Il progresso è finito (Eva Zenith, aprile 2011)

Fino agli anni settanta l'Occidente si è sviluppato sulla promessa di un progresso indefinito. Il progresso era una promessa del capitalismo, della scienza e della politica di rendere la vita sempre più libera, felice e comoda.
Per dare libertà di spostamento sono arrivate le auto di massa. Per evitare la fatica del lavoro casalingo sono arrivate le lavastoviglie, le lavatrici, i forni a microonde. Per offrire capillarmente informazione e spettacolo è arrivata la televisione.
Gradualmente, la soluzione dei problemi della vita, anzichè essere affidata alle invenzioni del progresso, è stata affidata alla repressione.

C'è un problema di malattie veneree? Si disincentiva il sesso.
Viene indicato come un problema il fumo? Si proibisce il fumo.
C'è troppo smog nelle città? Si chiude l'accesso alle auto.
C'è la questione dei rifiuti? Si obbligano i cittadini al labirinto-maratona della raccolta differenziata.
C'è un problema di parcheggi? Si aumentano le multe per divieto di sosta.
I concerti fanno troppo rumore? Si aboliscono.

....E così via per centinaia di problemi della vita quotidiana.

Questi provvedimenti hanno certamente un senso, ma testimoniano della povertà di inventiva, della stagnazione, della regressione cui si è ridotto il famoso "progresso". Ad ogni problema che si presenta oggi alla storia, raramente viene cercata una soluzione che faciliti la vita, nè tramite la scienza nè tramite la politica. La eliminazione o riduzione dei problemi viene cercata con i divieti, le multe, il codice penale. La vita quotidiana di oggi è molto meno libera, meno felice, meno comoda di quella di 40 anni fa.