Guerre, migrazioni e sviluppo occidentale (Adamus)

Dal '600 al '900 l'enorme sviluppo economico dell'Occidente è stato favorito dalle macchine, ma si è basato sulla violenza dello schiavismo e del colonialismo. Il furto di uomini (migrazioni coatte di circa 10 milioni di africani) e di interi territori om tutto il pianeta, è alla radice dell'industrializzazione e delle democrazie.

Diminuite le possibilità di ridurre in schiavitù Paesi ed esseri umani, lo sviluppo ha trovato sostentamento in due altri tipi di crimine: le guerre e le migrazioni economiche (coatte senza forza, ma con la miseria).

Secondo Gaston Bouthoul la guerra è un infanticidio differito, un sistema darwiniano di controllo della popolazione. Tutta la Storia è costellata da guerre ma è il Novecento che ha reso industriale il crimine di massa. Circa 80.000.000 di morti in due guerre mondiali. Dalla fine della seconda guerra i massacri non sono cessati, ma sono stati decentrati. L'Occidente (barbari Usa esclusi) ha smesso di partecipare direttamente alle guerre, preferendo favorirle con "operazioni coperte" come gli omicidi politici o il commercio di armi. Le guerre consentono sempre un forte sviluppo del PIL ai Paesi che non vengono distrutti.

Un altro forte sostegno allo sviluppo è derivato dalle migrazioni economiche, nel XX come nel XXI secolo. Le migrazioni "moderne" non si basano più sui rapimenti e la violenza fisica, ma sulla forza della miseria. Affamare un popolo è uk miglior mezzo per spingerlo a migrare.
Nei secoli XIX e XX, quasi 30 milioni di italiani hanno lasciato l'Italia con destinazioni principali le Americhe, l'Australia e
l'Europa occidentale. Nel 1946 fu firmato il Protocollo italo-belga che prevedeva l'invio di 50.000 lavoratori in cambio di carbone. Nel 1956 fra i 142 000 minatori impiegati, 63 000 erano stranieri e fra questi 44 000 erano italiani. A Marcinelle ne sono morti 262. Nel ventennio 1951-1971 oltre 10 milioni di italiani sono stati protagonisti di migrazioni interregionali.

Il fenomeno migratorio caratterizza anche l'alba del XXI secolo. I primi schiavisti e colonizzatori giustificavano i loro crimini con la salvezza delle anume e la diffusione della civiltà. Quelli odierni giustificano gli stessi crimini con la salvezza dei corpi e la distribuzione del benessere. La sostanza però non è cambiata. Le migrazioni hanno lo scopo di sfruttare un "esercito industriale di riserva", che esonera gli Stati più ricchi dal remunerare adeguatamente la manodopera e dal riorganizzare il lavoro sulla base dei diritti.

"Esercito industriale di riserva" è l'espressione con la quale Karl Marx indicava la massa dei disoccupati in un'economia capitalistica e la sua funzione. La presenza di un gran numero di disoccupati è funzionale all'esistenza stessa del sistema capitalistico, poiché, alimentando la concorrenza tra i lavoratori, garantisce un basso livello di salari. Le badanti straniere, i 500.000 immigrati che lavorano in nero nell'agricoltura, i lavoratori edili a giornata e gli addetti ai lavori più sporchi e sgradevoli (o criminali) svolgono tuttora la funzione di esercito di riserva. Non è un caso se il numero degli immigrati che lavorano corrisponde quasi esattamente al numero di cittadini senza lavoro.

La seconda decade del XXI secolo ha visto riapparire un fenomeno migratorio che era quasi sparito: la nuova emigrazione di massa degli italiani. Migliaia gli anziani emigrano per sopravvivere con pensioni da fame, che all'estero riescono invece ad offrire tre pasti al giorno. Migliaia di giovani emigrano in cerca di un'occupazione negata loro in Italia. Il paradosso evidente è che gli immigrati africani vengono in Italia in cerca di un benessere, che gli italiani vanno a cercare all'estero.

Parafrasando il dimenticato K.Marx, il potere statale non è che un comitato di affari della "classe" al potere. Tutta la politica del XXI secolo è una conferma di questa tesi.
La tutela dei banchieri e dei finanzieri; le guerre diffuse in tutto il pianeta; la politica del lavoro e quella delle migrazioni; lo smantellamento del welfare state; il controllo dei media; sono una prova lampante della perdurante verità dell'asserzione marxiana.