Riassunto. I grandi cambiamenti nella storia dell'umanità
avvengono in conseguenza del tipo di energia.
Questa è passata dall'energia umana e animale vivente a quella
di animali morti come carbone e petrolio
(prima rivoluzione). Poi da quella materiale a quella immateriale,
come quella digitale (seconda
rivoluzione). Oggi è in arrivo la terza rivoluzione basata
sull'energia a costo zero. Ciò richiede una revisione dell'organizzazione,
del lavoro, della scuola e della vita. Occorrerà rivedere
alcuni tabù come il lavoro fisso, il pensionamento, il conflitto,
ecc .. e fondare nuovi istituti come il reddito minimo garantito,
il salario minimo e quello massimo. Stanno emergendo nuovi valori
come il benessere, la pace, l'amicizia, la mutualità. Lo
slogan sarà quello del "la bellezza salverà il
mondo", il lavoro uscirà dai territori del malessere
e l'organizzazione sarà sempre più una metafora, un
passaggio dall'etica all'estetica, dalla vendetta al perdono .
Parole chiave. Rivoluzione, industria, ciclo di vita, metafora,
organizzazione.
È mia convinzione che i grandi cambiamenti nella storia
dell'umanità avvengano in concomitanza col cambio dell'energia
usata dagli uomini per crescere. Così fu quando all'energia
umana degli schiavi, motivati dalla paura, si sostituì l'energia
dei lavoratori motivati dal desiderio. Questo provocò l'incontro
tra energia e denaro, il nascere della borghesia e la prima rivoluzione
industriale. Nacque quello che oggi si chiama lavoro e permise di
passare dall'energia degli esseri viventi, muscolare, animale od
umana, a quella degli esseri morti, cioè fossili, come il
carbone ed il petrolio, forme energetiche caratterizzanti e costituenti
la prima rivoluzione industriale. Seguì la seconda rivoluzione
industriale, quella informatica,
dell'informazione a formato planetario e globale, oggi già
abbondantemente in corso nel mondo attuale che questa rivista ha
percorso e sottolineato dal suo particolare punto di vista soggettivo
e psicologico, in molti dei suoi punti salienti, caratterizzati
dall'immaterialità, dal prevalere del soggetto e dall'impiego
crescente dell'energia psichica, di cui ancora poco si sa, ma che
si intravede come possibile momento di svolta verso una nuova epoca
energetica, quella dell'energia a costo zero.
Questa rivista ha seguito lo sviluppo della seconda rivoluzione,
quella informatica, ed ora affronta la terza rivoluzione industriale,
quella dell'energia rinnovabile, cioè a costo zero. Come
la seconda rivoluzione industriale fu preannunciata dall'avvento
del calcolatore elettronico e dell'energia nucleare, la terza rivoluzione
industriale viene preannunciata da nuove forme di energia (eolica,
geotermica, fotovoltaica, ecc.) capaci di ridurre a zero il costo
del bisogno energetico. Oggi si va verso una riconcettualizzazione,
ridefinizione, ricatalogazione, verso un'altra soggettività,
pluralità, complessità, verso una formazione plurale,
benestante, asimmetrica, perché se vogliamo avere situazioni
diverse da quelle ora esistenti, dobbiamo partire da premesse e
linguaggi diversi da quelli esistenti ora.
Oggi infatti si va verso una remissione, cioè verso una diversa
missione, partente da diverse premesse, verso delle diverse missioni,
delle finalità rinnovate e delle diverse pedagogie, andragogie,
antropagogie. Dall'idea di laurea, oggettiva, passata, etica, buona,
performata, garantita dal dominio, carismatica, statica ed "ufficialmente"
riconosciuta dal dominio, ci si sta spostando verso l'idea di via,
soggettiva, futura, estetica, bella, potenziale, senza garanzie
da parte del potere vigente, ma utile, dinamica, ed unicamente valida
per il benessere e per la ricchezza che è capace di produrre
e diffondere. Per un po' di tempo si è detto che questo era
il mercato.
Poi si è visto che anche questo barlume di oggettività
era inutile e si è accettata l'idea di benessere soggettivo
e diffuso. Oggi si va verso una chiara personificazione dell'apprendimento,
cioè si tende a considerare la scuola ed in particolare l'università,
come una manutenzione della persona, come una sorgente ed uno strumento
di produzione di ricchezza, quindi non limitabile ad un primo periodo
della vita, ma necessaria all the life long, per tutta
la durata della vita. L'università per esempio, è
da considerare un organismo per la produzione, manutenzione, distribuzione,
(assegnata o sistematica), del benessere/bellessere. Né più
né meno che uno strumento, necessario e permanente di crescita
personale. Non società segreta o ristretta di potere sulle
conoscenze e le risorse di una determinata società.
Oggi si va verso un progetto denominato "secondo ciclo di vita"
che inizia attorno ai 50 anni, preceduto da un triennio di "formazione/
cammello", cioè a due gobbe con una scuola rielementare,
una rimedia ed una risuperiore.
Questo secondo ciclo di vita apre ovviamente vari problemi collaterali
di enorme importanza sociale. Innanzitutto apre il problema del
pensionamento che appare sempre più uno strumento inutile
e superato nelle società ad economia sviluppata. Questa funzione
rassicurante, ma anche escludente, potrebbe infatti essere assorbita
da altre prassi, come quelle del reddito minimo garantito, del salario
minimo, del tetto massimo retributivo, del precariato regolamentato,
dell'inoccupazione come preparazione al secondo ciclo di vita e
della disoccupazione, come periodo di partecipazione al mercato
del lavoro. Si tratterebbe di sostituire la logica del pensionamento
con quella della doppia curva della formazione al secondo ciclo
di vita, che è stata chiamata "cammello" a causa
della doppia gobba di questo animale.
Ciò permetterebbe di utilizzare le risorse di tutti i tipi
per tutta la durata della vita dei soggetti che non dovrebbero più,
come oggi spesso succede, essere "rottamati" ed esclusi
dalla loro funzione produttiva di ricchezza. La pensione verrebbe
così ad essere sostituita dal reddito minimo garantito, la
cassa integrazione dal salario minimo, la liquidazione da speciali
innovazioni assicurative e via dicendo.
Occorrerà infine utilizzare al massimo il tempo dedicato
a sé stessi, rispetto a quello dedicato ad altri, lavoro
compreso. Occorre anche tener presente che la formazione/sviluppo
va considerata un processo continuo agente per tutta la vita e non
discontinuo solo per alcuni limitati periodi di tempo. Da una vita
lavorativa o attiva ad un solo ciclo si passerà ad una vita
a due cicli. Ed in preparazione di questo,
ad un periodo di riformazione a due tempi. Oggi si va verso una
costruzione di strutture a costo zero per utilizzare le risorse
non completamente utilizzate. Dall'energia psichica all'edilizia
da intendere come funzioni a pieno tempo, dalle conoscenze ai sussidi
dedicati allo sviluppo e non a tempo parziale. Ciò che è
utilizzabile per un singolo scopo o per una singola istituzione
va utilizzato per ogni apprendimento possibile. Aule, docenze, tecnologie,
persone, retribuzioni, motivazioni, aspettative, desideri e bisogni
andrebbero indirizzati verso il benessere dei soggetti e delle loro
comunità.
Oggi si va verso l'uso della parità come antidoto al dominio.
Si andrà verso l'abolizione del riconoscimento formale o
carismatico. Ciò permetterebbe di diminuire i costi, di ridurre
le disuguaglianze. Ciò permetterebbe anche di ridurre l'influenza
del dominio e di popolare gli interstizi benestanti ed incentivare
lo sviluppo che la forbice della disuguaglianza riduce fortemente
specie nelle società ora in via di sviluppo.
Oggi si va verso quella che possiamo definire "una motivazione
bellestante". Ed il benessere come espressione soggettiva e
diffusa di sé stessi. Al contrario il malessere viene inteso
come repressione oggettiva e finalizzata alla creazione di maggiori
distanze sociali.
Nell'oggetto d'amore viene localizzata l'euforia ed il benessere,
mentre il malessere viene caratterizzato dalla perdita dell'oggetto
d'amore.
Così la motivazione viene intesa come base del desiderio,
dell'intangibile e come opposto della fatica. In questa bipolarità
sta la differenza tra il lavoro benestante (taetigkeit di Marx)
ed il lavoro male stante (arbeit): la bellezza segna così
la frontiera di passaggio dal secondo al primo tipo di lavoro. Ciò
costituisce una speranza futura ed un'espansione dell'orizzonte
temporale che va di pari passo con l'idea verificabile per cui la
speranza di benessere è già benessere.
Propongo quindi di considerare la motivazione come l'opposto della
fatica e di valorizzarne la dimensione soggettiva in modo da poter
chiamare questo stato d'animo "bellessere".
Oggi si va verso una diffusione dell'amicizia. Uscendo dall'inattualità
della frase "molti nemici, molto onore", il 20 gennaio
2009, a Washington, Barack Obama nel suo presidential address, chiamò
gli americani: Fellow citizens, amici cittadini. La cittadinanza
scavalcherà il lavoro che non sarà più l'unica
origine della cittadinanza ed il lavoro scavalcherà a sua
volta il denaro che non sarà più l'unica modalità
di scambio. Ma l'amicizia scavalcherà la cittadinanza ed
introdurrà l'idea di persona, cioè di un soggetto
che si esprime in moltissimi modi e relazioni. Il benessere e la
felicità della costituzione americana si diffonderanno ad
altri paesi, i quali inventeranno nuove modalità di scambio
ed altri mezzi per produrre ricchezza, tramite soprattutto le nuove
forme di energia.
E questo sta già succedendo. Oggi si va verso la convinzione
che l'auto-stima è la base presente di ogni apprendimento.
La logica base che, per Daniel Pennac, consiste nell'avere sé
stessi come oggetto d'amore. Il lavoro è inteso come creazione
di oggetti d'amore e mezzo di miglioramento della qualità
della vita. Dal buon lavoro (presente) si sta passando al bel lavoro
(futuro), seguendo l'idea di Dostoewski per cui "la bellezza
salverà il mondo".
Oggi si va verso l'emergere del valore della pace e della mutualità.
Il perdono rappresenterà la base futura di ogni apprendimento.
La logica sarà quella della reciprocità mutualistica.
Ci si arriverà attraverso alla bellezza (futuro) ed alla
bontà (passato), ma la bellezza guadagnerà terreno
rispetto alla bontà. Non ci basterà più il
buon lavoro, basato sulle esperienze del passato. Vorremo il bel
lavoro, basato sulle speranze nel futuro.
Siamo così giunti al confine di un'epoca che userà
forme di energia definibili come rinnovabili ed a costo tendente
a zero. Ciò permetterà di sviluppare la terza rivoluzione
industriale.
Sarà importante in questa fase il passaggio attraverso a
quella che possiamo definire come energia psichica, notoriamente
abbondante.
Oggi l'idea di energia non appartiene più al mondo della
cosiddetta teologia economica che considera la scarsità oggettiva
come origine del valore. Questa logica ha provocato la creazione
di culture e società competitive basate sulla guerra e sull'idea
di risorsa e potere a somma zero. I conflitti sono diventati distruttivi.
Oggi si tratta di passare ad una logica collaborativa a somma variabile
basata sulla pace
e sulla creazione reciproca del benessere e del bellessere.
Una logica che non rifiuta il conflitto, ma lo gestisce. Oggi si
va verso una cooperazione, negoziazione, partecipazione e perdono.
Desidero qui riaffermare, riprendendo il discorso fatto nel 1968,
che vogliamo, nella terza rivoluzione industriale, passare dall'etica
satellitare della bontà all'estetica planetaria della bellezza.
Ricordando le parole del primo editoriale di Psicologia e Lavoro:
"Noi non desideriamo un uomo estetico o etico nel mondo
lunare del dover essere: vogliamo fare come uomini, con gli uomini,
un'esperienza solare continua nel mondo, di ciò che l'uomo
è e può quotidianamente divenire".
Con queste premesse possiamo affrontare il problema dell'organizzazione
come stato d'animo, argomento caro alla psicologia del lavoro.
Organizzazione indica un livello di funzionamento collettivo centrato
sul valore dell'efficienza. L'organizzazione in psicologia coincidecon
il livello macro, in cui il collettivo è considerato come
composto da un numero definito di soggetti riuniti in piccoli gruppi.
L'organizzazione è più della somma dei piccoli gruppi
che la costituisce. Da questo punto di vista, l'organizzazione può
essere intesa come uno stato d'animo. Confina col livello micro
(piccoli gruppi) e col livello mega (comunità).
Un tempo si credeva che l'organizzazione fosse una struttura obbiettiva.
Gli organigrammi erano di moda e facevano furore. Poi incominciarono
i dubbi: molte aziende bene organizzate fallivano e molte male organizzate
avevano successo. Si incominciò a pensare che l'entusiasmo
fosse più importante dell'organizzazione formale. Così
si cominciò a parlare di clima organizzativo e di benessere
sul lavoro.
Finì l'epoca in cui stare bene sul lavoro (la gioia del lavoro)
rappresentava una trappola con cui si rischiava un maggiore sfruttamento.
Cominciò l'epoca in cui chi si sentiva organizzato era in
realtà organizzato. Il lavoro a poco a poco uscì dai
territori del malessere e cominciò ad abitare nei territori
del benessere.
Questo benessere diventò sempre più soggettivo perché
ognuno voleva stare bene a modo suo. Il mito delle programmazioni
si esaurì e si parlò sempre di più di progettazioni,
cioè di controllo del destino e della casualità. Qualcuno
cominciò addirittura a parlare di caos organizzativo. Così
il versante emotivo, anche nelle organizzazioni, prese il sopravvento
sul versante razionale. Dall'efficienza si passò all'efficacia
e poi all'eccellenza, cioè alla programmazione limitata.
La programmazione lasciò quindi il posto alla motivazione
e l'organizzazione, essendo prevalentemente clima, dovette essere
composta da piccoli gruppi.
Oggi l'organizzazione è un gruppo di gruppi finalizzato al
benessere. Uno stato d'animo e un sentimento. Quindi un'emozione
da rendere sempre più gradevole, di conseguenza più
utile a tutti i soggetti che la compongono ed alla società
in cui vive un'occasione di benessere diffuso.
In definitiva ci si è resi conto che l'organizzazione è
una metafora. Questo concetto di metafora si è molto sviluppato
seguendo la lunga ondata di soggettività emergente nella
società affluente. La soggettività è tuttora
accettata con molto sospetto, per cui la metafora viene sempre più
usata come strada segreta di espressione di soggettività.
Un modo per esprimere punti di vista deboli contro il potere vigente
e forte. Un modo di espressione usato per filtrare attraverso le
maglie del potere che impedisce la soggettività altrui. Sostenendo
la priorità dell'obbiettività che in definitiva è
la sua soggettività presentata come obbiettiva.
Così si può comprendere lo straordinario sviluppo
avuto dalla metafora nella formazione ed in ogni momento di cambiamento
organizzativo.
Come definizione generale della metafora noi possiamo dire che la
metafora è una forma retorica di sostituzione di un termine
con un altro connesso col precedente in modo da ottenere una parziale
sovrapposizione semantica che ne permette una più facile
accettazione.
Ad es. se dico che Giovanni è un leone per dire che è
coraggioso e audace, o se dico che un tavolo ha quattro gambe, ottengo
una più facile accettazione della mia affermazione, perché
consento attraverso la metafora dell'animale l'evocazione di immagini,
sentimenti e ricordi che permettono una immediata comprensione del
concetto espresso. La parola deriva dal greco: meta = al di là
+ ferein = portare, cioè portare attraverso, trasferire,
portare fuori dall'attuale schema di riferimento. Usando l'etimologia
latina possiamo definire la metafora come trasferimento. Seguendo
le idee di G. Morgan (1986), si sta sviluppando una pratica e una
ricerca specifica nel campo del pensiero metaforico che dimostra
il crescente impatto di questo ragionamento nel campo delle risorse
umane. Jorge Borges ha sostenuto che la metafora è "una
segreta simpatia tra differenti concetti" per proporre una
semplice espressione di concetti piuttosto complessi. Egli intende
la metafora come una via segretaper passare attraverso il potere.
L'organizzazione svolge tutte queste funzioni tipiche delle metafore.
Noi possiamo a tutt'oggi individuare in psicologia del lavoro una
storia delle organizzazioni seguendo quattro gruppi principali di
metafore. La metafora della macchina, dell'organismo, della famiglia
e del sentimento. La macchina è una metafora di origine tedesca,
centrata sul controllo, sulla guerra, sulla razionalità e
sulla organizzazione scientifica.
L'organismo è poi una metafora di origine americana centrata
sulla produzione, sulla ricchezza, sull'equilibrio mente-corpo e
sul raggiungimento di obiettivi. Il corpo umano è la metafora
tipica di questa cultura organizzativa.
Poi è seguita la famiglia che è una metafora di origine
giapponese centrata sulla sicurezza, sull'appartenenza, sull'idea
di gruppo di riferimento e di delega di responsabilità. Il
clima è la metafora caratteristica di questa fase dell'organizzazione
del lavoro.
Oggi si sta diffondendo l'idea di sentimento, che è una metafora
di origine italiana centrata sulle relazioni di piccolo gruppo e
sulla piccola industria, oltre che sull'idea soggettiva di organizzazione,
centrata su relazioni e dimensioni psichiche e di percezione-sentimento
che portano a definire l'organizzazione come stato d'animo.
Questa "carrellata" di idee sull'organizzazione propone
di aprire un discorso diverso e negoziale sull'organizzazione oggi
identificata come un sentimento ottenibile in molti modi, ma finalizzato
verso il benessere diffuso per tutti i soggetti lavorativi. Molta
strada resta ancora da fare e questo di cui stiamo parlando non
è che la fine di un'era (Slater).
Bibliografia
Morgan G., Le metafore dell'organizzazione, Franco
Angeli, Milano, 1997.
Slater Ph., Il sogno rimandato, Bologna, 2000.
Spaltro E., De Vito Piscelli P., Psicologia per le organizzazioni,
Carocci, 2007.
Spaltro E., Gorini D., Lancioni M., DIS, lavoratori del divertimento,
divertimento dei lavo- ratori, Arte stampa Modena, 2010
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