In soli due secoli il paganesimo diventerà minoranza (vedi)

"Una superstizione perversa e sfrenata"

Nominato nel 111 d.C. governatore della Bitinia (regione settentrionale dell'attuale Turchia) Plinio il Giovane (61-115 ca. d.C.) si rivolgeva di frequente all'imperatore Traiano per delucidazioni e direttive in merito a amministrazione della provincia. Di questo rapporto fra i due è testimone il decimo libro dell'epistolario di Plinio, libro cui appartiene la famosa lettera 96, in cui il governatore si mostra incerto sulla condotta da seguire rei confronti dei cristiani. Al nome della nuova 'setta ' erano associati infatti i più efferati delitti e contro i suoi adepti si procedeva sulla base di accuse anonime. La crescita del fenomeno spinge Plinio ad informare l'imperatore e a rimettersi al suo consiglio.

Caio Plinio all'Imperatore Traiano.
E' mia abitudine, o signore, rivolgermi a te sulle questioni in cui mi trovo in dubbio. Chi infatti potrebbe in modo migliore guidare la mia esitazione o istruire la mia incompetenza? Non ho mai partecipato ai processi contro i Cristiani: per questo non conosco cosa in genere sia sottoposto ad inchiesta e sia punito, ed entro quali limiti. Sono rimasto molto incerto se sia il caso di fare distinzioni in base all età, oppure se anche i bambini più piccoli in nulla vadano distinti dagli adulti; oppure se si debba perdonare chi si pente, oppure se, a chi sia stato con sicurezza Cristiano, non valga a nulla aver rinunciato ad esserlo; se si debba punire il nome di Cristiano anche in assenza di colpe infamanti, o soltanto le infamie legate a quel nome. Per il momento, contro coloro che mi venivano denunciati come Cristiani, mi sono regolato in questo modo: ho chiesto loro se fossero Cristiani. A coloro che confessavano ho ripetuto la domanda una seconda e una terza volta, minacciando loro la pena capitale; se insistevano, li ho mandati a morte. Non avevo dubbi infatti che a prescindere dall'oggetto della loro confessione, si dovessero certamente punire la caparbietà e l'ostinazione inflessibile.

Alcuni di quelli presi da un simile delirio li ho fatti trasferire a Roma, perché cittadini romani. Presto, in seguito al crescere dell'inchiesta, aumentarono le denunce e si verificarono numerosi casi particolari. Fu pubblicato un elenco anonimo che conteneva i nomi di molte persone. Ho ritenuto di far rilasciare coloro che negavano di essere Cristiani o di esserlo stati, se preceduti da me invocavano gli dei, e con un sacrificio di incenso e di vino adoravano la tua immagine (che a questo scopo avevo fatto portare insieme a delle statue degli dèi), e se in aggiunta maledicevano Cristo; atti ai quali i veri Cristiani non possono essere costretti, a quanto si dice [...]. Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore si riduceva semplicemente all'abitudine di riunirsi in un giorno stabilito prima dell'alba, di intonare a strofe alternate un canto a Cristo, come se fosse un dio, e di vincolarsi con un giuramento non a compiere qualche delitto, bensì a non commettere furti, rapine, adulteri, a non tradire la parola data, a non rifiutare di restituire, se richiesti, qualcosa ricevuto in custodia (...]. Per questo ho rinviato l'inchiesta per consultarmi con te. Mi è sembrata infatti una questione che meritasse un tuo pronunciamento, anzitutto per il numero delle persone a rischio: sono molti infatti, e di ogni età, di ogni ordine, ed anche di entrambi i sessi ad essere messi in pericolo, e così sarà anche in futuro. E non solo le città, ma anche i villaggi e le campagne sono stati raggiunti dal contagio di questa superstizione; che però penso si possa arrestare e correggere.

(traduzione di F. Nanni)
da: Centro Studi "La permanenza del classico" Elogio della politica, libri Arena, Bologna, 2008 pp. 103, 105