Sulla cresta dell'onda -
Il mare, i1 navigare, l'equipaggio, stare sulla stessa barca, un'avventura umana.
Carlo Scovino (Co-responsabile Riabilitazione/Risocializzazione UOP 55 - Educatore Professionale in servizio c/o CPS zona 4 - viale Puglie, 33 DSM AO Fatebenefratelli - Mi)
Ines Marroccoli (Coordinatrice Infermieristica CPS Zona 4 viale Puglie, 33 DSM AO Fatebenefratelli - Mi)

PREMESSA
Proporre progetti innovativi e buone pratiche è una modalità operativa che ormai molti servizi stanno mettendo a punto ma quello che noi volevamo realizzare andava ben oltre. Volevamo viaggiare ...
L'idea di questo progetto, o meglio sarebbe definirla avventura umana, appare nel nostro Cps nel 2008 quando giunge nel nostro servizio il notiziario di Clubltaca (un servizio del privato sociale rivolto a persone con una storia di disagio psichico e con la finalità di sostenerle nello sviluppo della propria autonomia sodale e professionale) dove compare un articolo sul Brigantino Nave Italia - sul quale si erano imbarcati alcuni soci del Club.
Nella seconda decade di luglio 2009 un membro dello staff di Club Itaca mi contatta per verificare la disponibilità del Cps di Zona 4 a partecipare al loro prossimo imbarco sul brigantino, nella prima decade di settembre. Tale richiesta ci è giunta dopo che alcuni soci, per svariati motivi, avevano deciso non partire e si erano liberati 8/10 posti. Così in brevissimo tempo abbiamo cercato di costruire un gruppo che potesse beneficiare di quella specifica esperienza. Sono stati individuati 3 utenti (3 donne e 3 uomini) accompagnati da un educatore prof.le e dalla coord. Infermieristica.
In settembre sono saliti a bordo di Nave Italia 4 soci di Club Itaca, 2 membri dello staff, 2 operatori e 6 utenti del Cps.
L'assenza di tempo per pensare ad una metodologia, ad un percorso da costruire, ad un modo per valutare i risultati, ecc. ci ha un po' penalizzato ma al contempo ci ha fatto comprendere la significatività di una tale esperienza e | suo valore in termini pedagogici, educativi ed umani. L'esperienza vissuta a bordo era stata una bella un'avventura umana dove si poteva guardare l'altro al di là della sua patologia e oltre la sua storia psichiatrica. L'altro si riappropriava del suo nome e della sua dignità riconosciuta anche dai membri dell'equipaggio della Marina Militare che aveva il comando del brigantino.
Quest'esperienza ci ha stimolato a ideare un progetto nostro e al rientro a Milano abbiamo chiesto, e ottenuto, al Direttore del nostro Dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze prof. Claudio Mencacci (che è anche il direttore scientifico del progetto) l'autorizzazione a partecipare al bandodi selezione per la campagna imbarchi 2010 coinvolgendo anche II Cps di zona 3 di via Settembrini, 32.
Il progetto nella sua interezza (attività pre-imbarco e imbarco vero e proprio) ha l'obiettivo di aumentare il livello di autostima dei partecipanti, sviluppare capacità di coping e migliorare la capacità di recovery (non soltanto un'eventuale guarigione ma il recupero di una condizione di benessere). Attraverso la strutturazione di un percorso progettuale condiviso si è inteso promuovere quelle abilità/competenze relazionali, che la malattia mentale sembra aver messo da parte, di prossimità e di mutualità al di fuori del contesto più propriamente istituzionale.
Inoltre si intende "far parlare" i cittadini utenti che utilizzano i servizi psichiatrici e fornire un'immagine della salute mentale positiva e sorridente.
In corso d'opera abbiamo "scoperto" che già da alcuni anni altri enti/associazioni avevano utilizzato il mare e il navigare come avventura umana dove potersi sperimentare e dove il lavoro di gruppo risultava essere fondamentale (per es. "matti per la vela" di Genova, Mareaperto di Roma, "liberi tutti" della Versilia, ecc.) per la riuscita del progetto.
Noi crediamo che questo progetto si inserisca in quel filone metodologico di psichiatria sodale che ha ricollocato l'utente aH'interno della sua società/comunità d'appartenenza restituendogli la sua socialità e il suo diritto alla socializzazione.
L'esperienza sul brigantino è stata possibile grazie alla Fondazione onlus Tender To Nave Italia, costituita da Yacht Club Italiano e Marina Militare per promuovere il mare e la navigazione come strumenti di educazione, formazione, abilitazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia. I beneficiari sono associazioni non profit, onlus, enti pubblici o privati, scuole, ospedali, servizi sociali, aziende pubbliche o private che promuovano azioni inclusive verso i propri utenti/assistiti e le loro famiglie.
Per realizzare la propria mission la Fondazione mette a disposizione un grande veliero armato a brigantino-goletta condotto da un equipaggio della Marina Militare, quale strumento principale per realizzare una metodologia educativa straordinaria per efficacia, capacità di incidere sui processi formativi, abilitativi, riabilitativi, dedicati a bambini, ragazzi, adulti, anziani in situazioni diverse di disagio fisico, psichico, familiare o sociale.
Ogni stagione vengono accolti dai 20 ai 30 progetti e quelli presentati vengono valutati in base ad una pluralità di criteri che comprendono, tra gli altri: chiarezza e coerenza metodologica, originalità e fantasia, ricaduta culturale territoriale, flessibilità.

RECLUTAMENTO DEGLI UTENTI

Appena ci hanno comunicato che il nostro progetto era tra quelli selezionati abbiamo iniziato a pensare quali persone potevano essere interessate ad una simile esperienza. L'unica indicazione obbligatoria - stabilita a priori dal capo progetto - è stata che i pazienti fossero in carico agli operatori che poi si sarebbero effettivamente imbarcati.
La fascia d'età interessata è stata 38/70 anni equamente suddivisi per genere (4 donne 3 uomini). Inoltre si è stabilito che non fossero presenti disabilità motorie, l'assenza di una sintomatologia attiva, un buon stato di compenso psicopatologico almeno negli ultimi due anni e la partecipazione a precedenti percorsi gruppali realizzati dai CPS. Nel complesso i beneficiari sono stati 7 persone, 3 educatori prof.li, 1 coord.infermieristica, 1 tirocinante del Corso di Laurea in Educazione Professionale dell'Univ. degli studi di Milano. La "storia" psichiatrica dei partecipanti è di circa una decina di anni, tranne una delle 4 donne che ha una "storia" molto più lunga.
Prima dell'imbarco sono stati effettuati incontri monomensili di avvicinamento all'acqua, di costruzione del clima e di costituzione del gruppo che hanno comportato un notevole impiego di energie (individuare le date e gli orari, i luoghi, ecc.) anche perché il progetto nella sua interezza ha subito molti cambiamenti (da parte della Fondazione e da parte nostra, per cause non imputabili direttamente agli organizzatori, ecc.). Nel frattempo eravamo comunque impegnati nelle attività di routine del CPS oltre che nel gestire le urgenze ed emergenze. Quasi all'inizio un utente del CPS di zona 3 si è praticamente autoescluso (per ragioni non direttamente imputabili allo stesso ma a cause esterne).
A metà percorso una delle utenti del CPS di Zona 4 ha formalizzato la sua decisione di non voler partecipare all'imbarco - pur esprimendo il desiderio di voler continuare a partecipare alle attività pre-imbarco - motivando la sua scelta con l'incapacità di riuscire a governare un'esperienza così significativa (in aggiunta alla ricomparsa di una sintomatologia depressiva, all'attesa di un inserimento lavorativo part-time che tardava a venire, all'inserimento in un Centro Diurno di un'Associazione del privato sociale, ecc.).
Agli inizi di marzo una socia di Club Itaca ha chiesto di poter partecipare all'imbarco. Dopo aver ottemperato le necessarie procedure formali (copertura assicurativa, ecc.) si è deciso di accogliere la richiesta. Ci pare importante sottolineare che la socia in questione aveva già partecipato a due precedenti imbarchi con Nave Italia.

STRUMENTO DI VALUTAZIONE
Appena ci hanno comunicato che il nostro Progetto "Sulla cresta dell'ondaf era tra i 27 selezionati - fine gennaio 2010 - si è posto il problema di mettere a punto uno strumento di valutazione (prima, durante e dopo) che potesse rappresentare con una certa oggettività l'impatto dell'iniziativa sia per la Fondazione Nave Italia, sia per i 2 cps coinvolti.
Il comitato scientifico della Fondazione aveva elaborato un test di valutazione dell'autostima (TMA) che non poteva essere implementato da parte nostra per svariate ragioni (i nostri utenti superavano di gran lunga l'età anagrafica indicata, molte aree di nostro interesse erano escluse, ecc.) e allora per poterci dare un possibile strumento di valutazione/misurazione - oltre all'osservazione e ai colloqui - abbiamo messo a punto una griglia d'osservazione che potesse rispondere all'aree che avevamo in mente di monitorare durante tutte fasi di realizzazione del Progetto. Si tratta di una griglia d'osservazione declinata sulle tre aree pedagogiche indicate dalle letteratura: sapere, saper fare, saper essere. In itinere ci siamo accorti che tale strumento andava perfezionato ma in corso d'opera diventava troppo complesso modificarne le linee oltre che inopportuno.
"Sulla cresta dell'onda" doveva e voleva essere un progetto non terapeutico - riabilitativo tout court ma un'esperienza educativa dove la malattia non fosse misconosciuta o peggio ancora negata, né tantomeno i nostri ruoli, ma dove la storia psichiatrica delle persone non fosse l'elemento dirimente che faceva indirizzare troppo il nostro sguardo sul versante patologico. (Ri)partire dalla soggettività, provando a non lasciarsi imprigionare da uno specifico orientamento, e proporre una comprensione della persona nel suo essere peculiare, nel suo essere umano descrivendo le fondamentali direzioni originarie di questo essere (Binswanger 1970, p. 266). La modalità esistenziale di un soggetto è determinata da quella relazione che lo definisce persona quotidianamente e storicamente: questa relazione promuove trasformazioni esistenziali.
La persona che presenta un disagio psichico è alienata proprio in quanto è "costretta ad essere": il suo progetto di mondo, e quindi sé, si spiega in un orizzonte ristretto, secondo modalità rigide e spesso univoche. La sua esistenza è povera, non potendosi dispiegare in un rapporto che la lasci "venire ad essere" e "sempre presa per qualche parte", fissata oggettivata, all'interno di relazioni lontane dalla reciprocità (Cargnello, 1966).
Assumere uno sguardo educativo pi ha consentito di ricollocare la malattia nella sfera dell'esistenza, considerandola come un modo di essere nel mondo e dotata di un proprio senso e all'interno di un processo di costante progettazione del mondo e di sé nel mondo.
La malattia allora è esistenza concreta, di fatto non esiste che l'uomo: non è un caso da osservare, da classificare, di cui diagnosticare una malattia. E' un uomo che vive in un mondo e in un sé che allontanano e che spesso respingono per l'estraneità e per l'illogicità con cui si manifestano azioni e relazioni. E' comunque un uomo che, se per un verso è vissuto dalle forze e dalle calamità della vita, d'altro canto le può determinare come proprio destino. E' un uomo che per quanto malato non potrà mai perdere la sua umanità. Sulla nave ci interessava guardare e farci guardare con uno sguardo diverso, in un luogo altro, a contatto con l'elemento liquido dell'acqua e con un equipaggio di persone che aveva le proprie rappresentazioni mentali della salute mentale e di coloro che ne soffrono.
Le griglie di osservazione sono state redatte durante tutte le attività pre-imbarco, da marzo a maggio 2010.
Dopo circa 10 gg dalla conclusione del progetto è stato effettuato un incontro di prima verifica con tutti gli utenti partecipanti e in quella sede oltre a raccogliere i feedback sull'esperienza nel suo complesso (prima e durante) si è individuato uno strumento condiviso - il portfolio - che potesse consentire di raccogliere e organizzare le emozioni, i materiali, ecc. di quest'avventura.
Il portfolio è strumento di documentazione che implica una scelta, una selezione di materiali che possono essere rappresentativi di elementi della "storia" del soggetto, è una forma di "memoria storica personale" che consente al soggetto di ricostruire in "prima persona" I' esperienza, di rievocare i passaggi più significativi per se stesso e il gruppo di cui ha fatto parte.
Il gruppo ha deciso di utilizzare il quadretto dei nodi (costruito a bordo) come elemento polarizzatore individuale delle emozioni provate (es. la collaborazione di tutto il gruppo e il coinvolgimento di molti dell'equipaggio nella costruzione dei nodi).
Dopo un articolato lavorato di decodifica delle griglie di osservazione è emerso che metà del gruppo dei partecipanti ha dimostrato un ottimo livello di conoscenza di tutte le fasi del progetto e ottime capacità nel fornire contributi personali e di partecipazione operazionale. Nell'area del saper essere è emerso che metà del gruppo dei partecipanti ha sviluppato buone capacità relazionali.

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Nella seconda decade di settembre è stato programmato un incontro per proseguire il lavoro di follow up dell'esperienza. Al quadretto dei nodi si sono aggiunte delle fotografie e dei brevi scritti che descrivevano l'esperienza nel suo complesso. Qualcuno ha evidenziato solo alcuni momenti significativi vissuti a bordo ma che a distanza di 3 mesi erano ancora vividi.

ATTIVITÀ' PRE-IMBARCO
Si è trattato di incontri monomensili per costituire il gruppo, costruire un buon clima di fiducia e avvicinarsi all'elemento acqua (Acquario Civico, gita in treno a Como + navigazione in battello fino a Varenna, incontro con delegato di Legambiente sulla flora e la fauna marina dell'area marina che avremmo attraversato, navigazione sul Naviglio fino alle conche vinciane, simulazione d'imbarco)
La partecipazione alle iniziative pre-imbarco era necessaria e obbligatoria per tutti, perché questo ci avrebbe consentito di giungere alla partenza pronti ed accessoriati per affrontare il viaggio, bello ma impegnativo. Era prevista una sola assenza ed era assolutamente obbligatorio partecipare alla simulazione di imbarco.
Durante questi incontri si misurava la capacità di tenuta di tutto il gruppo, l'attenzione, la partecipazione, la fiducia. Sapevamo per esperienza che stare tutti sulla stessa barca in mare significava adeguarsi a nuovi spazi, nuovi ritmi e agli ordini di un comandante, che nel nostro caso era un effettivo della Marina Militare.

A BORDO
Ci siamo imbarcati a La Spezia martedì 8 giugno e siamo sbarcati nello stesso porto sabato 12 giugno 2010. Le condizioni metereologiche sono state buone per tutta la durata della navigazione: abbiamo fatto sosta a Porto Azzurro e successivamente nell'area del Golfo di Baratti. Le giornate erano scandite sin dalle 7,00 del mattino. A mò di esempio si cita il programma di una giornata tipo: 7,30 sveglia (alle 7,00 per coloro che erano di turno per la colazione) e colazione fino alle 8,15. Breve assemblea con il secondo comandante e poi suddivisione per micro gruppi di lavoro per la pulizia del ponte, degli spazi comuni, delle cabine, per sparecchiare, lavare le tazze. Dalle 10,30 alle 12,00 attività (laboratorio di nodi, costruzione di un segnavento, ecc.). Nel frattempo due persone erano già andate in cucina a supportare i due cuochi nella preparazione del pranzo. Alle 12,10 altre due persone erano impegnate ad apparecchiare. Alle 12,30 pranzo tutti insieme e alle 13,30 turni di sparecchiamento, lavaggio piatti e stoviglie.
Riposo pomeridiano fino alle 16,00 e mezz'ora dopo merenda. Dalle 17,00 alle 18,00 attività (attività di pesca con la canna, bagno, salita al primo pennone) e dalle 18,10 alle 19,00 programma step a cura del nostromo. Nel frattempo 2 persone si erano recate in cucina per supportare i due cuochi nella preparazione della cena.
Alle 19,15 altre due persone Iniziavano ad apparecchiare, dalle 19,30 alle 20.30 cena tutti insieme e a seguire turni per sparecchiare e lavaggio.
Dalle 21,15 alle 22,15 cruciverbone a squadre e alle 23 tutti a letto. Come si evince da questo esempio le giornate sono state abbastanza impegnative. Appena siamo arrivati a bordo si è provveduto a preparare due cartelloni distinti: uno per i turni di cotveèe un altro per le attività con i nomi dei conduttori. Ovviamente tutti i beneficiari del progetto sono stati preparati prima su ciò che si sarebbe realizzato a bordo così come tutti erano a conoscenza degli obiettivi: imparare il rispetto di regole condivise, riscoprire le proprie risorse, contribuire al miglioramento della propria qualità e stile di vita. Il clima generale è stato ottimo così come la partecipazione alle attività da parte di molti membri dell'equipaggio.
Da segnalare che il gruppo dei nostri utenti è stato così ben inserito, coeso e partecipativo che in
più occasioni i membri dell'equipaggio hanno affermato "ma questi non sono matti. " .
Quest'avventura umana è stata la dimostrazione di come tali esperienze possano contribuire a contrastare lo stigma e il pre-giudizio sulla malattia mentale e su coloro che ne soffrono.

IPOTESI PEDAGOGICO-EDUCATIVA
Il progetto descritto continua un percorso che il Dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze ha già intrapreso da almeno 4 anni che è quello di costruire percorsi e azioni innovative che possano favorire l'inclusione sociale, ridurre (l'auto)isolamento e contrastare lo stigma. Noi crediamo che la salute mentale abbia bisogno di mescolarsi con altri saperi (quello navale, quello educativo, quello filosofico, ecc.) e di condividere i progetti di cura con gli interessati e con la sua rete (e laddove non presente attivarsi per costruirla).
Noi crediamo molto nel processo della resilienza intesa come un insieme di fenomeni armonici grazie ai quali il soggetto si infila in un contesto affettivo, sociale e culturale. La resilienza come arte di navigare sui torrenti.
L'ipotesi educativa che sta alla base delle nostre azioni, e di conseguenza all'interno di questo progetto tende a promuovere tutta la persona, ne riconosce l'unicità e l'irripetibilità e crede in un progetto esistenziale fino all'ultimo giorno. Lo sguardo è rivolto alla filosofia e alla fenomenologia come possibilità di comprendere e ri-comprendere il nostro e l'altrui mondo.
Scriveva Husserl che non ci può essere una sospensione del proprio mondo, una messa tra parentesi del proprio schema di riferimento interno senza un particolare modo di sentire (einfuhlung). Ogni particolare forma di sentire nasce dalla capacità di stupirsi, dal fatto meraviglioso che noi viviamo con e negli altri, sentiamo il loro soffrire e tutta la loro vita che li conforma nel presente, nel loro percepire, vedere, udire e che si accorda con la nostra.
Il nostro progetto intende consentire ai beneficiari di fare l'esperienza di condivisione di un percorso in una situazione di normalità e al contempo rendere visibile e dimostrabile che la malattia mentale non è necessariamente un limite per affrontare un'avventura sul mare. Inoltre si intende sviluppare le capacità pro-sociali dei beneficiari in modo che possano sentirsi sempre più protagonisti all'interno della propria comunità.
Si tratta di restituire dignità alle persone, diritto ad una cittadinanza attiva e senso di appartenenza alla propria comunità promuovendo azioni che vedano l'utente sempre più soggetto attivo della propria storia e del proprio esistere.

COSTI
Il costo complessivo del progetto è stato di 16.000 euro.
Il contributo offerto dai due Cps è stato di 3.450 euro (questa cifra è comprensiva anche della quota pro-capite di 150 euro versata da ogni singolo partecipante).
La quota da integrare, pari a 12.550 euro, è stata donata dalla Fondazione Cariplo contattata direttamente dall'Ufficio Comunicazione e Marketing di TTNI.
Il costo della realizzazione di tutte le attività pre-imbarco è stato di 2.000 euro: ogni singolo partecipante ha versato la quota di 50 euro e la parte da integrare è stata acquisita attraverso un evento raccolta fondi realizzato ad hoc - dai due Cps - coinvolgendo una parrocchia sita nel territorio di competenza di uno dei due Cps, la Civica Accademia Internazionale della Musica e Amnesty International.
Inoltre l'AO Fatebenefratelli ci ha fornito alcune derrate alimentari non deperibili che sono state caricate a bordo lo stesso giorno dell'imbarco.

CONCLUSIONI
Tutti i partecipanti sono rientrati a Milano soddisfatti dell'avventura vissuta. Siamo consapevoli che il processo di riduzione dello stigma, della discriminazione e dell'isolamento - che molto spesso accompagna la salute mentale e coloro che ne soffrono - è un percorso lungo e irto di ostacoli ma siamo anche certi che insieme ce la possiamo fare.
"Sulla cresta dell'onda", pur nella sua specificità e singolarità, ha dimostrato che quando la passione umana, la professionalità, i saperi e le competenze si incontrano e si mescolano i primi a beneficiarne sono gli utenti e loro reti (famiglia, amici, partner, vicini di casa, ecc.).
Questo progetto ha avuto una lunga gestazione perché era necessario che il gruppo fosse sufficientemente pronto ad affrontare la sfida del mare.
Per ultimo vogliamo sottolineare che quando gli Enti preposti alla cure e alla care sono in grado di attivare ciò che esiste nel territorio circostante e nell'area metropolitana (pubblico, privato, volontariato laico e cattolico, terzo settore, ecc.) emergono risorse e competenze che possono contribuire ad una migliore qualità della vita di tutta la comunità.
Quest'avventura umana è stata così interessante, creativa e stimolante che abbiamo già presentato un nuovo progetto per la Campagna Imbarchi 2011.
E' stato realizzato un incontro pubblico aperto a tutta la cittadinanza in occasione della Giornata Mondiale sulla Salute Mentale venerdì 8 ottobre 2010 dove erano presenti i protagonisti dell'esperienza che hanno condiviso con tutti i convenuti (erano presenti oltre 100 persone!) il loro punto di vista. E' stato distribuito un report sulla genesi e lo sviluppo del progetto ed è stato proiettata una presentazione in powerpoint relativa a tutte le attività pre-imbarco e ai 5 gg di imbarco. Su questo incontro è stato pubblicato un articolo su
http://www.corriere.it/salute/disabilita/10 ottobre 08/nave-italia-malattia-mentale-briqantino- mare ef8d68de-d2e6-11df-8b7c-00144f02aabc.shtml sull'home page di www.corriere.it Durante la navigazione sono stati organizzati due collegamenti radiofonici: Radio Popolare Network - durante la trasmissione "La terra è bld' sulla salute mentale e Radio2 - durante la trasmissione Caterpillar.

NOTA: Per la realizzazione della griglia di osservazione ci siamo avvalsi della collaborazione della d.ssa Margherita Sberna presidente dell'Assodazione Ricerche Interventi Psicosociali (ARIPS). Ringraziamo tutti coloro che a vario titolo ci hanno sostenuto nella realizzazione di questo progetto (e sono davvero tanti) e non se ne vogliano se non li citiamo singolarmente.