Il futuro arriva subito, chi non l'ha previsto lo perde di Luigi Dell'Aglio (da Telema) |
Governi, grandi banche, imprese pubbliche e private, chiunque abbia bisogno di sapere con il massimo anticipo il probabile corso degli eventi si rivolge sempre piùspesso ai professionisti della previsione. Informazioni e analisi precise sono ormai indispensabili per prendere rapidamente qualsiasi decisione importante. Ma servono computer potentissimi e futurologi seri. Non
possiamo sfuggire al futuro (al dovere di prevederlo). "Il futuro
non è piùquello di una volta", ammonisce, con ironia
britannica, "Futures", prestigiosa rivista di previsioni scientifiche.
Piùprecipitosi sono i cambiamenti (anche tecnologici), piùin
profondità bisogna portare la ricerca, se si vuole tentare
di prevedere l'avvenire. Perché, per dirla con il filosofo
francese Gaston Berger, "piùveloce è l'automobile, piùlontano
occorre spingere i fari". In ogni caso, come aveva capito Musil, l'autore
di L'uomo senza qualità, il futuro non somiglia certo
alla traiettoria di una palla da biliardo; ma piuttosto "al percorso
di una nube o di chi se ne va bighellonando per la strada". Prima dei computer e dei sofisticati software oggi a disposizione, una previsione scientifica del futuro era arduo perfino tentarla. Il computer è indispensabile, prima di tutto perché consente di trattare rapidamente una mole spaventosa di dati (miliardi di cifre). Un Pentium, con un processore di due centimetri per tre, può eseguire 700 milioni di operazioni al secondo. Il ruolo del computer è cruciale nella raccolta e nell'elaborazione delle informazioni. Michel Godet, direttore del Laboratoire d'investigation prospective et de stratégie di Parigi, futurologo dell'economia, porta ad esempio le previsioni sul fabbisogno energetico: "Supponiamo di dover calcolare a quanto ammonterà nel 2010 questo fabbisogno. Dovremo tener conto di una quantità astronomica di dati, ricavandoli da settori molto diversi fra loro, come la politica, l'economia, l'ambiente, l'innovazione tecnologica, le risorse naturali". Senza computer, la moderna futurologia sarebbe perduta. Diceva Mac Farlane: "Per predire il futuro, bisogna possedere almeno l'80% dell'informazione necessaria per attuarlo". Ma il computer è essenziale anche perché mette a confronto diversi scenari di futuro, e suggerisce le prime valutazioni. Se vogliamo prevedere gli sviluppi di un fenomeno, dobbiamo andare alla ricerca di tutte le variabili da cui dipende. Prendiamo il traffico: dipende dal flusso delle persone che vanno al lavoro e tornano a casa, ma in certe ore di punta è caotico per altri fattori, come l'evasione di massa del venerdì e sabato sera, o la gita domenicale o le visite ai parenti. In genere, quando si fanno previsioni sull'evoluzione di un certo fenomeno, di tutte le variabili possibili si considerano solo le due o tre piùimportanti. Per guadagnare tempo. Eppure basta che s'incrocino queste due-tre variabili e salta fuori un numero elevato di possibilità. (Facciamo l'esempio preferito dal francese Fabrice Roubelat, anche lui futurologo del Laboratoire d'investigation prospective et de stratégie. Supponiamo di dover calcolare tutti i menu possibili in un ristorante in cui gli avventori possano scegliere fra tre primi, quattro secondi, tre dolci e cinque bevande diverse. Ci possiamo aspettare fino a 180 combinazioni). Ma, grazie al computer, siamo in grado di prendere in considerazione anche molte variabili (e si pensi - nota il professor Domenico De Masi, sociologo della Sapienza e futurologo di grande spicco - che, per prevedere l'aumento della popolazione mondiale, il Club di Roma ha usato solo cinque variabili). La
previsione è lo scopo piùraffinato per il quale viene
impiegato il computer. Le imprese, le università, le grandi
fondazioni, i centri di studi previsionali scelgono i loro computer
e software in base al tipo e alla quantità di dati da trattare
e alle simulazioni necessarie per confrontare fra loro scenari e modelli.
Per le previsioni piùsemplici può essere usato anche
un personal computer. Ma in genere si usano macchine potenti, dalle
workstation unix ai mainframe (soprattutto per le previsioni a livello
governativo), spiega Walter Lanzani, direttore marketing della filiale
italiana di Sas institute, un gruppo che in tutto il mondo fornisce
software a enti, governi e istituzioni sovranazionali, per consentire
le previsioni piùcomplesse. Poi
subentrano i modelli di previsione, cioè le tecniche matematiche
e statistiche per esplorare il futuro. Gli esperti non si stancano
di ripetere che il computer sforna previsioni in base ai dati immagazzinati.
Se si tratta soltanto di dati storici (cioè riferiti al passato),
sia pure in una quantità smisurata, il computer ci darà
un futuro che è mero prolungamento del passato, simile alla
famosa palla da biliardo di Musil. Certo è indispensabile sapere
come sono andate le cose nel passato, e perciò è molto
utile avere una grande massa di dati storici alle spalle. E' tutta
esperienza che serve. Ma questo approccio può rivelarsi insufficiente
e fallace. Quando
le serie storiche non bastano più, si costruiscono i modelli
macroeconomici ed entrano in scena le simulazioni. Esistono due tipi
di simulazione. La prima si chiama what-if: si cerca di capire
che cosa avverrà, se si verifica una certa circostanza; la
seconda è definita goal seeking: si punta su un obiettivo,
su un risultato finale cui si tiene a ogni costo, e ci si domanda:
"che cosa si deve fare per raggiungere questo scopo?". "La simulazione
è una tecnica che permette di confrontare fra loro possibili
scenari per stabilire quali sono le variabili interessate e quali
di queste variabili possono essere manovrate" spiega il direttore
marketing di Sas Institute. Ogni centro di studi previsionali può contare su una banca dati ma è anche collegato con gli altri centri, almeno con i piùautorevoli. Il Millennium Project, organizzato dall'Università delle Nazioni unite e coordinato da Washington, ha mobilitato, per un grande rapporto sul Duemila, duecentocinquanta tra "cervelli" e centri di studi piùprestigiosi del mondo, che perciò sono oggi, di fatto, collegati da una rete informatica e dialogano fra loro con posta elettronica via Internet. Sulla rete delle reti, i siti di futurologia spuntano ormai quasi ogni giorno. Ma bisogna saper distinguere quelli che fanno capo a istituzioni collaudate o a professionisti che godono di indiscusso credito internazionale, da quelli che mettono in scena soltanto le intuizioni (talvolta anche geniali) di dilettanti o futurologi estemporanei. Tra i siti piùcliccati, quello della World future society di Bethesda, che pubblica "The Futurist" (http://www.wfs.org/wfs/), quello della Nasa (http://www. nml.org/ Publications/T....ssments/NASA Technology Directions) e quello di Strategic futures international che ha censito praticamente tutto il vasto mondo della futurologia, elencando organizzazioni, centri universitari, singoli specialisti e convegni in programma (http://www.sfutures.com/web-Ink1.htm). La
futurologia e i suoi metodi di lavoro. Questo
stato d'animo che coglie l'umanità in cammino verso il 1¡ã
gennaio dell'anno Duemila non ha niente a che vedere con il panico
che precedette (così si dice) l'avvento del 1¡ã
gennaio dell'anno Mille. Questa volta non dilagano ossessioni millenaristiche.
A profetizzare l'imminente fine del mondo sono soltanto poche (anche
se agguerrite) sette; in particolare, alcuni movimenti religiosi Usa,
come la Chiesa universale di Dio. Eppure un quasi impercettibile brivido
di turbamento deve essere stato avvertito anche in Italia, se l'arcivescovo
di Genova, Dionigi Tettamanzi, in un affollato incontro nella chiesa
di San Lorenzo ha ritenuto opportuno confutare risolutamente, e fino
in fondo, il millenarismo, gettando in campo tutte le argomentazioni
possibili. "Prima di tutto - rileva - la tecnica del governare non potrà piùessere disgiunta da un'"etica del governare". Secondo: viviamo in una società globale e non ha piùsenso decidere in base a un'ottica essenzialmente nazionale". (Donde il classico aforisma: "uno starnuto, o anzi un battito d'ali di farfalla, ai piedi dei grattacieli di Hong Kong può scatenare un temporale a Wall Street". Fuori da ogni metafora, è cronaca della fine di ottobre; e, per parecchi giorni, ha ballato tutta la finanza mondiale. Gianni Agnelli, presidente onorario della Fiat, spiega: "Una volta c'erano le guerre, ora ci sono i cataclismi finanziari"). Bisogna perciò ragionare in termini di "raison d'humanité" e non piùdi "raison d'Etat", ammonisce il futurologo Yehezkel Dror. Ma, proprio mentre avanza la globalizzazione planetaria, per contrasto emergono spinte autonomistiche, animate da un forte rifiuto di finire nella "marmellata omogenea" di una cultura globalizzata. Sempre nuovi gruppi, fondati sull'identità etnica, tendono a riaffermare la propria indipendenza, anche politica, sulla base di radici linguistiche e culturali; insomma le culture che si sentono schiacciate si oppongono alla cultura egemone e lottano per il riconoscimento del "diritto alla differenza". L'economia può essere planetaria, la cultura no. La reazione di questi gruppi tende a sfociare nel nazionalismo, nel conflitto etnico e nel fondamentalismo religioso. Eleonora Masini ha segnalato questo trend molti anni prima che scoppiasse la guerra nell'ex-Jugoslavia. "Il nuovo concetto di pace, sottolinea, equivale a quello di società multiculturale". Perché la guerra del futuro potrà essere guerra fra razze, non piùfra classi, dice Peter Drucker. Terza
indicazione in vista del Duemila: è impossibile affrontare
il futuro, con le sue emergenze, se non s'impara a preparare meticolosamente
coloro che dovranno prendere le decisioni chiare al momento giusto;
insomma, se non si affina the capacity to govern (dal titolo
di un recente studio del Club di Roma). La
svolta degli anni Sessanta. Ma che cos'è la previsione del futuro? E' tante cose insieme. E' analisi ma è anche immaginazione. Non c'è dubbio che i futurologi debbano possedere almeno un po' di quella facoltà che, nei libri di fantascienza, si chiama pre-cog (da "precognition"). "Arte della congettura" la definiva, a ragione, Bertrand de Jouvenel, padre della futurologia europea. La previsione ha quindi una doppia anima. Del resto, l'avvenire non sta scritto da nessuna parte: futuro, afferma Eleonora Masini, vuol dire "fatti non ancora accaduti che, non essendo verificabili, rimangono fuori dalle possibilità della scienza". Dunque prevedere il futuro può essere soltanto il risultato di una complessa attitudine mentale. E' certamente congettura; ma una congettura, sottolinea la Masini, che deve utilizzare metodi scientifici, e sottoporli continuamente a rigorosa verifica critica. Analogo il concetto adoperato dal futurologo Yehezkel Dror: la previsione è un "approccio clinico" al futuro. Solo così si possono scoprire i segni indicatori di malessere, gli elementi-cardine, i "fatti portatori di futuro" come li chiamava Bertrand de Jouvenel. E con quali metodi, agevolati dal software, lavorano oggi i futurologi? Il piùusato è quello degli "scenari". Nel linguaggio comune, "scenario" è un'ipotesi, un particolare sfondo politico, economico o sociale. Ma gli studiosi di futuro non prospettano mai un solo scenario. Gli scenari futuribili sono tanti, perché tanti sono i futuri possibili, osserva ancora la Masini. Facciamo un esempio di previsione a breve gittata. Supponiamo di dover esplorare le conseguenze collegate, ogni anno, all'approvazione della legge finanziaria. Prima si raccoglie (con l'ausilio del computer) la maggiore quantità di dati sull'argomento, poi si passa a delineare un ventaglio di ipotesi. E si indica che cosa accadrà: 1) se la finanziaria viene approvata così com'è; 2) se viene modificata in senso restrittivo; 3) se diventa piùblanda; 4) se non viene approvata affatto. Se invece la previsione riguarda il flusso di immigrati extracomunitari, gli scenari potrebbero essere tre: 1) il flusso resta immutato; 2) cresce al ritmo di 50 mila unità all'anno; 3) cresce di oltre 100 mila unità all'anno. Lo studioso del futuro formula la piùampia serie di ipotesi, fra le quali chi deve decidere potrà scegliere. Michel Godet consiglia di abbinare a ogni scenario le probabilità che ha di realizzarsi. Le varie ipotesi vengono soppesate una per una e poi studiate ciascuna in relazione all'altra. Se non si realizza l'ipotesi 1, quante probabilità di realizzarsi ha l'ipotesi 2? Il calcolo sulle varie ipotesi viene fatto rispettando le leggi matematiche. "Ciò non toglie che poi l'evento che si verifica è quello al quale nessuno aveva pensato" osserva Francois-Bernard Huygues. Ma il moderno futurologo non è tenuto a "indovinare" che cosa avverrà domani; deve farci capire che cosa potrebbe accadere se si verificassero certe condizioni (what - if). "Per
non finire in analisi da osteria", spiega Godet, "ci vuole una riflessione
collettiva molto profonda; e piùsi è numerosi a riflettere,
meglio è". Sulla consultazione di folti gruppi di esperti si
fonda un altro metodo molto usato, il Delphi. In questo caso, gli
scenari possibili scaturiscono dal confronto tra i pareri di molti
"cervelli", i quali non sanno di essere coinvolti insieme nella stessa
indagine. Il
futuro: semplice proiezione del presente? Certo un'esplorazione nel futuro prossimo, una carrellata sulle conquiste tecnologiche, e perfino sui gadget, è molto piùfacile di previsioni complesse che abbraccino tutti i cambiamenti, anche profondi, della società. Perciò i mass media preferiscono abbandonarsi alla descrizione dello sfolgorante domani dei comfort. Oppure si avventurano nel dopodomani dell'umanità, ma con previsioni che possono legittimamente contenere una certa dose di fantascienza. Colonizzazione del cosmo; lunghi viaggi spaziali con astronauti ibernati; computer comandati direttamente dal pensiero; chip da un milione di miliardi di bit; microchip impiantati nel cervello umano, per potenziarne le capacità: il super-cervello, fatto di silicio e di neuroni, previsto dal futurologo inglese Ian Pearson, che permetterà di trasferire un'incredibile massa di informazioni direttamente dalla macchina all'uomo e di raggiungere, per via elettronica, tutte le emozioni, compreso il piacere sessuale. Al dopodomani della tecnologia appartiene anche la tv olografica: vedremo la sciatrice, in tre dimensioni, fare lo slalom al centro del nostro soggiorno. Mentre il guru Usa della tecnologia, Eric Drexler, annuncia che tra qualche decennio potrebbero circolare le prime auto prodotte "per combinazione di molecole". Ma gli scenari fantascientifici o quasi non sono né sicuramente attendibili né troppo vicini e allora, per sapere qualcosa del futuro, è il caso di ripiegare sulle previsioni di breve periodo. Il futuro che bussa alla porta ha l'aria sbarazzina di Solar Baby, l'auto che sembra un giocattolo gigante, va a batterie e a energia solare e sarà il taxi preferito nei paesi caldi (per produrla, c'è già una joint venture anglo-indiana). Stephen Millet, direttore del Battelle program, rivela che per il prossimo decennio l'avvenire è dell'auto "ibrida", una vettura che può azionare piùmotori: va a benzina, a gas, a elettricità e a energia solare. Il conducente attiva l'uno o l'altro dei vari motori, a seconda del tipo di zona che deve attraversare (centro storico, periferia urbana o aperta campagna). Tra le auto dell'avvenire, c'è anche quella disegnata in California da Minho Joo, che non solo non emette gas di scarico ma addirittura "mangia" lo smog già ristagnante nell'aria. Molte di queste novità sono la generazione successiva di tecnologie in uso oggi. E' il caso del computer personalizzato: spedisce e riceve dati a velocità quarantacinque volte maggiori delle attuali, e inoltre riconosce voci, volti, impara le nostre esigenze professionali ma anche i nostri gusti alimentari, la musica e i film che preferiamo. Ordina la spesa per noi, scova nei vari negozi la merce migliore al prezzo piùbasso. Ci domanda: "Vuole latte e pane integrale, a colazione?" (Li troveremo, l'indomani mattina, davanti alla porta). Ci suggerisce i percorsi alternativi in auto. Parla con la voce naturale degli esseri umani. E può arrivare a interpretare gesti e movimenti del corpo, anzi il nostro umore; a capire quello che ci passa per la testa, preannuncia il futurologo inglese Ian Pearson. Le ricerche compiute dal Media Lab di Nicholas Negroponte, presso il Massachusetts institute of technology, aprono la strada alla prospettiva di questa simbiosi uomo-macchina. Alla fine del decennio, nel 2006, i sistemi esperti (cioè i software che imparano direttamente dalla propria esperienza) potrebbero cominciare a competere con gli umani. Il
"futuro in diretta" è anche uno zoom sui metodi sempre piùefficaci
per combattere le malattie. Donne e uomini del 2000 andranno in giro
con la scheda genetica in tasca: una carta sanitaria che indica tutte
le predisposizioni ad ammalarsi ricavate dalla lettura del Dna. In
base alla scheda genetica, che cosa ci prescriverà il medico?
I genetaceuticals, naturalmente; impronunciabile termine, derivato
da genetic e pharmaceutical, perché le pillole
del futuro nasceranno dal matrimonio tra ricerca genetica e industria
farmaceutica. Ma il primo fronte della difesa quotidiana della salute
passerà fra le mura domestiche. In casa, dice il rapporto Battelle,
per garantire ogni giorno a tutta la famiglia un affidabile check-up
di base, saranno installati gli apparecchi essenziali per l'analisi
del respiro e dell'urina (e, al riguardo, non mancano le battute sarcastiche). Viene
invece accettata universalmente l'applicazione estesa di computer
e robot nel campo della salute: potranno sostituire il medico, sia
nella chirurgia sia in molti compiti di routine. Ci consiglieranno
programmi di ginnastica, diete e nuovi stili di vita. Negli ospedali
verranno impiantate le prime protesi bioniche e si praticherà
la stimolazione di muscoli ormai privi di nervi. Per le trasfusioni
si comincerà a impiegare sangue artificiale. Saranno
dieci anni, i prossimi, sotto le ali della pace? Scontri tra eserciti
ma anche tafferugli tra polizia e dimostranti risulteranno molto meno
cruenti, se si fanno strada le "armi non letali" proposte da Alvin
e Heidi Toffler e già usate dalla polizia a Los Angeles e dal
contingente Usa in Bosnia. (Dalle "sponge grenade", granate spugna
che, quando colpiscono, fanno cadere a terra e non feriscono né
uccidono alla pistola che dà una scarica elettrica e alle "bolas"
che immobilizzano). Lo
scenario delle meraviglie tecnologiche è tutto il nostro futuro?
No, quello scenario, in fondo abbastanza prevedibile, racchiude scoperte
grandi e piccole, utilissime o quasi pleonastiche. E' un complesso
di previsioni che non comporta troppe difficoltà nella ricerca.
Inoltre non tutte le previsioni tecnologiche sono così essenziali
da precipitarci nell'angoscia se, improvvisamente, le avvolge una
cortina di incertezza. Certo, non sappiamo quando sarà effettivamente
debellato il cancro; inoltre attendiamo non senza inquietudine gli
sviluppi delle manipolazioni genetiche (nella speranza che i nostri
nipoti non si ritrovino in quello che il Nobel Renato Dulbecco chiama
"il regno di Clonia"). L'umanità segue con ansia le grandi
ricerche su tumori e Aids ma non è trepidante se ignora quando
entrerà in commercio l'Iki-Iki sensor giapponese, piccolo apparecchio
che controlla se l'alito è gradevole. |