La responsabilità che uccide le possibilità (Guglielmo Colombi)

Per secoli, l'umanità è cresciuta sulla base di decisioni istintive, che spesso non sono risultate buone ma che non hanno reso il mondo peggiore di quello odierno. nella storia, miliardi di coppie si sono unite senza pensarci tanto; hanno generato e cresciuto figli (a volte anche altrui) quasi per caso; hanno posseduto animali domestici e non, nutrendoli ed usandoli. Eppure, se esistesse un misuratore storico della felicità, dubito che quella odierna sarebbe tanto maggiore di quella di cento anni fa. L'ossessione attuale per le "scelte responsabili" è uno strumento potente di repressione e inazione. Un tentativo di prevenire gli errori e l'infelicità, che produce la morte delle possibilità, e l'errore e l'infelicità più strazianti: quelli del rimpianto.

Il sesso deve essere affrontato con responsabilità. Per evitare le malattie, per prevenire gravidanze precoci o indesiderate, per rispettare i "sentimenti" del partner, per seguire la moralità corrente, ogni accoppiamento deve essere il risultato di riflessioni, informazioni, prudenze e tabù. La conseguenza è che oggi il sesso è accompagnato da ansietà, sensi di colpa e problemi anche maggiori di quelli che esistevano ai tempi della dominazione religiosa. Il sesso viene sempre più consumato ad età sempre inferiori (quelle più refrattarie ad ogni responsabilità); o in forme violente; o

Il matrimonio deve essere affrontato con responsabilità. Per essere responsabili gli sposi devono avere una posizione economica adeguata; l'appoggio di entrambe le famiglie; un'abitazione autonoma; una accertata affinità di interessi; un livello culturale equipollente; una visione simile circa l'educazione della prole; una acclarata volontà di fedeltà perpetua; un progetto di vita condiviso. Risultato ovvio: ci si sposa sempre meno.

Generare bambini deve essere un atto di resposabilità (alzi la mano chi si sente figlio di un atto di responsabilità!). I genitori responsabili hanno un reddito sicuro e un'abitazione con cameretta a parte; formano una coppia stabile, affiatata e fedelissima; devono usufruire di nonni o servizi per la custodia permanente dei pargoli; sono aggiornati circa tutte le forme di educazione e tempo libero alla moda; sono tenuti a fornire miriadi di oggetti e servizi costosi, per evitare di essere accusati di maltrattamento; devono impegnarsi a seguire e mantenere i figli almeno fino ai 35 anni e forse oltre. Qualsiasi giovane sano di mente non può evitare la domanda: allora perchè generare? Una maggioranza crescente risponde in modo ovvio: non fa nascere figli.

Adottare un bambino non può essere solo un atto di generosità, deve anche essere responsabile. Questo significa finanziare generosamente una qualche agenzia di intermediazione; seguire un iter burocratico di 2/3 anni; far parte di una coppia della età giusta, eterosessuale e fedelissima; disporre di una casa abbiente e di servizi per l'infanzia a portata di mano; astenersi dall'esprimere preferenze sul sesso, la salute e il colore della pelle dell'adottando. Si sa, piuttosto che fare un'adozione irresponsabile è meglio che i bambini soli al mondo stiano in strada o in qualche orfanotrofio-lager ...e infatti così è per migliaia di bambini che non vengono dati a migliaia di adulti considerati non abbastanza responsabili.

Comprare o adottare un cane non può essere un gesto istintivo: ma un atto responsabile. Per essere tale il gesto deve essere accompagnato dall'obbligo di visite mediche iniziali e costanti; dal possesso di uno spazio ampio per il movimennto; dall'impegno alle vaccinazioni, all'inserimento sottocutaneo di un chip, a seguire un corso per l'educazione cane-padrone; dal possesso di paletta, guanti e sacchetto per escrementi; dalla volontà esplicita a passare ore in compagnia del cane, per ovviare alla possibile nevrosi da solitudine. Tutte queste responsabilità hanno sicuramente un senso, ma il primo risultato che ottengono è che i canili sono strapieni.


La società infantilizzata (Ektor Georgiakis)

Abbiamo cominciato col fascismo, quando tutti i fascisti (salvo una decina di apicali) restarono al loro posto sotto specie di monarchici, missini, democristiani e magari anche socialisti e comunisti. Poi abbiamo continuato con la seconda repubblica: tutti quelli che comandavano nella prima (salvo 4 gatti) restarono dov'erano, sotto le spoglie di berlusconiani o prodiani. Salvo pochissimi capri espiatori, ogni cambiamento in Italia lascia tutti al loro posto (Il Gattopardo è la nostra Bibbia).

Questo non avviene solo in politica, ma in tutti i comparti della società. Una organizzazione statale va male? Il capataz magari viene spostato in qualche altra organizzazione analoga, ma tutti i capi dei livelli inferiori restano lì. Una grande azienda fallisce? Il boss viene promosso in un'azienda più grande, e i livelli inferiori vengono assorbiti. Il più grande partito di opposizione perde le elezioni ma il capo, con tutti i suoi centurioni, non viene cacciato. Anzi, quando si dimette spontaneamente, viene messo al suo posto chi aveva gestito, come vice, la sconfitta.

Siamo entrati in una crisi economica gravissima, che quando sarà passata, lascerà sul terreno migliaia di aziende morte e centinaia di migliaia di disoccupati, ma tutti coloro che avevano la responsabilità della economia sono al loro posto, pronti a guidarci "fuori dal tunnel". Banca d'Italia, Borsa, Ministeri, università, alta finanza, banche, enti economici dello Stato: non c'è stata una sola rimozione. Forse tutti costoro non sono stati la causa della crisi, ma non hanno fatto nulla nè per preannunciarla nè per prevenirla. Come possiamo affidare a coloro che hanno assistito passivamente all'avvento di una crisi epocale, il compito di farcene uscire e di impedire la prossima ?

L'Aquila e l'Abruzzo vengono terremotati per una gestione del territorio a dir poco avventata, e chi viene incaricato di gestire la ricostruzione? Lo stesso ceto politico-amministrativo che stava al comando prima del disastro.

La cultura italiana ha trasformato il concetto di capo, coordinatore, dirigente. Nella logica organizzativa moderna questi termini indicavano prima di tutto la responsabilità; nella sotto-cultura italiota indicano solo benefici e sinecure. La razionalità industriale indicava la "catena di comando" come la prima responsabile, cioè la prima entità che doveva rispondere, delle inefficienze, degli sprechi, degli incidenti, dei conflitti non mediati, delle grane sindacali e giuridiche. Fino agli anni Settanta era ancora possibile la richiesta di "parlare col responsabile" fatta in un qualunque ufficio pubblico o privato. Oggi il responsabile è sempre fuori stanza. Oggi, appena si profila un disservizio o un incidente, l'organizzazione nomina una "commissione d'inchiesta" interna: non chiama in causa la catena di comando, ma affida a terzi gli accertamenti. La commissione lavora per mesi quando non per anni, e la catena di comando resta com'era e dov'era.

La conclusione che possiamo trarre è che la cultura del XXI secolo è fortemente infantilizzata: tutti sono considerati bambini non responsabili, e dunque sempre impunibili e impuniti.