PREMESSA
Proporre progetti innovativi e buone pratiche è una modalità
operativa che ormai molti servizi stanno mettendo a punto ma quello
che noi volevamo realizzare andava ben oltre. Volevamo viaggiare
...
L'idea di questo progetto, o meglio sarebbe definirla avventura
umana, appare nel nostro Cps nel 2008 quando giunge nel nostro
servizio il notiziario di Clubltaca (un servizio del privato sociale
rivolto a persone con una storia di disagio psichico e con la
finalità di sostenerle nello sviluppo della propria autonomia
sodale e professionale) dove compare un articolo sul Brigantino
Nave Italia - sul quale si erano imbarcati alcuni soci del Club.
Nella seconda decade di luglio 2009 un membro dello staff di Club
Itaca mi contatta per verificare la disponibilità del Cps
di Zona 4 a partecipare al loro prossimo imbarco sul brigantino,
nella prima decade di settembre. Tale richiesta ci è giunta
dopo che alcuni soci, per svariati motivi, avevano deciso non
partire e si erano liberati 8/10 posti. Così in brevissimo
tempo abbiamo cercato di costruire un gruppo che potesse beneficiare
di quella specifica esperienza. Sono stati individuati 3 utenti
(3 donne e 3 uomini) accompagnati da un educatore prof.le e dalla
coord. Infermieristica.
In settembre sono saliti a bordo di Nave Italia 4 soci di Club
Itaca, 2 membri dello staff, 2 operatori e 6 utenti del Cps.
L'assenza di tempo per pensare ad una metodologia, ad un percorso
da costruire, ad un modo per valutare i risultati, ecc. ci ha
un po' penalizzato ma al contempo ci ha fatto comprendere la significatività
di una tale esperienza e | suo valore in termini pedagogici, educativi
ed umani. L'esperienza vissuta a bordo era stata una bella un'avventura
umana dove si poteva guardare l'altro al di là della sua
patologia e oltre la sua storia psichiatrica. L'altro si riappropriava
del suo nome e della sua dignità riconosciuta anche dai
membri dell'equipaggio della Marina Militare che aveva il comando
del brigantino.
Quest'esperienza ci ha stimolato a ideare un progetto nostro e
al rientro a Milano abbiamo chiesto, e ottenuto, al Direttore
del nostro Dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze prof. Claudio
Mencacci (che è anche il direttore scientifico del progetto)
l'autorizzazione a partecipare al bandodi selezione per la campagna
imbarchi 2010 coinvolgendo anche II Cps di zona 3 di via Settembrini,
32.
Il progetto nella sua interezza (attività pre-imbarco e
imbarco vero e proprio) ha l'obiettivo di aumentare il livello
di autostima dei partecipanti, sviluppare capacità di coping
e migliorare la capacità di recovery (non soltanto un'eventuale
guarigione ma il recupero di una condizione di benessere). Attraverso
la strutturazione di un percorso progettuale condiviso si è
inteso promuovere quelle abilità/competenze relazionali,
che la malattia mentale sembra aver messo da parte, di prossimità
e di mutualità al di fuori del contesto più propriamente
istituzionale.
Inoltre si intende "far parlare" i cittadini utenti
che utilizzano i servizi psichiatrici e fornire un'immagine della
salute mentale positiva e sorridente.
In corso d'opera abbiamo "scoperto" che già da
alcuni anni altri enti/associazioni avevano utilizzato il mare
e il navigare come avventura umana dove potersi sperimentare e
dove il lavoro di gruppo risultava essere fondamentale (per es.
"matti per la vela" di Genova, Mareaperto di Roma, "liberi
tutti" della Versilia, ecc.) per la riuscita del progetto.
Noi crediamo che questo progetto si inserisca in quel filone metodologico
di psichiatria sodale che ha ricollocato l'utente aH'interno della
sua società/comunità d'appartenenza restituendogli
la sua socialità e il suo diritto alla socializzazione.
L'esperienza sul brigantino è stata possibile grazie alla
Fondazione onlus Tender To Nave Italia, costituita da Yacht Club
Italiano e Marina Militare per promuovere il mare e la navigazione
come strumenti di educazione, formazione, abilitazione, riabilitazione,
inclusione sociale e terapia. I beneficiari sono associazioni
non profit, onlus, enti pubblici o privati, scuole, ospedali,
servizi sociali, aziende pubbliche o private che promuovano azioni
inclusive verso i propri utenti/assistiti e le loro famiglie.
Per realizzare la propria mission la Fondazione mette a disposizione
un grande veliero armato a brigantino-goletta condotto da un equipaggio
della Marina Militare, quale strumento principale per realizzare
una metodologia educativa straordinaria per efficacia, capacità
di incidere sui processi formativi, abilitativi, riabilitativi,
dedicati a bambini, ragazzi, adulti, anziani in situazioni diverse
di disagio fisico, psichico, familiare o sociale.
Ogni stagione vengono accolti dai 20 ai 30 progetti e quelli presentati
vengono valutati in base ad una pluralità di criteri che
comprendono, tra gli altri: chiarezza e coerenza metodologica,
originalità e fantasia, ricaduta culturale territoriale,
flessibilità.
RECLUTAMENTO DEGLI UTENTI
Appena ci hanno comunicato che il nostro progetto era tra quelli
selezionati abbiamo iniziato a pensare quali persone potevano
essere interessate ad una simile esperienza. L'unica indicazione
obbligatoria - stabilita a priori dal capo progetto - è
stata che i pazienti fossero in carico agli operatori che poi
si sarebbero effettivamente imbarcati.
La fascia d'età interessata è stata 38/70 anni equamente
suddivisi per genere (4 donne 3 uomini). Inoltre si è stabilito
che non fossero presenti disabilità motorie, l'assenza
di una sintomatologia attiva, un buon stato di compenso psicopatologico
almeno negli ultimi due anni e la partecipazione a precedenti
percorsi gruppali realizzati dai CPS. Nel complesso i beneficiari
sono stati 7 persone, 3 educatori prof.li, 1 coord.infermieristica,
1 tirocinante del Corso di Laurea in Educazione Professionale
dell'Univ. degli studi di Milano. La "storia" psichiatrica
dei partecipanti è di circa una decina di anni, tranne
una delle 4 donne che ha una "storia" molto più
lunga.
Prima dell'imbarco sono stati effettuati incontri monomensili
di avvicinamento all'acqua, di costruzione del clima e di costituzione
del gruppo che hanno comportato un notevole impiego di energie
(individuare le date e gli orari, i luoghi, ecc.) anche perché
il progetto nella sua interezza ha subito molti cambiamenti (da
parte della Fondazione e da parte nostra, per cause non imputabili
direttamente agli organizzatori, ecc.). Nel frattempo eravamo
comunque impegnati nelle attività di routine del CPS oltre
che nel gestire le urgenze ed emergenze. Quasi all'inizio un utente
del CPS di zona 3 si è praticamente autoescluso (per ragioni
non direttamente imputabili allo stesso ma a cause esterne).
A metà percorso una delle utenti del CPS di Zona 4 ha formalizzato
la sua decisione di non voler partecipare all'imbarco - pur esprimendo
il desiderio di voler continuare a partecipare alle attività
pre-imbarco - motivando la sua scelta con l'incapacità
di riuscire a governare un'esperienza così significativa
(in aggiunta alla ricomparsa di una sintomatologia depressiva,
all'attesa di un inserimento lavorativo part-time che tardava
a venire, all'inserimento in un Centro Diurno di un'Associazione
del privato sociale, ecc.).
Agli inizi di marzo una socia di Club Itaca ha chiesto di poter
partecipare all'imbarco. Dopo aver ottemperato le necessarie procedure
formali (copertura assicurativa, ecc.) si è deciso di accogliere
la richiesta. Ci pare importante sottolineare che la socia in
questione aveva già partecipato a due precedenti imbarchi
con Nave Italia.
STRUMENTO DI VALUTAZIONE
Appena ci hanno comunicato che il nostro Progetto "Sulla
cresta dell'ondaf era tra i 27 selezionati - fine gennaio 2010
- si è posto il problema di mettere a punto uno strumento
di valutazione (prima, durante e dopo) che potesse rappresentare
con una certa oggettività l'impatto dell'iniziativa sia
per la Fondazione Nave Italia, sia per i 2 cps coinvolti.
Il comitato scientifico della Fondazione aveva elaborato un test
di valutazione dell'autostima (TMA) che non poteva essere implementato
da parte nostra per svariate ragioni (i nostri utenti superavano
di gran lunga l'età anagrafica indicata, molte aree di
nostro interesse erano escluse, ecc.) e allora per poterci dare
un possibile strumento di valutazione/misurazione - oltre all'osservazione
e ai colloqui - abbiamo messo a punto una griglia d'osservazione
che potesse rispondere all'aree che avevamo in mente di monitorare
durante tutte fasi di realizzazione del Progetto. Si tratta di
una griglia d'osservazione declinata sulle tre aree pedagogiche
indicate dalle letteratura: sapere, saper fare, saper essere.
In itinere ci siamo accorti che tale strumento andava perfezionato
ma in corso d'opera diventava troppo complesso modificarne le
linee oltre che inopportuno.
"Sulla cresta dell'onda" doveva e voleva essere
un progetto non terapeutico - riabilitativo tout court ma un'esperienza
educativa dove la malattia non fosse misconosciuta o peggio ancora
negata, né tantomeno i nostri ruoli, ma dove la storia
psichiatrica delle persone non fosse l'elemento dirimente che
faceva indirizzare troppo il nostro sguardo sul versante patologico.
(Ri)partire dalla soggettività, provando a non lasciarsi
imprigionare da uno specifico orientamento, e proporre una comprensione
della persona nel suo essere peculiare, nel suo essere umano descrivendo
le fondamentali direzioni originarie di questo essere (Binswanger
1970, p. 266). La modalità esistenziale di un soggetto
è determinata da quella relazione che lo definisce persona
quotidianamente e storicamente: questa relazione promuove trasformazioni
esistenziali.
La persona che presenta un disagio psichico è alienata
proprio in quanto è "costretta ad essere": il
suo progetto di mondo, e quindi sé, si spiega in un orizzonte
ristretto, secondo modalità rigide e spesso univoche. La
sua esistenza è povera, non potendosi dispiegare in un
rapporto che la lasci "venire ad essere" e "sempre
presa per qualche parte", fissata oggettivata, all'interno
di relazioni lontane dalla reciprocità (Cargnello, 1966).
Assumere uno sguardo educativo pi ha consentito di ricollocare
la malattia nella sfera dell'esistenza, considerandola come un
modo di essere nel mondo e dotata di un proprio senso e all'interno
di un processo di costante progettazione del mondo e di sé
nel mondo.
La malattia allora è esistenza concreta, di fatto non esiste
che l'uomo: non è un caso da osservare, da classificare,
di cui diagnosticare una malattia. E' un uomo che vive in un mondo
e in un sé che allontanano e che spesso respingono per
l'estraneità e per l'illogicità con cui si manifestano
azioni e relazioni. E' comunque un uomo che, se per un verso è
vissuto dalle forze e dalle calamità della vita, d'altro
canto le può determinare come proprio destino. E' un uomo
che per quanto malato non potrà mai perdere la sua umanità.
Sulla nave ci interessava guardare e farci guardare con uno sguardo
diverso, in un luogo altro, a contatto con l'elemento liquido
dell'acqua e con un equipaggio di persone che aveva le proprie
rappresentazioni mentali della salute mentale e di coloro che
ne soffrono.
Le griglie di osservazione sono state redatte durante tutte le
attività pre-imbarco, da marzo a maggio 2010.
Dopo circa 10 gg dalla conclusione del progetto è stato
effettuato un incontro di prima verifica con tutti gli utenti
partecipanti e in quella sede oltre a raccogliere i feedback sull'esperienza
nel suo complesso (prima e durante) si è individuato uno
strumento condiviso - il portfolio - che potesse consentire di
raccogliere e organizzare le emozioni, i materiali, ecc. di quest'avventura.
Il portfolio è strumento di documentazione che implica
una scelta, una selezione di materiali che possono essere rappresentativi
di elementi della "storia" del soggetto, è una
forma di "memoria storica personale" che consente al
soggetto di ricostruire in "prima persona" I' esperienza,
di rievocare i passaggi più significativi per se stesso
e il gruppo di cui ha fatto parte.
Il gruppo ha deciso di utilizzare il quadretto dei nodi (costruito
a bordo) come elemento polarizzatore individuale delle emozioni
provate (es. la collaborazione di tutto il gruppo e il coinvolgimento
di molti dell'equipaggio nella costruzione dei nodi).
Dopo un articolato lavorato di decodifica delle griglie di osservazione
è emerso che metà del gruppo dei partecipanti ha
dimostrato un ottimo livello di conoscenza di tutte le fasi del
progetto e ottime capacità nel fornire contributi personali
e di partecipazione operazionale. Nell'area del saper essere è
emerso che metà del gruppo dei partecipanti ha sviluppato
buone capacità relazionali.
................................
Nella seconda decade di settembre è stato programmato
un incontro per proseguire il lavoro di follow up dell'esperienza.
Al quadretto dei nodi si sono aggiunte delle fotografie e dei
brevi scritti che descrivevano l'esperienza nel suo complesso.
Qualcuno ha evidenziato solo alcuni momenti significativi vissuti
a bordo ma che a distanza di 3 mesi erano ancora vividi.
ATTIVITÀ' PRE-IMBARCO
Si è trattato di incontri monomensili per costituire
il gruppo, costruire un buon clima di fiducia e avvicinarsi all'elemento
acqua (Acquario Civico, gita in treno a Como + navigazione in
battello fino a Varenna, incontro con delegato di Legambiente
sulla flora e la fauna marina dell'area marina che avremmo attraversato,
navigazione sul Naviglio fino alle conche vinciane, simulazione
d'imbarco)
La partecipazione alle iniziative pre-imbarco era necessaria e
obbligatoria per tutti, perché questo ci avrebbe consentito
di giungere alla partenza pronti ed accessoriati per affrontare
il viaggio, bello ma impegnativo. Era prevista una sola assenza
ed era assolutamente obbligatorio partecipare alla simulazione
di imbarco.
Durante questi incontri si misurava la capacità di tenuta
di tutto il gruppo, l'attenzione, la partecipazione, la fiducia.
Sapevamo per esperienza che stare tutti sulla stessa barca in
mare significava adeguarsi a nuovi spazi, nuovi ritmi e agli ordini
di un comandante, che nel nostro caso era un effettivo della Marina
Militare.
A BORDO
Ci siamo imbarcati a La Spezia martedì 8 giugno e siamo
sbarcati nello stesso porto sabato 12 giugno 2010. Le condizioni
metereologiche sono state buone per tutta la durata della navigazione:
abbiamo fatto sosta a Porto Azzurro e successivamente nell'area
del Golfo di Baratti. Le giornate erano scandite sin dalle 7,00
del mattino. A mò di esempio si cita il programma di una
giornata tipo: 7,30 sveglia (alle 7,00 per coloro che erano di
turno per la colazione) e colazione fino alle 8,15. Breve assemblea
con il secondo comandante e poi suddivisione per micro gruppi
di lavoro per la pulizia del ponte, degli spazi comuni, delle
cabine, per sparecchiare, lavare le tazze. Dalle 10,30 alle 12,00
attività (laboratorio di nodi, costruzione di un segnavento,
ecc.). Nel frattempo due persone erano già andate in cucina
a supportare i due cuochi nella preparazione del pranzo. Alle
12,10 altre due persone erano impegnate ad apparecchiare. Alle
12,30 pranzo tutti insieme e alle 13,30 turni di sparecchiamento,
lavaggio piatti e stoviglie.
Riposo pomeridiano fino alle 16,00 e mezz'ora dopo merenda. Dalle
17,00 alle 18,00 attività (attività di pesca con
la canna, bagno, salita al primo pennone) e dalle 18,10 alle 19,00
programma step a cura del nostromo. Nel frattempo 2 persone si
erano recate in cucina per supportare i due cuochi nella preparazione
della cena.
Alle 19,15 altre due persone Iniziavano ad apparecchiare, dalle
19,30 alle 20.30 cena tutti insieme e a seguire turni per sparecchiare
e lavaggio.
Dalle 21,15 alle 22,15 cruciverbone a squadre e alle 23 tutti
a letto. Come si evince da questo esempio le giornate sono state
abbastanza impegnative. Appena siamo arrivati a bordo si è
provveduto a preparare due cartelloni distinti: uno per i turni
di cotveèe un altro per le attività con i nomi dei
conduttori. Ovviamente tutti i beneficiari del progetto sono stati
preparati prima su ciò che si sarebbe realizzato a bordo
così come tutti erano a conoscenza degli obiettivi: imparare
il rispetto di regole condivise, riscoprire le proprie risorse,
contribuire al miglioramento della propria qualità e stile
di vita. Il clima generale è stato ottimo così come
la partecipazione alle attività da parte di molti membri
dell'equipaggio.
Da segnalare che il gruppo dei nostri utenti è stato così
ben inserito, coeso e partecipativo che in
più occasioni i membri dell'equipaggio hanno affermato
"ma questi non sono matti. " .
Quest'avventura umana è stata la dimostrazione di come
tali esperienze possano contribuire a contrastare lo stigma e
il pre-giudizio sulla malattia mentale e su coloro che ne soffrono.
IPOTESI PEDAGOGICO-EDUCATIVA
Il progetto descritto continua un percorso che il Dipartimento
di Psichiatria e Neuroscienze ha già intrapreso da almeno
4 anni che è quello di costruire percorsi e azioni innovative
che possano favorire l'inclusione sociale, ridurre (l'auto)isolamento
e contrastare lo stigma. Noi crediamo che la salute mentale abbia
bisogno di mescolarsi con altri saperi (quello navale, quello
educativo, quello filosofico, ecc.) e di condividere i progetti
di cura con gli interessati e con la sua rete (e laddove non presente
attivarsi per costruirla).
Noi crediamo molto nel processo della resilienza intesa come un
insieme di fenomeni armonici grazie ai quali il soggetto si infila
in un contesto affettivo, sociale e culturale. La resilienza come
arte di navigare sui torrenti.
L'ipotesi educativa che sta alla base delle nostre azioni, e di
conseguenza all'interno di questo progetto tende a promuovere
tutta la persona, ne riconosce l'unicità e l'irripetibilità
e crede in un progetto esistenziale fino all'ultimo giorno. Lo
sguardo è rivolto alla filosofia e alla fenomenologia come
possibilità di comprendere e ri-comprendere il nostro e
l'altrui mondo.
Scriveva Husserl che non ci può essere una sospensione
del proprio mondo, una messa tra parentesi del proprio schema
di riferimento interno senza un particolare modo di sentire (einfuhlung).
Ogni particolare forma di sentire nasce dalla capacità
di stupirsi, dal fatto meraviglioso che noi viviamo con e negli
altri, sentiamo il loro soffrire e tutta la loro vita che li conforma
nel presente, nel loro percepire, vedere, udire e che si accorda
con la nostra.
Il nostro progetto intende consentire ai beneficiari di fare l'esperienza
di condivisione di un percorso in una situazione di normalità
e al contempo rendere visibile e dimostrabile che la malattia
mentale non è necessariamente un limite per affrontare
un'avventura sul mare. Inoltre si intende sviluppare le capacità
pro-sociali dei beneficiari in modo che possano sentirsi sempre
più protagonisti all'interno della propria comunità.
Si tratta di restituire dignità alle persone, diritto ad
una cittadinanza attiva e senso di appartenenza alla propria comunità
promuovendo azioni che vedano l'utente sempre più soggetto
attivo della propria storia e del proprio esistere.
COSTI
Il costo complessivo del progetto è stato di 16.000 euro.
Il contributo offerto dai due Cps è stato di 3.450 euro
(questa cifra è comprensiva anche della quota pro-capite
di 150 euro versata da ogni singolo partecipante).
La quota da integrare, pari a 12.550 euro, è stata donata
dalla Fondazione Cariplo contattata direttamente dall'Ufficio
Comunicazione e Marketing di TTNI.
Il costo della realizzazione di tutte le attività pre-imbarco
è stato di 2.000 euro: ogni singolo partecipante ha versato
la quota di 50 euro e la parte da integrare è stata acquisita
attraverso un evento raccolta fondi realizzato ad hoc - dai due
Cps - coinvolgendo una parrocchia sita nel territorio di competenza
di uno dei due Cps, la Civica Accademia Internazionale della Musica
e Amnesty International.
Inoltre l'AO Fatebenefratelli ci ha fornito alcune derrate alimentari
non deperibili che sono state caricate a bordo lo stesso giorno
dell'imbarco.
CONCLUSIONI
Tutti i partecipanti sono rientrati a Milano soddisfatti dell'avventura
vissuta. Siamo consapevoli che il processo di riduzione dello
stigma, della discriminazione e dell'isolamento - che molto spesso
accompagna la salute mentale e coloro che ne soffrono - è
un percorso lungo e irto di ostacoli ma siamo anche certi che
insieme ce la possiamo fare.
"Sulla cresta dell'onda", pur nella sua specificità
e singolarità, ha dimostrato che quando la passione umana,
la professionalità, i saperi e le competenze si incontrano
e si mescolano i primi a beneficiarne sono gli utenti e loro reti
(famiglia, amici, partner, vicini di casa, ecc.).
Questo progetto ha avuto una lunga gestazione perché era
necessario che il gruppo fosse sufficientemente pronto ad affrontare
la sfida del mare.
Per ultimo vogliamo sottolineare che quando gli Enti preposti
alla cure e alla care sono in grado di attivare ciò che
esiste nel territorio circostante e nell'area metropolitana (pubblico,
privato, volontariato laico e cattolico, terzo settore, ecc.)
emergono risorse e competenze che possono contribuire ad una migliore
qualità della vita di tutta la comunità.
Quest'avventura umana è stata così interessante,
creativa e stimolante che abbiamo già presentato un nuovo
progetto per la Campagna Imbarchi 2011.
E' stato realizzato un incontro pubblico aperto a tutta la cittadinanza
in occasione della Giornata Mondiale sulla Salute Mentale venerdì
8 ottobre 2010 dove erano presenti i protagonisti dell'esperienza
che hanno condiviso con tutti i convenuti (erano presenti oltre
100 persone!) il loro punto di vista. E' stato distribuito un
report sulla genesi e lo sviluppo del progetto ed è stato
proiettata una presentazione in powerpoint relativa a tutte le
attività pre-imbarco e ai 5 gg di imbarco. Su questo incontro
è stato pubblicato un articolo su
http://www.corriere.it/salute/disabilita/10 ottobre 08/nave-italia-malattia-mentale-briqantino-
mare ef8d68de-d2e6-11df-8b7c-00144f02aabc.shtml sull'home page
di www.corriere.it Durante la navigazione sono stati organizzati
due collegamenti radiofonici: Radio Popolare Network - durante
la trasmissione "La terra è bld' sulla salute mentale
e Radio2 - durante la trasmissione Caterpillar.
NOTA: Per la realizzazione della griglia di osservazione
ci siamo avvalsi della collaborazione della d.ssa Margherita Sberna
presidente dell'Assodazione Ricerche Interventi Psicosociali (ARIPS).
Ringraziamo tutti coloro che a vario titolo ci hanno sostenuto
nella realizzazione di questo progetto (e sono davvero tanti)
e non se ne vogliano se non li citiamo singolarmente.
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