Se volevamo credere in qualcosa di assoluto, ci tenevamo Dio (Mircea Meti)

Il mondo moderno occidentale è stato fondato sull'Illuminismo. L'illuminismo è stato il regno della ragione, e la ragione si fonda sul dubbio, la critica, l'analisi, il confronto. Con l'Illuminismo il mondo si è secolarizzato, si è laicizzato, allontanandosi dalla fede, non solo in Dio ma in ogni altra cosa imposta dall'autorità. L'Europa moderna non si fonda sul cristianesimo, ma sull'Illuminismo. La cultura occidentale oggi consente di credere in Dio, ma anche di non credere; di praticare o no la fede; di ricorrere al dubbio anche da parte di religiosi.

E' curioso come oggi, in un'epoca di retorica esaltazione del pensiero laico ed illuminista, stiano sorgendo nuovi oggetti di fede arcaica, acritica, intangibile da dubbi. In Italia, possiamo liberamente e pubblicamente discutere dell'esistenza di Dio, ma non possiamo esprimere dubbi sulla democrazia, sul Presidente della Repubblica, sul Papa e sulla legalità. La fede religiosa è stata sostituita da una sorta di fede laica che per ora viene difesa solo da strumenti censori od autocensori, ma che presto sarà sostenuta da leggi, tribunali e punizioni esemplari (sul modello della fede religiosa in epoca pre-illuminista).

La democrazia occidentale è considerata il modello finale di governo planetario. La fine della Storia politica. La democrazia ha assunto lo stile dell'Impero, con vocazione sull'intero globo. Nessuna monarchia o dittatura oggi pretende di essere esportata su tutta la terra, la democrazia sì. Il dibattito sulla democrazia è inesistente: metterla in discussione è molto più difficile che discutere di Dio.

Grazie al servilismo dei mass media, ogni giorno ci sorbiamo una dichiarazione del Presidente della Repubblica e del Papa, che ci spiegano cosa pensare e come vivere. I motivi per cui queste autorità non possono essere messe in discussione sono diversi da quelli usati da Mussolini, ma il risultato è lo stesso: nessuno critica, mette in dubbio, relativizza le dichiarazioni di queste nuovi "idoli". Addirittura il Presidente della Repubblica viene trattato come un re cui si consegnavano gli appelli o un santo caricato di ex-voto. La mamma della giovane che sparisce, i lavoratori licenziati, il parente dell'ammalato maltrattato e della vittima della strada: tutti lanciano invocazioni al Presidente. Parlare male del Papa o del Presidente è più che un peccato, è un tabù.

La legalità è un oggetto di fede piuttosto recente e ancora fragile, ma è un concetto ben avviato ad arricchire il pantheon già costituito da Democrazia, Presidente e Papa. Il termine legalità viene recitato come un mantra di fronte a qualsiasi avvenimento. Calamità, rapimenti, traffico, esercizi commerciali, studenti, scioperanti, malati, calciatori sono tutti temi buoni per l'invocazione della legalità. La fragilità del concetto è evidente quando si tratta della legalità iraniana o francese o brasiliana, messe in discussione da tutti i benpensanti "progressisti"; o quando si tratta dell'impresa, vista con sospetto dai benpensanti "liberali". Nessuno sembra porre mente locale sul fatto che se la legalità fosse stata un articolo di fede anche in passato non avremmo avuto la Resistenza, l'unità d'Italia, lo Statuto dei Lavoratori (e nemmeno la Rivoluzione francese). Ma si tratta di dettagli, cui non dare peso. La legalità sta diventando in Italia un oggetto di fede meno discutibile di Dio.