AMMAZZARE IL TEMPO di John Zerzan
 

Il tempo nella scienza

Non sono uno scienziato, ma so che tutte le cose iniziano e finiscono nell'eternità.
L'uomo che cadde sulla terra, Walter Tevis

La scienza, per quanto ci riguarda, non fa commenti sul tempo e sull'estraniazione in modo altrettanto diretto di quanto non faccia per esempio la psicologia. Ma la scienza può essere riconcepita per far luce sull'argomento in questione, grazie ai numerosi parallelismi fra la teoria scientifica e le questioni umane.

"Non c'è bisogno che il presente che possa essere totale. Un punto di incredibile densità. Bisogna imparare a rallentare il tempo, a vivere la passione permanente dell'esperienza immediata."

"Il tempo", stabilì N.A. Kozyrev (1971), "è il più importante e il più misterioso fenomeno della Natura. La sua nozione si trova oltre i confini dell'immaginazione". Alcuni scienziati (per es. Dingle, 1966) hanno infatti osservato che "tutti i veri problemi associati alla nozione di tempo sono indipendenti dalla fisica". La scienza, e la fisica in particolare, potrebbero davvero non avere l'ultima parola, tuttavia costituiscono un'altra fonte di osservazioni, seppure alienata e generalmente indiretta.

Il "tempo fisico" equivale al tempo di cui siamo consapevoli? In caso contrario, in che cosa differisce? Nella fisica, il tempo sembra costituire una dimensione di base indefinita, un elemento tanto scontato quanto lo è al di fuori del regno scientifico. Questo ci ricorda che come per qualsiasi altro tipo di pensiero le idee scientifiche sono prive di significato se si isolano dal loro contesto culturale. Esse sono sintomi e simboli degli stili di vita che danno loro origine. Secondo Nietzsche, tutti i testi scritti sono intrinsecamente metaforici, anche se la scienza viene raramente vista in questa luce. La scienza si è sviluppata tracciando una separazione sempre più netta fra il mondo interno e quello esterno, fra il sogno e la "realtà". Questo è stato reso possibile dalla matematizzazione della natura, che in gran parte ha significato che lo scienziato procede secondo un metodo che lo priva del contesto più ampio, incluse le origini ed il significato dei suoi progetti. Ciò nonostante, come dichiarò H.P Robinson (1964), "le cosmologie che l'umanità ha elaborato in periodi e luoghi diversi inevitabilmente riflettono l'ambiente fisico e intellettuale, compresi soprattutto gli interessi e la cultura di ogni società".

Come fece notare PC. Davies (1981), i1 tempo soggettivo "possiede qualità innegabili che sono assenti nel mondo "esterno" ma che sono fondamentali per la nostra concezione della realtà" - principalmente lo "scorrere" del tempo. Il nostro senso di separazione dal mondo è dovuto in gran parte a questa discordanza. Esistiamo nel tempo (e nell'alienazione), ma il tempo non si trova nel mondo fisico. La variabile tempo, sebbene utile per la scienza, è un costrutto teorico. "Le leggi della scienza", spiegò Stephen Hawking (1988), "non fanno una distinzione fra passato e futuro". Einstein andò oltre questo principio circa trent'anni prima; in una delle sue ultime lettere, scrisse: "La gente come noi, che crede nella fisica, sa che la distinzione fra passato, presente e futuro è solo un' ostinata e persistente illusione". Ma per quanto riguarda il tempo la scienza prende parte alla società in altri modi, e ad un livello molto profondo. Più "razionale" diventa, più vengono eliminate le variazioni del tempo. Per esempio la fisica teorica geometrizza il tempo concependolo come una linea retta; la scienza non rimane quindi estranea alla storia culturale del tempo.

La fisica non prevede l'idea di un istante presente di tempo che passa (Park, 1972). Inoltre, come osservò Hawking, le leggi fondamentali sono completamente reversibili se applicate alla "freccia del tempo" e oltre a ciò, secondo Watanabe (1953) "i fenomeni irreversibili sembrano frutto della peculiarità della nostra conoscenza umana". Ancora una volta l'esperienza umana svolge un ruolo decisivo, persino in questo ambiente estremamente "obiettivo". Zee (1992) si espresse in questi termini: "Nella fisica il tempo è un concetto di cui non possiamo parlare senza chiamare in causa in qualche misura la coscienza".

Persino su temi apparentemente semplici si riscontrano ambiguità per quanto concerne il tempo. Per esempio, mentre la complessità della specie più complessa può aumentare non tutte le specie divengono più complesse, da cui J.M. Smith (1972) deduce che è "difficile stabilire se l'evoluzione nel suo insieme abbia una direzione".

In termini cosmici, si sostiene che la "freccia del tempo" sia indicata automaticamente dal fatto che le galassie si allontanano l'una dall'altra. Ma sembra essere unanimemente riconosciuto che per quanto riguarda le basi della fisica il "flusso" del tempo sia irrilevante e privo di significato; le leggi fisiche fondamentali sono completamente neutrali rispetto alla direzione del tempo (Mehlberg 1961,197 1, Landsberg 1982, Squires 1986, Watanabe 1953,1956, Swinburne 1986, Morris 1984, Mallove 1987, D'Espagnant 1989 ecc. ). La fisica moderna fornisce persino contesti in cui il tempo cessa di esistere e viceversa inizia ad esistere. Perché il nostro mondo è asimmetrico rispetto al tempo? Perché non può andare indietro così come va avanti? Si tratta di un paradosso in quanto le dinamiche molecolari individuali sono tutte reversibili. Il punto principale, su cui tornerò più avanti, è che la freccia del tempo si manifesta man mano che aumenta il grado di complessità in formidabile parallelismo con il mondo sociale.

Il flusso del tempo si manifesta nel contesto di passato e futuro che a loro volta dipendono da un riferimento noto come il momento presente. Einstein con la sua teoria della relatività ha dimostrato che non esiste un presente universale: non possiamo dire che è ora in tutto l'universo. Non esiste alcun intervallo fisso che sia indipendente dal sistema a cui fa riferimento, proprio come l'alienazione dipende dal suo contesto.

Il tempo viene così spogliato dell'autonomia e dell'obiettività di cui godeva nell'epoca newtoniana. Nelle rivelazioni di Einstein assume un carattere decisamente più individuale rispetto al sovrano assoluto e universale che fu. Il tempo è relativo, dipende da condizioni specifiche e varia a seconda di fattori quali la velocità e la gravità. Ma se il tempo è diventato più "decentralizzato" è anche vero che ha colonizzato la soggettività come mai era riuscito a fare prima. Poiché il tempo e l'alienazione sono ormai la regola in tutto il mondo, sapere che essi dipendono da svariate circostanze non è una gran consolazione. Il sollievo è dato dall'agire alla luce di questa comprensione; è 1'invarianza dell'alienazione a far sì che il modello newtoniano dello scorrere indipendente del tempo ci domini, anche se la teoria della relatività da lungo tempo ne ha sradicato le basi teoriche.

"Nello spazio della creazione, il tempo si dilata. Nell'inautenticità lo spazio si accelera. A colui che possiederà la poetica del presente capiterà l'avventura del piccolo cinese innamorato della Regina dei Mari. Egli partì alla sua ricerca sul fondo degli oceani. Quando ritornò sulla terra, un uomo vecchissimo che tagliava delle rose gli disse: <<Mio nonno mi ha parlato di un fanciullo scomparso in mare, che portava precisamente il vostro nome>>.

La meccanica quantistica, che si occupa delle particelle più piccole dell'universo, è nota come la teoria fondamentale della materia. Il nucleo della teoria dei quanti segue gli altri principi fisici fondamentali, come la relatività, nel non fare distinzioni sulla direzione del tempo (Coveny e Highfield, 1990). Un presupposto di base è l'indeterminismo in cui il movimento delle particelle a questo livello è una questione di probabilità. Insieme ad elementi come i positroni, che possono essere considerati come elettroni che si muovono all'indietro nel tempo, ed i tachioni, particelle più veloci della luce che generano effetti e contesti che invertono l'ordine temporale (Gribbin, 1979; Lindley 1993), la meccanica quantistica ha sollevato questioni fondamentali sul tempo e la causalità. Nel micromondo quantistico, si è riscontrato che relazioni comuni acausali trascendono il tempo e mettono in discussione l'idea stessa di ordinare gli eventi nel tempo. Possono esistere "collegamenti e correlazioni fra eventi molto distanti in assenza di qualsiasi forza intermedia" che si verificano istantaneamente (Zohar, 1982; Aspect, 1982). II celebre fisico americano John Wheeler ha richiamato l'attenzione (1977,1980,1986) su fenomeni in cui l'azione intrapresa adesso influenza il corso di eventi che sono già accaduti.

Gleick (1992) riassunse così la situazione: "Con la sparizione della simultaneità, la sequenzialità crollava, la causalità era sotto pressione e gli scienziati in generale si sentivano liberi di considerare possibilità temporali che sarebbero sembrate inverosimili alla generazione precedente". Nella teoria dei quanti è stato fatto almeno un tentativo di eliminare completamente la nozione di tempo (J.G. Taylor, 1972); D. Park, per esempio, disse: "Preferisco la rappresentazione atemporale a quella temporale".

La sconcertante situazione della scienza trova corrispondenza nella radicalità del mondo sociale. L’alienazione, come il tempo, produce anomalie e pressioni sempre maggiori: le questioni più importanti alla fine emergono quasi necessariamente in entrambi i casi.

"Si tratta sempre di risolvere le contraddizioni del presente, di non fermarsi a metà strada, di non lasciarsi distrarre, di andare verso il superamento. Opera collettiva, opera di passione, opera di gioco (l'eternità è il mondo del gioco dice Boheme). Per quanto povero possa essere, il presente contiene sempre la vera ricchezza, quella della costruzione possibile."

Nel V secolo Sant'Agostino protestava perché non comprendeva in cosa realmente consistesse la misurazione del tempo. Einstein, ammettendo l'inadeguatezza del suo commento, spesso definiva il tempo come "ciò che viene misurato dall'orologio". Da parte sua, la teoria quantistica postula l'inseparabilità dello strumento di misura da ciò che viene misurato. Mediante un processo che neanche i fisici sostengono di comprendere pienamente, l'atto di osservazione o misurazione non solo rivela la condizione di una particella, ma di fatto la determina (Pagels, 1983). Questo ha indotto Wheeler (1984) a chiedersi, "Tutto - compreso il tempo - viene creato dal nulla mediante atti di partecipazione dell'osservatore?". Ancora uno straordinario parallelismo perché l'alienazione, a tutti i livelli e fin dalla sua origine, richiede esattamente la stessa partecipazione per la sua determinazione.

La freccia del tempo - il tempo irrevocabile, a senso unico - è il mostro che ha dimostrato di essere più terrificante di qualsiasi proiettile fisico. Il tempo senza direzione non è affatto tempo e Cambel (1993) identifica le proprietà direzionali del tempo come "una caratteristica basilare dei sistemi complessi". Schlegel (1961) concluse che il comportamento reversibile nel tempo delle particelle atomiche è "generalmente commutato nel comportamento di un sistema che è irreversibile". Se non è radicato nel micromondo, da dove arriva il tempo?

Da dove arriva il nostro mondo vincolato al tempo? Qui si delinea un'analogia provocatoria. Il mondo su piccola scala descritto dalla fisica, con la sua misteriosa trasformazione nel macromondo dei sistemi complessi, è analogo al mondo sociale "primitivo" che con la divisione del lavoro si è trasformato nella società complessa, divisa in classi con il suo "progresso" apparentemente irreversibile.

Un principio generalmente adottato nella fisica teorica prevede che la freccia del tempo dipenda dalla seconda legge della termodinamica (per es. Reichenbach, 1956) in base alla quale tutti i sistemi tendono verso un sempre maggiore disordine o entropia. Il passato è quindi più ordinato del futuro. Alcuni promotori della seconda legge (per es. Bolzmann, 1866) hanno trovato nell'incremento entropico il vero significato della distinzione fra passato e futuro.

Questo principio generale di irreversibilità venne sviluppato nei decenni centrali del XIX secolo, a partire da Carnot nel 1824, quando lo stesso capitalismo industriale raggiunse il suo punto di evidente irreversibilità. In questo secolo, se l'evoluzione è stata l'interpretazione ottimistica del tempo irreversibile, la seconda legge della termodinamica è stata invece quella pessimistica. Nei suoi termini originali paragonava un universo ad un'enorme macchina termica in fase di esaurimento il cui funzionamento è sempre più soggetto all'inefficienza e al disordine. Ma come fece notare Toda (1978), la natura non è una macchina, non si può dire che abbia un funzionamento o che si interessi all’ordine o al disordine. È difficile non cogliere l'aspetto culturale di questa teoria e precisamente la paura del futuro del capitale.

Centocinquanta anni dopo, i fisici teorici si sono resi conto che la seconda legge e la sua presunta spiegazione della freccia del tempo non può essere considerata un problema risolto (Néeman, 1982). Molti sostenitori del tempo reversibile in natura considerano la seconda legge troppo superficiale, una legge secondaria e non primaria (per es. Haken, 1988; Penrose, 1989). Altri (per es. Sklar, 1985) ritengono che il concetto stesso di entropia sia mal definito e problematico e in quanto all'accusa di superficialità, si sostiene che i fenomeni descritti dalla seconda legge possano essere attribuiti a particolari condizioni iniziali ma non rappresentino la validità di un principio generale (Davies, 1981; Barrow, 1991). Inoltre, non tutte le coppie di eventi caratterizzate da una relazione "posteriore" fra l'uno e l'altro presentano una differenza entropica. La scienza della complessità (che ha un campo di applicazione più ampio rispetto alla teoria del caos) ha scoperto che non tutti i sistemi tendono al disordine (Lewin, 1992), tesi contraria alla seconda legge. Inoltre, i sistemi isolati a cui non sono consentiti scambi con l'ambiente esterno mostrano la tendenza irreversibile della seconda legge, ma persino l'universo potrebbe non essere un tale sistema chiuso. Sklar (1974) osserva che attualmente non è noto se l'entropia totale dell'universo sia in aumento, in diminuzione o in condizioni stazionarie.

Malgrado tali apologie e obiezioni, si sta sviluppando un movimento per una "fisica irreversibile" basata sulla seconda legge, con implicazioni piuttosto interessanti. Il premio Nobel del 1977 Ilya Prigogine sembra essere il più instancabile difensore pubblico dell'idea che vi sia un tempo unidirezionale innato a tutti i livelli dell'esistenza. Mentre i principi fondamentali di tutte le più importanti teorie scientifiche sono neutri nei confronti del tempo, Prigogine dà al tempo un'importanza prioritaria nell'universo. Secondo la sua opinione, nonché quella di chi ha lo stesso orientamento mentale, l'irreversibilità costituisce un assioma primario. Nella scienza presumibilmente non di parte, la questione del tempo è diventata chiaramente oggetto di discussioni politiche.

Prigogine (1985) in un simposio sponsorizzato dalla Honda per promuovere progetti come l'intelligenza artificiale sostenne: "Questioni come l'origine della vita, le origini dell'universo o le origini della materia non possono più essere discusse senza far ricorso all'irreversibilità". Non è un caso che Alvin Toffier, che non è uno scienziato ma il principale sostenitore americano di un mondo ad alta tecnologia, si sia prodigato in un'appassionata promozione di uno dei testi basilari della campagna pro-tempo, Order out of chaos di Prigoggrne e Stenger (1984).

Il discepolo di Prigogine Ervin Laszlo, in un invito a legittimare e ampliare il dogma del tempo universalmente irreversibile, si chiede se le leggi della natura possano essere applicate al mondo umano. In effetti risponde subito alla sua domanda retorica (1985): "La generale irreversibilità delle innovazioni tecnologiche domina l'indeterminatezza dei singoli punti di diramazione e trascina il processo della storia nella direzione che si può osservare nell'evoluzione dalle tribù primitive agli stati moderni tecno-industriali". È difficile migliorare questa trasposizione delle "leggi di natura" al mondo sociale con una descrizione del tempo, della divisione del lavoro e della mega-macchina che annienta l'autonomia o la "reversibilità" delle decisioni umane. Leggett (1987) espresse il concetto perfettamente: "Sembra così che la freccia del tempo che si manifesta nell'ambito apparentemente impersonale della termodinamica, sia intimamente collegata a ciò che noi in qualità di agenti umani possiamo o non possiamo fare".

Ciò che Prigogine e altri promettono al sistema dominante è la liberazione dal "caos" mediante l'applicazione del modello del tempo irreversibile. II capitale ha sempre regnato nella paura dell'entropia o del disordine. La resistenza, in particolare la resistenza al lavoro, è la vera entropia che il tempo, la storia ed il progresso cercano costantemente di eliminare. Prigogine e Stenger (1984) scrissero: "L’irreversibilità o è vera a tutti i livelli o a nessuno". Tutto o niente, sempre la posta finale del gioco.

Fin da quando la civilizzazione ha soggiogato l'umanità abbiamo dovuto vivere con la malinconica idea che le nostre più alte aspirazioni sono forse impossibili in un mondo in cui il tempo è in costante ascesa. Più si rimandano e allontanano i piaceri e la tolleranza - e questa è l'essenza della civiltà - più diventa concreta la dimensione del tempo. La nostalgia per il passato, il fascino esercitato dall'idea di viaggiare nel tempo e l'appassionata ricerca di una maggiore longevità sono alcuni dei sintomi della malattia del tempo per cui non sembra esistere alcuna cura. Come intuì Merleau-Ponty (1945) "ciò che non trascorre nel tempo è l'intervallo di tempo".

Oltre alla diffusa antipatia generale si possono comunque segnalare alcuni esempi recenti di opposizione. La Society for the Retardation of Time, fondata nel 1990, conta alcune centinaia di membri in quattro paesi europei. Meno stravaganti di quanto possa sembrare, i suoi membri si impegnano ad invertire l'accelerazione contemporanea del tempo nella vita quotidiana per poter vivere un'esistenza più felice. Negative Theology of Time di Michael Theunissen, uscito nel 1991, mirava esplicitamente a ciò che l'autore considera il nemico ultimo degli esseri umani. Quest'opera ha generato un dibattito molto acceso nei circoli filosofici (Penta, 1993) a causa della sua rivendicazione di una riconsiderazione negativa del tempo.

"Il tempo è l'unico movimento adatto a se stesso in tutte le sue parti", scrisse Merleau-Ponty (1962). Qui vediamo la pienezza dell'alienazione nel mondo diviso del capitale. Pensiamo al tempo piuttosto che alle sue parti ed esso ci rivela quindi la sua totalità. La crisi del tempo è la crisi della totalità. Il suo trionfo, apparentemente ben riconosciuto, in realtà non è mai stato completo finché chiunque ha potuto mettere in discussione i presupposti fondamentali della sua esistenza.

Sul lago Silviplana Nietzsche trovò l'ispirazione per Così parlò Zarathustra. "Seimila piedi al di sopra di uomini e tempo..." scrisse nel suo diario. Ma non si può trascendere il tempo per mezzo di un superbo disprezzo dell'umanità, perché sconfiggere l'alienazione che esso genera non può essere un progetto solitario. In questo senso preferisco la formulazione di Rexroth (1968): "l'unico Assoluto è la Comunità dell'Amore con cui il Tempo finisce".

Possiamo mettere fine al tempo? Il suo movimento può essere visto come il campione e la misura di un'esistenza sociale che è diventata sempre più vuota e tecnicizzata. Avverso a tutto ciò che è spontaneo e immediato, il tempo rivela sempre più chiaramente il suo legame con l'alienazione. L’intento del nostro progetto di rinnovamento deve contemplare l'intera portata di questa dominazione collettiva. La vita divisa sarà sostituita dalla possibilità di vivere completamente e pienamente - in assenza di tempo - solo se eliminiamo le cause primarie di tale divisione.


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