo da una parola chiave,
di reperire informazioni sul web stesso e nei gruppi di discussione.
2. Tre concetti per capire la cibercultura.
Internet ha molte altre funzioni che non è il caso di descrivere in
dettaglio in questa sede. Quanto si è detto fin qui dovrebbe permettere
al lettore di cogliere tre concetti fondamentali. In primo luogo,
tutti i testi, tutte le immagini, tutti i suoni registrati fanno ormai
parte virtualmente di un unico iperdocumento planetario, accessibile
da qualsiasi punto della rete. Questo immenso iperdocumento (che probabilmente
costituisce il primo, imperfetto abbozzo di una "cultura" mondiale)
viene continuamente letto, consultato, guardato, commentato, ma anche
alimentato, accresciuto e modificato dagli "internauti". Ciascuno,
a un costo minimo, può avere una sua pagina web e contribuire così
alla tessitura di questa grande "tela" mondiale, sfuggendo alla selezione
a priori imposta dagli intermediari tradizionali, cioè editori, produttori,
addetti stampa, istituzioni scolastiche e altri. In secondo luogo,
il ciberspazio è un mezzo di comunicazione interattiva e collettiva
del tutto diverso da quello unidirezionale e isolante cui ci hanno
abituato i media classici e in particolare la televisione. Inoltre,
l'internauta non deve essere immaginato e rappresentato come un individuo
solitario, sperduto in una grande e labirintica banca dati. Al contrario,
egli è spesso accompagnato e guidato da servizi di assistenza disponibili
su Internet. E' invitato a comunicare con altre persone interessate
agli stessi argomenti, a pubblicare, a scambiare, a partecipare in
un modo o nell'altro a diversi processi di intelligenza collettiva.
Naturalmente egli può anche rifiutare di entrare in ballo e accontentarsi
di consumare informazioni spettacolari o di fare acquisti per corrispondenza.
Il terzo punto è che, considerata l'inaudita velocità e la tendenza
delle trasformazioni attualmente in corso, si può affermare senza
rischio di sbagliare che tutto ciò che in un modo o nell'altro mette
in gioco lo scambio e la trasmissione di informazioni è ormai destinato
ad attraversare il ciberspazio. Pensiamo in particolare ai media (il
telefono, i giornali, le edizioni di testi e di musiche, la radio,
la televisione, il cinema), ma anche all'informazione scientifica,
finanziaria e commerciale, alle compravendite, alle consulenze (di
natura economica, giuridica, medica o altro), alla vita associativa
e politica, all'insegnamento, ai giochi, ecc. Internet non è un medium
ma un meta-medium che sta assorbendo, trasformando e rinnovando non
soltanto i media già esistenti ma anche un gran numero di istituzioni
tradizionali, in particolar modo il mercato e la scuola. Ma attenzione!
Ciò non significa che tutto passerà per Internet. Piuttosto, il peso
crescente di Internet è destinato a cambiare tutto.
3. Crescita dell'interconnessione e nuove forme di potere.
Immaginiamo che una simulazione al computer ci permetta di visualizzare
l'avventura del genere umano sul globo terrestre, dalla sua nascita
fino all'era contemporanea. Potremmo così osservare l'apparizione
dell'uomo su una piccola zona del pianeta; la lenta, lentissima dispersione
del Paleolitico; le prime grandi concentrazioni del Neolitico; infine,
la straordinaria crescita della popolazione, dei trasporti e delle
comunicazioni che contraddistingue i secoli recenti, con l'inaudita
accelerazione di questi ultimi cinquant'anni. Come è accaduto nel
suo momento originario, ma su scala completamente diversa, oggi il
genere umano costituisce nuovamente un'unica società. Questo fenomeno
di portata antropologica è talmente recente che gran parte dei nostri
concetti, delle nostre forme culturali e delle nostre istituzioni
politiche, ereditate dai secoli precedenti, appare radicalmente inadeguata.
La connessione dell'umanità con se stessa, di cui oggi ci troviamo
a vivere i fermenti e anche le dolorose conseguenze, non comporta
automaticamente una maggiore uguaglianza fra gli uomini. Ma piuttosto
che opporsi a un movimento tecnologico e sociale irreversibile, di
lunga durata e probabilmente iscritto nel destino della specie umana,
conviene accompagnarlo per orientarlo nel senso più favorevole ai
grandi principi umanistici di libertà, uguaglianza e fraternità. L'epicentro
di questo movimento d'interconnessione di grande portata è oggi rappresentato
dal perfezionamento accelerato e dalla crescita esponenziale del ciberspazio.
Tale crescita riguarda sia il numero di computer e di server collegati,
sia la quantità e la diversità qualitativa dei gruppi umani e delle
informazioni accessibili. Come dire che bisogna assolutamente evitare
di fissarsi sull'attuale stato di sviluppo della rete, ma piuttosto
considerare la tendenza, che è chiaramente quella di un'estensione
rapida, assai più rapida di quella di qualsiasi altro sistema di comunicazione
preesistente. Pertanto, vi saranno sempre meno "esclusi". Ma in ultima
analisi la posta in gioco non è tanto il collegamento fisico (condizione
necessaria ma non sufficiente per partecipare ai nuovi processi d'intelligenza
collettiva) quanto piuttosto il tipo di utilizzo che se ne fa: passivo
e unidirezionale o dialogico e interattivo? Favorevole all'emancipazione
o creatore di nuove dipendenze? E' su questo punto che i governi,
i partiti politici, le associazioni e gli uomini di buona volontà
possono e devono intervenire. Lasciato alla sua inerzia storica, il
fenomeno di interconnessione in atto rafforza in modo del tutto naturale
la centralità, e quindi il potere, dei grandi centri intellettuali,
economici e politici già consolidati. Ma al tempo stesso viene cavalcato
- e una cosa non esclude l'altra - da movimenti sociali, reti di solidarietà,
iniziative di sviluppo, progetti pedagogici, forme mutevoli di cooperazione
e di scambio di conoscenze, di esperienze di una democrazia maggiormente
partecipativa. Di contro, il tipo di potere favorito dall'estensione
del ciberspazio non è, come risulta evidente, quello gerarchico, burocratico
o territoriale di un tempo (si pensi al crollo del blocco sovietico).
Sarà sempre più un potere che scaturisce dalla capacità di imparare
e lavorare in modo sinergico, un potere proporzionato al grado di
fiducia e riconoscimento reciproco che domina in un ambiente umano,
una centralità imperniata sulla densità, la rapidità e la diversificazione
qualitativa dei collegamenti e degli scambi. La questione del potere
(o del centro) e dell'esclusione (o della periferia) deve rinviarci
a ciò di cui siamo collettivamente capaci qui e ora, piuttosto che
ad atteggiamenti di risentimento, di rivendicazione o di animosità,
assai poco idonei a risolvere in modo duraturo qualsiasi problema.
4. L'espansione della coscienza.
Ma che rapporto c'è fra la riconnessione del genere umano con se stesso
e la globalizzazione da una parte, fra l'espansione della coscienza
e l'allargamento degli orizzonti umani dall'altra? Effettivamente,
se il movimento d'interconnessione non fosse legato a un'avanzata
della coscienza, non sarebbe un progresso. Per questo motivo, vorremmo
suggerire una tesi: che l'interconnessione è soltanto il versante
materiale dell'espansione della coscienza, e i due movimenti vanno
sempre di pari passo. Negli animali più semplici, quelli che sono
comparsi all'inizio dell'evoluzione biologica, muscoli e recettori
sensoriali sono fusi in uno stesso organo. Questi animali hanno quindi
delle reazioni immediate agli incontri che fanno nel loro ambiente,
cosicché, ad esempio, una certa variazione della concentrazione di
una data molecola provocherà direttamente una contrazione dell'organo
sensorio-motore. Negli stadi successivi dell'evoluzione, si comincia
ad assistere a una certa progressiva differenziazione tra i recettori
sensoriali e gli organi motori. E' in questo momento che cominciano
a crearsi delle reti di comunicazione fra i recettori e i muscoli.
Via via che si sale nella gerarchia della complessità degli organismi,
i neuroni intermedi si moltiplicano e la rete nervosa fra recettori
sensoriali e muscoli s'infittisce. A questo stadio, l'organismo è
già infinitamente più sensibile al suo stesso sistema di comunicazione
interna che non agli stimoli esterni. Detto in altre parole, gli organismi
dotati di un cervello particolarmente grande sono più interconnessi
con se stessi (si parla, per queste funzioni, di miliardi di miliardi
di connessioni) di quanto non lo siano con l'esterno (appena qualche
decina di migliaia di recettori sensoriali). Esiste un rapporto diretto
fra l'interconnessione di un organismo (come dire il suo grado di
sensibilità a se stesso) e la ricchezza del mondo che esso sperimenta.
Supponiamo, senza rischiare troppo di sbagliare, che il mondo di un
uccello, per esempio, brilli di più colori, echeggi di più suoni,
abbracci più spazio di quello di un'ostrica. Ora, né il colore, né
il suono, e forse neanche lo spazio (che per Kant era una forma a
priori dell'esperienza) esistono nel "mondo esterno": sono prodotti
di calcoli altamente complessi dei sistemi nervosi evoluti, che emergono
a partire da un certo grado di interconnessione. Più un essere è interconnesso
all'interno, più vasto è il suo campo d'interazione, più ricca è la
sua esperienza, insomma, più è capace di imparare (cioè di ampliare
il suo mondo), più è collegato all'esterno. Verifichiamo ora questa
legge generale sull'uomo. L'organismo umano è evidentemente il più
interconnesso dal punto di vista fisiologico, per via della complessità
del suo cervello. Si deve però inoltre affermare che anche la società
umana ha superato una soglia di interconnessione senza precedenti
nella storia della vita, avendo raggiunto lo stadio in cui la società
stessa dispone di una propria memoria. Essa si è inventata come un
collettivo capace di imparare a lungo termine, continuamente, indipendentemente
dalla morte di singoli individui, gruppi o culture. La società umana
è talmente interconnessa da riuscire a salvare su scala collettiva
e su un tempo lunghissimo l'emergere di singolarità individuali o
locali interessanti per tutti i propri membri, come ad esempio, le
"invenzioni". La vera intelligenza dell'uomo consiste nel rendere
intelligente la sua società. Essa si esprime in messaggi (destinati
ad altri), in linguaggi (che sono per natura un legame), in utensili
(passibili di trasmissione, di perfezionamento, di combinazione e
di utilizzo collettivo), in istituzioni (che concernono o organizzano
il collettivo). L'intelligenza umana lavora alla connessione: connessione
con gli altri, con il lontano, con l'aldilà, con i morti, con il passato,
con l'avvenire. Tante dimensioni che negli animali non esistono in
quanto tali. Gli animali infatti hanno una "nicchia", peraltro strettamente
delimitata, che rappresenta il complementare della loro struttura
fisica e della loro organizzazione nervosa. Frequentano soltanto certi
ambienti ben precisi, e in seno a questi hanno interazioni stereotipate
ed esclusivamente con certi elementi dell'ambiente. L'essere umano,
invece, continua sempre, all'infinito, a scoprire aspetti nuovi del
proprio ambiente. Anche quando il suo ambiente geografico è limitato,
l'uomo lo amplia in intensità e in dimensioni. Se abita nella foresta,
ad esempio, utilizza gli alberi per la costruzione, per il riscaldamento,
per la fabbricazione di utensili, per procurarsi l'abbigliamento necessario
(tessuti ricavati dalla corteccia), per la farmacopea, per il culto
(alberi sacri), per scolpire statue, per produrre strumenti musicali,
ma anche come fonte d'ispirazione poetica e via dicendo, senza limiti.
Ma c'è dell'altro: gli esseri umani allargano tanto più velocemente
e potentemente il proprio campo d'interazione quanto più sono interconnessi
fra loro. I grandi progressi dell'ominizzazione, in particolare quelli
realizzati nel Neolitico, si sono sempre verificati in stretta relazione
con un processo di concentrazione fisica (nelle città e nelle terre
coltivate) e di collegamento nel tempo e nello spazio (sistemi di
scrittura e di comunicazione). L'uomo, dunque, non vive in una nicchia,
ma in un mondo. La nicchia è fissa e complementare a una specie già
definita. Invece il mondo è in continua espansione: è illimitato.
Presenta l'altra faccia di una specie in piena crescita, l'altra faccia
dell'espansione della coscienza. Noi umani siamo i soli a vivere in
un mondo. Siamo entrati in un contatto consapevole con la terra e
il fuoco, e abbiamo inventato il vasellame di terracotta. Quest'ultimo
non era certo inscritto nei nostri geni, come non c'erano neppure
l'equitazione, la viticoltura, la metallurgia, le imbarcazioni a vela,
il carbone e le macchine a vapore, l'elettricità e la radioattività,
le onde hertziane e i satelliti artificiali, i radiotelescopi e i
microscopi, i microbi, il Dna, il Prozac e l'Lsd, la scrittura automatica,
Internet... L'evoluzione biologica espande dunque i campi d'interazione
e le capacità di apprendimento degli animali, non soltanto aumentando
la qualità assoluta delle connessioni nervose ma anche riducendo la
proporzione delle connessioni sensorio-motorie esterne rispetto alle
connessioni neuronali interne. Lo stesso vale per l'evoluzione economica
della specie umana. Le attività del settore primario (agricoltura,
attività estrattiva, caccia, pesca), cioè le attività di interazione
diretta con la natura, contano sempre meno addetti. Invece l'attività
si sposta sempre più massicciamente verso il settore dei servizi (servizi
che gli esseri umani si rendono gli uni con gli altri), delle comunicazioni,
della produzione e della gestione del sapere. Più aumenta la quota
di popolazione addetta alle connessioni interne - nel "cervello" e
nel "cuore" dell'umanità - più cresce il suo potere sull'ambiente.
Effettivamente, con l'accrescimento delle connessioni, non è tanto
lo spazio a restringersi, quanto l'essere umano a espandersi. Meno
rapporti abbiamo con il cosiddetto "reale", più estendiamo la sfera
del reale. Quanto più viaggiamo, sul pianeta o nei libri, in Internet
o nella società che ci circonda, più la nostra mente si apre. La comunicazione
fra gli uomini si sdoppia, si riflette, si moltiplica nell'interconnessione
fra le informazioni lentamente depositate nelle biblioteche, e che
oggi esplode nel ciberspazio. Ormai c'è un solo documento ipertestuale,
caratterizzato da una diversificazione e da collegamenti surreali,
come c'è una sola umanità, che sta scoprendo il "trip" di essere umani
e di mescolare le musiche antiche per meglio spaziare su quelle nuove.
La noosfera di Teilhard de Chardin diventa visibile. Essa è solo agli
inizi della sua crescita. La dialettica innescata dagli albori della
vita fra interconnessione fisiologica ed espansione della coscienza
ha ingranato una marcia più alta.
(Traduzione di Marina Astrologo)
Bibliografia dell'autore
P. Lévy, La machine universelle, Seuil, Parigi, 1987.
P. Lévy, L'idéographie dynamique, vers une imagination artificielle,
La Découverte, Parigi, 1991.
P. Lévy, Le tecnologie dell'intelligenza. L'avvenire del pensiero
nell'era dell'informatica, Synergon, Bologna, 1992.
M. Authiere, P. Lévy, Les arbres des connaissances, La Découverte,
Parigi, 1992.
P. Lévy, De la programmation considérée comme une des beaux-arts,
La Découverte, Parigi, 1992.
P. Chambate, P. Lévy (a cura di), Les nouveaux outils de la pensée,
Descartes, Parigi, 1992.
M. Authiere, P. Lévy, La comopédié, une utopie hypervisuelle, in "Culture
technique", n 24, aprile 1992, numero dedicato alle Machines à communiquer.
P. Lévy, L'intelligenza collettiva, Feltrinelli, Milano, 1996. P.
Lévy, Il virtuale, Cortina, Milano, 1997.
P. Lévy, Cybercultura, Feltrinelli, Milano, 1999.
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