NUOVE IDEE / ESPERIENZE PER L'EVO IMMATERIALE
Il mondo è pieno di idee nuove e di sperimentazioni rivoluzionarie. Qui cerchiamo di presentarne alcune. Segnalaci quelle di cui sei a conoscenza.

Fare a meno del denaro? Con la REL si può (Daniele Barbieri) / Torna a Nuove Economie

Sette ore e uno, sette ore e due, sette ore e tre". Il battitore, con tunica azzurra, assegna le tagliatelle, fatte a mano con uova fresche provenienti da un allevamento biologico. Si era partiti da una valutazione bassa, ma le offerte, di mezz’ora in mezz’ora, hanno fatto salire il prezzo. Non siete caduti dentro il sogno di qualche orologiaio-poeta o nelle reminiscenze del marxiano valore d’uso, ma vi trovate a una delle aste del tempo di Reggio Emilia. Vecchie borse e termostati, arnesi da roccia e taglia-erba: alla Rel (Rete di economia locale) di Reggio Emilia si vende di tutto ma si paga solo in ore. E chi lo desidera può presentare se stesso (o la sua offerta) con una scenetta o nel modo che ritiene più idoneo. L’asta del tempo è uno dei momenti ludici in cui i circa ottanta soci relisti reggiani si incontrano. Ancor più spesso si telefonano, soprattutto dopo aver ricevuto il bimestrale Cerca trova o il foglio quindicinale Cosa c’è di nuovo. Qui, infatti, Simone scopre che Lylia fa corsi di cucina e Fabio restaura mobili, proprio ciò che stava cercando. Simone però non può scambiare le sue ore direttamente con loro due - sarebbe il modo più semplice - perché la sua offerta (fisioterapia) - non interessa. Si rivolge allora a Cinzia o Giannina, coordinatrici della Rel, in modo che attraverso un piccolo giro di contabilizzazione (per esempio lavoretti di sartoria, baby-sitteraggio, consulenze legali, lezioni di informatica) qualcuno pagherà a Lylia e Fabio i suoi tempo-debiti. Bisogni soddisfatti senza denaro: possibile? Guadagnare sempre di più "Per molti, accumulare ricchezza - riflette Cinzia Melograno - è diventato il fine ultimo dell’agire. Da unità di misura per gli scambi, il denaro si è trasformato nell’obiettivo del vivere, causa d’affanno e motivo d’insoddisfazione. Lavoriamo per guadagnare di più, con l’illusione di poter appagare i nostri bisogni, ma in questo modo non facciamo altro che diventare prigionieri di una spirale che lentamente soffoca la nostra vita. L’idea della Rel, nasce dal desiderio di ribaltare questa logica e dal bisogno di riempire d’amore il proprio lavoro e il rapporto che attraverso esso abbiamo con le persone. Anche se questo significa scegliere un lavoro meno retribuito, ma più soddisfacente". Avete sentito volare una bestemmia? Nella società dei rapporti mercenari e mercificanti e dell’informazione che canta solo i fasti della Borsa, l’incontro tra un reggiano tipo - doppio lavoro e consumi sfrenati - con un relista può somigliare al dialogo (rubiamo la battuta a Benigni) tra un faraone e un terzino della Sampdoria: all’inizio non sembra possibile intendersi perché si è sempre vissuti in due mondi diversi. Per il senso comune, se qualcuno dice che bisogna "migliorare la qualità della vita" va tutto bene perché la frase è vaga, dunque potrebbe anche tradursi nell’avere due automobili in più per famiglia. Se però il relista Luca ha lasciato il lavoro in banca (o Misiano quello impiegatizio) perché pensa di "vivere meglio guadagnando meno..." è pazzo, no?

La prima Rel in Italia
Di una rete di economia locale si comincia a parlare fra i soci di Mag 6 di Reggio Emilia, nel ‘96 quando Loredana Ruvolo torna dall’Australia entusiasta delll’esperienza del Local Exchange Trading System (Lets) di Katoomba, piccola cittadina nei pressi di Sydney . Di che si tratta? I Lets Sono zone in cui si recuperano antiche forme di scambio di merci o servizi senza la mediazione del denaro. Assai diffusi in Inghilterra, Usa e Canada, i Lets hanno "cugini", ovvero esperienze in qualche modo paragonabili, in Francia, Germania e molti altri paesi. "Ragionando insieme, abbiamo subito avvertito una fondamentale differenza fra il contesto sociale ed economico dove sono nati i Lets e la realtà emiliana: lì siamo in una economia depressa, con forte disoccupazione e spesso in contesti rurali, mentre il reggiano è ricco, sviluppato, con tradizione doppio-lavorista", così Giannina e Cinzia riassumono una discussione lunga e complessa. Proprio mentre a Reggio si cominciano a porre le basi della prima Rete italiana di economia locale (siamo nel ‘97), in varie parti d’Italia spuntano le banche del Tempo, esperienze vicine, ma non identiche alle Rel. "Mi sembra - spiega Cinzia - che caratteristica comune a entrambe le esperienze sia quella di mettere a disposizione il tempo libero, socializzandolo, non più nell’ottica del volontariato (qualcuno da e qualcuno riceve), ma dello scambio. Ma a differenza delle Banche del Tempo, la Rel non si rivolge solo a chi ha tempo libero (pensionati, casalinghe, ecc.), ma anche a coloro che di tempo libero non ne hanno e che anzi desiderano liberarlo, sperimentando un’economia non solo monetaria". Vi sentite più avanti? "Non è questo il problema. Anche la semplice idea di socializzare il proprio tempo libero è molto interessante, favorisce nuove relazioni, aiuta a ripensare i ruoli e il rapporto con una società che produce merci senza guardare più alle persone. E comunque vi sono alcune Banche del Tempo che si muovono su una strada molto simile a quella della Rel". "Solo su un punto siamo davvero critici - sottolinea Giannina - ovvero sulla scelta fatta da qualche Banca del Tempo d’inserire nel suo statuto il divieto di scambiare attività professionali; è una specie di trionfo del mercato, lontano mille miglia dal nostro modo di pensare e dalla stessa tradizione dei Lets inglesi e americani al cui interno è possibile non solo usurfruire di prestazioni professionali (medici, avvocati, architetti), ma addirittura andare al ristorante o fare acquisti in un negozio".

Contabilizzare il tempo
C’è davvero bisogno di coordinatori e di una struttura, relativamente complessa, con emissione di assegni e contabilizzazione delle transazioni? "Dipende dai luoghi e dalle situazioni - è il pensiero di Cinzia - in alcuni contesti, come il gruppo Le vicine di casa di Mestre, esiste una pratica consolidata di conoscenza, comunicazione, buon vicinato e persino di agire collettivo; dunque tutto può restare informale. Il tessuto di Reggio è invece poco comunicativo". In ogni caso l’unità di misura è egualitaria, non meritocratica; per dirla terra-terra: ogni prestazione vale la quantità di tempo usata. Ma se nella Rel qualcuno "ci marcia", ovvero prende senza dare oppure si fa pagare più ore di quel che pare lecito? "Noi cerchiamo di far chiarezza tra le persone; se non basta, il Consiglio di gestione sceglie un mediatore. In realtà, fino ad oggi non abbiamo avuto alcun vero contenzioso". La nascita ufficiale della Rel è all’inizio del ‘97: in tre anni solo rose e fiori? "Ovviamente no: in molti e molte l’idea di rapporti non mediati attraverso il denaro suscita quasi un blocco psicologico" spiega Giannina. Ma non è così facile "In questi due anni di esperienza - confessa Cinzia - abbiamo constatato, quanto sia difficile praticare nel concreto un’economia non monetaria. Anche se intuiamo che questa è la strada più giusta dal punto di vista etico, non è facile utilizzare la rete di scambio per i consumi quotidiani. Specialmente in città come Reggio Emilia, dove i soldi girano ed è sicuramente meno impegnativo acquistare un servizio anziché rivolgersi alla rete. Credo che l’esperienza delle Rel possa dare risultati ancora più interessanti nelle zone economicamente più svantaggiate, dove certo non mancano creatività e competenze. Penso al nostro sud, o a zone di povertà delle grandi città, dove i livelli di disoccupazione sono altissimi e molti giovani non sanno come trascorrere le loro giornate. Certo le Rel non possono essere l’unica risposta al problema dello sviluppo economico delle aree depresse, però credo che possano essere di grande aiuto, sia in termini economici (potremo rispondere comunque a molti bisogni, non a tutti, anche senza avere denaro) che sociali (saremo meno soli e potremo contare sull’aiuto della comunità in cui viviamo)". In crescita, ma non troppo Queste difficoltà spiegano perché in tre anni d’attività, dagli iniziali ottanta, i soci Rel sono passati a ottantacinque, con una trentina di abbandoni e l’ingresso di nuovi soci (per lo più giovani). Ora l’identikit del relista medio è un 35/40 enne, con una quasi assoluta sex-balance (interessante differenza con molte Banche del Tempo a predominanza femminile), con esperienze, competenze e saperi assai diversificati. "All’inizio sembra più facile per chi, operaio o artigiano, ha capacità manuali da scambiare. Ma poi si scopre che ognuno di noi sa o può imparare qualcosa d’interessante e utile per gli altri". E tu Cinzia cosa scambi? "Chiedo massaggi e taglio di capelli, vorrei imparare a cucire e utilizzare le erbe, mi interessano lezioni si shiatsu e aiuto in piccoli lavori di manutenzione domestica. Io mi offro per accompagnare gruppi in montagna, eseguire depilazioni con ceretta al miele (finora il mio maggior successo) o per dare una mano nell’orto e in altre attività manuali, ma sono anche brava nelle questioni organizzative".

Rel c/o Mag 6, via Vittorangeli 7/c-d, 42100 Reggio Emilia tel 0522 454832. E-mail: mag6@comune.re.it Assem - Sistema di Reciprocità indiretta, rete di comunità locali in Puglia, Martano (Le) tel 0836 575772 (sig. Pantaleo)

Come si fa (Cinzia Melograno)
La Rete di economia locale, versione italiana dei sistemi di scambio locale anglosassoni, non è un modello rigido da seguire in maniera acritica, ma un’esperienza in continua trasformazione che per aver senso deve essere pronta a modificarsi, secondo i bisogni e le esigenze della realtà locale. La scommessa è tenere insieme il fare con l’elaborazione; darsi il tempo per verificare l’aderenza del progetto; essere pronti a cambiare, correggere e sperimentare senza cadere nella trappola della fretta e del dover fare. Alcune realtà di Banche del Tempo, ma anche molte cooperative sociali e associazioni, smarrendo il senso dell’origine, si sono trasformate o corrono il rischio di trasformarsi in strutture di aggregazione di manodopera a basso costo che l’Ente Pubblico usa a suo piacimento, spesso temporaneamente e strumentalmente. La Rel di Reggio Emilia, costituita più di due anni fa, continua a modificarsi attraverso il confronto tutt’altro che scontato e lineare tra la nostra idea e la realtà, con l’ingresso di nuovi soci e l’equilibrismo tra la disponibilità al cambiamento e l’essere aderenti all’origine. Ma, pur con continue mediazioni, la scommessa resta quella di creare un’esperienza significativa di economia solidale, un obiettivo che perseguiamo seguendo alcuni semplici principi: 1. Mettere in relazione i bisogni con le risorse disponibili. Attraverso la stampa di Cerca/Trova e di Che cosa c’è di nuovo facciamo incontrare la domanda con l’offerta. I soci e le socie ricevono a casa queste pubblicazioni e chiamano direttamente chi all’interno della rete può soddisfare i loro bisogni. Lo scambio viene contabilizzato attraverso un assegno espresso in tempo, che darà luogo ad un estratto conto personale di crediti e debiti in tempo. Tutte le transazioni si basano sul principio concordato che un’ora vale un’ora, indipendentemente dalla prestazione scambiata. Ed è interessante sottolineare come in questo sistema l’accezione del debito è assolutamente positiva, a differenza del mondo in cui viviamo, perché senza richiesta che produce debito per chi chiede, ma crediti per chi offre, la rete di scambio non funzionerebbe. 2. Massimizzare l’impiego di risorse locali, sia umane che materiali. Insita nell’idea della Rete dell’economia locale è l’attenzione all’impatto ambientale dei gesti quotidiani. La vicinanza territoriale, caratteristica di una rete di questo tipo, evidenzia risorse locali che non necessitano ad esempio di lunghi e costosi trasporti. Inoltre gli scambi basati soprattutto sul lavoro umano evitano pesanti investimenti tecnologici ad alto capitale ed alto costo ambientale e sociale.