IL
TEMPO E I TEMPI IN UN SPDC:
UNA RIFLESSIONE PERMANENTE (Carlo Scovino) |
" se anche tu vuoi essere, trascendi il tempo" S. Agostino LA CONCEZIONE DEL TEMPO La considerazione del tempo come oggetto di analisi porta prima di tutto al superamento della concezione ad esso legata, che lo rappresenta come unità di misura. Prima del 1915 si pensava alo spazio e al tempo come a una scena fissa in cui avevano luogo degli eventi, ma che non risentiva di ciò che accadeva su di essa. Quando si tentò di unificare la gravità con la meccanica quantistica, si dovette introdurre lidea del tempo "immaginario". Il tempo immaginario è indistinguibile dalle direzioni nello spazio. Laumento col tempo del disordine o dellentropia è un esempio della cosiddetta freccia del tempo, qualcosa che distingue il passato dal futuro, dando al tempo una direzione ben precisa. Esistono almeno tre frecce del tempo diverse:
Luomo è usato dal tempo e diventa una macchina codificata, programmata come le altre macchine, con ritmi che non sono certo quelli biologici e quelli psicologicamente sostenibili. IL SERVIZIO PSICHIATRICO DIAGNOSI E CURA: ATTUALE CONFIGURAZIONE Prima di iniziare la riflessione sul tema di questo intervento, credo sia utile declinare gli obiettivi e le finalità di un SPDC così come si è caratterizzato nel corso degli ultimi 20 anni diventando sempre più strutture polivalenti con le seguenti caratteristiche:
Il
Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura si colloca nellambito
dellospedale, in una peculiare situazione allincrocio
tra area psichiatrica e area sociologica. Per questa connotazione
esso rappresenta qualcosa di innovativo rispetto alla tradizionale
bidimensionalità degli ambienti di ricovero, in cui il
paziente perde in buona misura la sua identità sociale.
Il collegamento stretto con le strutture territoriali, di cui
il tempo della degenza rappresenta solo un breve momento di una
più articolata presa in carico, garantisce il soggetto
nella sua realtà psicosociale, senza interrompere il suo
collegamento con la famiglia e con il territorio. Da queste considerazioni
scaturiscono due possibilità:
IL RITUALE DEL TEMPO: LORGANIZZAZIONENel Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura leducatore sperimenta il suo sostare "dentro", "fuori", "sulla soglia" di un tempo (e di uno spazio) che, pur essendo scanditi da unorganizzazione a priori, mette in crisi certezze e saperi. La pratica riabilitativa e lesperienza mi hanno insegnato a mantenere una necessaria mobilità di pensiero e di critica stimolandomi al confronto continuo con una sofferenza che non è inscritta in un tempo preciso. La transitorietà del luogo e dei soggetti presenti sono lelemento che connotano questo setting come dinamico e flessibile e con tempi che necessitano di una costante verifica e riprogettazione. I pazienti tendono ad essere ricoverati per un periodo di tempo limitato a pochi giorni e solo eccezionalmente a qualche settimana. Sempre più spesso lèquipe ospedaliera è sollecitata a ripensare i tempi del ricovero (sia in regime di TSV che in quello di TSO) specialmente se si tratta di psicosi o di depressioni. Le ragioni di una tale modulazione dei tempi dipende da molteplici fattori che non verranno trattati in questo intervento perché afferiscono ad altri temi di riflessione. Limplicazione emotiva, per i pazienti e per gli operatori, del dover fronteggiare una dimensione temporale così accelerata non permette di stabilire relazioni daiuto profonde e significative. Il rapido turnover dei pazienti impedisce un pensare e un riflettere sulla psicodinamica dei loro problemi per affrontare la malattia con un recupero del vissuto del tempo adeguato e non affrettato e reso caotico dalle esigenze dellAzienda Ospedaliera e dei DRG. Nellorganizzazione della vita del nostro SPDC si sta cercando di rendere consolidata la pratica del briefing e del dibriefing quotidiano. Il primo si riferisce allincontro che si svolge intorno alle 9,00 dove gli infermieri e leducatore riportano informazioni di carattere sanitario e terapeutico-riabiltativo per poter aver un quadro giornaliero sempre aggiornato per ogni singolo paziente. Il secondo si riferisce allincontro di fine visita mattutina dove si cerca di fermare il tempo caotico della malattia mentale e della fretta ospedaliera in una discussione in cui si chiarificano e ordinano tutte le informazioni (anche quelle raccolte dai pazienti). Spesso tali incontri risultano difficili da gestire perché il tempo dellorganizzazione (intra/extra reparto) impone lurgenza dello svolgimento di attività relative alla quotidianità ospedaliera che sembra prevalere sulla possibilità di fermarsi a riflettere sulle storie dei pazienti. Parte del personale entra ed esce, alcuni pazienti continuano a bussare alla porta semichiusa con richieste di vario genere, il video-citofono che consente laccesso al reparto e il telefono squillano (talvolta contemporaneamente) tutto questo crea confusione e smarrimento. Nonostante limpostazione della mattinata sia sostanzialmente correlata allagire (a parte i giorni in cui gruppi di pazienti partecipano alla preparazione di dolci nella cucina del reparto, preparazione del caffè, ecc.) il tempo pomeridiano è il momento che richiede una più attenta valutazione e riflessione. Spesso i pazienti (ma anche alcuni infermieri e familiari) riferiscono di pomeriggi in cui il tempo sembra essere inscritto in una fissità inamovibile e immutabile che rende ancora più difficile il loro "stare" in uno spazio circoscritto e più dolorosa la loro capacità di fronteggiare le difficoltà psichiatriche, emotive, relazionali, ecc. che hanno condotto al ricovero. Ormai da molti anni è stato pensato uno spazio e un tempo in cui i pazienti, insieme alleducatore, si possano "ritirare", "proteggere" e "sopravvivere" in un ambiente che talvolta viene vissuto come minaccioso e "pesante". Questa mediazione tra lagire ospedaliero e il tempo del pensiero sembra preservare e proteggere dal caos interno ed esterno. Spesso io mi sono sentito (e in realtà lo ero) lo strumento attraverso il quale il paziente interagiva con il SPDC, dove tutto è scandito da tempi sanitari e operativi e dove gli spazi mentali e fisici sono ridotti e chiusi (le porte vengono aperte con le chiavi e vengono subito richiuse, lasciando un amaro senso di stordimento). La psichiatria ha sempre a che vedere con il tempo nella sua accezione più generale e con i tempi nella sua specificità quotidiana, sia per gli operatori che per i pazienti. Il tempo e i tempi rappresentano varchi di possibili perdite o di riacquisizione di spazi di libertà non solo per i pazienti ma anche per gli operatori IL TEMPO E LE RELAZIONI: INDIVIDUALE, GRUPPALE La percezione del tempo allinterno di un Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura è strettamente collegata alla percezione della durata, ovvero a quello che si usa definire "senso del tempo". Gli studi di cronobiologia umana (Luce, 1971, Fraisse, 1974) hanno evidenziato una pluralità di ritmi interni, con cicli più o meno lunghi che offrono a ciascuno di noi possibilità diverse di sperimentare il tempo, influenzando quindi il senso del tempo individuale e di gruppo. I fattori capaci di alterare il senso del tempo sono molteplici ed eterogenei anche se si parla di pazienti psichiatrici ricoverati in un SPDC. Robert Ornstein (1969) è lautore che meglio ha affrontato il problema dellesperienza del tempo. Secondo lautore parlare di "senso del tempo" implica che nella realtà oggettiva esiste un oggetto chiamato "tempo" che un qualche "organo" di senso possa percepire in maniera più o meno accurata: lesperienza del tempo è determinata non da un senso del tempo ma dalla quantità di informazione immagazzinata in un dato intervallo. La teoria spiega molto bene perché, quando un paziente si annoia nel suo "(so)stare" in reparto, il tempo passa lentamente e la durata sembra interminabile. Ovviamente sia le unità interne del tempo individuale che di quello gruppale (atelier di arte terapia, laboratorio di pasticceria, ecc.) sono modalità individuali di organizzazione dei dati temporali. Negli spazi, nel "fare" e nei luoghi del SPDC (il soggiorno, la sala da pranzo, ecc.) i pazienti possono sperimentare il susseguirsi degli istanti nel flusso dellesperienza dove possono essere evidenziati e messi a fuoco con unoperazione di distinzione. Il tempo è sperimentabile proprio perché il presente è insieme vissuto come continuo e come contrapposto a un passato e a un futuro, senza i quali cè solo unindistinta contemporaneità. Alcuni autori sostengono che lautentico cardine della regolarità temporale risiede non nel calendario ma nellorario che regola e integra le diverse attività. Ogni volta che mi si è presentata lopportunità di portare un mio contributo alla riflessione sul tempi della riabilitazione ho cercato di evidenziare che il tempo, e tutto ciò che ad esso è correlato, (organizzazione , regole, calendario ecc.) ha a che fare con le persone e non con i corpi e quindi deve necessariamente tenere in considerazione storie, fantasie, emozioni ecc. che mal si adattano allapplicazione rigida del tempo. Il tempo individuale rappresenta la gamma (range) dei tempi con cui lindividuo può legarsi ai tempi esterni. Quanto più questa gamma è ampia, tanto più lindividuo è adattabile. CONCLUSIONI Il tempo e i tempi assumono, allinterno del SPDC, una connotazione ogni giorno diversa e nuova: si dilatano, si restringono, si amplificano, si suddividono, si zittiscono, urlano, corrono ..le possibilità di trasformazione sono molteplici. F. de Saussure, nel suo Cours de linguistique générale (1922), scriveva (pp.99 sg.) : " .E certo che tutte le scienze avrebbero interesse a rilevare più scrupolosamente gli assi dove sono situate le cose di cui si occupano; bisognerebbe distinguere ( .) 1) lasse della simultaneità, concernente i rapporti tra cose esistenti, donde è escluso ogni intervento del tempo; 2) lasse delle successioni, su cui è possibile considerare solo una cosa per volta, dove però sono situate tutte le cose del primo asse con i loro cambiamenti ( ). E sincronico tutto ciò che si riferisce allaspetto statico della nostra scienza, è diacronico tutto ciò che ha a che fare con le evoluzioni" Il punto di vista statico e quello dinamico non sono inconciliabili: stabilità e cambiamento sono i risvolti complementari del tempo trascorso in SPDC. Le descrizioni relative alle condizioni di mutamento dei pazienti variano a seconda dei tempi in cui tali descrizioni vengono effettuate, dellaspetto che si vuole mettere a fuoco, delloperatore che tali descrizioni riferisce. Ciascun paziente mostra un insieme di tratti costanti, ma nello stesso tempo appare diverso a seconda delle persone con le quali entra temporalmente in contatto e del contesto in cui è immerso ( soggiorno, sala da pranzo, atelier di arteterapia, ecc.). Descrivere il tempo e i tempi in un SPDC non è un compito facile; questo intervento, mi auguro, possa fornire utili elementi per future riflessioni. BIBLIOGRAFIA
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